Il disturbo dell’orgasmo femminile viene classificato all’interno del DSM-5 (APA, 2013) nell’area nosografica delle disfunzioni sessuali.
Tutti i disturbi classificati all’interno di quest’area sono caratterizzati da un’anomalia nel processo che comporta il ciclo di risposta sessuale, o sono caratterizzati da un dolore associato al rapporto sessuale.
Il disturbo dell’orgasmo femminile viene definito dal DSM-5 (APA; 2013) come un marcato ritardo, o addirittura l’assenza, del raggiungimento dell’orgasmo in una normale fase di eccitazione sessuale. Questo tipo di disturbo viene considerato tale se la donna presenta una difficoltà nel raggiungimento dell’orgasmo anche con la masturbazione. Inoltre questo disagio deve perdurare per almeno 6 mesi ed essere clinicamente significativo.
Diversi studi mostrano come la difficoltà orgasmica colpisca il 16-28% delle donne negli USA, in Europa, nell’America centrale-meridionale, arrivando fino al 46% nella Cina continentale e in altri paesi asiatici (Laan et al., 2013; Zhang et al., 2017).
Questa difficoltà può dipendere da diversi fattori tra cui l’età e lo stato ormonale della donna, la salute e la sua esperienza sessuale. È inoltre importante tenere in considerazione la qualità del rapporto sessuale; in particolare se la stimolazione è adeguata durante l’attività sessuale, se l’attività sessuale è svolta in coppia o meno, e considerare la natura della relazione diadica (ad esempio, se il rapporto sessuale è occasionale o se avviene all’interno di una relazione continuativa) (Armstrong et al., 2012; Smith et al., 2014).
Il disturbo dell’orgasmo femminile può essere classificato in base al momento di insorgenza del disturbo: viene definito permanente se la donna non ha mai sperimentato un orgasmo né da sola, né con il partner con qualsiasi tipo di stimolazione; è acquisito, se invece la donna ha sviluppato il disturbo dopo aver provato l’orgasmo in passato. Questo disturbo, inoltre, può essere “generalizzato” se l’impossibilità di raggiungere l’orgasmo si ha in ogni contesto, oppure viene definito “situazionale” se la difficoltà si presenta solo in determinate situazioni (APA, 2013).
A causare il disturbo dell’orgasmo femminile sono coinvolti diversi fattori fisiologici, neurologici e psicosociali. Disfunzioni muscolari del pavimento pelvico, cambiamenti ormonali causati ad esempio dalla menopausa o da contraccettivi ormonali, malattie croniche come il diabete o la sclerosi multipla o lesioni ed interventi chirurgici che colpiscono i nervi (Meston et al., 2004).
Da un punto di vista clinico, per una donna che soffre del disturbo dell’orgasmo è importante indagare anche il contesto sociale e le sue esperienze di vita, questo perché divieti culturali o religiosi, atteggiamenti negativi verso il piacere sessuale, mancanza di informazioni sulla sessualità o esposizioni ad abusi o esperienze sessuali traumatiche potrebbero aver contribuito all’insorgenza sintomatologica di questo disturbo (Heiman & Lo Piccolo, 1988; Meston et al., 2004).
Alcune donne che sperimentano difficoltà a raggiungere l’orgasmo, o addirittura non lo hanno mai raggiunto, mostrano ansia e vergogna associate all’insoddisfazione per i propri rapporti sessuali. Tali condizioni psicologiche risultano essere l’effetto dell’anorgasmia, ma, in una sorta di circolo vizioso, sono considerate anche alcune delle cause di tale disturbo (Meston et al., 2004; Laan et al., 2013; Tavares et al., 2018).
Personalità e difficoltà nel raggiungere l’orgasmo
Diversi studi (Bridges et al., 1985; Loos et al., 1987; Mah & Binik, 2001; Harris et al., 2008) hanno inoltre mostrato come la difficoltà nel raggiungimento dell’orgasmo sia associata a particolari tratti di personalità come il bisogno di controllo e la paura di perderlo, emozioni represse, maggiore dipendenza dall’altro, apprensione e negatività, instabilità emotiva e il non essere aperti a nuove esperienze. Tavares e colleghi (2018) hanno valutato il ruolo di personalità, inibizione ed eccitazione sessuale, e delle credenze sessuali nel predire il verificarsi dell’orgasmo femminile. È emerso che la personalità non gioca un ruolo significativo nella regolazione dell’orgasmo femminile, ad esclusione del tratto di estroversione, che ha una relazione positiva con la frequenza dell’orgasmo. Inoltre, è emerso che l’inibizione sessuale associata alla paura del fallimento della prestazione predicono negativamente l’orgasmo femminile.
