expand_lessAPRI WIDGET

La Sindrome di Diogene e il museo del Pope

 

Sindrome_Diogene

La sillogomania, insieme al ritiro sociale e a una certa trascuratezza della persona e della casa (il cosiddetto “squallore domestico”) caratterizza una patologia neurologico-psichiatrica che prende il nome di Sindrome di Diogene.

Quest’estate, durante un viaggio a Creta, mi sono imbattuto in uno strano museo allestito nell’abitazione di un pope ortodosso, deceduto alcuni anni fa e ora gestito dai figli. Il museo conteneva una serie di oggetti che il pope collezionava e raccoglieva in giro per la Grecia.

C’erano macchine da scrivere, penne, icone e paramenti sacri, armi, telefoni, fotografie, animali imbalsamati etc. Non c’era un criterio preciso dietro la raccolta, ma sembrava piuttosto una sorta di passione per l’accumulo di “cose”.

Per certi versi mi ha ricordato la buonanima di mio nonno paterno, che accumulava in granaio tutte le copie del quotidiano che acquistava ogni mattina, vestiti dismessi, mobili, biciclette rotte, etc. Quando è venuto a mancare, qualche anno fa, i miei parenti hanno buttato via camionate di roba (in modenese i cosiddetti zavai), organizzando una task force da grandi manovre.

Il bisogno di accumulare oggetti prende il nome di sillogomania o disposofobia e si può ritrovare in persone affette da demenza, autismo, ritardo mentale, psicosi e disturbo ossessivo compulsivo

Gli accumuli patologici possono comprendere rifiuti e persino animali (animal hoarding o Sindrome dell’Arca di Noè), che chiaramente vengono trascurati.

La sillogomania, insieme al ritiro sociale e a una certa trascuratezza della persona e della casa (il cosiddetto “squallore domestico”) caratterizza una patologia neurologico-psichiatrica che prende il nome di Sindrome di Diogene (SdD), in onore dell’omonimo filosofo greco del IV secolo a.C., che abitava in una botte e predicava il ritorno a una vita semplice, senza beni materiali.

La Sindrome di Diogene (Zuliani et al., 2013) è un disturbo acquisito del comportamento che si presenta più spesso nel soggetto anziano, ma può colpire tutte le età. L’eziopatogenesi è multifattoriale. I geriatri hanno notato in questi pazienti una forte associazione con i disturbi cognitivi e le indagini strumentali hanno evidenziato danni degenerativi a livello dei lobi frontali.

Eventi stressanti (socio-economici, fisici, psicologici o affettivi) potrebbero far precipitare il quadro clinico di ritiro dalla vita sociale e di negazione del bisogno, come meccanismo di difesa. Secondo alcuni studiosi una personalità premorbosa propensa al collezionismo potrebbe essere un fattore di rischio (Montero-Odasso et al., 2005).

I soggetti affetti da SdD non hanno coscienza di malattia, solitamente rifiutano ogni aiuto e non sanno spiegare la finalità delle proprie attività di accumulo. I casi di solito vengono segnalati agli operatori sanitari da parenti o vicini. Tra le complicanze mediche possono manifestarsi malnutrizione, disidratazione e malattie cutanee come pediculosi e scabbia. Può emergere in questi pazienti la convinzione “immaginaria” di essere in una condizione di estrema povertà (delirio di rovina), nonostante possa capitare che accumulino grandi quantità di denaro senza accorgersene, magari nascondendoli sotto il materasso.

L’altro giorno ho fatto le pulizie di casa e ho buttato via un sacco di roba inutile. Tra la sera e la mattina ho visto ben due persone che rovistavano nel pattume di fronte a casa mia e prendevano la roba che avevo buttato.

Considerato che la SdD ha un’incidenza del 0,5 per mille mi è sembrato abbastanza improbabile che ben due soggetti vivessero nel mio quartiere ne soffrissero. Si trattava probabilmente di persone povere, più che malate; il rovistare nei cassonetti è infatti un tipo di attività che può aumentare in periodi di crisi economica nei paesi occidentali. Fateci caso.

D’altra parte se andiamo avanti così la tendenza anticonsumistica all’accumulo delle “cose” potrebbe diventare funzionale dal punto di vista evoluzionistico darwiniano, con un conseguente aumento di diagnosi (errate) di Sindromi di Diogene.

LEGGI:

TERZA ETA’DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO  OSSESSIONI

QUANDO LA RELIGIONE DIVENTA UN’OSSESSIONE: LA SCRUPOLOSITA’

 

 

BIBLIOGRAFIA:

  • Zuliani A, Danese P, Milani P, Gatti M. Sindrome di Diogene: descrizione di quattro casi clinici e revisione della letteratura. Giornale di Gerontologia, 2013; 61:50-57.
  • Montero-Odasso M, Schapira M, Duque G, Chercovsky M, Fernández-Otero L, Kaplan R, Camera LA. Is collectionism a diagnostic clue for Diogenes syndrome. Int J Geriatr Psychiatry. 2005 Aug;20(8):709-11.

Heart Rate Variability (HRV) – La variabilità interbattito

LE DEFINIZIONI DI PSICOPEDIA

Psicopedia - Immagine: © 2011-2012 State of Mind. Riproduzione riservataLa variabilità interbattito (Heart Rate Variability, HRV) è ormai considerata un buon indicatore del livello di efficienza nell’auto-regolazione emotiva dell’organismo e di un buon adattamento agli stimoli ambientali.

Si tratta di un indice che misura l’effetto del tono vagale sul balance simpato-vagale, ovvero sulla capacità del tono vagale di ridurre l’attività del sistema nervoso autonomo, qualora eccessivo e/o prolungato nel tempo, in condizioni di stress.

Le linee guida internazionali per la quantificazione di questo indice (Task Force of the European Society of Cardiology and the North American Society of Pacing and Electrophysiology, 1996) prevedono un’analisi specifica del tracciato elettrocardiografico: i segnali di alta frequenza (High Frequency; HF-HRV) vengono utilizzati come indicatori dell’attivazione del sistema nervoso parasimpatico, mentre i valori delle basse frequenze (Low Frequency; LF-HRV) sono considerati marker della simultanea presenza di una modulazione da parte di entrambe le branche del sistema nervoso autonomo.

La procedura standardizzata in letteratura e comunemente utilizzata, permette di ottenere una stima del balance simpato-vagale attraverso il calcolo del rapporto tra i segnali a bassa frequenza e i segnali ad alta frequenza (LF/HF-HRV) e di individuare l’eventuale riduzione della variabilità interbattito; l’HRV è infatti comunemente associata da un lato ad un aumentato rischio di ipertensione, malattie cardiovascolari e mortalità in genere, dall’altro alla presenza di diverse forme di psicopatologia quali, ad esempio, ansia e depressione (Brosschot & Thayer, 2003).

 

 LE DEFINIZIONI DI PSICOPEDIA

LEGGI:

STRESS – ANSIADEPRESSIONE 

IL RILASSAMENTO MODIFICA L’ESPRESSIONE GENICA

 

BIBLIOGRAFIA:

 

 

Il canto corale sincronizza… i cuori! – Musica & Psicologia

 

Il canto corale sincronizza..i cuori!. - Immagine: © ivook - Fotolia.com

Una recente ricerca si è occupata di portare alla luce gli effetti positivi del canto corale sul corpo, e in particolare sul cuore, grazie alla capacità di stimolare la comunicazione neurobiologica tra gli esseri umani.

Moltissime sono le manifestazioni di “canto corale” volte ad incrementare la comunione, la solidarietà e l’appartenenza: gli inni, i rituali e i canti religiosi, i mantra e il celebre “Om” della pratiche yoga.

Per chi non avesse avuto la fortuna di  provare una qualunque di queste esperienze, ora abbiamo la conferma che è giunta l’ora di buttarsi!

Una recente ricerca condotta in Svezia (Björn Vickhoff, 2013) si è occupata infatti di portare alla luce gli effetti positivi del canto corale sul corpo, e in particolare sul cuore, grazie alla capacità di stimolare la comunicazione neurobiologica tra gli esseri umani: uno studio da “nerd dell’evoluzionismo”…..che offre tuttavia una spiegazione biologica a moltissime esperienze umane, già presenti in tutte le culture dalla notte dei tempi! 

Esiste a questo proposito un filone di ricerche storicamente interessato a questi aspetti del comportamento umano, definiti come joint action (Sebanz et al., 2006) che sottolinea come, in sintesi, azioni di gruppo esterne e visibili corrispondano ad azioni interne e biologiche precise, regolando dunque il comportamento umano in modo profondo e in alcuni casi completamente automatico.

I ricercatori dell’Università di Göteborg si sono occupati in particolare di approfondire gli effetti del cantare in coro sul cuore, partendo proprio dal monitoraggio di alcuni indici fisiologici correlati all’attività cardiaca e alla regolazione delle emozioni. La frequenza cardiaca nell’uomo è in costante mutamento nell’arco della giornata, può accelerare o rallentare in base alle esigenze del momento e ciò ci rende capaci di un buon adattamento in molte e diverse situazioni.

