expand_lessAPRI WIDGET

Buio in Sala 2013 – Il Cinema incontra la Psicoanalisi

BUIO IN SALA

Il Cinema incontra la Psicoanalisi

IX edizione 11/10-22/11 2013

Auditorium Stensen – Firenze

LADOLESCENZA

 

Buio in Sala 2013 - Il Cinema incontra la Psicoanalisi - SPI Firenze Cambiano i tempi, cambiano le culture e le società, cambiano gli adolescenti. Nel complesso più liberi, più scolarizzati, più coccolati, più soli, gli adolescenti non rischiano la vita in guerra ma sulla strada. Non hanno paura del sesso ma del futuro. Raramente sconfinano nella tossicodipendenza e tuttavia fanno largo uso di sostanze. Cambiano gli adolescenti ma l’adolescenza, i suoi dolori, il suo immenso potenziale creativo non sono sempre gli stessi?

Buio in sala 2013 esplora questo mondo attraverso una serie di film ambientati in luoghi e anni diversi: storie universali e al contempo, per i protagonisti, drammaticamente private.

Per questa edizione, il dibattito con lo psicoanalista al termine della proiezione sarà arricchito dal confronto con gli studenti di alcune scuole superiori fiorentine.

Parlare dell’adolescenza insieme agli adolescenti servirà a saperne di più: ad aiutarci a riflettere ma anche a invitarli a riflettersi.

VISUALIZZA LA BROCHURE CON PROGRAMMA

ARTICOLI SU: CINEMAPSICOANALISI 

RUBRICHE: CINEMA & PSICOTERAPIA

ASSOCIAZIONI: PSICOLOGIA FILM FESTIVAL TORINO

Programma:

 

venerdì 11 ottobre – ore 21.00

Noi siamo infinito di Stephen Chbosky (Usa 2012, 103′)

Charlie è un ragazzo timido e insicuro che osserva il mondo tenendosi in disparte. Entrato al liceo, due carismatici studenti dell’ultimo anno, la bella Sam e lo spavaldo fratellastro Patrick, lo portano sotto la loro ala protettrice alla scoperta di amicizia, musica, amore. Allo stesso tempo, il professore di inglese incoraggia il suo talento per la scrittura. Ma un doloroso passato lo tormenta e, quando gli amici si preparano al college, il suo fragile equilibrio inizia a sgretolarsi…

 

Interviene: Roberto Goisis

Psichiatra, psicoanalista, membro ordinario SPI e IPA, esperto IPA analisi adolescenti

 

 

Evento speciale alla presenza degli attori

domenica 13 ottobre – ore 20.30

L’intervallo di Leonardo Di Costanzo (Italia, Svizzera, Germania 2012, 90′)

David di Donatello miglior opera prima 2013

 

Napoli, in un gigantesco ospedale abbandonato, un ragazzo e una ragazza. Tutti e due, per ragioni diverse, prigionieri: la bella Veronica ha fatto uno sgarbo al capocamorra del quartiere, il timido Salvatore è costretto a farle da carceriere. Tra fondamenta allagate e rigogliosa vegetazione incolta, il racconto onesto di una giornata di ‘intervallo’ da una schiacciante quotidianità.

venerdì 18 ottobre – ore 21.00

In un mondo migliore di Susanne Bier (Danimarca, Svezia 2010, 113′)

Oscar miglior film straniero 2011

 

In una cittadina della provincia danese si incontrano due ragazzini che condividono una storia di solitudine e dolore. Tra Christian, pieno di rabbia per la morte della madre, ed Elias, vittima dei bulli d’ordinanza mentre il padre è lontano in campi profughi d’Africa, sboccia una straordinaria amicizia, che rischia però di sconfinare in pericolosa alleanza. Metteranno in gioco la loro stessa vita, costringendo le famiglie a fare i conti con le proprie responsabilità.

Interviene: Massimo Vigna Taglianti

Neuropsichiatra infantile, psicoanalista, membro ordinario SPI e IPA

venerdì 25 ottobre – ore 21.00

Fish Tank di Andrea Arnold (Gran Bretagna, Paesi Bassi 2009, 123′)

Mia ha 15 anni, vive con una madre più ‘adolescente’ di lei, ha un carattere turbolento, nessun amico e l’hip-hop per esprimere sé stessa. Quando in casa arriva Connor, il nuovo amante della madre, sembrano esserci le premesse per la costruzione di un nucleo familiare. Ma tra Connor e Mia si crea un’ambigua tensione che spezzerà il sogno illusorio e porterà la ragazza a fare chiarezza sui propri bisogni.

Interviene: Arianna Luperini

Psicoterapeuta, psicoanalista SPI e IPA

venerdì 8 novembre – ore 21.00

Scialla di Francesco Bruni (Italia 2011, 95′)

Luca, studente svogliato cresciuto senza un padre, prende ripetizioni da Bruno, professore indolente e solitario che ha lasciato l’insegnamento per dedicarsi alla scrittura. Quando la madre di Luca deve lasciare l’Italia per lavoro, i due si trovano costretti a una difficile convivenza, che li porterà a una reciproca scoperta e ridefinizione delle proprie responsabilità. Nei toni leggeri della commedia, una storia che si interroga sul significato del crescere.

Interviene: Giuseppe Saraò

Psichiatra, psicoanalista, membro ordinario SPI e IPA

venerdì 15 novembre – ore 21.00

An Education di Lone Scherfig (Gran Bretagna 2009, 100′)

Nella periferia londinese degli anni Sessanta, Jenny passa le giornate china sui libri, soffocata dalle aspettative dei genitori che la vorrebbero ammessa a Oxford. Impaziente di diventare adulta, sogna però un’eccitante vita da bohémienne a Parigi, che la sottragga a quel frustrante anonimato. In una giornata piovosa come tante, entra in scena David, un pretendente che ha quasi il doppio dei suoi anni e che tuttavia riesce ad affascinare sia la ragazza che i suoi austeri genitori.

 

Interviene: Cristina Saottini

Psicoterapeuta, psicoanalista, membro ordinario SPI e IPA, giudice onorario del Tribunale dei Minori di Milano, esperta in adolescenza e in gruppi

 

venerdì 22 novembre – ore 21.00

L’onda di Dennis Gansel (Germania 2008, 101′)

Germania, oggi. Il professor Rainer Wenger vuole mostrare ai suoi studenti come funzionano i totalitarismi. Inizia così un gioco di ruolo dalle tragiche conseguenze: quella che era cominciata come un’innocua esercitazione si trasforma in un vero e proprio movimento, L’onda. Quando il conflitto esplode in tutta la sua violenza durante una partita di pallanuoto, l’insegnante decide di interrompere l’esperimento. Ma è ormai troppo tardi: la logica di gruppo ha preso il sopravvento.

 

Interviene: Giovanni Foresti

Psichiatra, psicoanalista e consulente organizzativo, membro ordinario SPI e IPA, socio IL NODO group (Torino) e OPUS (Londra)

 

 

Dove:

Tutti gli spettacoli all’AUDITORIUM STENSEN

Viale Don Minzoni 25/C, Firenze

 

Ingresso:

Intero: € 6,00

Ridotto (studenti e soci CPF): € 4,50

Abbonamento: € 30,00

 

ARTICOLI SU: CINEMAPSICOANALISI 

RUBRICHE: CINEMA & PSICOTERAPIA

ASSOCIAZIONI: PSICOLOGIA FILM FESTIVAL TORINO

BROCHURE CON PROGRAMMA COMPLETO

La terapia di Coppia in Psicoterapia Cognitiva

Marianna Trezza

 

La terapia di coppia in psicoterapia cognitiva . - Immagine: ©-hypnocreative-Fotolia.com_.jpgLo scopo della terapia cognitiva per la coppia è rendere chiaro il modo di pensare e comunicare dei partner per evitare, innanzitutto, le interpretazioni sbagliate.

AMORE E RELAZIONI SENTIMENTALI TERAPIA DI COPPIA
PSICOTERAPIA COGNITIVALINGUAGGIO E COMUNICAZIONE

Il termine cognitivo si riferisce al modo in cui gli esseri umani formulano giudizi, prendono decisioni, interpretano le azioni altrui correttamente o scorrettamente.

La rivoluzione cognitiva negli ultimi tempi ha gettato nuova luce sul modo in cui usiamo l’intelletto sia per risolvere i problemi che per crearli o addirittura aggravarli.

È il modo in cui pensiamo che genera il nostro comportamento e i suoi risultati.

Quando sbagliamo nel giudicare o nel comunicare arrechiamo sofferenza sia a noi stessi che al nostro compagno/a subendo a nostra volta dolorose ritorsioni.

Per sbrogliare questo groviglio di pensieri bisogna accedere a una forma di ragionamento superiore che si usa sempre quando ci accorgiamo di aver commesso un errore e vogliamo correggerlo (Beck,1988).

