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Ossitocina: Una Possibile Cura per l’Autismo

Ossitocina: una possibile cura per l'Autismo? Studi recenti tentano di avvalorare l'utilità terapeutica della somministrazione di ossitocina

Di Giuseppina Epifanio

Pubblicato il 03 Gen. 2013

Aggiornato il 17 Set. 2018 09:34

 di Giuseppina Epifanio, Psicologa

Ossitocina: Una Possibile Cura per l'Autismo?. - Immagine: © IKO - Fotolia.comOssitocina: una possibile cura per l’ Autismo? Studi recenti tentano di avvalorare l’utilità terapeutica della somministrazione di ossitocina

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Gli esseri umani sono creature sociali e il comportamento prosociale è fondamentale per l’interazione con il loro ambiente. Il nucleo centrale della socialità è la metacognizione, quell’abilità che ci permette di dedurre gli stati interni degli altri a partire da stimoli esterni, come le espressioni facciali, così da capire il significato del comportamento di un’altra persona o da predirlo.

Per molto tempo abbiamo accettato l’idea che gli ormoni determinino il nostro stato d’animo. Tuttavia, recentemente le neuroscienze hanno messo in evidenza come l’ossitocina, l’ormone che agisce anche come neuromodulatore, possa aumentare proprio l’abilità di capire il senso di quello che gli altri stanno pensando o provando e migliorare così la cognizione sociale. L’ossitocina sembra, infatti, influenzare la nostra apertura verso gli altri e la nostra capacità di comprenderli.

Questa capacità è compromessa in soggetti con Autismo. L’Autismo è un disturbo caratterizzato, appunto, da una forte disfunzione sociale e da un’incapacità a rispondere in modo appropriato a stimoli sociali e ad interpretare accuratamente le espressioni facciali.

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Diversi ricercatori hanno suggerito che il neuropeptide ossitocina giochi un ruolo chiave nel comportamento sociale e che possa essere implicato nell’eziologia dell’Autismo. Questo neuropeptide migliora, infatti, l’approccio sociale e, negli umani sani, la sua somministrazione per via nasale, migliora il riconoscimento emozionale e delle espressioni facciali. Ciò ha portato alcuni a meditare sul possibile uso dell’ossitocina sotto forma di spray nasale per trattamenti di questo tipo di disturbi psichiatrici caratterizzati da deficit sociali.

Lo studio di Guastella et al. del 2010 ha utilizzato 16 soggetti maschili con un’età compresa tra i 12 e i 19 anni ai quali era stato loro diagnosticato, secondo i criteri del DSM-IV, o il disturbo autistico o la Sindrome di Asperger. Si è partiti dall’ipotesi che i miglioramenti a seguito della somministrazione intransale di ossitocina, se indirizzati in modo particolare all’inizio della vita, possano portare risultati migliori.

I partecipanti dovevano ricevere una singola dose di ossitocina e placebo sotto forma di spray nasale una volta a settimana. Il gruppo di partecipanti più grandi (16-19 anni, n=5) ha ricevuto una dose di 24 IU (4 soffi per narice), che è stata scelta per la maggior parte degli studi di ricerca sull’ossitocina intranasale con gli adulti. I soggetti tra i 12 e i 15 anni hanno ricevuto una dose di 18 IU (n=11, 3 soffi per narice). Dopo 45 minuti dalla somministrazione del farmaco, i soggetti erano sottoposti al Reading the Mind in the Eyes Test-Revised (RMET), un test che valuta la capacità di leggere le emozioni dagli occhi grazie alle sottili espressioni facciali affettive ed è il più valido test usato per il riconoscimento emozionale in pazienti autistici. Otto partecipanti hanno ricevuto ossitocina e otto hanno ricevuto un placebo alla prima sessione del test. I risultati indicano che l’ossitocina migliora la performance nel  RMET nel 60% dei partecipanti. Il gruppo di ricerca ha poi diviso gli items in items facili e items difficili. L’effetto dell’ossitocina era fortemente significante per gli items più facili del test.

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 Questo studio ha prodotto risultati molto rilevanti confermando il ruolo dell’ossitocina nel migliorare il riconoscimento emozionale in giovani pazienti. L’età è un fattore importante, in quanto i risultati suggeriscono un potenziale aumento dei comportamenti sociali nei giovani nei quali i miglioramenti delle risposte sociali possono essere più probabili.

In combinazione con le ricerche precedenti, questi risultati suggeriscono una potenziale valutazione dell’ossitocina intranasale come trattamento per migliorare la comunicazione e l’interazione sociale in giovani soggetti con disturbo dello spettro autistico.  Le ricerche future avranno però il compito di approfondire tali risultati, ad esempio sperimentando la somministrazione di ossitocina sui bambini autistici, in modo da ipotizzare un trattamento terapeutico che sia immediato e tempestivo, in un’ottica di prevenzione, rispetto a quelle che possono essere le caratteristiche croniche di tale patologia. Inoltre, sarebbe importante valutare quelli che sono gli effetti a lungo termine di un tale trattamento, in modo da escludere controindicazioni inattese.

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Giuseppina Epifanio
Giuseppina Epifanio

Giuseppina Epifanio PSICOLOGA SPECIALIZZANDA IN PSICOTERAPIA COGNITIVO-COMPORTAMENTALE

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