Il rapporto tra cuore e canto è mediato principalmente dalla respirazione, o meglio dalla sincronizzazione di variabilità interbattito (HRV) e respirazione, che in letteratura è chiamata Respiratory Sinus Arrhythmia (RSA): la respirazione lenta produrrebbe una maggiore ampiezza della variabilità interbattito, per via della sua influenza sull’attività del sistema nervoso autonomo (SNA), e dunque una maggior regolarità del cuore.

In sintesi, quando espiriamo il SNA produce una risposta vagale (parasimpatico) che rallenta il battito, intervenendo direttamente sul’attività delle cellule del principale pacemaker  del cuore (il nodo sinoatriale), al contrario quando inspiriamo viene bloccata l’attività del vago (vagal break) e il nostro battito cardiaco aumenta (simpatico). L’RSA è il risultato di questa attività on-off del vago: più questa attività è regolare e sincronizzata al respiro, maggiori sono i benefici per il nostro sistema cardiocircolatorio (Porges, 2011).

Per intenderci: la meditazione, lo yoga, la respirazione guidata, la pratica mindfulness … agiscono tutte su questo meccanismo. Ma ora torniamo al canto!

I ricercatori hanno scelto di indagare tre forme di canto al fine di identificare la più efficace nell’aumentare RSA e dunque il benessere generale: un suono monotono (humming), un inno e un mantra. In tutti e tre i casi è stata valutata la struttura ritmica dei brani, la coordinazione tra questa e il respiro dei partecipanti e alcuni indici fisiologici (HRV, conduttanza cutanea, temperatura del dito, respirazione).

I risultati hanno mostrato come cantare all’unisono brani dalla struttura ritmica regolare, porti alla sincronizzazione del battito cardiaco e della respirazione dei partecipanti: l’effetto maggiore sull’ampiezza dell’HRV si è ottenuto per il mantra e per l’humming, mentre meno significativo è risultato l’inno.

Quel che è importante è che dopo una sessione di canto, i cuori dei cantanti “imparano” ad accelerare e rallentare simultaneamente, producendo una sintonizzazione emotiva e contemporaneamente fisiologica molto benefiche per l’uomo.

Se pensiamo infine che il nervo vago arriva a regolare anche l’attività dei muscoli della laringe, producendo quella che viene definita “prosodia emozionale”…..ecco che la voce e la sua espressione attraverso il canto assumono un ruolo comunicativo evolutivamente fondamentale.

I risultati della ricerca spiegherebbero, potenzialmente, il ruolo del canto collettivo nella creazione di una prospettiva congiunta e dunque di un’azione congiunta..

LEGGI:

MEDITAZIONE – MUSICA 

LEGGI LA DEFINIZIONE DI PSICOPEDIA DI HEART RATE VARIABILITY  (HRV) – LA VARIABILITA’ INTERBATTITO

LA TERAPIA DE ANDRE’ – INTERVISTA ALL’AUTORE – PSICOLOGIA E MUSICA

 

 

BIBLIOGRAFIA:

 

Farmacoterapia vs. Psicoterapia i risultati di una nuova meta analisi

– FLASH NEWS-

Rassegna Stampa - State of Mind - Il Giornale delle Scienze Psicologiche

Secondo una nuova meta-analisi che ha analizzato il trend attuale nel mondo anglosassone la maggior parte dei pazienti se posti di fronte a una scelta – farmacoterapia o psicoterapia – preferirebbe l’intervento psicoterapico rispetto alla sola assunzione di farmaci.

Lo studio ha preso in considerazione 34 ricerche  con campioni principalmente composti da pazienti con diagnosi di depressione e disturbi d’ansia.

In generale, il 75% dei soggetti coinvolti ha affermato la propria preferenza per la psicoterapia rispetto al puro trattamento farmacologico. Interessante anche il dato secondo cui tale tendenza sia ancora più marcata nelle donne e nei ragazzi giovani.

D’altro canto però la meta analisi pone la questione in termini semplicistici e dicotomici: nessun accenno all’atteggiamento verso un trattamento integrato farmaco-psicoterapico, né distinzioni più specifiche relativamente alla gravità sintomatologica.

Certamente, come ci aspettiamo da una meta-analisi rimangono anche implicite e non approfondite le motivazioni alla base di tale preferenza: il peso dello stigma legato all’assunzione dei cosiddetti “ psicofarmaci”? La paura e gli stereotipi di dipendenze o effetti non desiderati e non controllabili?

 

LEGGI:

PSICOFARMACOLOGIA – STIGMADIPENDENZE

ANTIDEPRESSIVI E GRAVIDANZA: SI PUO’?

 

 

BIBLIOGRAFIA

 

La Cartella Clinica Umana: al centro la comunicazione tra medico e paziente

La Redazione di State of Mind consiglia la lettura di questo contenuto:

Segnaliamo questo interessante articolo che racconta dell’iniziativa di Rosalba Panzieri, scrittrice, e del concetto di Cartella Clinica Umana.

Riportare a un ruolo di centralità i rapporti umani tra medico e paziente è un argomento molto attuale.
A tal proposito segnaliamo il congresso LA RELAZIONE CHE CURA Congresso Nazionale SIPNEI che si terrà a Torino il 23 novembre 2013.

Scusi, che cosa è, concretamente, la “cartella umana”?
«È un modulo narrativo attraverso cui il paziente racconta come percepisce la malattia, le sue preoccupazioni, il futuro, e che affianca in cartella i dati clinici e diagnostici. Sembra una banalità, invece è uno strumento di grande importanza perché non solo ridà valore alla persona, ma traduce nella pratica il concetto di accoglienza del paziente e quello di alleanza tra lui e il medico,  per garantire un rapporto terapeutico migliore».

Rosalba Panzieri e la “cartella clinica umana”Consigliato dalla Redazione

Rosalba Panzieri non è un medico, è una scrittrice e attrice. Ma ha avuto un’idea che aiuta a curare meglio: far raccontare ai pazienti la loro storia, i loro desideri. Sperimentata a Roma, è pronta per essere replicata in tutta Italia (…)

Tratto da: Donna Moderna

Per continuare la lettura sarete reindirizzati all’articolo originale … Continua  >>

 


Ultimi articoli pubblicati
Rimuginio e problem-solving: davvero pensare troppo aiuta a risolvere i problemi?
A differenza del problem-solving, il rimuginio è un pensiero statico e ripetitivo che rallenta la capacità di affrontare in modo efficace le difficoltà
Empatia: come evolve nel corso della vita?
Un recente studio scientifico ha approfondito il modo in cui l’empatia si sviluppa e si trasforma lungo il corso della vita
Quando i sintomi dell’ansia possono confondere: perché per le donne la diagnosi di problemi fisici può essere difficile
Nelle donne, i disturbi d’ansia possono mascherare malattie fisiche come problemi cardiaci o tiroidei, aumentando il rischio di diagnosi errate
Narcisismo e depressione: come la personalità può influenzare i pensieri suicidari
Un recente studio ha esplorato il ruolo del narcisismo patologico sui pensieri suicidari durante la depressione
Diagnosi di autismo: il lutto delle aspettative
La diagnosi di autismo rappresenta per molti genitori una frattura emotiva profonda, legata alla perdita del figlio immaginato e alla rielaborazione delle aspettative
Giganti dei social media e diffusione dell’autolesionismo tra gli adolescenti: le misure adottate non bastano
Un’indagine danese mostra come Instagram non riesca a fermare la diffusione di contenuti legati all’autolesionismo, anche tra i minori
Progetto PROBEN – APPbenessere per il benessere dei giovani: protagonista alle Giornate Nazionali della Ricerca Psicologica
Il Progetto PROBEN ha l'obiettivo di costruire un sistema strutturato di supporto e promozione del benessere psicologico
Disconnettersi dallo smartphone rigenera mente e umore
Secondo una recente ricerca bloccare l’accesso a Internet per due settimane migliora attenzione, salute mentale e benessere soggettivo
World Congress for Psychotherapy 2025: Un viaggio attraverso le culture della psicoterapia nelle giornate del 18 e 19 luglio
Il WCP 2025 si è confermato uno degli appuntamenti più significativi nel panorama della psicoterapia con oltre 2000 partecipanti da tutto il mondo
Praticare l’altruismo: fare del bene agli altri è anche fare del bene a sé stessi
Una ricerca suggerisce che praticare l'altruismo aumenta il nostro benessere e genera maggiore prosocialità
Il pagamento delle sedute di psicoterapia e altre questioni fiscali – Inside Therapy
La rubrica Inside Therapy esplora i vissuti legati al pagamento delle sedute di psicoterapia, tra valore, relazione e cura di sé
World Congress for Psychotherapy 2025: le Relazioni del 17 luglio tra Neuroscienze, Filosofia e Nuovi Paradigmi Terapeutici
Il WCP 2025 si è confermato uno degli appuntamenti più significativi nel panorama della psicoterapia con oltre 2000 partecipanti da tutto il mondo
L’intelligenza artificiale ci dà sempre ragione (e ci piace così) – Psicologia Digitale
L’intelligenza artificiale conferma le nostre opinioni e attenua il disaccordo, favorendo compiacenza e riducendo lo stimolo al pensiero critico
Il burden del caregiver
Il caregiver burden è il carico psicofisico legato all’assistenza continua di persone fragili, con effetti significativi sulla salute e sul benessere
Essere terapeuti. Forza e fragilità dello psicoterapeuta e della psicoterapia (2022) di Giuseppe Vinci – Recensione
Il libro Essere terapeuti (2022) di Vinci approfondisce l’identità, le sfide e la complessità del ruolo del terapeuta nella pratica professionale
Il potere delle emozioni nell’apprendimento musicale
La musica, oltre a essere una forma d'arte, rappresenta un potente mezzo di apprendimento grazie alla sua capacità di attivare e modulare le emozioni
D’amore e non d’accordo (2025) di Julie Schwartz Gottman e John Gottman – Recensione
Il libro D’amore e non d’accordo (2025) esplora il conflitto di coppia come spazio relazionale in cui riconoscere i bisogni più profondi
Osservatorio dei Disturbi Emotivi e Mentali – Luglio 2025
L’Osservatorio dei Disturbi Emotivi e Mentali è un aggiornamento periodico sulla situazione della sofferenza psicologica in Italia e nel mondo
Essere un adulto con ADHD: vissuti psicologici e conseguenze del disturbo
L’ADHD è un disturbo del neurosviluppo che, anche in età adulta, può influenzare attenzione, regolazione emotiva e qualità della vita
Valutazioni logopediche – Ascoltare, osservare, intervenire: la voce e le parole contano
Valutazioni logopediche e interventi personalizzati per disturbi di linguaggio, voce, deglutizione e apprendimento presso la Clinica Età Evolutiva
Carica altro

