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Atleti a 90 anni: come funziona il cervello?

L'atleta novantenne Olga Kotelko è stata sottoposta a diversi test cognitivi e il suo cervello è stato confrontato con quello di altri anziani di controllo

Di Linda Confalonieri

Pubblicato il 08 Set. 2015

Come funziona il cervello di un’atleta novantenne?

Olga Kotelko aveva novantatre anni, era canadese e collezionò più di 30 record mondiali –per categoria di età- di atletica leggera. Deceduta nel 2014, nel 2012 si sottopose a scopo di ricerca a una serie di esperimenti per far analizzare il proprio funzionamento cerebrale presso il Beckman Institute for Advanced Science and Technology della University. La storia di Olga non è ordinaria: inizia la carriera atletica decisamente tardi, una volta in pensione, dai 65 anni: vinse 750 medaglie d’oro in svariate specialità di atletica leggera tra cui 100 e 200 metri, salto in lungo, salto in alto.

Decisamente un soggetto da single-case study per i neuroscienziati che hanno anche avuto difficoltà nel mettere insieme un campione di controllo di soggetti novantenni parimenti in salute, seppur non campioni di atletica.

In una lunga giornata di laboratorio, l’atleta novantenne si sottopose a diversi test cognitivi, a uno scan di risonanza magnetica e a test cardiorespiratori: si dichiarò per nulla stanca al termine della giornata di analisi. Il gruppo di controllo, costituito da donne di età tra i 70-85 anni in buona salute ma con stile di vita sedentario, è stato sottoposto alle medesime prove e test.

In letteratura è generalmente condiviso che con l’aumento dell’età vi siano vere e proprie modificazioni strutturali dell’encefalo: il cervello tende a ritirarsi, compaiono spazi pieni di liquido tra il cervello e il cranio, i ventricoli si allargano, la corteccia tende ad assottigliarsi, l’ippocampo (area fondamentale per la memoria) si rimpicciolisce e la materia bianca tende a perdere la propria integrità strutturale e funzionale.

Alcuni studi hanno dimostrato che una regolare attività fisica aerobica può migliorare le prestazioni cognitive e la funzionalità cerebrale, in parte agendo anche sulle modificazioni strutturali e rallentando, per esempio il processo di riduzione dell’ippocampo.

Dunque il cervello di Olga Kotelko può dare utili spunti per comprendere gli effetti dell’attività sportiva agonistica, per di più iniziata in tarda età: anzitutto il cervello di Olga in generale non appare significativamente ridotto nelle sue dimensioni, e i ventricoli non risultano ingranditi, anche se i segni dell’invecchiamento si rilevano nella materia bianca, che seppur perfettamente integra, presenta delle iperintensità, segnali tipici nel gruppo di età superiore ai 65 anni: i ricercatori sono stati colpiti in particolare dalla ottima integrità –paragonabile a quella di soggetti giovani- dei tratti di materia bianca nella regione del corpo calloso che connette l’emisfero destro con il sinistro.

Le dimensioni dell’ippocampo, seppur inferiori rispetto a quelle dei soggetti più giovani, si sono rivelate maggiori rispetto alle dimensioni attese e solitamente riscontrate per i novantenni.
Anche nei test cognitivi l’atleta novantenne ottenne performaces significativamente migliori rispetto al gruppo di controllo, con minori tempi di reazione e in particolare nei test mnestici.

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Linda Confalonieri
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Redattrice di State of Mind

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