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La signorina Annie Almond che abita nel Sistema Limbico – sulla (dis)regolazione emotiva

Sistema Limbico, disturbo di personalità borderline e approcci neurobiologici radicali. Il nucleo della teoria della Linehan è che alla base delle caratteristiche psicopatologiche dei pazienti borderline vi sia proprio un deficit del sistema di regolazione delle emozioni. A causare tale deficit, entrano in gioco variabili di temperamento (che portano i soggetti a reagire in modo intenso e imprevedibile) e variabili di “apprendimento” del valore e del significato delle emozioni.

Di Andrea Bassanini

Pubblicato il 15 Dic. 2011

Aggiornato il 13 Set. 2012 14:17

Sistema Limbico, disturbo di personalità borderline e approcci neurobiologici radicali.

Sistema Limbico, disturbo di personalità borderline e approcci neurobiologici radicali. Immagine: © Argus - Fotolia.com - “Annie Almond (amigdala) vive a Midtown, vicino al raffinato Sage Seahorse (ippocampo). Le loro case si trovano ai piedi del bianco e scosceso Butterfly Cliffs (sfenoide), che segna il confine tra Cephalton (encefalo) Uptown e Midtown. Come Sage, anche Annie ha una memoria di ferro, ma la sua è specializzata nelle emozioni. Lei sente le cose sinceramente, pazzamente e profondamente, non riuscendo sempre ad avere il tempo per comprendere perché prova quel che sente o per utilizzare le parole per esprimere le sue potenti passioni. Annie giudica le persone e le situazioni in modo veloce e di solito abbastanza bene, vista la sua lunghissima esperienza.

Annie ascolta tutto ciò che la sua amica Felicity Fellall (talamo) le dice. Lei trasmette nell’immediato ad Annie il senso di quello che sta accadendo fuori da Cephalton nello stesso istante in cui Felicity riceve queste informazioni dai suoi numerosi pazienti della Polisensory Clinic. Annie ascolta con lo scopo di registrare qualsiasi cosa possa minacciare Cephalton e la Contea fuori dalle mura.

Uma Underbridge (ipotalamo) e il suo partner, Horace Hormone (ghiandola pituitaria) sono i più fedeli e leali seguaci di Annie. Uma e Horace cercano di leggere Annie molto da vicino e rispondono in base a come lei si sente. Se Annie è arrabbiata, Uma entra subito in azione e raduna gli amici (il sistema nervoso autonomo) e mobilita tutta la città. Uma fa ciò che Annie vuole, senza far troppe domande.

Gli altri amici di Annie, Frederick Foresight (i lobi frontali), Rochelle Ringbond (giro del cingolo), Brenda Bridgehead (insula) e Sage cercano tutti insieme di essere d’aiuto ad Annie e di evitare che lei reagisca in modo esagerato prima di capire di cosa sia preoccupata.

Sage sta sempre molto vicino ad Annie, sapendo che lei talvolta potrebbe esagerare con le reazioni. Quando lei è sotto pressione, o quando si sente sottotono, è preda dei pensieri, delle immagini e delle esperienze passate legate a pericoli o minacce, non è riesce a sbarazzarsene o a dimenticarne la sofferenza. Talvolta, di notte si sveglia di soprassalto urlando in preda al panico, con il cuore che batte all’impazzata e tutto il corpo in preda alla paura e non riesce a ricostruire i perché di quel panico. Quando non sta bene, Annie può reagire quando non c’è nessuna minaccia intorno a sé ma solo una piccola memoria di un evento passato. In questi casi, Annie fallisce nel riconoscere quando c’è una vera minaccia e tutti a Cephalton sono disorientati. Quando le cose si mettono davvero male, si rifiuta di mangiare, si nasconde da tutto e da tutti e sposta tutti i suoi pensieri verso il lato negativo e triste della sua relazione con Sage.” [NDA: libera traduzione dell’autore dal libro di Nunn et al. riportato in bibliografia]

Questa breve e simpatica descrizione di Nunn e colleghi ci racconta cosa succede all’interno del nostro sistema nervoso centrale, in particolare a sud dell’encefalo, nella zona nota come “sistema limbico”. Il sistema limbico è una serie di strutture cerebrali che includono l’amigdala, l’ippocampo, i nuclei del talamo e la corteccia limbica. Semplificando, potremmo definire il sistema limbico come il nostro “cervello emotivo”. Tra le funzioni principali di tali strutture ricordiamo il riconoscimento delle emozioni, la loro espressione e regolazione.

Leggendo il libro di Nunn e colleghi, mi sono venute in mente alcune riflessioni sul peso che alcuni deficit di tale sistema possano avere sul funzionamento relazione degli individui. Ma è mai possibile sia veramente solo una questione di chimica e malfunzionamenti, come peraltro alcuni sostengono da un po’, come gli esponenti degli approcci neurobiologici radicali?

Ho preso, quindi, in mano i lavori di Marsha Linehan sul Disturbo Borderline di Personalità. Il nucleo della teoria della Linehan è che alla base delle caratteristiche psicopatologiche dei pazienti borderline vi sia proprio un deficit del sistema di regolazione delle emozioni. A causare tale deficit, entrano in gioco variabili di temperamento (che portano i soggetti a reagire in modo intenso e imprevedibile) e variabili di “apprendimento” del valore e del significato delle emozioni.

Marsha Linehan. - Immagine: © University of Washington http://faculty.washington.edu/linehan/
Articolo consigliato: Marsha Linehan e l’approccio dialettico per affrontare i propri demoni

Le esperienze relazionali che queste persone fanno durante la propria vita li porta (ahimè) a sperimentare ciò che la Linehan chiama “le invalidazioni delle esperienze emotive”. L’individuo dà senso a sé e agli altri in modo tale da “svestire” la propria esperienza emotiva di valore e significato (Linehan, 2011).

Entra, quindi, in gioco, un’altra competenza che questi pazienti non hanno (o hanno scarsamente) sviluppato durante la propria vita: Il monitoraggio metacognitivo, ovvero la capacità di:

  • “comprendere la natura contestuale, relazionale e transitoria delle emozioni (come pure di tutti gli altri stati mentali);

  • costruire una “teoria” efficiente della relazione fra emozioni e precisi eventi ambientali;

  • assegnare a ciascuna emozione un nome appropriato”.

Quindi, ridurre tutto il processo di regolazione emotiva ad un solo malfunzionamento del sistema limbico mi sembra semplicistico, riduttivo e anche un po’ rischioso. Certo, però, leggerne in Who’s who of the brain è davvero affascinante.

 

BIBLIOGRAFIA:

 

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Andrea Bassanini
Andrea Bassanini

Psicologo - Spec. in Psicoterapia Cognitiva e Cognitivo-Comportamentale

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