Anoressia: le ricerche indagano su Genetica & livelli di Colesterolo

 

La Redazione di State of Mind consiglia la lettura di questo contenuto:

La  ricerca è partita dal professor Nicholas J. Schork del Scripps Insitute Research , in California e ha coinvolto 1200 ragazze con un problema di anoressia. Una delle ricerche più grandi svolte nell’ambito di questa patologia, ha richiesto la collaborazione di 20 istituti di ricerca internazionali.

Lo scopo era quello di analizzare i geni al fine di capire se ce ne fossero alcuni o uno associato alla malattia.

In definitiva hanno scoperto il coinvolgimento del colesterolo o meglio di un enzima che regola il metabolismo del colesterolo. Infatti la maggioranza delle ragazze con anoressia riportavano elevati livelli di EPHX2 e di colesterolo nel sangue per essendo iponutrite.

Ora rimane da chiarire il coinvolgimento di questo enzima nella patologia per trovare una possibile risposta o cura.

Ancora

L’umore e il normale comportamento alimentare verrebbero quindi disturbati da alcune varianti di un gene che codifica l’enzima preposto alla regolazione del metabolismo del colesterolo.

 

 

Per continuare la lettura sarete reindirizzati all’articolo originale … Continua  >>

 


Sull’ingiustizia di Amartya Sen (2013) – Recensione

RECENSIONE DEL LIBRO:

Sull’ingiustizia

di Amartya Sen

(2013)

LEGGI TUTTE LE RECENSIONI DI STATE OF MIND

 

Sull’ingiustizia di Amartya Sen - Recensione

Sì, la politica ha bisogno di emozionarsi, o usando i termini di Sen ha bisogno di “idillio”, al punto da riuscire a ridurre le condizioni che generano ingiustizia partendo dal ragionamento e dall’indignazione, che significano cambiamento.

L’attuale crisi economica che ci sta attanagliando ha drammaticamente acuito le diseguaglianze fino a obbligarci a porre l’attenzione sul concetto di giustizia sociale. Insomma, come costruire uno stato “giusto”? La soluzione potrebbe essere il non perseguire un chimerico sogno di giustizia, ma prevenire ed eliminare le ingiustizie gravi e manifeste partendo dai bisogni del singolo e poi della società.

Tutto questo, arricchito da molte teorie e postulati che partono da Hobbes, Locke, Rousseau, e Kant per arrivare a Smith , Mill, Bentham e Marx, è quanto lega i concetti sviluppati e sviscerati nel saggio Sull’ingiustizia (Erickson, 2013 a cura di Yong-June Park) di Amartya Sen, economista e filosofo indiano di fama internazionale e premio Nobel per l’economia nel 1998.

Nulla è mai tanto acutamente percepito e sentito quanto l’ingiustizia”, si legge nel saggio citando  Dickens, soprattutto in questi giorni in cui la moneta sembra muovere la felicità della gente. Ed è proprio l’emozione che manca ai più e alla politica. Sì, la politica ha bisogno di emozionarsi, o usando i termini di Sen ha bisogno di “idillio”, al punto da riuscire a ridurre le condizioni che generano ingiustizia partendo dal ragionamento e dall’indignazione, che significano cambiamento.

Infatti, proprio dalla discussione politica possono emergere delle soluzioni relative ai modi in cui la giustizia può essere migliorata, muovendo da una realtà concreta e centrata sulle persone per ottenere scelte collettive giuste, o meno ingiuste, avvalendosi dell’esperienza e dell’osservazione. Questo cambiamento di prospettiva renderebbe possibile affrontare anche problemi di grande portata come le crisi economiche globali, lo sviluppo sostenibile, il terrorismo, le pandemie, i diritti umani.

Si cerca di ottenere una giustizia comparativa e non astratta dove la dimensione relazionale ha la meglio sull’utilitarismo, dove sono valorizzate le preferenze individuali e la loro pluralità, eleggendo il confronto pubblico come loro spazio di dialogo.

Possiamo comprendere la gravità della crisi globale in corso solo se esaminiamo quel che sta accadendo alla vita reale degli esseri umani, specialmente alle persone meno privilegiate, al loro benessere e alla loro libertà di vivere vite umane dignitose. Non possiamo cogliere la gravità dei problemi che si trovano ad affrontare limitandoci a considerare il PIL e altri indicatori che descrivono le condizioni economiche della libertà umana invece della libertà umana in se stessa: la sua portata e tangibilità, e naturalmente la sua deprivazione e il suo declino”.

L’innovazione, dunque, consiste nel procedere dal singolo per arrivare al globale, partire dalla base, dalle fondamenta, per ri-costruire la società. Il ruolo del ragionamento pubblico globale è sempre più importante nel nostro mondo così interdipendente, ed è fondamentale per la costruzione di una democrazia globale, anche se non si riesce sempre a riconoscerne l’importanza e la rilevanza, ma sono concetti che possono fare la differenza.

LEGGI:

SOCIETA’ & ANTROPOLOGIA – LETTERATURAFILOSOFIA & PSICOLOGIA

LEGGI TUTTE LE RECENSIONI DI STATE OF MIND

THE SELF ILLUSION: SIAMO DAVVERO SOLO UNA MASSA DI ATOMI?

 

 

BIBLIOGRAFIA:

 

 

 

Niente sesso dopo l’arrivo del bebè?

Giulia Giorgi

Niente sesso dopo l'arrivo di un bebè . - Immagine: © LanaK - Fotolia.comNiente sesso dopo la nascita di un bebè”! E’ una delle principali lamentele dei partner alle prese con una compagna che, impegnata com’è a prendersi cura del nuovo nato, sembra non avere più interesse per l’intimità.

La maternità, come la paternità, e’ un’esperienza coinvolgente e sconvolgente che mette a dura prova l’equilibrio di coppia, dal punto di vista fisico, psicologico e sociale.

Le abitudini della coppia sono completamente stravolte, il tempo a disposizione si riduce enormemente e così ogni uomo e donna modifica drasticamente le abitudini di vita. Hobbies, passioni, relax, sport passano in secondo piano rispetto alle esigenze del nuovo arrivato.

Niente sesso dopo la nascita di un bebè”! E’ una delle principali lamentele dei partner alle prese con una compagna che, impegnata com’è a prendersi cura del nuovo nato, sembra non avere più interesse per l’intimità. Ma in realtà non sono solo gli ormoni ‘impazziti’ o altri fattori biologici legati al parto la causa principale di questo ‘stop’ sotto le lenzuola. La coppia, infatti, si ‘raffredda’ anche per colpa del partner e dell’altrettanto tesa situazione mentale che sta vivendo.

Fino ad ora le ricerche condotte sulla sessualità post-parto si sono tipicamente concentrate sulla biologia femminile dopo la nascita di un bebè, analizzando, ad esempio, come i cambiamenti ormonali che accompagnano la gravidanza, il parto e l’allattamento al seno influenzino il desiderio e l’attività sessuale. Pochi studi avevano finora esaminato la sessualità nei partner. Ci hanno pensato Sari Van Anders della University of Michigan e i suoi colleghi, in una ricerca pubblicata di recente presso il Journal of Sexual Medicine (Sari M. Van Anders, Hipp E.L, and Kane L. Low., 2013. Exploring co-parent experiences of sexuality in the first 3 months after).

Questo gruppo di ricerca ha progettato un’indagine mirata proprio a considerare la sessualità dopo il parto come un processo sociale e relazionale, con particolare attenzione a entrambi i neo-genitori. Sono state intervistati un totale di 114 soggetti (95 uomini e 19 donne) per indagare la loro sessualità durante i tre mesi successivi alla nascita del figlio più piccolo.

I risultati hanno tenuto in considerazione esperienze fisiche, sociali, psicologiche e relazionali e avrebbero indicato come anche i padri sperimenterebbero cambiamenti nell’esperire la loro sessualità di coppia. Si tratterebbe di modificazioni piuttosto legate a processi relazionali e sociali, non solo fattori biologici o medici.

