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Metacredenze, ruminazione e rimuginio nei disturbi di personalità

Lo studio di Spada e colleghi (2021) ha approfondito il tema delle credenze metacognitive e del Repetitive Negative Thinking nei disturbi di personalità

Di Linda Confalonieri

Pubblicato il 06 Dic. 2022

Aggiornato il 27 Nov. 2023 11:36

La prevalenza dei disturbi di personalità nella popolazione generale negli USA e in Europa si aggira attorno a un range del 6–13% (Sansone & Sansone, 2011). Vi è una significativa comorbidità tra i disturbi di personalità e altri disturbi della sfera emotiva (Lenzenweger et al., 2007; Goodwin et al., 2005).

 

Il costrutto di Repetitive Negative Thinking

Partendo da tali premesse, risulta importante approfondire i meccanismi che possono essere affrontati in terapia con i disturbi di personalità, per favorirne gli outcome e i cambiamenti terapeutici. Uno di questi meccanismi, che può essere significativo anche in riferimento alla comorbidità tra disturbi affettivi e disturbi di personalità è il costrutto del Repetitive Negative Thinking.

In letteratura il termine Repetitive Negative Thinking (RNT) fa riferimento a un processo cognitivo caratterizzato da una forma di pensiero ripetitivo, frequente e focalizzato sul sé, che include sia il rimuginio che la ruminazione (Watkins, 2008)

Il rimugino è definito come una catena di pensieri e immagini incontrollabili (Borkoveck et al., 1983). È un tentativo di problem solving a livello mentale relativamente a problemi il cui esito è sconosciuto, ma include la possibilità che possa essere negativo.

Il rimuginio è costituito da una forma di pensiero ripetitivo di tipo verbale e astratto, privo di dettagli e seguito, in molti casi, dalla focalizzazione visiva di immagini relative ai possibili scenari ansiogeni. Il rimuginio è caratterizzato dalla ripetitività del pensiero; i pensieri, che si focalizzano su contenuti catastrofici di eventi che potrebbero manifestarsi in futuro, sono vissuti come incontrollabili e intrusivi.

La ruminazione è definita come pensieri che focalizzano ripetutamente l’attenzione su emozioni e sintomi negativi, sulle loro cause, significati e conseguenze (Nolen-Hoeksema & Morrow, 1991). La ruminazione è quindi un processo cognitivo caratterizzato da uno stile di pensiero disfunzionale e maladattivo, che si focalizza principalmente sugli stati emotivi negativi interni e sulle loro conseguenze negative. La ruminazione è una forma circolare di pensiero persistente, passivo, ripetitivo.

Il rimugino è solitamente focalizzato sulla risoluzione dei problemi ed è più orientato al futuro, mentre la ruminazione in genere si concentra sui problemi passati.

Il Repetitive Negative Thinking (RNT), che include sia la ruminazione che il rimuginio, è considerato un processo patologico transdiagnostico, che aumenta la vulnerabilità ai disturbi d’ansia e dell’umore e alla loro comorbidità (McEvoy et al., 2013). Pertanto, considerando l’elevata comorbidità tra disturbi di personalità e disturbi d’ansia e dell’umore, è ragionevole ipotizzare che il Repetitive Negative Thinking possa essere maggiormente prevalente anche tra i pazienti con diagnosi di disturbo di personalità.

Parimenti, le metacredenze si possono definire come delle informazioni soggettive relative al proprio funzionamento cognitivo e alle strategie di coping generalmente utilizzate. Secondo Wells e Matthews (1994) i disturbi psicologici insorgono e vengono mantenuti a causa di modalità cognitive ed emotive che interessano il pensiero, il monitoraggio delle minacce, comportamenti di prevenzione ed evitamenti. Queste modalità dipendono strettamente dalle credenze metacognitive sottostanti. A volte capita che queste metacredenze, di natura positiva o negativa, portino gli individui a mettere in atto strategie di coping disfunzionali.

Le metacredenze di natura positiva riguardano l’impatto percepito come positivo delle strategie di coping sui processi cognitivi, come ad esempio “Ruminare mi aiuta a dare un senso ai miei pensieri”, mentre le metacredenze di natura negativa riguardano ad esempio l’incontrollabilità e la pericolosità dei pensieri e processi cognitivi, come ad esempio “Non posso controllare la mia mente”. Tali metacredenze vengono generalmente valutate attraverso il Metacognitions Questionnaire-30 (MCQ-30; Wells, and Cartwright-Hatton, 2004).

