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Procrastinare: Tribolazioni pt. 15 – Psicopatologia della vita quotidiana

Il procrastinatore ha vinto il tempo, ne ignora il potere. Inizia a fare le cose nel momento in cui dovrebbe averle concluse.

Di Roberto Lorenzini

Pubblicato il 09 Ott. 2013

Aggiornato il 27 Set. 2024 12:17

Il procrastinatore

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Il procrastinatore ha vinto il tempo, ne ignora il potere. Inizia a fare le cose nel momento in cui dovrebbe averle concluse. Se deve andare ad un incontro esce di casa all’ora esatta dell’appuntamento. Si potrebbe pensare che sia disinteressato al disagio dell’altro ma non è così. Non ignora l’altro ma il tempo. Non riesce ad accettare che le sue azioni siano estese nel tempo, che durino. Per lui sono istantanee. Pensiero e azione durano egualmente zero.

Quali sono i motivi del procrastinare?

Molte persone si rimproverano  di “perdere tempo” e non sbrigarsi, come ritengono che potrebbero e dovrebbero fare. Anche questa tendenza è spesso trasversale a molte aree esistenziali. Non ci sarebbe nulla di male nella procrastinazione se non fosse che lo stesso dilazionatore, dimentico dei motivi che lo hanno portato a comportarsi così, non si giudicasse male. Sembra che in un primo momento ragioni secondo il proverbio “presto e bene non stanno assieme” e successivamente si valuti secondo la regola del “tutto e subito”. I motivi per procrastinare possono essere molteplici .

In primo luogo in ossequio allo pseudoscopo “dell’ottimizzazione dell’impiego delle risorse per il perseguimento dei propri scopi”  è possibile che si stiano privilegiando altre priorità(S2). Ben chiare al momento della scelta di dilazionare o sospendere temporaneamente il perseguimento di uno scopo S1 per dedicarsi ad S2. Ma che poi si modificano proprio a motivo del mancato raggiungimento di S1 che lo rende più importante e urgente degli scopi  raggiunti(S2).

In secondo luogo si può rimandare nel tentativo di prepararsi al meglio e non rischiare un fallimento giudicato intollerabile, dinamica spesso presente nella preparazione di esami ritenuti molto importanti.  Il tentativo di azzerare il rischio di insuccesso può allungare i tempi di preparazione in modo indefinito. Anche in questo caso si è a rischio di un circolo vizioso per cui: più l’obiettivo è importante, più non si vuole correre il rischio di fallire e lo si dilaziona. Ma più si dilaziona più lo scopo diventa importante e così via.

In terzo luogo si può procrastinare il raggiungimento perché la pregustazione del successo è uno stato d’animo estremamente positivo, quasi quanto il successo stesso. Con la differenza che la pregustazione può essere tirata per le lunghe, mentre il successo una volta raggiunto procura un piacere che da quel momento in poi è destinato a scemare nel tempo. Il paragone che sorge spontaneo è quello con la fase dell’eccitamento della risposta sessuale che precede e pregusta l’orgasmo che rappresenta il culmine ma anche l’inizio della fine.

Tribolazione e procrastinazione

La tribolazione sembra nascere quando il soggetto scambia la procrastinazione con un mancato raggiungimento. La procrastinazione è una  strategia di perseguimento che ha aspetti efficienti seppure orientati da iperprudenzialità verso il fallimento temuto. In alcuni momenti però il soggetto si ferma a fare un bilancio attuale dei risultati raggiunti e si accorge che il risultato non è stato acquisito, anche se sarebbe più corretto dire “non ancora”acquisito. A quel punto soffre per il fallimento dello scopo e si critica per la procrastinazione  proprio alla luce  dello pseudoscopo “dell’ottimizzazione dell’impiego delle risorse per il perseguimento dei propri scopi” che l’aveva determinata.

Gli uomini sono diversi. Alcuni vanno di fretta, si avvantaggiano “perchè non fare subito una cosa che comunque andrà fatta?”, Vogliono l’assoluto controllo e calcolano tutti i possibili inciampi, ritardi, contrattempi. Altri assaporano il cammino  e se c’è un sol motivo per dilazionare lo fanno.

Il procrastinatore ha vinto il tempo, ne ignora il potere. Inizia a fare le cose nel momento in cui dovrebbe averle concluse. Se deve andare ad un incontro esce di casa all’ora esatta dell’appuntamento. Si potrebbe pensare che sia disinteressato al disagio dell’altro ma non è così. Non ignora l’altro ma il tempo. Non riesce ad accettare che le sue azioni siano estese nel tempo, che durino. Per lui sono istantanee. Pensiero e azione durano egualmente zero.

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