Ma nei rapporti intimi, nei quali ha un’importanza il pensiero chiaro e la correzione degli errori, è carente proprio la capacità di rettificare e riconoscere i giudizi sbagliati che si danno del partner. Inoltre, anche quando si crede di parlare lo stesso linguaggio ciò che dice l’uno e sente l’altro sono spesso due cose completamente diverse. Il difetto della comunicazione causa e poi aggrava molte delle frustrazioni e delle delusioni delle coppie.

Le frequenti interpretazioni errate e la rabbia reciproca che ne consegue finiscono con il minare le basi del rapporto fino a creare una situazione irreversibile. Solo se le persone se ne rendono conto e riescono ad arginare i danni prima che sia troppo tardi si può bloccare la tempesta.

Lo scopo della terapia cognitiva è rendere chiaro il modo di pensare e comunicare dei partner per evitare, innanzitutto, le interpretazioni sbagliate.

Le coppie credono spesso, inizialmente, che il proprio rapporto sia “diverso” rispetto a quello di altri, ma prima o poi si imbattono nella difficoltà ad affrontare i problemi e i conflitti che si accumulano giorno per giorno.

In questi casi, si inizia ad avvertire un crescente senso di irrequietezza, frustrazione e dolore spesso senza sapere dove risiede il problema.

Quando poi subentra la delusione, la scarsa comunicazione e l’incomprensione si comincia a pensare che stare insieme sia un errore.

 Le coppie impegnate in un legame duraturo si creano certe reciproche aspettative. L’intensità della relazione alimenta desideri di amore, lealtà e appoggio incondizionati e proprio per tutto ciò sono portati ad interpretare erroneamente le azioni e i significati dell’altro.

Di fronte ad un conflitto dovuto ad una comunicazione carente il più delle volte tendono ad incolparsi a vicenda, invece di considerarlo come un problema che può essere risolto.

Con l’insorgere di difficoltà, con il proliferare delle ostilità e dei fraintendimenti si perdono di vista tutte le qualità positive dell’altro fino a mettere in discussione il rapporto precludendosi l’opportunità di sbrogliare i nodi che stravolgono il proprio giudizio.

Nell’ultimo decennio, con la diffusione degli approcci cognitivi, ci si è orientati anche alla risoluzione delle problematiche coniugali. Fra coloro che se ne sono occupati spiccano Aaron A. Beck e il suo Centro della Pennsylvania ma anche Norman Epstein, Jim Pretzer e Barbara Flemig con le loro ricerche  e nell’applicare le loro conclusioni ai trattamenti clinici. Altri pionieri sono stati J. Abrahms, David Burns, Frank Dattilio, S. Hausner, S. Joseph, Chris Padesky e Creig Wiese.

La terapia cognitiva ha individuato nelle persone con problemi di coppia uno schema di pensiero comune. Quando i partner sono frustrati nelle loro aspettative sono inclini a giungere immediatamente a conclusioni negative.

Con una modalità tipica della lettura del pensiero il partner deluso incrimina subito l’altro. Di contro, l’altro, offeso, può attaccare o ritirarsi generando una reazione a catena. Così si instaura un circolo vizioso di attacco e ritorsione.

La terapia cognitiva ha mostrato che i coniugi possono imparare ad essere più ragionevoli adottando un atteggiamento di minor sicurezza di sé e di una maggiore umiltà rispetto alla lettura del pensiero dell’altro. Insegnando ai partner a considerare ipotesi alternative alle loro conclusioni negative.

 

ARTICOLO CONSIGLIATO:

STRINGIMI FORTE – SETTE PASSI PER UNA VITA PIENA D’AMORE – RECENSIONE

LEGGI ANCHE:

AMORE E RELAZIONI SENTIMENTALI PSICOTERAPIA COGNITIVALINGUAGGIO E COMUNICAZIONE – TERAPIA DI COPPIA

BIBLIOGRAFIA:

 

L’Ossessivo Furio in Bianco, Rosso e Verdone. Cinema & Psicoterapia nr.9

RUBRICA CINEMA & PSICOTERAPIA  #09

Bianco, Rosso e Verdone (1981)

Proposte di visione e lettura (CorattiLorenziniScarinciSegre, 2012)

Bianco Rosso e Verdone - LocandinaL’ossessivo-compulsivo per conquistare il paradiso rende la vita delle persone vicine un inferno. E Furio recita alla “perfezione” il ruolo.

Info

Film diretto ed interpretato da Carlo Verdone. Italia 1981. Commedia.

Trama

Il film è articolato in tre episodi. Spunto per la trama del film è una tornata elettorale. I protagonisti si mettono in viaggio per rispondere al loro diritto/dovere di elettori. Durante il viaggio si rivelano aspetti grot­teschi, punteggiati da gag esilaranti. L’episodio che viene considerato è quello che vede protagonista Furio Zoccaro.

Pignolo, opprime la giovane moglie ed i figli Antongiulio e Antonluca con una serie di pedanti e rigide richieste. Programma il viag­gio in maniera puntuale, calcolando, senza possibilità di errore, i mini­mi particolari. La moglie esasperata si allontana da lui in modo quasi romanzesco. Personaggi simili sono stati riproposti da Verdone in altri film Viaggi di nozze e Grande, grosso e Verdone.

Motivi di interesse

L’ossessivo-compulsivo per conquistare il paradiso rende la vita delle persone vicine un inferno. E Furio recita alla “perfezione” il ruolo.

Telefona all’ACI per calcolare il tempo di percorrenza, si ferma con minuziosa puntualità a fare rifornimento per non rovinare la tabella di marcia, mettendo a serio rischio le vesciche della moglie e dei figli. In sostanza ordine, perfezionismo, controllo mentale e interpersonale rap­presentano gli elementi pervasivi del quadro clinico del nostro prota­gonista. Rigido e testardo nel richiedere alla moglie e ai figli una serie di scrupolosi comportamenti che soddisfano i suoi standard è molto attento ai dettagli, e all’organizzazione, ma finisce per perdere gli scopi importanti, infatti perde la moglie che esasperata scappa con un altro uomo.

Indicazioni per l’utilizzo

Il film presenta il disturbo di personalità ossessivo compulsivo con chiarezza ed immediatezza. Può essere un ottimo trampolino di lancio per la scoperta di sé e per accelerare la comprensione dei propri temi problematici. Consente di discutere con il paziente sulle conseguenze dei comportamenti disfunzionali e di stimolare l’autoriflessività. Ottimo per fini didattici.

Un breve estratto dal film con il personaggio Furio:

 

LEGGI ANCHE: 

RECENSIONI – CINEMA DISTURBO OSSESSIVO DI PERSSONALITA’ CONTROLLO

 

BIBLIOGRAFIA:

 

 

La fobia dei fori e il polpo ad anelli blu

– FLASH NEWS-

Rassegna Stampa - State of Mind - Il Giornale delle Scienze Psicologiche

Con il termine tripofobia si intende una paura eccessiva e irrazionale dei fori: non riconosciuta dai vari sistemi diagnostici internazionali è comunemente caratterizzata dalla fobia dei fori che si manifesta per esempio alla vista di oggetti o piante con piccoli buchi ravvicinati.

Geoff Cole e Arnold Wilkins dell’Università di Essex si stanno occupando in termini di ricerca di questo bizzarro fenomeno fobico.

Forse perché lo stesso Cole ne soffriva è iniziato l’interesse scientifico tripofobico.

In particolare un recente studio pubblicato su Psychological Science suggerisce che la tripofobia può verificarsi a seguito di una specifica caratteristica visiva dell’oggetto ansiogeno.

Hapalochlaena lunulata. - Immagine: Wikipedia
Hapalochlaena lunulata.

Anzitutto un dato diagnostico: all’interno del campione reclutato il 16% dei soggetti ha riportato reazioni tripofobiche alla vista di immagini di piante, animali o oggetti con piccoli fori.

Confontando 76 immagini di stimoli tripofobici con 76 immagini di controllo i ricercatori hanno identificato che una specifica caratteristica visiva accomunava gli stimoli tripofobici, come se i fori percettivamente andassero a costituire delle strisce. Ma perché vi sarebbero queste reazioni fobiche?

Tra gli stimoli tripofobici troviamo anche molti animali letali per l’uomo, ad esempio il polpo ad anelli blu, uno degli animali più velenosi al mondo. Tra gli altri anche lo scorpione Deathstalker , alcuni serpenti velenosi e ragni: tutti caratterizzati dalle medesima caratteristica percettiva.

I ricercatori della Essex ipotizzano che la tripofobia e le reazioni tripofobiche possano avere una base evolutiva poiché gli esseri umani per questioni di sopravvivenza avrebbero imparato ad evitare gli animali con tali caratteristiche visive di fori raggruppati secondo specifici pattern percettivi.

