Di Elena Lucchetti e Francesca Fiore
Siamo un ammasso di atomi è il riassunto di quanto espresso nell’ultima opera di Bruce Hood, “The Self Illusion”, in cui tutto quelle che ci circonda è caratterizzato da un insieme di atomi, allora, anche noi siamo solo un “ammasso di atomi”? O c’è qualcosa di più?
Se fermiamo una persona per la strada, ponendogli la domanda su come si percepisce, probabilmente risponderebbe che oltre al solo corpo vi è qualcos’altro di intangibile, evanescente, che può essere definito spirito, anima, essenza, identità: Sé.
Anche noi stessi, se dovessimo pensarci come fatti di sola materia, avremmo forse una sorta di rigetto a questa idea. Vi è, quindi, un istinto intrinseco nella natura umana a considerare ciascuno di noi come un’identità unica e di grande valore; provvisti di una dimensione più elevata rispetto all’elemento puramente materiale. Gli esseri viventi sembrano avere un’essenza che è un qualcosa di più della somma delle loro parti. Secondo Hood, questa è un’illusione.
Il problema è che l’immagine di sé è generata dalla mente, e la mente è generata dal cervello, e il cervello è solo un sacchetto di atomi, e gli atomi possono essere scambiati e riordinati, e forse, uno giorno, copiati. Quindi, il sé è solo un illusione dettata dalla forza di una insieme di parti fatte anche esse solo di atomi.
A questo punto mi sovviene alla mente la “teoria dei tre mondi” di Karl Popper che afferma l’esistenza di sottomondi ontologicamente distinti:
- Il Mondo fisico;
- Il Mondo degli stati mentali e delle esperienze soggettive;
- Il mondo delle idee in senso oggettivo, ossia il mondo degli oggetti possibili di pensiero (teorie scientifiche e le loro relazioni logiche).
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Senza addentrarci nella teoria e nelle speculazioni filosofiche, è possibile osservare come Popper abbia affiancato ad un mondo prettamente fisico, costituito da materia, ad altre due dimensioni che sono il prodotto della mente umana. Quindi, l’antimaterialismo popperiano si contrappone all’estremo atomismo espresso da Hood nel suo libro. Quindi siamo fatti di solo corpo o anche di altro?
Attualmente, ciò che più somiglia ad una “copia di cervelli” è rappresentata dai gemelli omozigoti.
Questi gemelli possiedono lo stesso corredo cromosomico, ovvero la stessa materia. Spesso, durante l’infanzia, i gemelli si percepiscono e vengono considerati dalle altre persone, come un’entità unica chiusa al mondo esterno.
Con l’inizio di un momento importante quale l’adolescenza, emerge per essi il fastidio di essere considerati una cosa sola e affiora lo stupore di capire che si ha un valore anche senza il doppio. Inizia, così, il lungo viaggio verso la “degemellizzazione”.
Può capitare che questo percorso personale possa trasformarsi in una competizione e/o conflitto agguerrito, causato dal fatto di avere continuamente uno specchio con il quale paragonarsi.
Con questo esempio dei gemelli omozigoti appare chiaro come, pur avendo un substrato fisico estremamente simile, la necessità di differenziarsi e affermare un proprio Sé emerga in tutta la sua forza.
Tuttavia, immaginando che tali gemelli siano dotati della stessa struttura fisica e ipoteticamente che, fino ad un certo punto della loro vita, possano essere dotati di una uguale identità, è evidente come ciò non possa durare a lungo.
Infatti studi recenti, hanno dimostrato come il cervello umano mantenga una certa plasticità neuronale durante tutto il corso della vita. Questa capacità dei neuroni di modificarsi e riorganizzarsi continuamente è dovuta all’influenza del mondo esterno per rispondere a particolari esigenze motorie, sensoriali ma anche cognitive e affettive. Il Sé quindi comincerebbe, ancora una volta, a distinguersi e a manifestarsi nella sua peculiarità.
Anche se il sé fosse solo un’illusione, come affermato da Bruce Hood, tale illusione sarebbe considerata come realtà individuale e quindi da prendere in considerazione da parte degli studiosi della psiche per poterci lavorare e dare, in alcuni casi, delle basi anatomiche, farmacologiche, per dare significato a quanto di più profondo esista.
BIBLIOGRAFIA:
- Hood, B. (2012). The self illusion: How the social brain creates identity. University press, Oxford.
- Popper, K. (2012). I tre mondi. Corpi, opinioni e oggetti del pensiero. Il mulino, Bologna.
- Segal, N. (1999). Entwined Lives: Twins and What They Tell Us About Human Behavior. Penguin Group, New York.