Per esempio, il calo del desiderio nel partner è stato in gran parte influenzato da fattori legati alla cura di un nuovo bambino (come ad esempio la stanchezza e lo stress) piuttosto che da fattori legati alla nascita e/o il parto della madre, come più tipicamente presunto in gran parte delle precedenti ricerche sul tema.

In conclusione dunque, i risultati di questa ricerca sembrerebbero dirci come la “salute sessuale” di un partner potrebbe essere influenzata da quella del compagno o dalla compagna indipendentemente da variabili fisiche o biologiche.

Ma dunque la vita sessule di una coppia dovrebbe finire con la nascita di un bimbo? Assolutamente no! Anche l’APA (American Psycholigist Associacion) sottolinea come uno tra i segreti per il benessere di un matrimonio sia preservare la vita sessuale, lontano da figli, lavoro, mondo esterno.

Non dimentichiamoci dunque, come il calo del desiderio sessuale dopo una nascita, non derivi necessariamente da una mancanza d’amore, ma da una serie di ragioni fisiche e psicologiche che colpiscono naturalmente la donna, la coppia.

LEGGI:

GRAVIDANZA E GENITORIALITA’ – SESSO – SESSUALITA’

L’ATTESA. IL PERCORSO EMOTIVO DELLA GRAVIDANZA. DI A. PELLAI (2013) – RECENSIONE

 

BIBLIOGRAFIA:

 

Musica, Comportamento e capacità di Problem Solving nei bambini

– FLASH NEWS-

Rassegna Stampa - State of Mind - Il Giornale delle Scienze Psicologiche

Fare musica sin dai primi anni: questo sembra essere un fattore in grado di migliorare sia il comportamento prosociale e la capacità di problem-solving dei bambini.

Basandosi su ricerche già esistenti (Kirschner e Tomasello in 2010), un nuovo studio dell’Universita di West London ha indagato non solo gli effetti del fare musica (cantare o suonare uno strumento) sulla prosocialità , ma anche sulla capacità di risoluzione di problemi nei bambini di quattro anni di età.

La ricerca ha previsto la randomizzazione dei soggetti in due gruppi: il gruppo ‘Musica’ e il gruppo  ‘Non Musica’.

I bambini del gruppo Musica sono stati impegnati in attività di canto e suono delle percussioni, mentre i bambini del secondo gruppo sono stati coinvolti nell’ ascolto di una storia.

A seguito di queste attività, ai bimbi sono stati proposti un gioco sulla cooperazione e uno sull’aiuto dell’altro per valutare le capacità prosociali e di problem-solving.

Dai risultati è emerso che i bambini del gruppo “musica” presentavano una probabilità significativamente maggiore di aiutare i propri pari e di cooperare rispetto ai bimbi del gruppo “Non musica”.

E’ stata riscontrata anche una differenza significativa – anche se di minore portata rispetto agli effetti sulla prosocialità- nella capacità di problem solving.

Quindi fare musica fin dalla tenera età, non solo svago e cultura ma anche promotore di abilità cognitive e sociali.

 

 

LEGGI:

MUSICABAMBINIRAPPORTI INTERPERSONALI

 EFFETTO MOZART: PUO’ LA MUSICA RENDERCI PIù INTELLIGENTI?

BIBLIOGRAFIA:

 

Procrastinazione: come perdere tempo finchè non è troppo tardi!

 

 

Il fenomeno psicologico della Procrastinazione deve essere evidentemente molto legato al mondo del web vista la mole di materiale che è stata prodotta sul tema. Vi proponiamo 3 “infografiche” sulla procrastinazione per sorridere un momento di questo loop mentale che moltissimi di noi hanno provato prima o poi nella vita:

 

1 I DIVERSI TIPI DI PROCRASTINATORI: (Fonte: twenty pixels)

A Field Guide to Procrastinators. - Immagine: Copyright ©2013 - 20px – Twenty Pixels

 

2 PROCRASTINATION FLOW CHART 1: (Fonte: thelaughinghousewife.wordpress.com)

Procrastination Flow Chart (1). Source: http://thelaughinghousewife.wordpress.com

3 PROCRASTINATION FLOW CHART 2: (Fonte: http://nzblokes.co.nz)

Procrastination Flow Chart (2). - Immagine: http://nzblokes.co.nz

 

Tutti gli articoli su: Procrastinazione
Procrastinazione: da "Usare" con Cautela!. - Immagine: © michaklootwijk - Fotolia.com
Procrastinazione: “Usare” con Cautela!
La procrastinazione da strategia di controllo diventa strategia di prevenzione del problema.
La Tendenza alla Procrastinazione da Dove Origina?. - Immagine: © iQoncept - Fotolia.com
La Tendenza alla Procrastinazione da Dove Origina?
Le radici della procrastinazione si possono rintracciare in due componenti: L’intolleranza alla frustrazione e L’autovalutazione globale.
Procastinazione. Differenze Genere e Educazione. - Immagine: © iQoncept - Fotolia.com
Procastinazione: Differenze di Genere e Educazione
Procrastinazione: Differenze di Genere e Educazione. Una forma di fallimento autoregolato connesso a più bassi livelli di autostima, salute e benessere.
Dal malessere al benessere
Dal malessere al benessere – Recensione
Dal malessere al benessere si occupa di malessere psicologico non classificabile in categorie diagnostiche ma che porta il paziente in terapia.
Procrastinazione: come perdere tempo finchè non è troppo tardi!
3 "infografiche" sulla Procrastinazione per sorridere di questo tipico loop mentale che moltissimi di noi hanno provato prima o poi nella vita...
Procrastinare: Tribolazioni pt. 15 – Psicopatologia della vita quotidiana
Il procrastinatore ha vinto il tempo, ne ignora il potere. Inizia a fare le cose nel momento in cui dovrebbe averle concluse.
Flash News - stateofmind
Impulsività e procrastinazione fanno parte della stessa famiglia? – Psicologia
Impulsività e Procrastinazione sono due tratti che convivono nel nostro percorso evolutivo, da cosa dipendono le capacità di scelta e previsione? Psicologia
State of Mind - Il Giornale delle Scienze Psicoogiche - Flash News
Procrastinazione: dipende dalla nostra percezione del tempo
Lo studio mostra che abbiamo più possibilità di rimandare un compito se questo ci sembra parte del futuro rispetto a quando lo percepiamo parte del presente
State of Mind - Il Giornale delle Scienze Psicoogiche - Flash News
Procrastinazione: è influenzata da fattori genetici
Uno studio ha scoperto che la tendenza a procrastinare è influenzata da fattori genetici, che sono anche legati ad una propensione all'impulsività
Lo faccio domani: capire le emozioni di chi procrastina
Nuove ricerche suggeriscono che procrastinare è un modo per gestire stress e ansia: l'intervento terapeutico va focalizzato sulle emozioni del paziente.
Psicopedia - Immagine: © 2011-2012 State of Mind. Riproduzione riservata
La procrastinazione – Definizione di Psicopedia
Una persona che procrastina mette in atto una forma di evitamento che gli permette di non entrare in contatto con le proprie insicurezze, paure e limiti
Procrastinazione: esiste una componente genetica che ci spinge a rimandare a domani? - Immagine: 59604544
Procrastinazione: esiste una componente genetica che ci spinge a rimandare a domani?
Un nuovo studio si è posto l’obiettivo di comprendere perché alcuni di noi cedono alla procrastinazione rispetto ad altri: vi è una componente genetica?
Precrastinazione: quando si completano sempre le attività in anticipo
Lo faccio adesso! Il fenomeno della precrastinazione è peggio della procrastinazione?
A differenza della procrastinazione, la precrastinazione consiste nel completare le attività il prima possibile anche se questo richiede uno sforzo maggiore
Procrastinazione natalizia: caratteristiche e fattori del fenomeno -Psicologia
Oh oh oh.. anche quest’anno sono in ritardo coi regali di Natale. Perché procrastiniamo anche a Natale?
Il fenomeno della procrastinazione non svanisce nemmeno a Natale ma, secondo alcune ricerche psicologiche, non è immune dallo spirito natalizio
Procastinazione e Stress lavorativo: fattori personali e contestuali
Psicologia della procrastinazione: dalle variabili personali ai fattori contestuali
La procrastinazione è un processo diffuso soprattutto in ambito lavorativo ed è imputabile a più fattori, personali e contestuali.
Procrastinazione come strategia di regolazione delle emozioni - Psicologia
Perché procrastini? (…non ha nulla a che fare con l’autodisciplina o con la pigrizia!)
Secondo alcuni autori la procrastinazione può essere intesa come una reazione a stati emotivi dolenti che si faticano a gestire.
Procrastinazione decisionale e accademica negli studenti - Psicologia
Procrastinazione decisionale e accademica: il disagio provato dagli studenti procrastinatori e la difficoltà nel cambiare le proprie abitudini
La procrastinazione decisionale e accademica spesso affliggono gli studenti. Quali sono le differenze tra i due tipi e quali le loro funzioni?
Carica altro

Fare ACT – workshop avanzato – MILANO

Fare ACT – workshop avanzato

MILANO 30 Novembre – 1 Dicembre 2013 

ACT Italia presenta 2 giornate di workshop workshop pratico ed esperienziale per apprendere i principi dell’Acceptance and Commitment Therapy e per acquisire strumenti concreti per la quotidianità clinica.

