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Perché gli sbadigli sono contagiosi?

Lo sbadiglio, legato all'attivazione dei neuroni specchio, svolge un ruolo importante nella coesione sociale e nella sincronizzazione dei comportamenti

Di Silvia Bettoni, Silvia Carrara, Martina Gori, Giulia Onida

Pubblicato il 09 Dic. 2024

Lo sbadiglio: un fenomeno universale

Lo sbadiglio è un ciclo respiratorio parossistico della durata di 5-10 secondi, caratterizzato da movimenti che seguono sempre la stessa sequenza (Baenninger, 1997): un’ispirazione ampia, lenta e profonda con la bocca spalancata – una breve pausa nel flusso d’aria con il petto pieno, spesso associata a stiramento degli arti e chiusura degli occhi – e un’espirazione passiva, accompagnata da un rilassamento muscolare. Esso è un fenomeno universale, osservato in quasi tutti i vertebrati, dai pesci, ai rettili, agli uccelli e ai mammiferi, dalla tenera età fino alla vecchiaia (Walusinski & Deputte, 2004).

Il fatto che lo sbadiglio sia presente in numerose specie da così tanto tempo fa presupporre che questo comportamento rappresenti un importante meccanismo di sopravvivenza. Negli anni sono infatti state avanzate diverse ipotesi circa la sua possibile funzione, sia da un punto di vista fisiologico che sociale. Per secoli, addirittura dai tempi di Ippocrate nel IV secolo a.C., gli studiosi hanno ritenuto che sbadigliare potesse eliminare “l’aria cattiva” dai polmoni e aumentare la circolazione di ossigeno nel cervello – una teoria che è stata definita ipotesi respiratoria; tuttavia, essa non è supportata da dati sperimentali (Guggisberg et al., 2010). Altri hanno suggerito che sbadigliare possa contribuire a mantenere uno stato di attenzione e vigilanza, ma le evidenze ad oggi disponibili ci obbligano a scartare anche questa ipotesi (Guggisberg et al., 2007).

Ciò su cui la ricerca fornisce maggiori certezze è invece il legame tra lo sbadiglio e il ritmo circadiano: quest’ultimo rappresenta il ciclo biologico di circa 24 ore che guida l’alternanza tra le fasi di sonno e veglia dell’organismo, motivo per cui viene definito il nostro “orologio biologico” (Bear et al., 2016). La maggior parte degli sbadigli avviene infatti durante i periodi di maggiore sonnolenza, come in fase di risveglio e di addormentamento (Baenninger, 1997; Guggisberg et al., 2007). 

La funzione sociale dello sbadiglio

Sebbene il motivo per cui sbadigliamo non sia ancora stato definitivamente chiarito, ulteriori ipotesi sulla funzione di questo comportamento sono state avanzate per cercare di rispondere a una domanda che incuriosisce sia i ricercatori che il pubblico, ovvero: perché gli sbadigli sono contagiosi?

Ad esempio, si ritiene che lo sbadiglio possa giocare un ruolo significativo nelle relazioni sociali. È stato infatti osservato che gli struzzi lo utilizzano per sincronizzare i comportamenti all’interno dei loro gruppi. Come gli esseri umani, questi animali tendono a sbadigliare maggiormente durante la transizione tra i momenti di veglia e di riposo: questo comportamento potrebbe quindi fungere da segnale di un cambiamento di stato, assicurando che i membri del gruppo siano allineati nel livello di vigilanza, migliorando così la sicurezza collettiva e favorendo una maggiore coesione del gruppo (Sauer & Sauer, 1967).

Un fatto interessante è però che ad essere “contagiati” dagli sbadigli altrui sembrano essere solamente gli esseri umani e poche altre specie di primati, come gli scimpanzé e le scimmie leone (Gallo et al., 2021; Massen et al., 2012). Questa particolarità fa presupporre che lo sbadiglio, negli esseri umani, possa agire come mezzo di comunicazione non verbale, contribuendo a coordinare i comportamenti all’interno del gruppo – in modo simile a quanto osservato negli struzzi. 