Un po’ come se la parte più antica del nostro cervello ci stesse dicendo che guardando un oggetto punterellato (vedi link: http://trypophobia.com/trypophobia-picture/) che siamo di fronte a un letale avversario animale.

 

LEGGI ANCHE:

ARTICOLI SU ARGOMENTO: PAURA

ARTICOLO CONSIGLIATO: PAURA: INTEGRAZIONE TRA CUORE, CERVELLO E MENTE

 

 

BIBLIOGRAFIA:

 

Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA): Una panoramica attuale e un progetto del Ministero della Salute

 

La Redazione di State of Mind consiglia la lettura di questo contenuto:

 


Disturbi alimentari: il quaderno del mangiare bene

Per educare a una sano rapporto col cibo il Ministero della salute ha realizzato un libretto che informa specialmente sui campanelli d’allarme di anoressia e bulimia

Crescono i disturbi alimentari: ogni anno 2.500 nuovi casi di anoressianervosa e 3.700 di bulimia, specie fra le giovanissime, con manifestazioni già agli albori dell’età adolescenziale e forme conclamate intorno ai 15-19 anni. Un fenomeno in espansione anche fra i maschi, soprattutto di casi di BED (Binge Eating Disorder, l’abitudine compulsiva al cibo). Sono i dati, preoccupanti, diffusi dal Ministero della Salute in un recente ‘Quaderno’ a tema, che analizza il malsano rapporto con il cibo come un malessere sempre più sociale.


 

Disturbi alimentari: il quaderno del mangiare bene – Fondazione Umberto VeronesiConsigliato dalla Redazione

Per educare a una sano rapporto col cibo il Ministero della salute ha realizzato un libretto che informa specialmente sui campanelli d’allarme di anoressia e bulimia (…)

 

Per continuare la lettura sarete reindirizzati all’articolo originale … Continua  >>

SCARICA IL QUADERNO DEL MINISTERO DELLA SALUTE:


Depression as a psychoanalytic problem di Paolo Azzone – Recensione

Diego Sarracino

 

Recensione del libro:

Depression as a Psychoanalytic Problem

di Paolo Azzone

(2012)

Depression as a psychoanalytic problem- Recensione“Depression as a psychoanalytic problem”. La comprensione teorica e clinica delle esperienze affettive, in particolare di quelle disturbanti e patologiche, rappresenta un fil rouge che attraversa la psicoanalisi sin dalle prime opere di Freud.

Affermava Freud nel saggio Il delirio e i sogni nella “Gradiva” di Wilhelm Jensen: “Ciò che veramente conta nella vita psichica sono i sentimenti, e tutte le forze psichiche sono importanti solo per la loro capacità di risvegliare sentimenti”. Tra i “sentimenti” patologici, l’ansia/angoscia riveste un ruolo fondamentale nella teoria freudiana; spesso, negli scritti del padre della psicoanalisi, l’angoscia rappresenta il concetto fondamentale rispetto al quale viene saggiata l’affidabilità dei vari impianti teorici riferiti ai vissuti affettivi.

Diverso è stato il destino della depressione, rispetto al quale manca negli scritti freudiani una teorizzazione altrettanto complessa e soddisfacente. Freud riteneva che in questo disturbo giocasse un ruolo fondamentale un qualche fattore somatico non chiaramente identificato. Sulla sua scia, molti psicoanalisti e psicoterapeuti di orientamento psicodinamico hanno cercato nella psichiatria biologica e in seguito nelle neuroscienze una possibile spiegazione e cura del disturbo, spesso a discapito di una comprensione più profonda dell’esperienza emotiva delle persone che soffrono di questo male.

GUARDA LA PRESS RELEASE DEL LIBRO

Partendo da queste considerazioni, Paolo Azzone nel libro Depression as a Psychoanalytic Problem attinge alla sua ventennale esperienza di psichiatra e psicoanalista per proporre una nuova interpretazione psicoanalitica del fenomeno della depressione, attenta non solo agli aspetti biologici e somatici ma soprattutto alla storia emozionale del paziente e alle sue relazioni personali e familiari, come prerequisito per comprenderne la profonda sofferenza emotiva.

La prima parte del libro introduce il lettore alla bimillenaria storia della depressione, dalle sorprendentemente accurate descrizioni cliniche dei Greci e dei Romani, alle riflessioni dei filosofi medievali sul rapporto fra tristezza, colpa e peccato, fino alla genesi del pensiero scientifico moderno e contemporaneo sui disturbi depressivi. Viene inoltre proposta un’analisi sociologica del particolare ruolo che la depressione occupa nella nostra società, in aperta contestazione con l’attuale modello medico che vede nei farmaci e nella biologia la risposta a tutti i mali.

Nella seconda parte del libro, che ne rappresenta il fulcro, l’autore analizza clinicamente i sintomi della depressione. Egli cerca di dimostrare che la psicopatologia descrittiva, generalmente associata a una lettura del fenomeno in termini di disfunzione cerebrale, non è incompatibile con l’approccio psicoanalitico. I principali sintomi legati alla depressione vengono interpretati non come “caselle di una check-list”, ma per come sono vissuti dal paziente, in termini cioè di esperienza soggettiva. La realtà clinica rappresenta per l’autore una prospettiva privilegiata per comprendere il fenomeno in maniera direttamente spendibile nella pratica professionale. Quest’approccio è particolarmente evidente nel capitolo 5, che contiene vignette cliniche attinte dal contesto dei servizi di salute mentale, nelle quali l’autore esemplifica l’applicazione nella pratica clinica di alcuni concetti psicoanalitici legati alla tradizione freudiana e kleiniana (oggetto perduto, sadismo, posizione depressiva, narcisismo).

Nella terza parte, infine, Azzone propone un modello psicoanalitico della depressione. L’assunto fondamentale, e coraggioso, dell’autore è che la depressione non richiede necessariamente una spiegazione somatica, come pensava Freud, ma può essere considerato un fenomeno psichico in ogni suo aspetto clinico. Ne deriva, secondo l’autore, che è possibile e utile una comprensione psicoanalitica delle esperienze mentali inconsce all’origine del disturbo e del modo in cui vengono elaborati gli eventi dolorosi.

In conclusione, questo libro propone molti spunti interessanti su un disturbo ancora a tratti sfuggente, e può essere una lettura stimolante non solo per psicoanalisti e psicoterapeuti di orientamento psicodinamico, ma per tutti i lettori interessati all’evoluzione storica, alla descrizione psicopatologica e al trattamento del male oscuro.

LEGGI:

DEPRESSIONE – PSICOANALISISIGMUND FREUD – INCONSCIO

RECENSIONE DI TERAPIA METACOGNITIVA DEI DISTURBI D’ANSIA E DI DEPRESSIONE (WELLS)

BIBLIOGRAFIA: 

Sclerosi multipla: Percezione del sè e femminilità. Psicoterapia

Domenico Mauro.
Psicologo-Psicoterapeuta

 

Percezione del sè e femminilità nella sclerosi multipla

Il Caso di Anna  

 

Sclerosi multipla: Percezione del sè e femminilità. -Immagine: © Andrzej Wilusz - Fotolia.comNon si arrende ma, al contempo, rimane rigidamente ferma sul suo modo di intendere. Proprio la sua tenacia, però, mi suggerisce il metodo ed un obiettivo per cui lavorare: l’Auto-Accettazione.

Questo articolo (estratto della relazione presentata al convegno “Donne oltre la S.M.” del 30/03/2013 organizzato dall’A.I.S.M. di Lamezia Terme) verte sulla descrizione di un caso clinico – donna affetta da Sclerosi Multipla con umore depresso, bassa autostima e difficoltà ad accettare l’immagine di sé – la cui tematica centrale è la percezione del sé e della dimensione corporea. Verranno illustrate le modalità psicoterapiche d’intervento con la spiegazione delle tecniche adottate. Saranno, infine, presentati i risultati conseguiti.

Il lavoro nasce dalla mia esperienza maturata nell’ambito dei disturbi neuromuscolari. Si riscontra, sovente, in particolare nei casi di Sclerosi Multipla, la presenza di umore depresso, bassa autostima e distorsione della percezione dell’immagine corporea. Attraverso il racconto di un caso clinico si è voluto descrivere un vissuto che tipicamente caratterizza la persona portatrice di S.M. L’instaurazione di un’adeguata relazione terapeutica ha permesso di applicare alcune tecniche riconosciute dai principali approcci psicoterapeutici. È stato possibile, quindi, pervenire al cambiamento in termini sia di accettazione del sé, sia di controllo delle manifestazioni depressive.