L’ACT è una delle terapie più interessanti sul panorama scientifico internazionale. L’adattamento alla lingua e al contesto italiano di questo modello ha richiesto una grande collaborazione con la comunità internazionale, ricerca, lavoro ed esperienza di molti clinici.

Questo workshop è il risultato di questi anni di lavoro: la possibilità di apprendere e utilizzare l’ACT nel nostro contesto.
È probabile che di fronte ai principi letti nei libri tu ti sia posto domande come “sì ma come faccio con…”, “ma può funzionare per…”, “bello scritto così ma nel mio ambulatorio?…” “…in italiano non funziona così bene…”. Molti libri sull’ACT (e l’approccio stesso) forniscono in realtà buone guide pratiche, ma spesso rimangono interrogativi e difficoltà nell’applicazione dei principi.

Questo workshop si propone di fornirti risposte semplici e concrete alla domanda “COME?”

Obiettivi di apprendimento:
•    concettualizzazione del caso in chiava ACT;
•    utilizzo di tecniche ACT (metafore, paradossi, esercizi esperienziali) per favorire i processi fondamentali della flessibilità psicologica;
•    apprendimento delle competenze pratiche tipiche dell’ACT per potenziare la connessione e il coinvolgimento nella relazione terapeutica;
•    potenziamento del tradizionale approccio cognitivo-comportamentale attraverso l’ACT
•    utilizzo dell’ACT, non dal giorno dopo ma a partire dal giorno stesso!

Il workshop sarà prevalentemente esperienziale (esercizi di mindfulness ed esperienziali a coppie o in piccoli gruppi) e pratico. È utile un precedente apprendimento dei principi dell’ACT (attraverso altri workshop o letture).

Letture consigliate:
•    Harris, R. (2011) Fare ACT. Milano: Franco Angeli.
•    Harris, R. (2009) La trappola della felicità. Trento: Edizioni Erickson.
•    Hayes, S. (2010) Smetti di soffrire inizia a vivere. Milano: Franco Angeli.
•    Harris, R. (2010) Se la coppia è in crisi…Milano: Franco Angeli.

Destinatari
Medici, Psicologi e psicoterapeuti.

Docenti
Giovanni Miselli, PhD
Psicologo – Psicoterapeuta,
Analista del Comportamento
Socio IESCUM
Socio fondatore ACT-Italia – ACBS Italian Chapter
Presidente uscente di ACT-Italia – ACBS Italian Chapter

Giovanni Zucchi
Psicologo – Psicoterapeuta
Socio IESCUM
Socio Fondatore ACT-Italia – ACBS Italian Chapter
Presidente di ACT-Italia – ACBS Italian Chapter

Data e luogo
30 novembre- 1 dicembre 2013 (l’iscrizione e la partecipazione a entrambe le giornate è considerata obbligatoria per ottenere il certificato di frequenza all’evento)
Orario 9.30-18.00
MILANO – Hotel Mercure Milano Centro, Piazza Oberdan 12, 20129 MILANO (a pochi metri dalla fermata della METRO ROSSA – PORTA VENEZIA)

Tutte le informazioni per iscriversi ed effettuare il pagamento sono disponibili alla pagina Iscrizione ai workshop

Il costo di iscrizione è:
•    250 € per i professionisti
•    170 € per i professionisti soci ACT- Italia
•    100 € per gli studenti

Informazioni
Per ogni ulteriore informazione è possibile contattare l’indirizzo [email protected]

DISTURBO BIPOLARE NELL’INFANZIA E NELL’ADOLESCENZA: FOCUS SULLA CLINICA E LA TERAPIA

PAVIA 20 Settembre 2012 

 

Conference venue

Collegio Nuovo – Fondazione Sandra e Enea Mattei
Aula Magna
Via Abbiategrasso, 404 – 27100 Pavia

Getting to the Conference venue

IN TRENO 
Stazione ferroviaria di Pavia: autobus n. 6 da via Brichetti (uscita posteriore della stazione, subito a destra) in direzione Cascina Pelizza – Tibaldi fino al Collegio (fermata Ist. Volta).

IN AUTO
Autostrada A4 Milano-Genova
Dall’uscita di Bereguardo proseguire lungo il raccordo autostradale per circa 8 km, fino a imboccare l’uscita Via Riviera; all’uscita, svoltare subito a sinistra in Via Adda; proseguire per circa 400 metri fino alla seconda rotonda e girare a destra: state già costeggiando il Collegio (sulla vostra destra).
Autostrada A21 Torino-Piacenza
Dall’uscita di Casteggio proseguire sempre dritto sulla statale per circa 15 km e imboccare la tangenziale di Pavia; seguire le indicazioni per l’autostrada Milano-Genova; alla rotonda, seguire ancora le indicazioni per l’autostrada Milano-Genova; subito dopo la rotonda prendere la prima uscita (Via Riviera); all’uscita, svoltare a sinistra; alla rotonda girare a destra: state già costeggiando il Collegio (sulla vostra destra).

Parcheggio gratuito.

Participant max number

La partecipazione ai lavori è limitata ad un numero massimo di 180 iscritti

Payment

Quote di iscrizione
Il Convegno è aperto a 180 partecipanti.
Le quote d’iscrizione sono:
• € 60,50 (€ 50,00 + IVA21%)
• € 30,25 (€ 25,00 + IVA21%) per Studenti, Specializzandi, Dottorandi “esterni” (allegare certificato)
• GRATUITA entro e non oltre il 31 luglio per il personale dell’Istituto Neurologico Nazionale
“C. Mondino” e dell’A.O. Provincia di Pavia (dipendenti, studenti, specializzandi e dottorandi) e per i partecipanti al progetto regionale.

L’iscrizione dà diritto a: kit congressuale, attestato di partecipazione, certificato crediti ECM/CPD, coffee break e colazione di lavoro.

Tutti i partecipanti ai lavori sono pregati di iscriversi tramite il ‘form on line’ che si trova sul sito web www.bquadro-congressi.it ed effettuare il pagamento (al netto delle spese bancarie) tramite bonifico bancario sul conto corrente intestato a

Bquadro Congressi srl
IBAN: IT07 H 02008 11301 00010 2482 188
nella causale indicare:
nome, cognome e la dicitura “Iscrizione 13 PPR 17″

Iscrizioni telefoniche e iscrizioni ricevute senza i dettagli del pagamento non saranno prese in considerazione.

Istruzioni on-line e procedura di iscrizione per nuovi utenti:
1) compilando la tabella dei dati personali e la password si è registrati al portale Bquadro;
una mail di conferma comprensiva di USERNAME e PASSWORD verrà generata in automatico dal sito e consentirà di passare al modulo successivo.
2) inserire USERNAME e PASSWORD nell’area riservata in blu e accedere alla sezione “calendario eventi”. Selezionando il mese, l’evento desiderato, quindi “Iscrizione on line” in automatico verranno riproposti i dati personali. Si prega di confermarli selezionando invio. Una mail di effettuata pre-ISCRIZIONE all’evento verrà generata in automatico dal sito.

La conferma dell’iscrizione sarà inviata una volta verificato il pagamento.
La fattura in formato .pdf sarà scaricabile dal sito previo avviso mediante mail all’indirizzo di posta elettronica digitato al momento della registrazione.
Il certificato dei crediti formativi ECM/CPD sarà inviato dall’ Istituto Mondino, Provider dell’evento

Esenzione IVA:
per averne diritto, è obbligatorio inviare una mail con la dichiarazione di esenzione da parte dell’Azienda Ospedaliera di appartenenza.
Nessun rimborso dell’IVA verrà fatto a posteriori.

Condizioni di annullamento e rimborso
In caso di rinuncia alla partecipazione al Convegno, la disdetta dovrà essere inoltrata alla Segreteria Bquadro entro il 6 Settembretramite fax 0382 27697, o e-mail all’indirizzo [email protected] .
Oltre tale data non sarà più possibile ottenere alcun rimborso.
I rimborsi saranno effettuati dopo il Convegno.
Si ricorda di indicare nella comunicazione: Nome e Cognome dell’intestatraio del conto e IBAN.

mail: [email protected]

sito web: www.bquadro-congressi.it

TUTTI GLI ARTICOLI SUL DISTURBO BIPOLARE

 

To whom it may concern

E’ in atto la pratica di accreditamento per la certificazione dell’evento finalizzata all’attribuzione di Crediti Formativi Regionali Lombardi ECM/CPD, secondo il programma Educazione Continua in Medicina per le seguenti figure professionali:
Medico chirurgo (Neurologia, Neuropsichiatria Infantile, Pediatria, Psichiatria).
Educatore Professionale
Infermiere
Infermiere Pediatrico
Psicologo (psicologia, psicoterapia)
Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’età evolutiva

Credits

Si fa presente che i CREDITI REGIONALI, sulla base dell’accordo – in materia di programma di Formazione Continua – sancito dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano (D.G.R. VII/18576 del 5.08.2004 e del 20.05.04), hanno valenza su tutto il territorio nazionale.

L’assegnazione dei crediti è subordinata all’effettiva partecipazione al programma formativo.
Sono stati preassegnati N° 6 crediti ECM-CPD.
Il certificato dei crediti ECM/CPD verrà inviato direttamente dal Provider in f.to pdf, all’indirizzo di posta elettronica digitato al momento della registrazione al portale.

