Un recente studio di Marino e colleghi (2023) ha voluto verificare il ruolo del pensiero desiderante e del craving in comportamenti legati all’utilizzo problematico e disfunzionale della pornografia online in uomini e donne adulte.
Con il termine cyberporn o pornografia su Internet si fa riferimento all’utilizzo di Internet per qualsiasi attività (testo, audio, video, etc) che implichi la sessualità (Cooper, Morahan-Martin, Mathy, & Maheu, 2002).
La disponibilità di un ampio accesso pubblico al World Wide Web ha portato all’immediatezza nell’accesso della pornografia online. La pornografia online è un fenomeno estremamente diffuso, secondo alcuni studi con la prevalenza del 96.6 % degli uomini e del 77.7 % delle donne (Li & Zheng, 2017). Tuttavia, in letteratura sono presenti contributi che evidenziano alcune preoccupazioni riguardo alle conseguenze negative di un uso eccessivo, patologico e disfunzionale del cyberporn (Duffy, Dawson, & Das Nair, 2016; Keane, 2016)
Cyberporn: si può parlare di dipendenza dalla pornografia online?
Tra le diverse concettualizzazioni, alcuni ricercatori definiscono l’“uso problematico della pornografia online” come una forma di dipendenza comportamentale ( Meerkerk, Van Den Eijnden, & Garretsen, 2006). In linea con tale definizione, un’ampia varietà di studi ha evidenziato una serie di similarità tra l’utilizzo problematico della pornografia online e i disturbi legati alle varie forme di dipendenza e all’abuso di sostanze, in termini di meccanismi neurobiologici, cognitivi e comportamentali. Ad esempio, tra questi meccanismi si possono annoverare la compulsione a raggiungere un obiettivo/stato fortemente desiderato, la percezione della perdita di controllo, la ripetizione reiterata di comportamenti disfunzionali nonostante la consapevolezza delle conseguenze negative, il craving.
Prendendo in considerazione il modello I-PACE (Brandtner et al., 2021), è quindi plausibile ipotizzare che variabili quali il pensiero desiderante (Caselli & Spada, 2010) e il craving possano essere strettamente correlate al fenomeno dell’uso problematico della pornografia online.
Pensiero desiderante e craving
Cos’è il pensiero desiderante?
Il pensiero desiderante è una forma di elaborazione cognitiva volontaria di informazioni riguardanti oggetti e attività piacevoli e positive che avviene a due livelli interagenti (Caselli & Spada, 2010):
- Verbal Perseveration: pensieri ripetitivi e automotivanti circa il bisogno di ottenere l’oggetto o di svolgere l’attività (es: devo farlo al più presto, ho bisogno di un bicchiere, devo provare a usare quella macchinetta)
- Imaginal Prefiguration: immagini mentali multisensoriali dell’oggetto o attività desiderata e del contesto in cui l’individuo lo può realizzare o lo ha realizzato in passato (es: immagino il sapore del fumo nella bocca, mi immagino tutto ciò che ho dentro al frigorifero).
Gli studi non solo mostrano che il pensiero desiderante risulta eccessivo in molti individui con problemi di controllo degli impulsi, ma sostengono che abbia caratteristiche trasversali e indipendenti dalla natura dell’oggetto del desiderio (cibo, alcool, fumo, gioco d’azzardo, attività sessuale ecc…). Questi risultati suggeriscono che certe modalità di usare il pensiero rispetto ai desideri (quelle appunto identificate dal pensiero desiderante) possono influire sull’intensità degli impulsi e sulle capacità di autocontrollo.
Il pensiero desiderante quindi sembra essere un processo transdiagnostico implicato in diversi contesti esperienziali e svariati target (Caselli & Spada, 2010). Come dimostrato anche da recenti metanalisi e review sistematiche, si evidenzia infatti l’associazione tra pensiero desiderante e diverse tipologie di dipendenze (alcol, nicotina, uso probelmatico di internet e gambling) (Mansueto et al., 2019).
Inoltre, secondo il modello I-Pace (Brandtner et al., 2021) vi sarebbe una relazione bidirezionale tra alcune metacredenze e il pensiero desiderante. In particolare, uno studio già pubblicato (Allen, Kannis-Dymand, & Katsikitis, 2017) sull’uso problematico della pornografia online, oltre a confermare il ruolo centrale del craving e del pensiero desiderante, ha dimostrato che specifiche metacredenze positive sul pensiero desiderante (ad esempio, l’utilità del pensiero desiderante come distrattore da stati emotivi negativi) attivate da trigger ambientali, influenzerebbero il pensiero desiderante, determinando quindi un’escalation del craving.
Cosa si intende per craving?
Il craving è descritto come un’esperienza soggettiva che motiva gli individui a cercare e raggiungere un oggetto o praticare un’attività (target) allo scopo di ottenere certi effetti (Marlatt, 1987). Per molti autori è considerato il cuore delle dipendenze patologiche e il processo nucleare che guida verso la perdita di controllo del proprio comportamento.
Quale rapporto tra craving e pensiero desiderante?