Metodi

Gli approcci psicoterapici a cui fa riferimento l’intervento sono fondamentalmente di tipo Cognitivo-Comportamentale e Strategico Breve. Attraverso tecniche quali il ricalco (Bandler, R. & Grinder, J., 1981) e il modeling (Galeazzi,  A. & Meazzini, P., 2004) è stato possibile creare un rapporto di fiducia e affinità reciproca – rapport – (Richardson, J., 2002) con la paziente. Tale condizione ha favorito l’alleanza terapeutica (Lingiardi, V., 2000) ed il conseguente successo delle tecniche applicate, quali: Utilizzazione; Training Autogeno (Schultz, J.H., 1999); tecniche immaginative ed esercizi di esplorazione e rappresentazione delle diverse parti del corpo.

Per quanto riguarda il lavoro sull’immagine di sé si è proceduto nel modo seguente: impiego del training autogeno per il raggiungimento di un adeguato stato di rilassamento; con l’utilizzo di tecniche immaginative si è permesso di visualizzare e poi classificare le parti del corpo in deboli e forti proiettate su uno specchio, successivamente si è chiesto di mettere idealmente tali diverse parti le une accanto alle altre ed immaginare una cessione di energia delle parti forti a quelle deboli; per l’aumento della percezione e del controllo dei movimenti, attraverso le stesse tecniche immaginative, la paziente ha potuto visualizzare posture e movimenti del corpo nello spazio intorno a sé (Tesar, n. & al., 2003).

LA FINE DEI SOGNI

Da circa otto anni Anna racchiude il suo dolore in un corpo esile, provato ma combattivo; giovanile, “tradito” solo da qualche sottile ruga che rivela la sua reale età. «A 40  anni» dice quando si presenta per la prima volta nello studio «ho messo fine alle mie ambizioni di donna». Un’espressione tanto forte, quanto profondo è il senso di sconfitta che Anna percepisce.

LA SOLITUDINE

Un matrimonio fallito alle spalle, un lavoro non molto gratificante «ma pur sempre un lavoro», gli amici «da tempo svaniti nel nulla», l’affetto dei genitori e del fratello. Poi la Sclerosi Multipla e con essa la solitudine.

Nonostante il suo forte scoraggiamento iniziale ed il costante pensiero rivolto al suo disagio, tuttavia, Anna si impegna molto. C’è ancora una parte di sé che dice “non è ancora finita”, la stessa che permetterà alla psicoterapia di funzionare.

Quella parte che si sente sola contro tutto e tutti: tutto il “male”, tutte le persone che «non mi capiscono, che pensano che ho qualcosa di strano, come una frattura alle gambe non curata bene, per la quale, ormai, c’è bisogno di un po’ di impegno in più ma per raggiungere solo un risultato parziale e per questo mi guardano con incredulità e pena. Pena per la mia condizione, per la mia disabilità, per il mio corpo».

CORPO E ELEGANZA

Il tema del corpo emerge subito ad impregnare di sé il corso intero della psicoterapia. Un corpo «non più lo stesso, non più uguale a prima», eppure un corpo armonico, espressivo, gradevole, elegante: Anna è elegante anche con la sua tuta blu e bianca, elegante nella gestualità, pur nella fatica dei suoi passi lenti eppure leggeri.

LA PERCEZIONE DI Sé

Questo, però, è ciò che si vede dall’esterno… lei, invece, si percepisce goffa e inadeguata al punto che non si vedrebbe mai più «vicina ad un uomo», «corteggiata da un uomo» e tantomeno «desiderata da un uomo».

Anna si chiude molto e non permette che si attui una delle più efficaci strategie delle moderne psicoterapie: la Ristrutturazione cognitiva.

L’APPROCCIO PSICOTERAPEUTICO

Non mi permette, appunto, di ristrutturare, modificare, ridefinire la percezione distorta di sé: si rattrista e respinge ogni mio tentativo di farle cambiare idea sul suo conto. Non si arrende ma, al contempo, rimane rigidamente ferma sul suo modo di intendere. Proprio la sua tenacia, però, mi suggerisce il metodo ed un obiettivo per cui lavorare: l’Auto-Accettazione.

“Utilizzo” le sue stesse resistenze, servendomi delle modalità di intervento della Psicoterapia Provocativa (Farrelly e Brandsma
,1986) (“assecondando”, inizialmente, il suo modo di percepirsi), per poi stimolarla a ricercare altri elementi per ampliare e completare la percezione di sé.

Passo, quindi, ad un intenso lavoro rivolto alla complessità del corpo: tecniche immaginative ed esercizi di esplorazione e rappresentazione delle diverse parti permettono di modificare la percezione del corpo, per una maggiore consapevolezza e controllo di sé.

IL CAMBIAMENTO

Si profila un lento ma significativo “cambio di rotta” nel suo modo di intendere «non lo avrei mai ammesso, ma sai che riesco a vedere qualcosa di decente nel mio corpo? A volte riesco a intravedere in esso perfino del bello». Anna incomincia a recuperare il senso di integrità: il suo corpo è meno “frammentato” e, avendo acquisito un maggior senso di appartenenza, viene finalmente accettato. Ad un certo punto riesce perfino ad ironizzare sul suo corpo…«quando si decide a funzionare si potrebbe anche metterlo in mostra»… e su quello degli altri…«molto più di quello di qualcuno che conosco». Incomincia ad innescarsi il processo di cambiamento: cambia il proprio modo di percepirsi, diventando meno severa con se stessa. Succede, quindi, ciò che potendo sembrare una “magia” è in realtà la messa in rilievo della grande forza delle sue risorse interiori: Anna è cambiata, si sente meglio con se stessa. Maggiore è la consapevolezza di sé, della sua integrità corporea, migliore appare il suo aspetto. Se da una parte contribuisce lei stessa a tale miglioramento, attraverso il ritrovato gusto di truccarsi e vestirsi in modo più accurato, dall’altra appare più armonica nei movimenti, acquisendo maggiore eleganza.

Il recupero dell’integrità: la “nuova” anna

«Ora potrei addirittura sfilare»… e non abbandonando l’ironia… «se non fosse che i pomodori e le uova marce addosso non mi piacciono affatto».

«Mi sento veramente cambiata» dice durante uno degli ultimi incontri «riesco ad accettare il mio corpo con tutti i suoi difetti che non sono poi così terrificanti come sembravano un tempo» .

L’EPILOGO

Anna conclude l’ultima seduta  con queste parole : «ho capito ciò che prima non riuscivo a comprendere: la sede dei veri valori di una persona si trova oltre il corpo.  Mi piaccio e posso piacere agli altri anche così; sto bene e da me non pretendo più nient’altro»… Naturalmente io non posso che confermare!

L’INSEGNAMENTO

Anna mi ha insegnato tanto. Mi ha dimostrato che ci si può “ritrovare” anche quando si è convinti di essersi ormai “persi”; che è possibile, a tutti i livelli, ricercare e trovare risorse interiori utili per fronteggiare anche uno dei più gravi disagi che può mai affliggere una persona; che si può cambiare.

Mi ha inoltre fatto capire che eleganti si è dentro prima che fuori, e che la femminilità, con tutto il suo carico di umanità, non può essere certo “oscurata” da nessuna forma di malattia.

Risultati

Grazie alle tecniche impiegate ed al lavoro svolto sull’immagine del sé, cambia il modo di percepirsi della paziente: aumentata la consapevolezza di sé; diventa meno severa con se stessa e si accetta. La paziente riconosce le proprie debolezze e, soprattutto, i suoi veri valori che vanno al di la della corporeità. Tale nuova consapevolezza produce effetti positivi sull’umore: la paziente appare meno scoraggiata, più propositiva e motivata e raggiunge una buona stabilità emozionale.

LEGGI ANCHE:

ACCETTAZIONE DELLA MALATTIADEPRESSIONE 

 

BIBLIOGRAFIA

 

Obesità: si perde peso ma si perde anche il senso della sazietà

 

La Redazione di State of Mind consiglia la lettura di questo contenuto:

 

Un nuovo studio svolto presso l’università di Adelaide conferma i nostri sospetti! La difficoltà non è la dieta ma il mantenimento del peso perso. In questo studio, pubblicato sul International Journal of Obesity,gli studiosi australiani sottolineano come solo il 5% del campione riesce a mantenere il peso perso.

Ma come mai gli ex obesi non riescono a controllarsi? Sembra che il responsabie della ripresa della sovra alimentazione sia la leptina, ormone che regola l’assunzione del cibo  e può anche cambiare la sensibilità dei nervi dello stomaco,  infatti succede proprio questo, secondo gli studiosi, quello che comporta la sovra alimentazione dopo una grande perdita di peso, è questo difetto nella leptina che comporta la perdita del senso di sazietà.

 

 

 

“Un ormone del corpo, la leptina, noto per regolare l’assunzione di cibo, può anche cambiare la sensibilità dei nervi dello stomaco che segnalano la sazietà”, spiega Amanda Page, autore principale dello studio pubblicato sull’International Journal of Obesity. “In condizioni normali la leptina agisce per fermare l’assunzione di cibo. Però, nello stomaco di una persona resa obesa da una dieta ricca di grassi, la leptina fa perdere sensibilità ai nervi che rilevano la sazietà”.