Repetitive Negative Thinking (RNT) e metacredenze nei disturbi di personalità

A fronte della scarsità di ricerche sul tema del Repetitive Negative Thinking (RNT) e delle metacredenze nei disturbi di personalità, lo studio di Spada e colleghi (2021), pubblicato recentemente su Journal of Affective Disorder, ha voluto approfondire il tema delle credenze metacognitive e del Repetitive Negative Thinking proprio in questa tipologia di disturbi. In particolare, l’obiettivo dello studio era quello di verificare se vi fossero differenze significative nelle credenze metacognitive e nel RNT tra i pazienti con diagnosi di disturbo di personalità e pazienti che non avevano un disturbo di personalità.

Nello studio di Spada e colleghi (2021) un campione di 558 pazienti è stato valutato in termini di presenza di diagnosi di disturbo di personalità; a tutti i partecipanti sono stati somministrati diversi questionari self-report: il Penn-State Worry Questionnaire per la valutazione del rimuginio, la Ruminative Response Scale, per la valutazione della ruminazione, il Metacognitions Questionnaire -30 per l’assessment delle metacredenze, e infine il Beck Anxiety Inventory e il Beck Depression Inventory per la misurazione dei sintomi ansiosi e depressivi.

I risultati delle analisi statistiche dimostrano che i pazienti classificati con diagnosi di disturbo di personalità, se confrontati con pazienti che non presentano tale diagnosi, hanno punteggi più elevati nelle scale che misurano la ruminazione e il rimuginio (processi che fanno riferimento al Repetitive Negative Thinking), così come nelle scale dell’ansia e della depressione.

Questi risultati sono coerenti con gli esiti di precedenti ricerche che evidenziano come la gravità della sintomatologia nei pazienti con disturbo di borderline di personalità fosse correlata a maggiori punteggi nelle scale di valutazione della ruminazione e del rimuginio (Peters et al., 2017; Titus, and DeShong, 2020).

Inoltre, in tre scale su cinque del questionario MCQ-30 i pazienti con disturbo di personalità risultavano avere punteggi significativamente più elevati, e in particolare nelle sottoscale “Metacredenze positive riguardo al rimuginio”, “Metacredenze negative riguardo all’incontrollabilità e al pericolo delle preoccupazioni” e “Credenze riguardo il bisogno di controllo dei pensieri”.

In secondo luogo, i risultati delle analisi di regressione hanno evidenziato che nei pazienti con una diagnosi di disturbo di personalità le metacredenze positive riguardo al rimuginio e le metacredenze negative riguardo all’incontrollabilità e alla pericolosità delle preoccupazioni erano predittori del rimuginio; similmente, le metacredenze negative riguardo all’incontrollabilità e alla pericolosità delle preoccupazioni erano predittori indipendenti della ruminazione, insieme al fattore dell’autoconsapevolezza cognitiva.

I risultati dello studio sono in linea con il modello S-REF (Wells, and Matthews, 1994; 1996) che vede le metacredenze come fattori correlati all’attivazione e al mantenimento di strategie di coping disfunzionali, che possono a loro volta portare a un’escalation del distress psicologico e della sintomatologia ansioso-depressiva.

Conclusioni

In generale, quindi, lo studio dimostra che i pazienti con disturbo di personalità riferiscono maggiori livelli di metacredenze e di Repetitive Negative Thinking se comparati con altri pazienti che presentano disturbi emotivi ma che non hanno diagnosi di disturbo di personalità.

In conclusione, il Repetitive Negative Thinking e le metacredenze sembrano essere fattori che possono giocare un ruolo significativo nel mantenimento della gravità del distress psicologico esperito da pazienti con disturbi di personalità. In tal senso, se tali risultati verranno replicati ed approfonditi da ulteriori ricerche, si potrebbe fare strada all’integrazione di nuove prospettive per il trattamento dei pazienti con disturbi di personalità, avendo come target specifico le metacredenze e il Repetitive Negative Thinking attraverso la terapia metacognitiva (MCT), già dimostratasi efficace nel trattamento di un ampio range di disturbi psichici (Normann and Morina, 2018).

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Linda Confalonieri
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Redattrice di State of Mind

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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