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“So di non sapere”: come l’umiltà intellettuale aiuta noi e le nostre relazioni

L'umiltà intellettuale è un concetto discusso per secoli dai filosofi, ma esplorato solo recentemente dalla ricerca psicologica. Cosa è stato scoperto finora?

Di Silvia Bettoni, Silvia Carrara, Martina Gori, Giulia Onida

Pubblicato il 28 Nov. 2024

Cos’è l’umiltà intellettuale?

La frase “So di non sapere”, attribuita a Socrate da Platone, racchiude in poche parole il fondamento del pensiero del filosofo greco. Si tratta del cosiddetto paradosso socratico, il quale esprime l’idea di un’ignoranza consapevole, ovvero il riconoscimento della propria mancanza di conoscenza assoluta, che diventa forza motrice del desiderio di conoscere. Questo riconoscimento dell’impossibilità di sapere tutto è alla base della cosiddetta umiltà intellettuale, concetto discusso per secoli dai filosofi, ma indagato dagli psicologi solo in tempi recenti.  

Gli studi condotti finora sembrano supportare la visione filosofica dell’umiltà intellettuale come virtù. Essa rappresenta sicuramente una strategia “costosa” da mettere in atto, che richiede una buona dose di risorse cognitive, in quanto è più semplice e appagante ritenere di avere ragione; tuttavia, la ricerca suggerisce che essere intellettualmente umili possa aiutarci a migliorare noi stessi e ad arricchire le nostre relazioni. 

L’umiltà intellettuale: un utile alleato ma non senza potenziali limiti

Sebbene l’umiltà intellettuale non risulti essere associata a un’abilità cognitiva più elevata, essa sembra essere correlata a una maggiore conoscenza generale, così come a una serie di caratteristiche che favoriscono l’acquisizione di nuove conoscenze. Uno studio condotto dal gruppo di ricerca di Elizabeth Krumrei Mancuso – professoressa di Psicologia presso la Pepperdine University – e organizzato in 5 sotto-studi con un totale di 1189 partecipanti, ha infatti evidenziato che gli individui intellettualmente umili tendono ad essere maggiormente caratterizzati da pensiero riflessivo, bisogno di cognizione, curiosità e apertura intellettuale. È inoltre emerso che essi sono meno propensi a fare affermazioni su informazioni che non possiedono, favorendo una valutazione più accurata delle proprie conoscenze (Krumrei-Mancuso et al., 2020), caratteristica che ci fa apparire come più competenti agli occhi degli altri. Altri interessanti studi hanno mostrato che i soggetti con un alto livello di umiltà intellettuale fanno più attenzione ai dati che supportano le loro opinioni e tendono a compiere maggiori sforzi cognitivi per analizzare la qualità delle argomentazioni che ascoltano o leggono (Leary et al., 2017), risultando così meno suscettibili a varie forme di disinformazione, come le teorie del complotto e le fake news (Bowes & Tasimi, 2022).  

Ma non solo. L’umiltà intellettuale può giocare un ruolo cruciale anche nelle nostre relazioni personali: essa sembra infatti favorire i valori prosociali come l’empatia e la gratitudine (Krumrei-Mancuso, 2017), ed è associata a una maggiore capacità di comprendere il punto di vista altrui, a un grado più elevato di disponibilità all’ascolto quando si è in disaccordo (Porter & Schumann, 2018) e a una minore tendenza a considerare le opinioni altrui come inadeguate e inferiori rispetto alle proprie (Saucier & Webster, 2010), promuovendo l’assunzione di un atteggiamento collaborativo (Krumrei-Mancuso et al., 2020). Gli individui intellettualmente umili, inoltre, superano con maggiore facilità le differenze interpersonali (Zhang et al., 2015) e tendono a percepire un maggiore senso di vicinanza con i partner nelle interazioni, anche nei conflitti, in quanto sono in grado di attribuire all’esperienza conflittuale un significato (Peetz & Grossmann, 2021). 

Tuttavia, l’umiltà intellettuale presenta anche alcuni aspetti potenzialmente problematici. In determinate circostanze, come in situazioni che richiedono decisioni rapide o in ambienti altamente competitivi, esprimere incertezza sulle proprie conoscenze potrebbe essere percepito come un segno di debolezza, compromettendo l’efficacia o l’autorità dell’individuo. Per l’appunto – ha commentato Igor Grossmann, professore di Psicologia alla University of Waterloo, in Canada – l’umiltà intellettuale potrebbe risultare una strategia costosa in situazioni che richiedono risposte immediate, poiché valutare i propri limiti cognitivi richiede tempo e riflessione (Sima, 2024).

Come favorire l’umiltà intellettuale

Coltivare l’umiltà intellettuale comporta un’elevata consapevolezza, ma ci sono alcuni suggerimenti che possono aiutarci a svilupparla nella vita quotidiana. Una delle prime strategie consiste nel prendersi un momento per riflettere, specialmente prima di affrontare conversazioni che potrebbero diventare conflittuali, ricordandosi dei benefici dell’umiltà intellettuale e degli obiettivi che si vogliono raggiungere durante l’interazione, così da poter affrontare i dialoghi con un atteggiamento più aperto e rispettoso (Sima, 2024).

Un’altra tecnica consiste nel provare a “uscire da sé stessi” durante situazioni di confronto. Uno studio del 2021, condotto da Grossmann e colleghi, ha dimostrato come scrivere un diario in terza persona possa favorire una prospettiva meno egocentrica. Nella ricerca, i partecipanti che hanno descritto le loro esperienze quotidiane in terza persona per un mese hanno mostrato una crescita in termini di saggezza e apertura mentale, oltre a un aumento dell’umiltà intellettuale, rispetto a coloro che scrivevano in prima persona. Questo esercizio aiuta a osservare le situazioni in modo più distaccato, riducendo le emozioni negative nei confronti degli altri e favorendo una maggiore capacità di comprensione (Grossmann et al., 2021).

Infine, coltivare la gratitudine può contribuire a sviluppare l’umiltà intellettuale. In uno studio, la professoressa Krumrei-Mancuso e i suoi colleghi hanno scoperto che le emozioni auto-trascendenti come la gratitudine, l’amore e la meraviglia possono aumentare l’umiltà intellettuale, anche se solo temporaneamente. In particolare, la gratitudine si è rivelata essere il fattore più significativo, poiché ci incoraggia a riconoscere l’importanza di ciò che riceviamo dagli altri, riducendo la tendenza a voler prenderci tutto il merito (Krumrei-Mancuso et al., 2023).

Praticare queste semplici abitudini può aiutarci a mantenere la mente aperta, a migliorare la nostra capacità di apprendimento e a rafforzare le nostre relazioni interpersonali.

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