 

Obesità: stomaco mai sazio, nemmeno dopo la dietaConsigliato dalla Redazione

Una dieta ricca di grassi manda in tilt i nervi dello stomaco che trasmettono il senso di pienezza. E si continua a mangiare troppo anche dopo una dieta (…)

Tratto da: Panorama

 

Per continuare la lettura sarete reindirizzati all’articolo originale … Continua  >>

LEGGI ANCHE: L’abbuffata natalizia e i cannabinoidi endogeni.


La mindfulness migliora l’attenzione anche nei bambini – Psicologia & Meditazione

– FLASH NEWS-

Rassegna Stampa - State of Mind - Il Giornale delle Scienze Psicologiche

Secondo un nuovo studio condotto presso l’Università di Cambridge un breve corso di mindfulness migliorerebbe la capacità dei bambini di allontanare le distrazioni e di concentrarsi su un compito.

I ricercatori hanno reclutato una trentina di bambini (maschi e femmine di età compresa tra i 10 -11 anni) al fine di partecipare ad un corso di mindfulness come parte del loro curriculum scolastico.

I ricercatori hanno misurato sia le capacità di mindfulness mediante questionari che la capacità di attenzione mediante un apposito compito computerizzato.

Le valutazioni sono state effettuate per tre volte a intervalli di tre mesi, in modo da poter valutare regolarmente i cambiamenti nei mesi successivi al termine del training di mindfulness.

I risultati indicano che un miglioramento della capacità dei bambini di concentrarsi e ignorare le distrazioni è di fatto associato alla frequenza del corso di mindfulness.

Questi risultati sugli effetti della midfulness in termini attentivi nell’età evolutiva sono stati presentati il 6 settembre scorso presso la British Psychological Society’s Cognitive Developmental Psychology Annual Conference svoltasi presso la University of Reading.

 

 

LEGGI:

BAMBINIMINDFULNESSATTENZIONE

 MINDFULNESS: EFFETTI DEL PROGRAMMA DI PRATICA PER LA SCUOLA

 

 

BIBLIOGRAFIA

 

I nostri articoli sull'argomento: MINDFULNESS
Mindfulness in azienda: una pratica per promuovere il benessere psicologico e ridurre lo stress
La mindfulness è una pratica utile per ridurre lo stress e il burnout sul lavoro favorendo il benessere mentale
Imparare a lasciare andare. Baricco, tra mindfulness e accettazione.
Nella sua intervista a Che tempo che fa, Baricco riflette sull'importanza di lasciare andare ciò che si perde, accettando l'incertezza della vita
L’uso della mindfulness per la gestione dell’ansia
La mindfulness ha guadagnato crescente attenzione come strumento per la gestione dell'ansia contribuendo al benessere psicologico
Speranza, mindfulness, resilienza e benessere professionale
Una recente ricerca ha descritto in che modo la mindfulness e la speranza influenzano la resilienza lavorativa e l’impegno professionale
La notte dell’anima: il lato oscuro della meditazione
Sebbene esistano evidenze sugli effetti positivi della meditazione, negli ultimi anni la ricerca ha iniziato a portare alla luce alcuni possibili rischi
Le pratiche mindfulness per il benessere e la prevenzione del burnout del personale sanitario
Gli interventi basati sulla mindfulness hanno mostrato di essere efficaci per la gestione del burnout lavorativo tra gli operato sanitari
Brief mindfulness interventions – Interventi brevi di mindfulness
Interventi brevi di mindfulness possono migliorare l'apprendimento e il processo decisionale nella vita quotidiana
I bambini possono meditare? Mindfulness ed Educazione Motoria
Recentemente si assiste a un aumento dell’interesse sulla pratica di mindfulness anche in età evolutiva, con il fine di migliorare la salute psicofisica
Perfect Days – Recensione del film di Wim Wenders
Il silenzioso e sorridente Hirayama, protagonista di Perfect Days, conduce un’esistenza semplice e frugale, ma con una grande consapevolezza
Vorrei, ma non posso. Come resistere alla tentazione degli alimenti poco salutari
L'ACT e il mindful eating possono essere utili per gestire le voglie alimentari verso cibi poco salutari e favorire un rapporto più sano con il cibo
Tra me e noi. Come integrare identità e appartenenza (2023) di Daniel J. Siegel – Recensione
Recensione del nuovo libro di Daniel J. Siegel "Tra me e noi. Come integrare identità e appartenenza"(2023)
Stress accademico e atteggiamenti mindful – PARTECIPA ALLA RICERCA
Una ricerca volta a indagare lo stress percepito dagli studenti universitari e gli atteggiamenti mindful messi in atto nel quotidiano
Embodiment: il corpo nell’esperienza del Sé e nella comprensione del mondo
Il primo Embodiment Summit si terrà il 15 Giugno 2024 e permetterà un confronto concreto e vivo sul tema embodiment e psicologia
MindMe: un progetto per la riduzione dello stress in contesti accademici
Nella frenetica vita degli studenti universitari, lo stress può diventare un compagno costante, mettendo a dura prova il benessere mentale
Pratiche di meditazione, colpa e comportamenti riparatori prosociali
Otto esperimenti hanno approfondito a livello empirico la relazione tra mindfulness, colpa e comportamenti riparatori prosociali
Disturbi d’ansia in età evolutiva. La mindfulness come approccio terapeutico e strumento preventivo
Insegnare ai bambini la mindfulness può far sì che le nuove generazioni possano migliorare la propria qualità di vita e prevenire eventuali disturbi d'ansia
Psicoterapia Basata sulla Mindfulness
Il potenziale terapeutico della consapevolezza è stato applicato sempre più nelle terapie psicologiche fino alla Psicoterapia Basata sulla Mindfulness
Mindfulness & Meditation Summit 2023 - Partecipa all'evento
Mindfulness & Meditation Summit 2023
Daniel Siegel, Caroline Welch, Geshe Tenzin Tempel e i più grandi esperti di Mindfulness in Italia ti aspettano. Evento ECM online, in diretta Zoom. Traduzione simultanea
Eco-Mindfulness (2022) di Davide Viola - Recensione del libro
Eco-Mindfulness (2023) di Davide Viola – Recensione
"Eco-Mindfulness" comprende diversi interessanti esercizi meditativi, raggruppati in base all’elemento naturale coinvolto: acqua, aria, terra, fuoco
Genitori di se stessi (2023) di Nicoletta Cinotti - Recensione del libro
Genitori di sé stessi. Mindfulness e reparenting (2023) di Nicoletta Cinotti – Recensione
"Genitori di se stessi. Mindfulness e reparenting" può essere considerato un manuale, organizzato in capitoli, che descrive una sorta di viaggio interiore
Carica altro

 

Amedeo Balbi: La minaccia (fantasma) dello scientismo

La Redazione di State of Mind consiglia la lettura di questo contenuto:

In poche discipline l’adozione di un approccio scientifico suscita tanti dibattiti quanto nel campo della psicologia e della psicoterapia. L’oggetto di studio, la mente e il comportamento, è un area contesa tra gli ideologi della cultura umanistica, in una parola psicosofi, e gli scienziati che scelgono di sottoporre le proprie intuizioni all’evidenza empirica. I primi proclamano il grave rischio di cadere nello scientismo. Ma cosa è questo scientismo? Uno dei grandi giovani ricercatori italiani lo presenta in questa acuta e piacevole ricerca personale.

Ho un problema con la parola “scientismo”. Non capisco bene cosa significhi, ma ho da tempo il sospetto che abbia molto in comune con la parola “buonismo”: siccome pare brutto attaccare direttamente la scienza (o la bontà), ci si inventa un bersaglio di comodo da colpire più facilmente. (Poi ci sono anche quelli che randellano scienza e bontà senza problemi, ma questo è un altro discorso.)

Pensavo che la difficoltà fosse solo mia, ma questa estate, dopo aver letto un lungo articolo del neuroscienziato Steven Pinker apparso su New Republic, ho capito di non essere il solo. Pinker ammette anche lui di non sapere cosa sia lo scientismo, ma fa una proposta: adottiamo la parola, togliamogli il significato peggiorativo e trasformiamola in un marchio positivo. Il resto dell’articolo è però semplicemente una lunga e appassionata difesa della scienza, quindi forse potremmo continuare a chiamare le cose col nome che hanno. Ma capisco la provocazione.

