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L’attesa. Il percorso emotivo della gravidanza. di A. Pellai (2013) – Recensione

L'attesa. di Alberto Pellai (2013) - Recensione - Attendere è un’attività umana complessa e tutt’altro che passiva, quasi una forma d’arte...

Di Gaspare Palmieri

Pubblicato il 04 Set. 2013

Recensione del Libro:

L’ attesa. Il percorso emotivo della gravidanza

(2013)

di Alberto Pellai

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L'attesa, il percorso emotivo della gravidanza“Io so aspettare, so pensare, so digiunare” diceva il Siddartha di Herman Hesse. Attendere è un’attività umana complessa e tutt’altro che passiva, quasi una forma d’arte, soprattutto se si tratta dell’attesa di una nuova vita.

 

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L’idea che un uomo, seppure esperto della materia, possa raccontare il percorso emotivo di una gravidanza, è come per una donna raccontare il servizio di leva (quando era obbligatorio e l’esercito era solo maschile). L’autore è consapevole della difficoltà e al contempo della sfida empatica che ha deciso di affrontare.

Come maschio mi sono trovato a sforzarmi in una doppia immedesimazione, in un collega che si immedesima in una donna in attesa. Non è stato facile.

Il libro emana confidenza fin dal formato, un libricino piccolo piccolo, come un diario, con l’elastico a chiusura come le moleskine.

Fa parte infatti della collana Passaggi di Erickson, che comprende libri di Narrativa Psicologicamente Orientata, libri per capirsi e libri che ti capiscono, non solo da leggere, ma da utilizzare in modo interattivo.

Facebook & Mamme Moderne: Vi presento il mio bambino!. - Immagine: © Dmitriy Melnikov - Fotolia.com
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Alla fine del volumetto, c’è infatti uno spazio per scrivere le riflessioni stimolate dal racconto, come utile esercizio di auto narrazione. Per rendere più rilassante ed evocativa la lettura, o forse per iniziare ad abituarsi ai libri per bambini, ci sono anche le illustrazioni.

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Il libro descrive il percorso emotivo della gravidanza di una coppia modello (Mulino Bianco?), che vive i nove mesi in modo fiabesco e idilliaco. D’accordo, qualche sfumata preoccupazione emerge dal racconto: c’è la paura della donna di faticare ad accettare le metamorfosi fisiche (titolo del capitolo: Il mio corpo che cambia, come la canzone dei Litfiba), il lieve timore di essere un bravo genitore, un fuggevole pensiero al fatto che il bimbo possa non essere sano. Per fortuna a un certo punto compare un incubo della mamma, che crea un po’ di azione.

La retorica abbonda in frasi tipo: lasciavo che il mio corpo diventasse oceano in cui tu facevi rollare la nave del tuo desiderio (sì dice proprio rollare), io sarò per te la mamma più bella del mondo (dlin-dlin-dlin…suono di carillon), etc.

Le reazioni paterne sono forse più realistiche: c’è il bisogno di immaginare il bambino studiando scrupolosamente le immagini delle ecografie, c’è la preparazione della cameretta che rende più concreta l’attesa, c’è la preoccupazione quando la compagna resta da sola.

Come dice anche la sessuologa Alessandra Graziottin nella prefazione “purtroppo la gravidanza non è sempre così tenera, voluta o assaporata, né così condivisa dalla coppia”.

Forse la mia deformazione professionale fatica a pensare a un percorso così lineare come quello descritto nel libro, ma in realtà c’è da augurarsi che la maggior parte delle gravidanze si avvicinino il più possibile a quella descritta dall’autore.

Da notare a pagina 73 un piccolo refuso di stampa. Lei dice “Mi avvicino allo sportello e consegno l’avviso di giacenza, come fossi in uno stato di trans” (immagino intendesse trance). L’identificazione nel sesso opposto può generare simpatici lapsus…

 

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