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Sexual robot: compagni di vita o di gioco? – Psicologia digitale

I sexual robot sono progettati per arricchire le esperienze sessuali, ma come potrebbero trasformare le nostre relazioni?

Di Chiara Cilardo

Pubblicato il 20 Set. 2024

Sexual robot: un nuovo modo di vivere le interazioni sessuali

PSICOLOGIA DIGITALE – (Nr. 59) Sexual robot: compagni di vita o di gioco?

Avere un partner ci fa stare bene; più tecnicamente, assolve a delle funzioni e dei bisogni essenziali di connessione, di relazione, di intimità. Non sempre però tutto fila liscio: chi non ha mai sofferto per amore? È parte del percorso e ne siamo consapevoli; avere una relazione intima può diventare complicato. Perché non ci siamo solo noi, perché le relazioni comportano un continuo bilanciamento tra i nostri bisogni, motivazioni, desideri, difficoltà e quelli dell’altro (Brandon, 2024). 

E se l’altro, invece, potesse soddisfare tutto questo senza richiedere niente in cambio?

Se potessimo avere qualcuno che non ci dice mai di no, che ci asseconda e ci gratifica e… basta? Senza doverci adattare, dialogare, confrontarsi: ecco, i partner basati su intelligenza artificiale, come chatbot e avatar, fanno proprio questo. I robot sessuali (sexual robot, SexR) sono progettati per simulare interazioni sessuali; rientrano nella categoria più ampia dei robot da compagnia (companion robot, CR), che sono a loro volta social robot (SR). Generalmente sono impiegati per supportare persone socialmente vulnerabili, come anziani o individui con disturbi dello spettro autistico, con l’obiettivo di migliorare il loro benessere attraverso l’interazione sociale (Massa et al., 2023). A differenza di una relazione con un umano che comporta un percorso di crescita, di messa in gioco e di discussione, essi possono soddisfare tutti i nostri bisogni in modo unilaterale. Come potrebbero influenzare le nostre relazioni?

Noi e il sesso digitale: il sextech e i sexual robot

La sextech è l’insieme delle tecnologie dedicate alle esperienze sessuali, come sex toys avanzati e sex robot. Per andare più nello specifico, il cybersex si riferisce a pratiche sessuali online che avvengono attraverso chat, videochiamate o scambio di contenuti sessualmente espliciti; la digisexuality è un concetto più ampio che include non solo il cybersex, ma anche altre forme di interazione sessuale con la tecnologia, come l’uso di dispositivi di stimolazione a distanza o la partecipazione a esperienze sessuali attraverso realtà virtuale; infine, la tecnosexuality indica l’interesse per l’integrazione della tecnologia nella sessualità.

Esiste anche una definizione per chi ha un interesse esclusivo per gli esseri umani: carbonsexuality. In effetti, non sempre l’uso di tecnologie legate al sesso viene accolto favorevolmente. Lo stigma percepito verso l’uso della tecnologia erotica (Perceived Stigma of Engaging with Erotic Technology Usage, PSETU) si riferisce al pregiudizio associato all’uso di tecnologie come sex toys, chatbot erotici o robot sessuali: più è alta la pressione sociale percepita, minore è la probabilità di utilizzo di queste tecnologie.

Questo stigma è più forte nelle donne riguardo i sex toys, mentre per gli uomini sono i robot sessuali a suscitare più pregiudizi. A prescindere dal genere e dalla tecnologia il livello di stigma tende ad aumentare con il grado di realismo e antropomorfismo (Dubé et al., 2023). 

Sexual Robot (SexR) o robot sessuali: definizione

I robot sessuali (SexR), chiamati anche “sex dollbot” (unione di “sex doll” (bambola sessuale) e “bot” (abbreviazione di robot), sono dei robot antropomorfizzati fin nei minimi dettagli, dotati di movimenti articolati, risposte vocali, espressioni facciali e capacità conversazionali sofisticate, sono progettati per essere quanto più simili a compagni artificiali (Karaian, 2024).

Aziende come RealDollX producono modelli basati su intelligenza artificiale che offrono opzioni di personalizzazione avanzate e molto realistici, come per esempio HarmonyX, SolanaX, Nova, Tonya e Serenity.

Proprio per il loro antropomorfismo, i robot sessuali suscitano nell’utente un senso di coinvolgimento e la sensazione di un’interazione empatica, sono veri e propri “simulatori relazionali” (Healy, 2024). A differenza di tecnologie come la realtà virtuale che consentono all’utente di interagire e modificare l’ambiente, con i sexual robot non c’è una co-costruzione reciproca. Questo distacco implica un’esperienza che non incoraggia lo sviluppo di capacità metacognitive, l’osservazione e la regolazione dei propri pensieri ed emozioni (Massa et al., 2023). Avviene proprio il contrario: l’utente crea un “sistema immaginativo avanzato” in cui l’esperienza autoreferenziale è rinforzata ancora di più dal fatto che l’altro, il robot, è come si desidera (perché personalizzato in ogni caratteristica) e capace di interagire (Karaian, 2024). 

Le caratteristiche di una relazione con un sexual robot

I sexual robot, grazie alle loro abilità interattive e reattive, riescono a replicare interazioni in modo così realistico da indurre gli utenti a rispondergli come se fossero persone reali, creando una sorta di “illusione autoreferenziale”; questa antropomorfizzazione si manifesta linguisticamente nell’uso del pronome “lui/lei” e nel dargli un nome proprio a prescindere dal fatto che l’utente sa benissimo che si tratta di una macchina (Massa et al., 2023).

Nel contesto di una relazione, però, il piacere nasce da complicità e reciprocità; in una relazione co-costruita c’è sempre una quota di “frustrazione relazionale” che deriva dal confrontarsi e adattarsi all’altro. Con un sexual robot il rischio è che si instauri un rapporto a senso unico e autoreferenziale, poiché il sexual robot riflette e rafforza le aspettative dell’utente, creando un’illusione di connessione e conferma relazionale basata sulle sue fantasie. Così viene meno quell’aspetto ”generativo” derivante da una reale connessione tra pari (Sparrow, 2023) o, peggio, un disinvestimento nelle relazioni a favore di un approccio narcisistico alle dinamiche interpersonali, focalizzato solo su se stessi e sui propri bisogni (Brandon, 2024). 

“Life in plastic is fantastic” cantavano gli Aqua quasi trenta anni fa. Nella canzone si ironizzava sulla vita perfetta e “fantastica” della bambola Barbie. Ma il mondo di Barbie è un universo artificiale, di plastica, appunto, e solo per questo sembra senza problemi o preoccupazioni. Un mondo irrealistico e idealizzato e dunque per niente umano. Possiamo essere così felici e spensierati con un sexual robot come partner? Per quanto a volte vorremmo davvero che le relazioni fossero semplici e “perfette”, queste non sono che costruzioni artificiali che non riflettono quanto può essere complesso il mondo reale. Che, dopottutto, è quello di cui noi siamo fatti. 

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