La minaccia (fantasma) dello scientismoConsigliato dalla Redazione

Ho un problema con la parola “scientismo”. Non capisco bene cosa significhi, ma ho da tempo il sospetto che abbia molto in comune con la parola “buonismo”: siccome pare brutto attaccare direttamente la scienza (o la bontà), ci si inventa … [Continua] (…)

Tratto da: Amedeo Balbi

Per continuare la lettura sarete reindirizzati all’articolo originale … Continua  >>

 


Ultimi articoli pubblicati
Il sonnambulismo: quel misterioso caso del “sonno a metà”
Il sonnambulismo è un disturbo del sonno in cui il corpo si muove mentre la coscienza resta sopita. Cosa accade nel cervello?
Osservatorio dei Disturbi Emotivi e Mentali – Giugno 2025
L’Osservatorio dei Disturbi Emotivi e Mentali è un aggiornamento periodico sulla situazione della sofferenza psicologica in Italia e nel mondo
La Consulta delle Scuole CBT: un Convegno per il Futuro della Psicoterapia in Italia
Il convegno della Consulta delle Scuole Italiane di CBT ha offerto un'occasione per esaminare la formazione attuale e futura, sottolineando l'importanza di adottare pratiche basate sull'evidenza.
Quando un genitore tradisce: comprendere e superare il dolore
L’infedeltà di un genitore non coinvolge solo la coppia, ma può generare nei figli sentimenti di tradimento, delusione e perdita di fiducia
Lab Apprendimento Clinica Eta Evolutiva Milano
Lab-Apprendimento: strategie per un apprendimento autonomo
Un mini-corso estivo promosso dalla Clinica età Evolutiva di Milano per imparare un metodo di studio efficace. Dal 1 al 22 luglio a Milano.
Il potere della chain analysis: comprendere i nostri comportamenti problematici può generare cambiamenti e migliorarci la vita
La chain analysis aiuta a comprendere a fondo i comportamenti problematici, ricostruendo i processi che li precedono e li mantengono nel tempo
Tollerare la noia: un nuovo strumento self-report per una nuova prospettiva sulla “divina indifferenza”
La scala Boredom Intolerance Scale (BIS) misura l’intolleranza alla noia, offrendo una nuova prospettiva clinica
Congresso: L’orizzonte della Psicoterapia – Porta il tuo contributo e proponi il tuo poster
4° Congresso italiano di psicoterapie cognitive-comportamentali di terza generazione. Condividi i risultati del tuo lavoro proponendo un poster da presentare durante la sessione dedicata
I videogiochi d’azione possono migliorare le abilità di lettura
I videogiochi d’azione possono potenziare la consapevolezza fonologica nei bambini in età prescolare, riducendo il rischio di dislessia
I farmaci integrati alla psicoterapia: quali paure e quali resistenze? – Inside Therapy
La rubrica Inside Therapy esplora quando e perché in psicoterapia può servire anche un supporto farmacologico
ChatGPT e psicoterapia: può l’Intelligenza Artificiale sostituire il terapeuta umano?
ChatGPT sta entrando nel mondo della psicoterapia, ma resta aperto il dibattito su quanto possa davvero sostituire l’intervento umano
”Vado a tagliare i capelli”. Dispercezioni sensoriali nell’autismo e trattamenti: lo studio di un caso
Le dispercezioni sensoriali nei disturbi dello spettro autistico possono influenzare la quotidianità, con effetti rilevanti sulla socialità e sull’autonomia personale
La coppia narcisistica borderline. Nuovi approcci alla terapia di coppia (2023) di Joan Lachkar – Recensione
La coppia narcisistica borderline (2023) di Joan Lachkar esplora le complesse dinamiche emotive e relazionali tra personalità narcisistiche e borderline
Le conseguenze dei disturbi alimentari in epoca perinatale sullo sviluppo psicofisico del nascituro
I disturbi alimentari in gravidanza rappresentano un fattore di rischio per il benessere psicofisico della madre e lo sviluppo del bambino
Sandra Sassaroli ospite a Tressessanta, il podcast di Virginia Gambardella
Sandra Sassaroli è stata ospite del podcast "Tressessanta" di Virginia Gambardella, un dialogo intenso e ricco di spunti per approcciare al tema della salute mentale
Offerta-di-lavoro-Segreteria-inTHERAPY
Offerta di lavoro: inTHERAPY cerca operatore per Segreteria Clinica
Il servizio di psicoterapia inTHERAPY sta cercando nuove risorse da inserire nella segreteria clinica.
Narcisismo: il rischio di essere e sentirsi ostracizzati
Secondo una recente ricerca, le persone con tratti di narcisismo grandioso tendono a essere e a percepirsi come escluse più frequentemente rispetto agli altri
Stato e tratto in psicologia
Stato e tratto in psicologia descrivono come varia o si mantiene stabile il modo in cui pensiamo, sentiamo e ci comportiamo
Le dimensioni nascoste del trauma: impatto sulle relazioni intime e approcci innovativi attraverso il corpo
Il trauma psicologico incide sul funzionamento emotivo, relazionale e corporeo dell’individuo. Quale trattamento suggeriscono le ricerche recenti?
Chiamami adulto. Come stare in relazione con gli adolescenti. (2025) di Lancini – Recensione
Il libro Chiamami adulto (2025) di Lancini, esplora la solitudine degli adolescenti e il ruolo degli adulti nella relazione educativa
Carica altro

La Sindrome di Diogene e il museo del Pope

 

Sindrome_Diogene

La sillogomania, insieme al ritiro sociale e a una certa trascuratezza della persona e della casa (il cosiddetto “squallore domestico”) caratterizza una patologia neurologico-psichiatrica che prende il nome di Sindrome di Diogene.

Quest’estate, durante un viaggio a Creta, mi sono imbattuto in uno strano museo allestito nell’abitazione di un pope ortodosso, deceduto alcuni anni fa e ora gestito dai figli. Il museo conteneva una serie di oggetti che il pope collezionava e raccoglieva in giro per la Grecia.

C’erano macchine da scrivere, penne, icone e paramenti sacri, armi, telefoni, fotografie, animali imbalsamati etc. Non c’era un criterio preciso dietro la raccolta, ma sembrava piuttosto una sorta di passione per l’accumulo di “cose”.

Per certi versi mi ha ricordato la buonanima di mio nonno paterno, che accumulava in granaio tutte le copie del quotidiano che acquistava ogni mattina, vestiti dismessi, mobili, biciclette rotte, etc. Quando è venuto a mancare, qualche anno fa, i miei parenti hanno buttato via camionate di roba (in modenese i cosiddetti zavai), organizzando una task force da grandi manovre.

Il bisogno di accumulare oggetti prende il nome di sillogomania o disposofobia e si può ritrovare in persone affette da demenza, autismo, ritardo mentale, psicosi e disturbo ossessivo compulsivo

Gli accumuli patologici possono comprendere rifiuti e persino animali (animal hoarding o Sindrome dell’Arca di Noè), che chiaramente vengono trascurati.

La sillogomania, insieme al ritiro sociale e a una certa trascuratezza della persona e della casa (il cosiddetto “squallore domestico”) caratterizza una patologia neurologico-psichiatrica che prende il nome di Sindrome di Diogene (SdD), in onore dell’omonimo filosofo greco del IV secolo a.C., che abitava in una botte e predicava il ritorno a una vita semplice, senza beni materiali.

La Sindrome di Diogene (Zuliani et al., 2013) è un disturbo acquisito del comportamento che si presenta più spesso nel soggetto anziano, ma può colpire tutte le età. L’eziopatogenesi è multifattoriale. I geriatri hanno notato in questi pazienti una forte associazione con i disturbi cognitivi e le indagini strumentali hanno evidenziato danni degenerativi a livello dei lobi frontali.

Eventi stressanti (socio-economici, fisici, psicologici o affettivi) potrebbero far precipitare il quadro clinico di ritiro dalla vita sociale e di negazione del bisogno, come meccanismo di difesa. Secondo alcuni studiosi una personalità premorbosa propensa al collezionismo potrebbe essere un fattore di rischio (Montero-Odasso et al., 2005).

I soggetti affetti da SdD non hanno coscienza di malattia, solitamente rifiutano ogni aiuto e non sanno spiegare la finalità delle proprie attività di accumulo. I casi di solito vengono segnalati agli operatori sanitari da parenti o vicini. Tra le complicanze mediche possono manifestarsi malnutrizione, disidratazione e malattie cutanee come pediculosi e scabbia. Può emergere in questi pazienti la convinzione “immaginaria” di essere in una condizione di estrema povertà (delirio di rovina), nonostante possa capitare che accumulino grandi quantità di denaro senza accorgersene, magari nascondendoli sotto il materasso.

L’altro giorno ho fatto le pulizie di casa e ho buttato via un sacco di roba inutile. Tra la sera e la mattina ho visto ben due persone che rovistavano nel pattume di fronte a casa mia e prendevano la roba che avevo buttato.