Certificate of attendance

A tutti i partecipanti, verrà rilasciato un Attestato di Partecipazione.

Provider dell’evento è l ’Istituto Neurologico Nazionale “C. Mondino”
L’Attestazione dei crediti attribuiti verrà inviata dopo il congresso, previa verifica dei requisiti richiesti dal Provider: partecipazione a tutte le sessioni (100% dell’effettiva presenza ai lavori), compilazione e consegna del Dossier ECM.

Scientific committee

Prof. Umberto Balottin
Università degli Studi di Pavia
I.R.C.C.S. Fondazione “Istituto Neurologico Nazionale C. Mondino”
Emma Bettaglio
A.O. Provincia di Pavia
Matteo Chiappedi
I.R.C.C.S. Fondazione “Istituto Neurologico Nazionale C. Mondino”
Paolo Fusar Poli
King’s College, University of London
Giorgio Rossi 
Ospedale Filippo Del Ponte, A.O. Ospedale di Circolo, Varese
Università degli Studi di Pavia
Pierangelo Veggiotti
Università degli Studi di Pavia
I.R.C.C.S. Fondazione “Istituto Neurologico Nazionale C. Mondino”

Organizing secretariat

Bquadro congressi srl
Via San Giovanni in Borgo, 4
27100 PAVIA
tel. 0382 302859 – fax 0382 27697
mail: [email protected]
sito web: www.bquadro-congressi.it

Changes

La Segreteria Scientifica e la Segreteria Organizzativa si riservano il diritto di apportare al programma tutte le variazioni ritenute necessarie per ragioni tecniche e/o scientifiche.

The effect of rumination on craving across the continuum of drinking behaviour

La Redazione di State of Mind consiglia la lettura di questo contenuto:

Nuovo articolo internazionale del gruppo ricerca di Studi Cognitivi sulle dipendenze patologiche in prossima pubblicazione su Addictive Behaviours.

 

La ruminazione è una forma di analisi astratta del proprio malessere. Le persone che ruminano cercano di analizzare ripetutamente la propria sofferenza emotiva (es: ansia, depressione) al fine di comprenderne cause e ragioni. Lo scopo è trovare una soluzione e riuscire a stare meglio. La ruminazione però prolunga il disagio e mantiene l’attenzione su segnali negativi.

Studi Recenti hanno suggerito che la ruminazione possa indurre un forte desiderio (craving) di consumare alcolici in persone con disturbo da uso di alcool.

La ricerca mostra che l’induzione di uno stile di pensiero ruminativo aumenta il livello di craving in pazienti con disturbo di dipendenza da alcool rispetto ad al tentativo di distrarsi dal proprio malessere. Questo effetto è indipendente da caratteristiche di tratto e di personalità e non si manifesta in consumatori di alcool sociali o non cronici. Inoltre questo effetto della ruminazione tende a mantenersi nel tempo anche al termine dell’induzione sperimentale. La tendenza a usare uno stile di pensiero ruminativo ha quindi un impatto causale sull’esperienza di desiderio incontrollato (craving) in una popolazione di individui con dipendenza da alcool.

Highlights

  • Rumination is a detrimental cognitive response that may be associated to craving
  • We explored the causal impact of rumination on craving across different populations
  • Rumination, relative to distraction, increased craving, in alcohol-dependent drinkers
  • The effect of rumination was independent of baseline depression and rumination
  • The effect of rumination on craving was maintained after a resting phase

Abstract

Background

Rumination is an abstract, persistent, and repetitive thinking style that can be adopted to control negative affect. Recent studies have suggested the role of rumination as direct or indirect cognitive predictor of craving experience in alcohol-related problems.

Aims

The goal of this study was to explore the effect of rumination induction on craving across the continuum of drinking behaviour.

Methods

Participants of three groups of alcohol-dependent drinkers (N = 26), problem drinkers (N = 26) and social drinkers (N = 29) were randomly allocated to two thinking manipulation tasks: distraction versus rumination. Craving was measured before and after manipulation and after a resting phase.

Results

Findings showed that rumination had a significant effect on increasing craving in alcohol-dependent drinkers, relative to distraction, but not in problem and social drinkers. This effect was independent of baseline depression and rumination and was maintained across the resting phase. Conclusions: Rumination showed a direct causal impact on craving that is specific for a population of alcohol-dependent drinkers.

The effect of rumination on craving across the continuum of drinking behaviourConsigliato dalla Redazione

Rassegna Stampa - State of Mind - Il Giornale delle Scienze Psicologiche
New research: Rumination, relative to distraction, increased craving, in alcohol-dependent drinkers. (…)

Tratto da: Science Direct

Per continuare la lettura sarete reindirizzati all’articolo originale … Continua  >>

 


Articoli su: Pensiero Desiderante / Craving
Food craving e isolamento: una torta al cioccolato per gestire la solitudine
Una nuova ricerca ha permesso di rilevare un’associazione interessante tra solitudine e food craving, il cui significato letterale è “voglia di cibo"
Craving, pensiero desiderante ed uso problematico della pornografia online
Il ruolo del pensiero desiderante e del craving nell’uso problematico della pornografia su Internet
In che modo pensiero desiderante e craving si associano a un uso eccessivo e patologico del cyberporn? Esistono differenze di genere in tale associazione?
Food craving: differenze culturali nel forte desiderio verso il cibo
Cos’è il craving nella sfera alimentare?
Il fatto che in molte lingue non esista un termine che traduca la parola “craving” porta a interrogarsi sulle influenze culturali nel food craving
Pensiero desiderante durante l'isolamento: quando diventa disfunzionale
Il pensiero desiderante durante l’isolamento
Attraverso il pensiero desiderante ogni favola si realizza, ma che succede se costruiamo nella nostra mente un cambiamento che è operativamente impossibile?
tDCS le potenzialita nel trattamento dei disturbi da uso di sostanze
L’utilizzo della Stimolazione Transcranica a Correnti Dirette (tDCS) nei disturbi da uso di sostanze
La Stimolazione Transcranica a Correnti Dirette (tDCS) è una tecnica ricca di potenziale, soprattutto nel campo dei disturbi da uso di sostanze e addiction.
Dipendenza affettiva e pensiero desiderante implicazioni psicologiche
Dipendenza affettiva e pensiero desiderante: quando l’amore diventa una droga e il pensiero desiderante aumenta una narrazione a senso unico
Dipendenza affettiva, quando l’amore impregna il quotidiano, esacerba comportamenti non controllati, fino a divenire un vero e proprio disagio psicologico
Dipendenza affettiva e pensiero desiderante quale relazione - Psicologia
Dipendenza affettiva e pensiero desiderante – Riccione, 2019
Dipendenza affettiva e pensiero desiderante: quale relazione? La risposta in uno studio presentato al Forum di Ricerca in Psicoterapia di Riccione
Terapia metacognitiva per il Disturbo da Uso di Alcool: una serie di casi – Lectio Magistralis del Dott. Gabriele Caselli
La seconda giornata del Forum di Riccione ha inizio con la Lectio Magistralis di Gabriele Caselli: Terapia metacognitiva per il Disturbo da Uso di Alcool
Alcol: l'abuso di bevande alcoliche potrebbe modificare il nostro DNA
Alcool: potrebbe modificare il nostro DNA
Una ricerca avrebbe individuato come cambia il DNA di chi fa un uso smodato di alcol. Esisterebbero quindi dei predittori genetici dell'alcolismo
Craving: come influisce sull'abuso di alcol e quali tipologie esistono
Tre tipologie di craving per la comprensione del problem drinking
Studi scientifici hanno evidenziato la natura eterogenea del craving descrivendo tre tipologie, distinte sulla base di differenti disregolazioni dei sistemi neurotrasmettitoriali e considerando inoltre come discriminanti le componenti psicologiche e la familiarità per l'abuso di alcol.
Dipendenza da sostanze: le terapie basate sull'apprendimento per estinzione
L’eliminazione delle memorie per contrastare la dipendenza da cocaina
Se la dipendenza da sostanze si innesca per condizionamento, è possibile interromperla con terapie basate sull'apprendimento per estinzione.
L'era del cyber: gli effetti della tecnologia nella società attuale
L’era del cyber: le relazioni ai giorni nostri
La diffusione della tecnologia ha generato numerosi cambiamenti: da un lato sono aumentate le opportunità, dall'altra si sono modificate le relazioni.
Dipendenza da serie TV: una delle dipendenze del terzo millennio
Terzo millennio: l’era delle dipendenze (per esempio dai TV Series)
Nella dipendenza da serie TV alla base vi sarebbe il pensiero desiderante che ci fa desiderare oggetti non raggiungibili.
L'effetto del pensiero desiderante sul craving e sull' intenzione al bere- Riccione 2017
L’ effetto del pensiero desiderante sul craving e sull’intenzione al bere – Riccione, 2017
La ricerca, esposta al Forum di Riccione, indaga il ruolo del Pensiero Desiderante nel mantenere soggetti con Disturbo da Uso di Alcol in stato di craving
Modello Metacognitivo per l'uso problematico di alcol - Report dal Seminario
“E pensare che c’era il pensiero” – Report del seminario sul Modello Metacognitivo per l’uso problematico di alcol
Nel seminario G. Caselli e M. Spada hanno esposto i principi cardine del modello metacognitivo e i suoi effetti sul modo di pensare e agire verso l’ alcol
La Ricaduta nell’ alcolismo fattori predisponenti, craving e modelli di prevenzione
La Ricaduta nell’ alcolismo: fattori predisponenti, craving e modelli di prevenzione
La ricaduta in chi soffre di alcolismo sembra avere una sua storia, dei correlati psicologici, biologici e non si tratta quasi mai un evento puntiforme
Craving e sostanza cos'è il craving e i possibili approcci terapeutici
Craving e sostanza: cos’è il craving e i possibili approcci terapeutici
Il craving è il desiderio impulsivo di una sostanza e può essere stimolato da eventi trigger con cui si è stabilito un meccanismo di condizionamento.
Cocaina: il contributo della neurobiologia per spiegare la dipendenza -2
Neurobiologia del consumo di cocaina: Il ruolo del sistema limbico
La neurobiologia ha spiegato il ruolo svolto dal sistema limbico nel consumo specifico di cocaina e come si innesca la dipendenza.
Obesità: i processi cognitivi che influenzano la restrizione dietetica
Aderenza alla restrizione dietetica e implicazioni per il trattamento dell’obesità: i processi cognitivi coinvolti
Alcuni processi cognitivi implicati nella mancata aderenza alla restrizione dietetica e che hanno implicazioni nel trattamento dell' obesità.
Realtà virtuale come strumento nella valutazione della dipendenza da alcool
Realtà virtuale come strumento nella valutazione della dipendenza da alcool
Per la prima volta la realtà virtuale viene utlizzata all’interno della fase di assessment con pazienti con dipendenza da alcool.
Carica altro

