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Marsha Linehan e l’approccio dialettico per affrontare i propri demoni

Marsha Linehan, professore di psicologia e psichiatria, è specializzata nel trattamento dei pazienti con disturbo di personalità Borderline.

Di Michela Muggeo

Pubblicato il 28 Mar. 2012

Aggiornato il 24 Ott. 2012 11:22

 

Marsha Linehan. - Immagine: © University of Washington  http://faculty.washington.edu/linehan/Sei una di noi? 

Il paziente lo voleva sapere e Marsha Linehan, all’età di 68 anni, famosa per la sua Terapia Dialettico-Comportamentale per il trattamento del Disturbo di personalità Borderline, ha avuto la risposta pronta:

-“Se ne ho sofferto?”

-“No, Marsha. Intendo dire se sei una di noi. Come noi. Perché se tu lo fossi, daresti a tutti noi una grande speranza”

-“That did it”.

Così la famosa terapeuta e ricercatrice americana ha svelato la sua storia in pubblico lo scorso Dicembre di fronte a un’audience di amici, familiari e dottori, presso l’Institute of Living, dove lei stessa era stata ricoverata e trattata per la prima volta all’età di 17 anni per estremo ritiro sociale (articolo completo sul New York Times, clicca qui).

Per la presenza di sintomi psicotici i medici la diagnosticarono come schizofrenica. I due anni in cui la allora adolescente Linehan passò alla clinica psichiatrica sono descritti come i più duri, disturbati e isolati di tutta la sua malattia. Tentando di farsi del male in ogni modo, fu messa in una stanza isolata, con solo l’indispensabile per dormire e una piccola finestra. Ma per lei il desiderio di morire e farsi del male si faceva sempre più profondo. Così iniziò a fare l’unica cosa che riusciva: sbattere la testa contro il muro, poi sul pavimento. Forte.

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-“La mia intera esperienza di tali episodi era che qualcun altro stava facendo tutto ciò. Era un po’ come -lo so che stai arrivando, sono fuori controllo, qualcuno mi aiuti: dov’è Dio? -Mi sentivo completamente vuota, come l’uomo di latta: non avevo alcun modo di comunicare ciò che mi stava capitando, nessun modo di capirlo”.

-“Onestamente, in quel periodo non realizzavo che stavo combattendo contro me stessa. Ma è probabilmente vero che ho sviluppato una terapia che fornisce ciò di cui io ho avuto bisogno per molti anni e che non ho mai ricevuto”.

La dott.ssa Marsha Linehan, attualmente professore di psicologia, psichiatria e scienze del comportamento all’Università di Washington, si è specializzata nel trattamento dei pazienti con disturbo di personalità Borderline, diagnosi che essa stessa si è data retrospettivamente. Come mai allora la discrepanza con la diagnosi dell’adolescenza? È verosimile che Marsha Linehan abbia avuto degli episodi psicotici, motivo per cui era stata fatta rientrare nella diagnosi originaria. Ma oggi sappiamo che anche pazienti con BPD possono, sotto particolare stress, presentare episodi psicotici – fenomeni che in questi casi rimangono transitori e non cronicizzano come invece accade nei casi di schizofrenia. Inoltre, il BPD non è entrato nella classificazione dei disturbi mentali fino al 1980, con l’uscita del DSM III, molto dopo la prima ospedalizzazione della Lineahn.

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Il Disturbo Borderline di Personalità copre uno spettro molto vasti di sintomi (ben 9 sono i criteri citati per la diagnosi nel DSM IV) e il concetto nosografico di BPD si muove lungo gli assi del disturbo dell’identità e delle relazioni, del discontrollo degli impulsi e della disregolazione affettiva (Dimaggio, Semerari, 2011). Il disturbo Borderline di personalità è una patologia estremamente invalidante, essenzialmente cronico e che può implicare comportamenti autolesivi. La diagnosi di BPD è delicata e ancora oggi molti pazienti non ricevono la diagnosi corretta; ad esempio, i cambi repentini di umore, l’instabilità e l’impulsività possono essere scambiati come caratteristiche del disturbo bipolare.

Quella di disturbo Borderline di personalità è forse una delle diagnosi più stigmatizzate di sempre. Basti pensare che fino a non molto tempo fa – e forse ancora adesso in alcune sette religiose – si pensava che questo tipo di persone fosse posseduta dal demonio, e quindi veniva trattata con l’esorcismo.

 

Da questo punto di vista, la self-disclosure della Linehan va letta come un modo per de-stigmatizzare la malattia mentale e per sottolineare che chi ha una diagnosi di questo tipo non deve necessariamente vedere davanti a sé una vita povera e dolorosa. D’altra parte, pensarsi come vittime non fa altro che alimentarne il senso e sgretolare ciò che può motivare queste persone a iniziare un trattamento: la speranza.

DEFINIZIONE DI STIGMA SU PSICOPEDIA

Studi di follow-up hanno dimostrato che pazienti diagnosticati con BPD tendono a migliorare negli anni e i sintomi ad affievolirsi, soprattutto per chi si è sottoposto, oltre a trattamento farmacologico, a una psicoterapia. Questo è probabilmente quello che è successo anche a Marsha Linehan: tempo e maturazione.

But, as Dr. Linehan herself admits, she still, to this day, struggles with her demons at times. Thankfully, she got to the point in her life where she was no longer so destructively driven or possessed by her inner demons, learning to cohabitate with them creatively. Or as Jung might put it, she, like all of us, may still have her demons (complexes), but they no longer have her. At least, not most of the time (Stephen Diamond, 2011).

 

 

BIBLIOGRAFIA: 

Il contenuto di questo articolo è stato liberamente tratto e tradotto dai seguenti siti web:

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