Considerato che la SdD ha un’incidenza del 0,5 per mille mi è sembrato abbastanza improbabile che ben due soggetti vivessero nel mio quartiere ne soffrissero. Si trattava probabilmente di persone povere, più che malate; il rovistare nei cassonetti è infatti un tipo di attività che può aumentare in periodi di crisi economica nei paesi occidentali. Fateci caso.

D’altra parte se andiamo avanti così la tendenza anticonsumistica all’accumulo delle “cose” potrebbe diventare funzionale dal punto di vista evoluzionistico darwiniano, con un conseguente aumento di diagnosi (errate) di Sindromi di Diogene.

LEGGI:

TERZA ETA’DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO  OSSESSIONI

QUANDO LA RELIGIONE DIVENTA UN’OSSESSIONE: LA SCRUPOLOSITA’

 

 

BIBLIOGRAFIA:

  • Zuliani A, Danese P, Milani P, Gatti M. Sindrome di Diogene: descrizione di quattro casi clinici e revisione della letteratura. Giornale di Gerontologia, 2013; 61:50-57.
  • Montero-Odasso M, Schapira M, Duque G, Chercovsky M, Fernández-Otero L, Kaplan R, Camera LA. Is collectionism a diagnostic clue for Diogenes syndrome. Int J Geriatr Psychiatry. 2005 Aug;20(8):709-11.

Heart Rate Variability (HRV) – La variabilità interbattito

LE DEFINIZIONI DI PSICOPEDIA

Psicopedia - Immagine: © 2011-2012 State of Mind. Riproduzione riservataLa variabilità interbattito (Heart Rate Variability, HRV) è ormai considerata un buon indicatore del livello di efficienza nell’auto-regolazione emotiva dell’organismo e di un buon adattamento agli stimoli ambientali.

Si tratta di un indice che misura l’effetto del tono vagale sul balance simpato-vagale, ovvero sulla capacità del tono vagale di ridurre l’attività del sistema nervoso autonomo, qualora eccessivo e/o prolungato nel tempo, in condizioni di stress.

Le linee guida internazionali per la quantificazione di questo indice (Task Force of the European Society of Cardiology and the North American Society of Pacing and Electrophysiology, 1996) prevedono un’analisi specifica del tracciato elettrocardiografico: i segnali di alta frequenza (High Frequency; HF-HRV) vengono utilizzati come indicatori dell’attivazione del sistema nervoso parasimpatico, mentre i valori delle basse frequenze (Low Frequency; LF-HRV) sono considerati marker della simultanea presenza di una modulazione da parte di entrambe le branche del sistema nervoso autonomo.

La procedura standardizzata in letteratura e comunemente utilizzata, permette di ottenere una stima del balance simpato-vagale attraverso il calcolo del rapporto tra i segnali a bassa frequenza e i segnali ad alta frequenza (LF/HF-HRV) e di individuare l’eventuale riduzione della variabilità interbattito; l’HRV è infatti comunemente associata da un lato ad un aumentato rischio di ipertensione, malattie cardiovascolari e mortalità in genere, dall’altro alla presenza di diverse forme di psicopatologia quali, ad esempio, ansia e depressione (Brosschot & Thayer, 2003).

 

 LE DEFINIZIONI DI PSICOPEDIA

LEGGI:

STRESS – ANSIADEPRESSIONE 

IL RILASSAMENTO MODIFICA L’ESPRESSIONE GENICA

 

BIBLIOGRAFIA:

 

 

Il canto corale sincronizza… i cuori! – Musica & Psicologia

 

Il canto corale sincronizza..i cuori!. - Immagine: © ivook - Fotolia.com

Una recente ricerca si è occupata di portare alla luce gli effetti positivi del canto corale sul corpo, e in particolare sul cuore, grazie alla capacità di stimolare la comunicazione neurobiologica tra gli esseri umani.

Moltissime sono le manifestazioni di “canto corale” volte ad incrementare la comunione, la solidarietà e l’appartenenza: gli inni, i rituali e i canti religiosi, i mantra e il celebre “Om” della pratiche yoga.

Per chi non avesse avuto la fortuna di  provare una qualunque di queste esperienze, ora abbiamo la conferma che è giunta l’ora di buttarsi!

Una recente ricerca condotta in Svezia (Björn Vickhoff, 2013) si è occupata infatti di portare alla luce gli effetti positivi del canto corale sul corpo, e in particolare sul cuore, grazie alla capacità di stimolare la comunicazione neurobiologica tra gli esseri umani: uno studio da “nerd dell’evoluzionismo”…..che offre tuttavia una spiegazione biologica a moltissime esperienze umane, già presenti in tutte le culture dalla notte dei tempi! 

Esiste a questo proposito un filone di ricerche storicamente interessato a questi aspetti del comportamento umano, definiti come joint action (Sebanz et al., 2006) che sottolinea come, in sintesi, azioni di gruppo esterne e visibili corrispondano ad azioni interne e biologiche precise, regolando dunque il comportamento umano in modo profondo e in alcuni casi completamente automatico.

I ricercatori dell’Università di Göteborg si sono occupati in particolare di approfondire gli effetti del cantare in coro sul cuore, partendo proprio dal monitoraggio di alcuni indici fisiologici correlati all’attività cardiaca e alla regolazione delle emozioni. La frequenza cardiaca nell’uomo è in costante mutamento nell’arco della giornata, può accelerare o rallentare in base alle esigenze del momento e ciò ci rende capaci di un buon adattamento in molte e diverse situazioni.

Il rapporto tra cuore e canto è mediato principalmente dalla respirazione, o meglio dalla sincronizzazione di variabilità interbattito (HRV) e respirazione, che in letteratura è chiamata Respiratory Sinus Arrhythmia (RSA): la respirazione lenta produrrebbe una maggiore ampiezza della variabilità interbattito, per via della sua influenza sull’attività del sistema nervoso autonomo (SNA), e dunque una maggior regolarità del cuore.

In sintesi, quando espiriamo il SNA produce una risposta vagale (parasimpatico) che rallenta il battito, intervenendo direttamente sul’attività delle cellule del principale pacemaker  del cuore (il nodo sinoatriale), al contrario quando inspiriamo viene bloccata l’attività del vago (vagal break) e il nostro battito cardiaco aumenta (simpatico). L’RSA è il risultato di questa attività on-off del vago: più questa attività è regolare e sincronizzata al respiro, maggiori sono i benefici per il nostro sistema cardiocircolatorio (Porges, 2011).

Per intenderci: la meditazione, lo yoga, la respirazione guidata, la pratica mindfulness … agiscono tutte su questo meccanismo. Ma ora torniamo al canto!

I ricercatori hanno scelto di indagare tre forme di canto al fine di identificare la più efficace nell’aumentare RSA e dunque il benessere generale: un suono monotono (humming), un inno e un mantra. In tutti e tre i casi è stata valutata la struttura ritmica dei brani, la coordinazione tra questa e il respiro dei partecipanti e alcuni indici fisiologici (HRV, conduttanza cutanea, temperatura del dito, respirazione).

I risultati hanno mostrato come cantare all’unisono brani dalla struttura ritmica regolare, porti alla sincronizzazione del battito cardiaco e della respirazione dei partecipanti: l’effetto maggiore sull’ampiezza dell’HRV si è ottenuto per il mantra e per l’humming, mentre meno significativo è risultato l’inno.

Quel che è importante è che dopo una sessione di canto, i cuori dei cantanti “imparano” ad accelerare e rallentare simultaneamente, producendo una sintonizzazione emotiva e contemporaneamente fisiologica molto benefiche per l’uomo.

Se pensiamo infine che il nervo vago arriva a regolare anche l’attività dei muscoli della laringe, producendo quella che viene definita “prosodia emozionale”…..ecco che la voce e la sua espressione attraverso il canto assumono un ruolo comunicativo evolutivamente fondamentale.

I risultati della ricerca spiegherebbero, potenzialmente, il ruolo del canto collettivo nella creazione di una prospettiva congiunta e dunque di un’azione congiunta..

LEGGI:

MEDITAZIONE – MUSICA 

LEGGI LA DEFINIZIONE DI PSICOPEDIA DI HEART RATE VARIABILITY  (HRV) – LA VARIABILITA’ INTERBATTITO

LA TERAPIA DE ANDRE’ – INTERVISTA ALL’AUTORE – PSICOLOGIA E MUSICA

 

 

BIBLIOGRAFIA:

 

Farmacoterapia vs. Psicoterapia i risultati di una nuova meta analisi

– FLASH NEWS-

Rassegna Stampa - State of Mind - Il Giornale delle Scienze Psicologiche

Secondo una nuova meta-analisi che ha analizzato il trend attuale nel mondo anglosassone la maggior parte dei pazienti se posti di fronte a una scelta – farmacoterapia o psicoterapia – preferirebbe l’intervento psicoterapico rispetto alla sola assunzione di farmaci.