Catastrofizzazione del dolore nel paziente obeso

Catastrofizzazione del dolore negli obesi . Immagine -  © Schlierner - Fotolia.comL’obesità è correlata allo sviluppo di una compromissione funzionale e di mobilità fisica, a dolore muscolo-scheletrico, a problemi ortopedici, a sofferenza psicologica. Indipendentemente dall’età, bambini e adulti obesi peggiorano la loro capacità di camminare, di spostarsi, di muoversi nello spazio che li circonda.

L’obesità è legata anche ad un conseguente deficit di forza muscolare, al fattore kinesiophobia, alla bassa auto-efficacia e ad una generale diminuzione della qualità della vita.

Una recente review condotta dai ricercatori del Dipartimento di Ortopedia e Riabilitazione  – Centro Interdisciplinare per la Formazione e la Ricerca muscolo scheletrico della University of Florida, fornisce un aggiornamento sull’evidenza dell’efficacia della riabilitazione ambulatoriale nei programmi per il trattamento dell’obesità che includono esercizi aerobici, esercizi di resistenza, una restrizione ipocalorica accompagnati da interventi di ristrutturazione cognitiva sui pazienti. Tali programmi elicitano nei pazienti il miglior outcome nelle riabilitazioni funzionali, per un periodo di tempo notevolmente più prolungato rispetto ai tradizionali programmi d’intervento.

Secondo tale analisi, il rischio di sviluppare patologie da dolore muscolo scheletrico, come l’Osteoartrite, aumenta del 36% all’aumentare di sole due unità di BMI (Body Mass Index). I bambini con un elevato BMI presentano una elevata prevalenza di condizioni muscolo scheletriche dolorose, con dolore relativamente alto, rispetto ai coetanei con peso nella norma. Adulti obesi o gravemente obesi mostrano una probabilità fino a 4 volte maggiore di sviluppare una patologia da dolore cronico rispetto a coetanei non obesi. Le malattie muscolo scheletriche degenerative accompagnano tipicamente l’obesità, influenzando ad ogni età la capacità funzionale dell’individuo, provocando disagio fisico durante il movimento, limitando la capacità di esercizio e contribuendo negativamente all’insorgenza e poi al mantenimento della malattia ortopedica. Infatti, l’obesità grave impatta significativamente sulla colonna vertebrale e i siti alle estremità inferiori, come l’anca, il ginocchio e la caviglia, provocando disallineamento scheletrico, compressione articolare e una progressione nella malattia ortopedica degenerativa. Tale condizione spesso si associa inoltre a disabilità cardiorespiratorie, ed un abbassamento grave della qualità della vita generale.

Piede, ginocchio, anca e dolore alla schiena, i muscoli tendono ad atrofizzarsi, la forza a diminuire, il dolore fisico a farsi strada nella vita dei pazienti: fare una passeggiata a piedi, fare shopping o sport, impegnarsi in qualunque banale attività quotidiana che richieda lo spostamento del proprio corpo, diventano progressivamente un problema. Inoltre, il dolore indotto da obesità colpisce a livello transculturale: le donne giapponesi obese segnalano la difficoltà a sedersi sul pavimento con le gambe sotto di loro, in un gesto che normalmente era frequente nel loro quotidiano.

Sono numerose le sfide da vincere per i pazienti obesi con condizioni ortopediche, mentre affrontano il loro percorso di riabilitazione: il dolore articolare e la conseguente paura del movimento (kinesiophobia) possono interferire molto negativamente sul percorso di guarigione, specie se accompagnate dalla comparsa di credenze di catastrofizzazione del dolore e da condotte di alimentazione compensativa.

L’intervento di psicoeducazione sul dolore permette al paziente d’impegnarsi pienamente nelle sedute di riabilitazione, così come l’intervento sul riconoscimento delle emozioni troppo negative possono aiutare i pazienti a sviluppare un punto di vista positivo dell’attività fisica. La presenza di kinesiophobia nei pazienti obesi che si trovano a dover affrontare una riabilitazione al ginocchio o alla schiena risulta spesso elevata. Tale paura del movimento dovuta al dolore è un fattore problematico, perché quando risulta elevata correla con un’alta percezione di disabilità da parte dei pazienti, soprattutto in attività quali correre, saltare, camminare in salita, alzarsi da una sedia, nelle persone con valori di BMI superiori a 40 kg/m2, impedendo di fatto loro un percorso di recupero di successo. E’ interessante notare che valori elevati di kinesiophobia sono stati riscontrati anche in soggetti obesi che non presentavano impedimenti funzionali nella gamma dei movimenti, o deficit di forza, suggerendo quanto sia importante aiutare i pazienti a superare la loro paura del movimento per permettergli di esprimere le loro potenzialità. I protocolli di esposizione graduale al movimento, permettono di vincere la paura e di acquisire fiducia, in un progresso psicologico e fisico che procedono di pari passo.

Altro elemento negativo da tenere in considerazione è la tendenza a concentrarsi sul dolore, ad amplificare la sensazione di dolore ed a sentirsi impotenti in presenza di dolore: la catastrofizzazione del dolore. L’obesità unitamente al dolore osteoartrosico può dare origine a tale fenomeno cognitivo comportamentale, e ad una elevata percezione di disabilità. Frustrantemente, i pazienti che mostrano tale catastrofizzazione, diventano molto sedentari e attivano modalità di  binge eating, fattori entrambi responsabili del perpetuarsi di aumenti di peso. I pazienti obesi con patologie osteoartrosiche preferiscono generalmente mangiare cibi ricchi di grassi e saccarosio, in quanto questi elementi possono aumentare la tolleranza al dolore e attenuare il disagio del dolore. Inoltre, gli obesi gravi con maggiore tendenza alla catastrofizzazione del dolore attivano più frequentemente condotte di binge eating e hanno meno controllo delle abbuffate.

Dal cosidetto punto di vista sociale, la catastrofizzazione del dolore è associata alla disabilità sul lavoro e ad una maggiore richiesta di assistenza sanitaria: tale credenza contribuisce alla disabilità fisica perché riduce l’autoefficacia nell’esecuzione dei movimenti. I comportamenti di evitamento della paura e la sedentarietà favoriscono aumenti di peso e il rafforzamento di pensieri irrazionali o pensieri negativistici. Questi processi di pensiero lavorano in maniera esattamente contraria agli obiettivi dei programmi di riabilitazione. Appare fondamentale in chiave riabilitativa un intervento di ristrutturazione cognitiva di tali patterns disfunzionali, e la necessità di passare ad una modalità di pensiero positivo. Istruire i pazienti con dolore cronico che il dolore è un sintomo che può essere gestito, e non una malattia grave dalla quale bisogna costantemente proteggersi è fondamentale per potenziare il recupero ottimale delle funzionalità dei pazienti.

Guidare un paziente attraverso il passaggio fisico ed emotivo dal dolore limitante ad un dolore gestito, è essenziale per il successo a lungo termine delle terapie.

LEGGI:

CREDENZE – BELIEFS – CATASTROFIZZAZIONE – DOLORE – ATTIVITA’ FISICA – BINGE EATING DISORDER – BED

DISPUTING E RISTRUTTURAZIONE COGNITIVA

DOLORE MUSCOLO – SCHELETRICO PERSISTENTE E KINESIOPHOBIA 

 

BIBLIOGRAFIA: 

 

Rimuginio e stili genitoriali

 

Stili genitoriali e rimuginio. - Immagine:© violad - Fotolia.com La tendenza a rimuginare è influenzata da un temperamento timoroso che incontra genitori particolarmente apprensivi, iperprotettivi o invadenti.