Secondo gli assunti alla base del modello I-PACE (Brandtner et al., 2021), il pensiero desiderante e il craving sarebbero due costrutti distinti ma interconnessi implicati nello sviluppo di risposte affettivo-cognitivo-comportamentali attivate di fronte alla percezione di stimoli trigger interni o esterni. In tal senso, quando un individuo si ritrova ingaggiato nel pensiero desiderante come meccanismo di coping disfunzionale associato a un aumento del craving e a un discontrollo comportamentale, è probabile che insorgano pattern comportamentali legati a un utilizzo problematico della pornografia online. Sempre uno studio di Brandtner and Brand (2021) ha dimostrato che maggiori livelli di reattività emotiva negativa erano significativamente correlati a un aumento del pensiero desiderante, che a suo volta prediceva un aumento del craving per il cyberporn.
Pensiero desiderante e craving nel cyberporn
Un recente studio di Marino e colleghi (2023) ha voluto verificare il ruolo del pensiero desiderante e del craving in comportamenti legati all’utilizzo problematico e disfunzionale della pornografia su Internet in uomini e donne adulte. In particolare, lo studio ha esaminato il ruolo di due componenti del pensiero desiderante (imaginal prefiguration e verbal perseveration) e del craving nell’utilizzo problematico del cyberporn. Inoltre, lo studio ha avuto l’obiettivo di verificare le differenze di genere nel meccanismo sottostante la relazione tra il pensiero desiderante e l’uso problematico della pornografia online.
Per la realizzazione della ricerca sono stati reclutati 414 soggetti italiani adulti (età media = 27.55 anni, d.s.= 6.13; range di età = 18–58), di cui il 53.6 % erano uomini. I partecipanti hanno compilato una survey online finalizzata all’ assesment di diverse variabili:
- l’utilizzo problematico della pornografia online,
- il craving per la pornografia,
- il pensiero desiderante,
- l’utilizzo problematico di Internet.
In particolare, sono stati utilizzati i seguenti strumenti self-report: la versione italiana del Cyber Pornography Addiction Test (CYPAT), il Pornography Craving Questionnaire (PCQ-12), il Desire Thinking Questionnaire e il Generalized Problematic Internet Use Scale-2.
I risultati dello studio hanno evidenziato che una delle componenti del pensiero desiderante, e in particolare la componente immaginativa (“Imaginal prefiguration”) era correlata al craving per la fruizione della pornografia online, che a sua volta era associato alla perseverazione verbale come antecedente prossimale dell’uso problematico della pornografia online. Tale associazione si è dimostrata significativa indipendentemente dall’età, dallo status relazionale e dall’uso problematico di internet.
Sembrerebbe quindi che la componente immaginativa agisca nell’innescare l’anticipazione delle sensazioni che la persona proverebbe fruendo la pornografia online e che possa quindi contribuire all’escalation del craving per l’accesso ai contenuti di cyberporn. Tale impulso, accanto alla prefigurazione immaginativa sopra descritta, con elevate probabilità porta a sua volta all’ingaggio nella perseverazione ripetitiva verbale (la seconda componente del pensiero desiderante) riguardo all’impellente necessità di fruire di contenuti pornografici online. Di conseguenza vi sarebbe un aumentato rischio di utilizzo problematico della pornografia online, con la percezione di discontrollo e conseguenze negative nelle quotidianità.
Un secondo e interessante obiettivo dello studio era verificare se esistessero differenze di genere in merito al ruolo del pensiero desiderante e del craving nell’uso problematico della pornografia online. Dai risultati è emersa una differenza significativa nell’associazione tra la componente di reiterazione verbale del pensiero desiderante e l’uso problematico della pornografia online: tale correlazione appare non significava statisticamente e minore nel campione delle donne se confrontato con il campione degli uomini. Inoltre, solo tra gli uomini è stata riscontrata una correlazione positiva tra uso problematico di Internet e uso problematico della pornografia.
In generale, dai dati dello studio è emerso che le donne hanno mostrato minori livelli di uso problematico della pornografia online rispetto agli uomini. Il fatto che la relazione tra la componente Verbal perseveration del pensiero desiderante e uso problematico della pornografia online sia significativo solo per gli uomini del campione considerato riflette la dinamica per cui generalmente tale componente verbale del desire thinking tende ad aumentare in presenza di pattern disfunzionali patologici nell’attività desiderata, mentre la componente immaginativa del pensiero desiderante è attiva anche in soggetti con bassi livelli di problematicità d’uso (Caselli & Spada, 2015). Inoltre, una ulteriore possibile spiegazione può essere legata agli stereotipi di genere e a una maggiore desiderabilità sociale nel sottocampione femminile che tenderebbe quindi a sottostimare l’esposizione e il consumo di pornografia online per rispondere alle aspettative sociali.
In conclusione, i dati dello studio forniscono supporto empirico al ruolo specifico del pensiero desiderante, nelle sue differenti componenti, nell’uso problematico della pornografia online evidenziando anche risultati interessanti in termini di differenze di genere.