Adrian Wells, è uno psicologo e clinico britannico e autore di diversi articoli scientifici in cui evidenzia i meccanismi sottostanti i disturbi psicologici, in particolare ansia e depressione; la sua ricerca ha portato alla teorizzazione di modelli e di trattamenti per la cura di questi disturbi e prende il nome di Terapia Metacognitiva (MCT).
Adrian Wells, è uno psicologo e clinico britannico; è docente di psicologia clinica alla University of Manchester e professore presso la Norwegian University of Science and Technology di Trondheim.
Adrian Wells è autore di diversi articoli scientifici in cui evidenzia i meccanismi sottostanti i disturbi psicologici, in particolar modo relativi alla sfera dell’ansia e della depressione. La sua ricerca ha portato alla teorizzazione di modelli e di trattamenti per la cura di questi disturbi e prende il nome di Terapia Metacognitiva (MCT).
La Terapia Metacognitiva è ascrivibile alla terza ondata di cognitivismo clinico e consiste in un nuovo trattamento psicologico, che pone le sue basi nella terapia cognitiva standard. Adrian Wells ha sottoposto a valutazione il trattamento MCT grazie alla realizzazione di studi scientifici controllati e randomizzati. Attualmente, esistono protocolli di intervento empiricamente riscontrabili su diversi disturbi psicologici.
La Terapia Metacognitiva di Adrian Wells
Secondo Adrian Wells, la Terapia Metacognitiva o MCT verte sull’individuazione di due componenti psicopatologiche: la Sindrome Cognitivo-Affettiva (Cognitive-Attentional Syndrome, CAS) e le metacognizioni.
La Cognitive-Attentional Syndrome o CAS rappresenta una modalità disfunzionale di elaborare le informazioni in ingresso. La CAS comprende sia gli stili di pensiero ripetitivi come il rimuginio e la ruminazione, sia l’ipermonitoraggio attentivo, ovvero focalizzazione dell’attenzione sulle proprie sensazioni corporee o sul giudizio degli altri, sia i comportamenti di rassicurazione o evitamento e tecniche di controllo dei pensieri. La CAS è determinata da credenze riguardanti il pensiero che possono essere inglobate in due categorie: positive, a esempio: “devo preoccuparmi altrimenti non considero abbastanza importante l’accaduto”, e negative, a esempio: “alcuni pensieri sono pericolosi”. In questo modo, l’attenzione si concentra totalmente sulle possibili minacce, non si è capaci di risolvere i problemi e si è immersi in un circolo vizioso da cui scaturisce una emozione negativa. La CAS si attiva, ed è mantenuta, dalle metacognizioni. Le metacognizioni consistono, in soldoni, in pensieri che si effettuano su altri pensieri, ovvero le conoscenze che ognuno possiede sulla propria mente e sui suoi prodotti e funzioni, come emozioni, attenzione, memoria, etc.
L’analisi MetaCognitiva
L’analisi MetaCognitiva o AMC rappresenta la mappa concettuale che permette l’accertamento delle metacognizioni e delle componenti della CAS, in cui si esplora un episodio emozionale specifico. L’asse concettuale prevede l’identificazione di un pensiero iniziale, valutazione o sensazione corporea (A), l’identificazione delle metacognizioni e delle caratteristiche della CAS (M), e le conseguenze emotive (C). Rispetto al modello ABC della terapia cognitiva standard, con l’analisi dell’AMC è possibile identificare le matacognizioni implicite o esplicite con cui il paziente risponde a uno stimolo attivante interno.
Accertamento delle componenti dell’AMC
L’accertamento delle conseguenze o “C” emotive rappresenta un punto fondamentale. Le conseguenze comprendono stati mentali complessi diversi dai semplici stati emotivi. Per questo per agevolare il paziente è possibile attribuire un’etichetta ad ogni stato dopo averlo descritto nel dettaglio.
Nell’ Accertamento degli eventi attivanti interni (A), il terapeuta mira a cercare di identificare, con dovizia di particolare, il primo pensiero o sensazione scatenante l’episodio descritto, che, nell’esperienza individuale, è solitamente percepito come spontaneo. L’accertamento dell’evento attivante interno costituisce l’elemento da cui il terapeuta parte per indagare la CAS e le metacognizioni.
La CAS descrive un peculiare piano di elaborazione delle informazioni, vale a dire un modo di usare il pensiero, l’attenzione e le altre facoltà cognitive. Il terapeuta deve comprendere come il paziente usa tali facoltà cognitive in risposta allo stimolo attivante interno.
Il passaggio successivo è l’accertamento delle metacognizioni (M) che sostengono la CAS. Le metacognizioni possono riguardare: (1) convinzioni esplicite sul significato di A, (2) conoscenze esplicite su utilità e controllabilità delle componenti di CAS, (3) conoscenze implicite che possono essere inferite, ipotizzate e condivise con il paziente.
Secondo la Terapia Metacognitiva o MCT di Adrian Wells, esistono due diverse modalità per elaborare le informazioni:
- Oggetto: caratterizzato da una fusione dei nostri pensieri con la realtà. In questo caso, i pensieri sono considerati veri, generali e concreti, per questo non sottoponibili a discussione o giudizio;
- Metacognitivo: i pensieri e le sensazioni sono percepiti come eventi interni separati da sé e dal mondo. Di conseguenza, la relazione con i propri pensieri risulta essere soggettiva, cioè quella di una persona che li osserva come se fossero una componente esterna.
Il trattamento attraverso la Terapia Metacognitiva (MCT)
Nella MCT la sofferenza, dunque non, è data da valutazioni errate che si effettuano sulla realtà, come avviene nella terapia cognitiva, ma da una valutazione errata sul meccanismo che regola l’attività mentale. Quindi, l’errore principale si effettua nel ritenere indispensabile rimuginare sui problemi e non riuscire a smettere di farlo. Queste strategie disadattive creano sofferenza emotiva.
La Terapia Metacognitiva consiste nella rimozione della CAS in relazione ai pensieri e alle metacognizioni che la mantengono. In questo modo, si mettono in discussione le credenze metacognitive rendendole più flessibili e meno correlate alle esperienze emozionali negative.
Rispetto alla terapia cognitiva standard, il modello di Wells pone al centro della teoria non i contenuti dei pensieri, anzi i pensieri non sono considerati molto importanti, ma ciò che conta è la reazione delle persone a quei pensieri. Quindi, per la Terapia Metacognitiva (MCT) non sono gli schemi mentali a determinare un disturbo psicologico, ma le risposte cognitive derivanti da questi schemi, ovvero lo stile di pensiero ripetitivo, astratto e negativo, le strategie di controllo mentale, e le metacognizioni che le mantengono gli schemi.
In sostanza, la MCT agisce sulle modalità che si utilizzano per gestire i pensieri.
Quindi, il principale intervento terapeutico consiste nell’addestramento alla gestione dei pensieri negativi attraverso ad esempio alla cosiddetta detached mindfulness (DM). La DM, si riferisce alla presa di consapevolezza dei pensieri e al riuscire a distinguere un pensiero negativo dalla preoccupazione o rimuginio o ruminaizone che ne consegue. Lo scopo, dunque, è eliminare ogni relazione con il pensiero e percepire se stessi come osservatori esterni del pensiero stesso.