Cos’è l’anorgasmia femminile?
L’anorgasmia femminile, detta anche disturbo dell’orgasmo femminile, rientra nei disturbi elencati nel DSM-5-TR (APA; 2022) e viene definita come un marcato ritardo, o addirittura assenza, del raggiungimento dell’orgasmo in una normale fase di eccitazione sessuale in almeno il 75% delle esperienze sessuali. Se una donna ha difficoltà nell’ottenere l’orgasmo anche tramite la masturbazione, e tale disagio persiste per almeno sei mesi e ha un impatto clinicamente rilevante, questo viene classificato come un disturbo (Visconti et al., 2021).
La difficoltà nel raggiungere l’orgasmo è un evento molto comune nelle donne, difatti si stima che a livello nazionale colpisca circa il 16/28% delle donne negli Stati Uniti, Europa, Centro e Sud America e Cina continentale, fino ad arrivare al 46% in altri paesi asiatici (Paponetti, 2021).
Tipologie di anorgasmia
Il contesto e il momento di insorgenza di questo disturbo permettono di classificarlo in tre tipologie: permanente se la donna non è mai riuscita a raggiungere un orgasmo, acquisito se invece è stato raggiunto in passato ma attualmente la persona sperimenta difficoltà, e situazionale se avviene esclusivamente in determinate situazioni.
Effetti dell’anorgasmia sulla vita delle donne
Questo disturbo, in ognuna delle sue tre forme, può portare a delle conseguenze negative nella vita di chi lo sperimenta.
Possono insorgere varie difficoltà, come sentimenti di inadeguatezza legati al sentirsi sbagliati e diversi, la preoccupazione di deludere il proprio partner e la sensazione di stare perdendo qualcosa di importante nella vita (Paponetti, 2021).
Le donne che hanno difficoltà nell’ottenere l’orgasmo, talvolta senza averlo mai sperimentato, possono provare ansia e vergogna legate alla delusione nei confronti della propria sfera sessuale. Questi stati psicologici possono essere sia effetto dell’anorgasmia, sia, in un ciclo complicato, essere considerati fra le cause di questo disturbo (Visconti et al., 2021).
Possibili cause dell’anorgasmia femminile
Il disturbo dell’orgasmo femminile può dipendere da un insieme di fattori di tipo fisiologico, neurologico e psicosociale.
Un esempio di fattori fisiologici e neurologici sono le disfunzioni muscolari del pavimento pelvico, cambiamenti ormonali causati ad esempio dalla menopausa o da contraccettivi ormonali, malattie croniche come il diabete o la sclerosi multipla o lesioni ed interventi chirurgici che colpiscono i nervi (Visconti et al., 2021).
Questi casi però rappresentano la minoranza, difatti, nella maggior parte dei casi, le ragioni sono di tipo psicosociale, come i fattori legati al contesto sociale, tipo le proibizioni culturali, i divieti religiosi o gli atteggiamenti che sono negativi rispetto al piacere sessuale femminile, oltre che la mancanza di informazioni sulla sessualità.
Fanno parte dei fattori di tipo psicologico ed emotivo la depressione, l’ansia, la bassa autostima, l’imbarazzo e la vergogna legati al sesso, i problemi di immagine corporea, l’inibizione sessuale ed esperienze sessuali passate che sono state traumatiche (Paponetti, 2021).
L’anorgasmia femminile può anche essere associata a specifici tratti di personalità. Questi possono includere il bisogno di controllo e la paura di perderlo, emozioni represse, la dipendenza marcata dall’altro, un senso di apprensione, negatività, instabilità emotiva e la tendenza all’essere poco aperti a nuove esperienze (Visconti et al., 2021).
Lo studio condotto da Gruenwald et al. nel 2019 ha esaminato i possibili deficit sensoriali nelle donne con disturbo dell’orgasmo femminile. I risultati hanno indicato che le donne affette da questo disturbo richiedevano livelli più elevati di stimolazione clitoridea rispetto a quelle senza il disturbo per raggiungere le soglie di eccitazione. Quindi, le donne con anorgasmia soffrono di una iposensibilità clitoridea, la quale gioca un ruolo fondamentale nel raggiungimento dell’orgasmo sessuale (Visconti et al., 2021).
Trattamenti dell’anorgasmia
Considerare il contesto sociale e le esperienze di vita di una donna con anorgasmia è fondamentale dal punto di vista clinico. Divieti culturali o religiosi, atteggiamenti negativi verso il piacere sessuale, scarsa informazione sulla sessualità o esperienze passate di abusi o traumi sessuali potrebbero essere tra i fattori che contribuiscono alla manifestazione sintomatica di questo disturbo. Esplorare questi aspetti può essere cruciale per comprendere a pieno le cause e per identificare le strategie terapeutiche più adeguate per affrontare l’anorgasmia (Visconti et al., 2021).
I trattamenti con maggiore efficacia per l’anorgasmia sono diversi.
Innanzitutto abbiamo la psicoterapia, sia individuale che di coppia o di gruppo, che mira a trattare le preoccupazioni psicologiche ed emotive parlandone e applicando strategie per affrontare le problematiche insieme al terapeuta. La psicoterapia al suo interno si divide poi in varie tipologie di interventi e approcci teorici.
La masturbazione diretta è una tecnica cognitivo comportamentale, considerata un intervento di prima linea per questo disturbo. Questa terapia si basa sull’idea di aumentare la consapevolezza attraverso una graduale esposizione alla stimolazione genitale, mentre si utilizzano strumenti psicologici per migliorare l’attenzione agli stimoli sessuali. Ha anche come obiettivo quello di ridurre l’ansia sperimentata e di implementare strumenti per aumentare l’eccitazione (Visconti et al., 2021).
Un’altra tecnica è quella della desensibilizzazione sistematica, ovvero una terapia che si basa sull’esposizione ad un evento o elemento ansiogeno specifico per la persona, dal vivo o nell’immaginazione. La persona deve creare una gerarchia di elementi ansiogeni, e quindi di esperienze che teme, con l’obiettivo poi di esporsi gradualmente ad esse, partendo dal basso della gerarchia. Questo viene fatto finché la persona non sperimenta poca o nessuna ansia associata a quelle situazioni precedentemente temute.
Il focus sensoriale è una tecnica comportamentale mindfulness-based che viene utilizzata per ridurre l’ansia. Si concentra sull’invitare il paziente a prestare attenzione alle sensazioni fisiche durante un’attività di coppia. Questa tecnica consiste in uno scambio di carezze sul corpo dei partner in un contesto che non sia impegnativo, escludendo inizialmente il contatto coi genitali o il seno, successivamente verranno comprese anche quelle aree man mano che i due individui saranno più a loro agio e avranno la capacità di prestare attenzione alle sensazioni corporee (Visconti et al., 2021).
Altre due tecniche che possono essere utilizzate sono l’educazione sessuale e la biblioterapia. La prima consiste nel mostrare ai soggetti del materiale educativo come diapositive, foto e video di masturbazione e attività sessuale, la seconda invece è una tipologia di trattamento che include l’utilizzo di un libro con l’obiettivo di guidare la persona attraverso il trattamento a casa (Paponetti, 2021).