 

LEGGI ANCHE ARTICOLI SU: RIMUGINIO (WORRY) E RUMINAZIONE (RUMINATION)

Da tempo è noto come esistono due macrofattori di rischio che possono sostenere lo sviluppo di abitudini poco salutari come la tendenza a rimuginare. Si tratta del temperamento e dell’esperienza. L’esperienza infantile è particolarmente influenzata dallo stile educativo dei genitori.

Psicoterapia Cognitiva- Molla la presa sul rimuginio. - Immagine: © briel - Fotolia.com
Articolo Consigliato: Psicoterapia Cognitiva- Molla la presa sul rimuginio

 

Una recente ricerca condotta in Italia (Manfredi et al., 2011) ha evidenziato che la tendenza a rimuginare è influenzata da un temperamento timoroso che incontra genitori particolarmente apprensivi, iperprotettivi o invadenti.

LEGGI ANCHE ARTICOLI SU: ATTACCAMENTO

Il rimuginio è una strategia che l’individuo adotta quando si trova innanzi a situazioni di difficoltà. Talvolta viene attivata per sentirsi più sicuri o per analizzare al meglio un problema ma tende a mantenere l’individuo in una condizione di ansia senza attuare un azione concreta per risolvere un problema (Sassaroli & Ruggiero, 2003).

LEGGI ANCHE ARTICOLI SU: ANSIA

Esistono due vie attraverso le quali il genitore iperprotettivo può portare all’educazione di un figlio rimuginatore (per quanto questa associazione non rappresenta un nesso causale e assoluto).

Innanzitutto il comportamento iperprotettivo insegna al bambino ad essere eccessivamente preoccupato riguardo ciò che di negativo può accadere in futuro o come conseguenza delle proprie scelte.

Secondariamente, un genitore che fa le scelte al posto del bambino riguardo la sua vita non permette a quest’ultimo di allenarsi ad esplorare, fare scelte e sbagliare.

LEGGI ANCHE ARTICOLI SU: GRAVIDANZA & GENITORIALITA’

 

Imparare a sbagliare è fondamentale per costruire personali criteri decisionali ed è molto utile che avvenga in un periodo di vita in cui si è comunque tutelati dall’azione riparativa e di cura dei genitori che possono limitare i danni.

Il rischio di un genitore iperprotettivo è l’ostacolo allo sviluppo di decisioni autonome, innanzi a un problema il bambino tende quindi a non agire e a rimuginare su una molteplicità di ipotetiche alternative, incerto su quale tentare.

LEGGI: 

RIMUGINIO (WORRY) E RUMINAZIONE (RUMINATION) – ATTACCAMENTO – GRAVIDANZA & GENITORIALITA’

 

 

BIBLIOGRAFIA:

 

Linguaggio e costruzione di artefatti – Neuroscienze

– FLASH NEWS-

Rassegna Stampa - State of Mind - Il Giornale delle Scienze Psicologiche

Una ricerca condotta dall’ Università di Liverpool ha scoperto che la stessa attività cerebrale sarebbe responsabile sia della produzione di linguaggio che della costruzione di utensili complessi, sostenendo la teoria secondo cui linguaggio e attività motoria di costruzione di utensili si sarebbero evoluti allo stesso tempo.

I ricercatori hanno testato l’ attività cerebrale di 10 esperti produttori di utensili in pietra di mentre erano impegnati proprio nella fabbricazione di utensili in pietra e in un secondo momento sottoposti a un compito di abilità linguistica standard.

Utilizzando la tecnica funzionale di Doppler transcranico (FTCD)  è stata scoperta una forte similarità tra i pattern di attivazione cerebrale per entrambi i compiti di costruzione manuale e di linguaggio.

Il linguaggio e la costruzione di utensili sono caratteristiche uniche del genere umano che si sono evoluti nel corso di milioni di anni.

Darwin fu il primo a suggerire la coevoluzione dell’ utilizzo di artefatti-utensili e del linguaggio poiché entrambi implicano una pianificazione complessa e il coordinamento delle azioni.

Secondo lo studio dunque, che ha valutato che cosa accade in tempo reale nel cervello umano mentre fabbrica utensili e mentre produce linguaggio, entrambe le attività dipendono da aree cerebrali comuni sostenendo dunque l’ipotesi coevolutiva delle due abilità.

 

LEGGI:

LINGUAGGIO E COMUNICAZIONENEUROSCIENZE

APPRENDIMENTO DEL LINGUAGGIO NEI BAMBINI: UNA FASE PRE-LINGUISTICA TRA I 6 E I 9 MESI

 

 

BIBLIOGRAFIA

 

Qualcuno volò sul nido del cuculo di Ken Kesey (Romanzo del 1962) – Recensione

 

Recensione del Libro:

Qualcuno volò sul nido del cuculo

di Ken Kesey

(1962)

LEGGI TUTTE LE RECENSIONI DI STATE OF MIND

 

Qualcuno volò sul nido del cuculo.

Kesey descrive con stile asciutto e precisione narrativa la dignità umana dei malati, il loro diritto a vivere emozioni che non sono intrinsecamente diverse da quelle degli individui giudicati sani, bensì seguono percorsi esistenziali differenti.

“Qualcuno volò sul nido del cuculo”, romanzo pubblicato nel 1962 dallo scrittore americano Ken Kesey, è noto soprattutto per la trasposizione cinematografica di Milos Forman esaltata da un sontuoso Jack Nicholson, ma merita di essere rivisitato anche per il suo valore letterario.

La storia è ambientata in un ospedale psichiatrico i cui pazienti, suddivisi fra acuti e cronici, vengono tenuti sotto una rigida disciplina dagli operatori della struttura e dai metodi di cura allora utilizzati dalla scienza medica.

I personaggi principali sono il Grande Capo indiano Chief Bromden, l’io narrante, Miss Ratched, infermiera dura e maligna nonché esecutrice spietata delle direttive dell’amministrazione, e McMurphy, giocatore d’azzardo di sangue irlandese dal temperamento rissoso e istrionico, sopravvissuto a un’esistenza caotica e violenta.

La rivolta dei pazienti, condotta da McMurphy, è un crescendo di episodi memorabili. Dal punto di vista psicologico il valore dell’opera, pensata in un periodo in cui il tema delle condizioni dei soggetti psichiatrici si affacciava con sempre maggiore urgenza sulla scena sociale, è ancora oggi immutato; Kesey descrive con stile asciutto e precisione narrativa la dignità umana dei malati, il loro diritto a vivere emozioni che non sono intrinsecamente diverse da quelle degli individui giudicati sani, bensì seguono percorsi esistenziali differenti.

Kesey sta dalla loro parte, sente la loro sofferenza e la fa toccare al lettore insieme alla trasformazione dello sguardo narrante che progressivamente si accorge di una realtà prima trascurata, di una verità insopprimibile tenuta lontana dalle coscienze della società contemporanea e dalla loro possibilità di provare disagio.

La malattia mentale è sì un sentiero alternativo concesso alla fantasia e da essa alimentato, ma anche dolore, esclusione; il libro non fornisce un’immagine edulcorata della patologia psichica, non la tratta come una condizione che in quanto oggetto di pregiudizio sociale deve essere riconsiderata attraverso una sterile lotta ideologica, bensì la avvicina alle passioni e ai tormenti, agli slanci dignitosi, insieme disperati che le più comuni esistenze conosciute sperimentano senza essere classificate dalla scienza medica.

I dialoghi del libro sono rapidi, efficaci, la prospettiva si delinea formandosi nei gesti dei personaggi, nella loro storia che a poco a poco ritrova la dimensione dell’impegno a vivere, la consistenza del bisogno e del desiderio, l’epica quotidiana del sentimento. “Qualcuno volò sul nido del cuculo” è un’opera di denuncia, d’amore, di rispetto per l’umanità e la fragilità delle sue espressioni; quando il colonnello Matterson, uno dei cronici, solleva la lunga mano gialla scolpita di rughe, la osserva tornando con la vita al ricordo dei campi militari solcati per quarant’anni, quando la sua voce, profonda come la materia che non riesce a raccontare a chi non la comprende, fissa davanti agli occhi il Messico e la noce, così gli appare pensando alla sua forma e risentendo la durezza di quella terra assolata, l’io narrante si sorprende di riuscire per la prima volta a dare un significato a quelle parole, fino a quel momento udite e mai ascoltate, per anni, sempre uguali, come non ci fosse bisogno di penetrare nel loro contenuto visionario eppure reale, irreversibilmente reale.

Molte scene come questa raccontano la sensibilità di Kesey nell’accostarsi a un mondo che va recuperato alla dignità di ogni essere vivente e pulsante, ma che per troppo tempo è stato emarginato nel tentativo di proteggere un’umanità spaventata dalla percezione della propria potenziale debolezza, dalla certezza della propria inevitabile imperfezione.

Qualcuno volò sul nido del cuculo” è ancora oggi una lezione di impegno individuale e civile, di apertura verso una sostanza uguale alla nostra di lettori e osservatori, solo più ferita.

LEGGI TUTTE LE RECENSIONI DI STATE OF MIND

LEGGI:

LETTERATURA – PSICOLOGIA & PSICHIATRIE PUBBLICHE

CAMBIARE LA PSICHIATRIA PUBBLICA

cancel