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Il rimuginio è una forma di pensiero ciclico, negativo e ricorrente. Il rimuginio è in azione quando rimaniamo chiusi nei nostri pensieri negativi e immaginiamo continuamente situazioni negative che potrebbero accadere in futuro, soprattutto in condizioni di incertezza. Il rimuginio è un sintomo centrale soprattutto nei disturbi d’ansia (Sassaroli, Lorenzini, Ruggiero, 2006) ma anche nella depressione e nei disturbi alimentari (Sassaroli & Ruggiero, 2012). La psicoterapia cognitiva studia come imparare a regolare e gestire il proprio pensiero.
A volte possiamo avere l’impressione di non essere capaci di controllare il rimuginio. Ci investe e parte prima che ce ne rendiamo conto e a quel punto proviamo a non pensarci, a distrarci, ma al massimo ci abbandona per un po’ e poi ci svegliamo nuovamente che già stiamo ancora ragionando su temi negativi. Ma il rimuginio non avviene involontariamente, certo è un’abitudine, una pessima abitudine, ma è sotto il nostro controllo.
Proviamo a pensare a tutte le volte in cui il rimuginio si è interrotto da una telefonata, da qualche evento che ci ha distratto, o un urgenza improvvisa. Anche una forma di profonda ansia dovuta alle nostre preoccupazioni può essere interrotta se qualcos’altro succede intorno, se magari un nostro amico cade, si fa male e ha bisogno di soccorso.
In quel momento controlliamo il rimuginio, anche se non ce ne accorgiamo. Si tratta di accorgersi e abituarsi a mettere in atto un altro comportamento mentale, allenarlo finché non sarà una nuova abitudine.
Prova a rimuginare su un tuo problema. Adesso.
Non sto scherzando, scegli un tuo problema e prova a pensare a tutto ciò che di negativo potrebbe capitarti. Guarda l’orologio e fallo per almeno 2 minuti, lascialo partire e seguilo.
Adesso lascialo correre ma guardati intorno, cerca gli oggetti rettangolari che riesci a vedere.
Il rimuginio può continuare a scorrere come una radio nella tua testa, lascialo andare, ma cerca i rettangoli nella stanza o nell’ambiente, osservali, prova a trovare quelli che non ti capitano sotto gli occhi a prima vista.
Stai lì e osserva il mondo.
Mentre osservi il mondo, metti il rimuginio da parte. Il mondo non crolla.
Il rimuginio è un po’ come un aquilone, che può volare via ma al quale tu ti tieni ancora aggrappato. Puoi mollare la presa e guardare altrove.
Così tutte le volte che ti trovi legato al rimuginio, prova a guardare il mondo e concentrati su ciò che vedi, senti, tocchi. Molla la presa e guarda altrove.
Questo è il SAR (Situational Attention Refocusing), un accorgimento molto utile per allenarsi a non tenere il rimuginio in primo piano (Wells, 2009). Ma, se l’ansia e lo stress del rimuginio persistono, forse è il caso di una consulenza professionale. Questi sono solo piccoli accorgimenti utili per tutti. Da soli non fanno una cura né una psicoterapia cognitiva.
BIBLIOGRAFIA:
- Sassaroli, S., Lorenzini, R. & Ruggiero, G.M. (2006). Psicoterapia Cognitiva dell’Ansia. Raffaello Cortina Editore
- Sassaroli,S. & Ruggiero, G.M. (2010). I disturbi alimentari. Edizioni Laterza
- Wells, A. (2011). Terapia metacognitiva dei disturbi d’ansia e della depressione. Eclipsi