Lo studio ha preso in considerazione 34 ricerche  con campioni principalmente composti da pazienti con diagnosi di depressione e disturbi d’ansia.

In generale, il 75% dei soggetti coinvolti ha affermato la propria preferenza per la psicoterapia rispetto al puro trattamento farmacologico. Interessante anche il dato secondo cui tale tendenza sia ancora più marcata nelle donne e nei ragazzi giovani.

D’altro canto però la meta analisi pone la questione in termini semplicistici e dicotomici: nessun accenno all’atteggiamento verso un trattamento integrato farmaco-psicoterapico, né distinzioni più specifiche relativamente alla gravità sintomatologica.

Certamente, come ci aspettiamo da una meta-analisi rimangono anche implicite e non approfondite le motivazioni alla base di tale preferenza: il peso dello stigma legato all’assunzione dei cosiddetti “ psicofarmaci”? La paura e gli stereotipi di dipendenze o effetti non desiderati e non controllabili?

 

LEGGI:

PSICOFARMACOLOGIA – STIGMADIPENDENZE

ANTIDEPRESSIVI E GRAVIDANZA: SI PUO’?

 

 

BIBLIOGRAFIA

 

La Cartella Clinica Umana: al centro la comunicazione tra medico e paziente

La Redazione di State of Mind consiglia la lettura di questo contenuto:

Segnaliamo questo interessante articolo che racconta dell’iniziativa di Rosalba Panzieri, scrittrice, e del concetto di Cartella Clinica Umana.

Riportare a un ruolo di centralità i rapporti umani tra medico e paziente è un argomento molto attuale.
A tal proposito segnaliamo il congresso LA RELAZIONE CHE CURA Congresso Nazionale SIPNEI che si terrà a Torino il 23 novembre 2013.

Scusi, che cosa è, concretamente, la “cartella umana”?
«È un modulo narrativo attraverso cui il paziente racconta come percepisce la malattia, le sue preoccupazioni, il futuro, e che affianca in cartella i dati clinici e diagnostici. Sembra una banalità, invece è uno strumento di grande importanza perché non solo ridà valore alla persona, ma traduce nella pratica il concetto di accoglienza del paziente e quello di alleanza tra lui e il medico,  per garantire un rapporto terapeutico migliore».

Rosalba Panzieri e la “cartella clinica umana”Consigliato dalla Redazione

Rosalba Panzieri non è un medico, è una scrittrice e attrice. Ma ha avuto un’idea che aiuta a curare meglio: far raccontare ai pazienti la loro storia, i loro desideri. Sperimentata a Roma, è pronta per essere replicata in tutta Italia (…)

Tratto da: Donna Moderna

Per continuare la lettura sarete reindirizzati all’articolo originale … Continua  >>

 


Ultimi articoli pubblicati
Il sonnambulismo: quel misterioso caso del “sonno a metà”
Il sonnambulismo è un disturbo del sonno in cui il corpo si muove mentre la coscienza resta sopita. Cosa accade nel cervello?
Osservatorio dei Disturbi Emotivi e Mentali – Giugno 2025
L’Osservatorio dei Disturbi Emotivi e Mentali è un aggiornamento periodico sulla situazione della sofferenza psicologica in Italia e nel mondo
La Consulta delle Scuole CBT: un Convegno per il Futuro della Psicoterapia in Italia
Il convegno della Consulta delle Scuole Italiane di CBT ha offerto un'occasione per esaminare la formazione attuale e futura, sottolineando l'importanza di adottare pratiche basate sull'evidenza.
Quando un genitore tradisce: comprendere e superare il dolore
L’infedeltà di un genitore non coinvolge solo la coppia, ma può generare nei figli sentimenti di tradimento, delusione e perdita di fiducia
Lab Apprendimento Clinica Eta Evolutiva Milano
Lab-Apprendimento: strategie per un apprendimento autonomo
Un mini-corso estivo promosso dalla Clinica età Evolutiva di Milano per imparare un metodo di studio efficace. Dal 1 al 22 luglio a Milano.
Il potere della chain analysis: comprendere i nostri comportamenti problematici può generare cambiamenti e migliorarci la vita
La chain analysis aiuta a comprendere a fondo i comportamenti problematici, ricostruendo i processi che li precedono e li mantengono nel tempo
Tollerare la noia: un nuovo strumento self-report per una nuova prospettiva sulla “divina indifferenza”
La scala Boredom Intolerance Scale (BIS) misura l’intolleranza alla noia, offrendo una nuova prospettiva clinica
Congresso: L’orizzonte della Psicoterapia – Porta il tuo contributo e proponi il tuo poster
4° Congresso italiano di psicoterapie cognitive-comportamentali di terza generazione. Condividi i risultati del tuo lavoro proponendo un poster da presentare durante la sessione dedicata
I videogiochi d’azione possono migliorare le abilità di lettura
I videogiochi d’azione possono potenziare la consapevolezza fonologica nei bambini in età prescolare, riducendo il rischio di dislessia
I farmaci integrati alla psicoterapia: quali paure e quali resistenze? – Inside Therapy
La rubrica Inside Therapy esplora quando e perché in psicoterapia può servire anche un supporto farmacologico
ChatGPT e psicoterapia: può l’Intelligenza Artificiale sostituire il terapeuta umano?
ChatGPT sta entrando nel mondo della psicoterapia, ma resta aperto il dibattito su quanto possa davvero sostituire l’intervento umano
”Vado a tagliare i capelli”. Dispercezioni sensoriali nell’autismo e trattamenti: lo studio di un caso
Le dispercezioni sensoriali nei disturbi dello spettro autistico possono influenzare la quotidianità, con effetti rilevanti sulla socialità e sull’autonomia personale
La coppia narcisistica borderline. Nuovi approcci alla terapia di coppia (2023) di Joan Lachkar – Recensione
La coppia narcisistica borderline (2023) di Joan Lachkar esplora le complesse dinamiche emotive e relazionali tra personalità narcisistiche e borderline
Le conseguenze dei disturbi alimentari in epoca perinatale sullo sviluppo psicofisico del nascituro
I disturbi alimentari in gravidanza rappresentano un fattore di rischio per il benessere psicofisico della madre e lo sviluppo del bambino
Sandra Sassaroli ospite a Tressessanta, il podcast di Virginia Gambardella
Sandra Sassaroli è stata ospite del podcast "Tressessanta" di Virginia Gambardella, un dialogo intenso e ricco di spunti per approcciare al tema della salute mentale
Offerta-di-lavoro-Segreteria-inTHERAPY
Offerta di lavoro: inTHERAPY cerca operatore per Segreteria Clinica
Il servizio di psicoterapia inTHERAPY sta cercando nuove risorse da inserire nella segreteria clinica.
Narcisismo: il rischio di essere e sentirsi ostracizzati
Secondo una recente ricerca, le persone con tratti di narcisismo grandioso tendono a essere e a percepirsi come escluse più frequentemente rispetto agli altri
Stato e tratto in psicologia
Stato e tratto in psicologia descrivono come varia o si mantiene stabile il modo in cui pensiamo, sentiamo e ci comportiamo
Le dimensioni nascoste del trauma: impatto sulle relazioni intime e approcci innovativi attraverso il corpo
Il trauma psicologico incide sul funzionamento emotivo, relazionale e corporeo dell’individuo. Quale trattamento suggeriscono le ricerche recenti?
Chiamami adulto. Come stare in relazione con gli adolescenti. (2025) di Lancini – Recensione
Il libro Chiamami adulto (2025) di Lancini, esplora la solitudine degli adolescenti e il ruolo degli adulti nella relazione educativa
Carica altro

Anoressia: le ricerche indagano su Genetica & livelli di Colesterolo

 

La Redazione di State of Mind consiglia la lettura di questo contenuto:

La  ricerca è partita dal professor Nicholas J. Schork del Scripps Insitute Research , in California e ha coinvolto 1200 ragazze con un problema di anoressia. Una delle ricerche più grandi svolte nell’ambito di questa patologia, ha richiesto la collaborazione di 20 istituti di ricerca internazionali.

Lo scopo era quello di analizzare i geni al fine di capire se ce ne fossero alcuni o uno associato alla malattia.

In definitiva hanno scoperto il coinvolgimento del colesterolo o meglio di un enzima che regola il metabolismo del colesterolo. Infatti la maggioranza delle ragazze con anoressia riportavano elevati livelli di EPHX2 e di colesterolo nel sangue per essendo iponutrite.

Ora rimane da chiarire il coinvolgimento di questo enzima nella patologia per trovare una possibile risposta o cura.

Ancora

L’umore e il normale comportamento alimentare verrebbero quindi disturbati da alcune varianti di un gene che codifica l’enzima preposto alla regolazione del metabolismo del colesterolo.

 

 

Per continuare la lettura sarete reindirizzati all’articolo originale … Continua  >>

 


cancel