Recensione del libro:
Dal malessere al benessere
Attraverso e oltre la psicoterapia
di R. Lorenzini e A. Scarinci
Il libro di Lorenzini e Scarinci “Dal malessere al benessere” si occupa di quelle forme di malessere psicologico che non sono classificabili attraverso le tradizionali categorie diagnostiche ma che il paziente porta come motivazione ad intraprendere una terapia.
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Nella prima parte del volume gli autori individuano cinque caratteristiche del funzionamento mentale – incremento della conoscenza del mondo a scopo previsionale, incremento della conoscenza di sé, capacità di utilizzare le risorse e il tempo, principio di efficacia personale, attivazione di schemi corporei-affettivi finalizzati alla conoscenza procedurale – che vengono ostacolate da processi di ragionamento il più delle volte inconsapevoli.
Alcuni esempi di tali procedure sono: il conflitto tra scelte alternative tese a raggiungere lo stesso scopo; la sovrastima delle possibilità di successo delle proprie azioni e le ripercussioni emotive derivanti dall’insuccesso; la fiducia nello sviluppo costante di ciò che si è acquisito e la conseguente sofferenza emotiva sperimentata nelle fasi di involuzione; l’incapacità di abbandonare scopi impossibili o inutili; la convinzione che l’impegno sia direttamente proporzionale ai risultati; l’incapacità di attribuirsi un intrinseco valore e un diritto a esistere; la tendenza a restringere il proprio campo d’azione ad un’unica attività o scopo, fallito il quale si genera la sofferenza; la certezza che il pensiero sia sufficiente a modificare il corso dell’esperienza; la tendenza a evitare esiti indesiderati piuttosto che a perseguire esiti gratificanti; la procrastinazione.
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Scarinci e Lorenzini fanno notare che queste procedure disfunzionali causano un fallimento degli scopi cui segue il fallimento del meta-scopo di essere efficaci nel perseguire gli scopi, e il terzo passaggio è la tristezza provocata dalla percezione di non essere riusciti a costruire la propria felicità.
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La seconda parte del libro si pone un obiettivo audace, ossia quello di provare a definire in maniera oggettiva cosa si intenda per benessere psicologico, proponendo una corposa rassegna dei principali strumenti per misurarlo. Questo strizza un po’ l’occhio alla pretesa squisitamente moderna di poter in qualche modo quantificare tutto, anche stati d’animo che sfuggono alle definizioni come la felicità e il benessere. L’idea tuttavia non è del tutto nuova: in Bhutan, piccolo paese dell’Himalaya, è stato addirittura elaborato un complesso indicatore che misura non la ricchezza del paese, bensì la felicità dei suoi abitanti.
Felicità Interna Lorda al posto del Prodotto Interno Lordo, insomma. Certo, tra i criteri che vengono misurati c’è anche il benessere economico, non che in Bhutan si viva di solo spirito; ma sembra ormai assodato che il benessere globale della persona non possa coincidere soltanto con la ricchezza e con l’acquisizione di beni materiali. Aderendo a quest’ottica di felicità multifattoriale, gli autori propongono la versione definitiva della Scala di Valutazione del Benessere, composta da cinque scale principali tra cui compare, relativamente snobbata dagli altri strumenti, la dimensione della trascendenza.
In una riflessione che vuole essere laica è comprensibile che trovino poco spazio i riferimenti all’aldilà e alla vita eterna, che pur per tanto tempo hanno avuto (e hanno tuttora, per chi ci crede) un ruolo cruciale nel medicare gli animi affranti e nel favorire l’accettazione e una certa serenità rassegnata. Tuttavia all’incredulità sempre più diffusa che dopo la morte ci sia qualcos’altro corrisponde necessariamente un drastico spostamento di prospettiva, che colloca gli indicatori del benessere psicologico nel qui ed ora: essere consapevoli di se stessi, godere di buona salute, avere buone relazioni interpersonali, essere autonomi e con un buon controllo sul proprio ambiente, poter accedere ad una buona istruzione e avere uno scopo da raggiungere nella vita.
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Con questi presupposti, poco importa se risorgeremo. Eppure, secondo gli autori, anche questa tendenza post-moderna a non concepire la trascendenza porta in sé un carico di angoscia e insoddisfazione, legate al senso di precarietà, di urgenza e di mancanza di senso che l’idea di una morte senza appello implica.
Nella terza parte viene descritto l’intervento per il benessere (IPB); citando gli autori, “la persona va guidata a una definizione di sé in termini di piano esistenziale che si articola in una serie di obiettivi all’interno di un quadro di riferimento delineato dalla ricerca di senso, di relazioni piene e armoniche, di un incremento di consapevolezza e accettazione di ciò che è realizzabile in una dimensione trascendente” (p. 156).
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Funzione principale della terapia è dunque aiutare il paziente a definire scopi realistici, a non vincolare la percezione globale del proprio valore al raggiungimento di singoli scopi e ad utilizzare il tempo, la gradualità dell’esperienza, le proprie risorse finalmente liberate dall’urgenza di controllare e determinare il successo.
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BIBLIOGRAFIA:
- Lorenzini R., Scarinci A. (2013) Dal malessere al benessere. Attraverso e oltre la psicoterapia. Franco Angeli. Milano