Le basi neurobiologiche dello sbadiglio contagioso

In effetti, la ricerca ha evidenziato che osservare o sentire qualcuno che sbadiglia stimola alcune aree cerebrali coinvolte nell’imitazione e nell’empatia, grazie soprattutto all’attivazione dei neuroni specchio (Haker et al., 2013). Essi sono un gruppo di neuroni identificati nel cervello dei primati, la cui attivazione coinvolge diverse aree del cervello, principalmente la corteccia premotoria e la corteccia parietale. Tale processo si verifica sia nel momento in cui un individuo compie un’azione, sia quando questo osserva la stessa azione eseguita da un altro: in altre parole, i neuroni specchio si attivano per facilitare l’esecuzione di un atto e, allo stesso modo, si attivano quando osserviamo qualcun altro compiere la stessa operazione, come se stessimo eseguendo l’azione in prima persona. Questo processo consente di comprendere le intenzioni e le emozioni altrui, favorendo la comprensione e l’imitazione di comportamenti, facilitando l’empatia e la comunicazione sociale. I neuroni specchio sono infatti ritenuti cruciali per processi come l’apprendimento attraverso l’osservazione e l’interazione sociale (Rizzolatti & Craighero, 2004). 

Questi svolgono quindi un ruolo significativo nel fenomeno dello sbadiglio contagioso (Norscia & Palagi, 2011). In accordo con il meccanismo sopracitato, quando una persona sbadiglia, i neuroni specchio si attivano anche in chi osserva, facilitando una risposta automatica che induce a sbadigliare a propria volta, motivo per cui vedere o sentire qualcun altro sbadigliare può aumentare la probabilità di imitazione. Come anticipato, infatti, si ipotizza che lo sbadiglio, oltre ad avere una funzione fisiologica, possa servire a sincronizzare comportamenti all’interno di un gruppo, rafforzando i legami sociali (Gallese, 2003).

Lo sbadiglio promuove la socialità

Lo sbadiglio è un fenomeno complesso e multifunzionale, le cui radici trovano origine nelle basi biologiche e sociali della nostra esistenza. La natura della sua funzione è oggetto di ricerca ed è ormai chiaro che questo fenomeno non si limiti semplicemente a un atto fisiologico. Le evidenze suggeriscono che esso giochi un ruolo cruciale nella comunicazione e nella sincronizzazione dei comportamenti all’interno dei gruppi sociali, contribuendo a creare legami e a mantenere un livello di vigilanza collettivo. L’attivazione dei neuroni specchio, cruciali nella comunicazione sociale, durante lo sbadiglio contagioso dimostra come il nostro cervello sia predisposto a rispondere alle azioni degli altri, evidenziando l’importanza dell’empatia e della connessione sociale. In questo contesto lo sbadiglio risulta essere un elemento fondamentale per il benessere sociale e interpersonale. 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Baenninger, R. (1997). On yawning and its functions. Psychonomic Bulletin & Review, 4(2), 198–207. 
  • Bear, M. F., Connors, B. W., & Paradiso, M. A. (2016). Neuroscienze. Esplorando il cervello (4a ed.). Edra. 
  • Gallese, V. (2003). The manifold nature of interpersonal relations: Theoretical implications. Intersubjectivity in the social sciences.
  • Gallo, A., Zanoli, A., Caselli, M., Palagi, E., & Norscia, I. (2021). First evidence of yawn contagion in a wild monkey species. Scientific Reports, 11(1), 17957. 
  • Guggisberg, A. G., Mathis, J., Herrmann, U. S., & Hess, C. W. (2007). The functional relationship between yawning and vigilance. Behavioural Brain Research, 179(1), 159–166.
  • Guggisberg, A. G., Mathis, J., Schnider, A., & Hess, C. W. (2010). Why do we yawn? Neuroscience & Biobehavioral Reviews, 34(8), 1267–1276. 
  • Haker, H., Kawohl, W., Herwig, U., & Rössler, W. (2013). Mirror neuron activity during contagious yawning—An fMRI study. Brain Imaging and Behavior, 7(1), 28–34. 
  • Massen, J. J. M., Vermunt, D. A., & Sterck, E. H. M. (2012). Male Yawning Is More Contagious than Female Yawning among Chimpanzees (Pan troglodytes). PLOS ONE, 7(7), e40697. 
  • Norscia, I., & Palagi, E. (2011). The social role of yawning: A review. Journal of Comparative Psychology, 125(3), 296-307. 
  • Rizzolatti, G., & Craighero, L. (2004). The mirror-neuron system. Annual Review of Neuroscience, 27, 169-192.
  • Sauer, E. G. F., & Sauer, E. M. (1967). Yawning and Other Maintenance Activities in the South African Ostrich. The Auk, 84(4), 571–587.
  • Walusinski, O., & Deputte, B. L. (2004). Le bâillement: Phylogenèse, éthologie, nosogénie. Revue Neurologique, 160(11), 1011–1021.
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