Si può dire quindi che oltre ai fattori organici, ad influenzare lo sviluppo di questo disturbo siano coinvolti anche fattori socioculturali, emotivi e psicologici che interessano donne di tutte le età.
In un altro studio del 2019 (Gruenwald et al.) si sono indagati i possibili deficit sensoriali nelle donne con disturbo dell’orgasmo femminile.
Deficit sensoriali e disturbo dell’orgasmo femminile
I risultati della ricerca hanno mostrato come le donne con disturbo dell’orgasmo femminile richiedano intensità più elevate di stimolazione clitoridea per raggiungere le soglie, rispetto alle donne con altre disfunzioni sessuali, in cui però l’anorgasmia non è la loro difficoltà principale.
Secondo questo studio, quindi, le donne con disturbo dell’orgasmo femminile soffrono di un’iposensibilità clitoridea, ed il clitoride gioca dunque un ruolo importante nel raggiungimento dell’orgasmo sessuale (Gruenwald et al, 2019).
Trattamenti per il disturbo dell’orgasmo femminile
Per quanto riguarda i trattamenti, tre sono le categorie di trattamenti psicologici individuate, utilizzate per la cura del disturbo dell’orgasmo femminile: (i) la masturbazione diretta, (ii) la desensibilizzazione sistemica ed (iii) il focus sensoriale (Meston et al., 2004; Marchand, 2020).
La masturbazione diretta è una tecnica cognitivo comportamentale mindfulness-based che comporta l’esposizione graduale alla stimolazione genitale utilizzando strumenti psicologici per migliorare l’attenzione agli stimoli sessuali e per ridurre l’ansia sperimentata. Questo tipo di tecnica è risultato essere molto utile anche per le donne con un disturbo dell’orgasmo permanente e generalizzato (LoPiccolo & Lobitz, 1972; Heiman & LoPiccolo, 1988; Heiman, 2002; Laan et al., 2013).
La desensibilizzazione diretta è invece una terapia basata sull’esposizione ad un’ansia specifica in cui si crea una gerarchia di esperienze temute, esponendosi a ciascuna di esse. Alcune di queste potrebbero essere, ad esempio, un bacio prolungato con il partner o essere spogliati dal partner (Lazarus, 1963).
Infine, la tecnica del focus sensoriale è una tecnica comportamentale mindfulness-based utilizzata per ridurre l’ansia, in cui si accompagna il paziente a focalizzarsi sulle sensazioni fisiche durante l’attività in coppia (Weiner & Avery-Clark, 2014). Questa tecnica, sviluppata da Master e Johnson (1970), consiste in uno scambio di carezze sul corpo da parte dei partner in un contesto di non richiesta. Inizialmente viene escluso il contatto con i genitali o il seno, successivamente vengono integrate anche queste aree in base all’acquisizione di comfort da parte dei partner e delle loro capacità di attenzione verso le sensazioni corporee. Il focus sensoriale è un trattamento utilizzato soprattutto per il disturbo dell’orgasmo femminile situazionale in un contesto di coppia (Carney et al., 1978).
Futuri sviluppi per quanto riguarda il disturbo dell’orgasmo femminile
In generale, si può affermare che il disturbo dell’orgasmo femminile interessi una buona parte della popolazione generale femminile, e le ricerche future potrebbero basarsi su un campione più ampio rispetto ai campioni su cui sono basati gli attuali studi scientifici. Inoltre, basandosi sui risultati ottenuti si potrebbe migliorare anche l’informazione a livello mediatico, con lo scopo di aumentare la consapevolezza rispetto ad un tema che è molto più comune di quel che si pensa, e che spesso non viene affrontato perché considerato ancora un tabù nella società odierna.
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La rubrica fluIDsex è un progetto della Sigmund Freud University Milano.