expand_lessAPRI WIDGET

I segni dell’Abuso Sessuale in Età Infantile sull’Eccitazione Sessuale nelle Donne Abusate – FluIDsex

L’esperienza di abuso sessuale infantile è spesso associata a problematiche nell'età adulta, tra cui il disturbo dell’eccitazione sessuale femminile

Di Greta Riboli, Margherita Rinaldi, Rosita Borlimi, fluIDsex

Pubblicato il 12 Ott. 2022

Aggiornato il 14 Ott. 2022 12:48

Alcuni dati mostrano un’associazione tra una storia di abuso sessuale infantile e una minore funzione di eccitazione sessuale: donne con abuso sessuale infantile riportano un’eccitazione sessuale significativamente inferiore, riferendo maggiore paura, rabbia e disgusto durante l’eccitazione sessuale.

 

 L‘abuso sessuale infantile (Childhood Sexual Abuse; CSA) è un problema sociale che si stima colpisca tra il 22,3% e il 28% della popolazione femminile ed è generalmente definito come contatto sessuale indesiderato tra un bambino e un adulto, che può includere penetrazione orale, vaginale e/o anale con un pene, dita o oggetti estranei, contatto sessuale forzato e rapporti sessuali senza contatto (Pulverman et al., 2018).

Abuso sessuale infantile e disfunzioni sessuali

L’esperienza di abuso sessuale infantile è spesso associata a una serie di problemi nell’età adulta, tra cui la disfunzione sessuale e l’insoddisfazione sessuale (Rellini e Meston, 2011) soprattutto nelle donne (Laumann et al., 1999). L’abuso sessuale infantile è, infatti, uno dei fattori di rischio più salienti per lo sviluppo di problemi con il desiderio sessuale, problemi di eccitazione sessuale, raggiungimento dell’orgasmo, vaginismo, dispareunia e bassa soddisfazione sessuale (Leonard e Follette, 2002). In particolare, rispetto a qualsiasi altro tipo di disfunzione sessuale, sembra esserci un rischio maggiore di disturbo dell’eccitazione sessuale (Laumann et al., 1999). Questo disturbo viene definito dal Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5) come la mancanza o riduzione significativa dell’interesse/eccitazione sessuale per una durata minima di circa sei mesi e che causa disagio clinicamente significativo nell’individuo (American Psychiatric Association, 2014). Generalmente, donne che presentano problemi di eccitazione sessuale, riferiscono la mancanza di eccitazione a qualsiasi stimolo come, ad esempio, leggere qualcosa di erotico, dare piacere al partner, ricevere stimolazione orale, mammaria, genitale o impegnarsi in un rapporto sessuale (Basson et al., 2004).

Come anticipato sopra, alcuni dati mostrano un’associazione tra una storia di abuso sessuale infantile e una minore funzione di eccitazione sessuale: donne con abuso sessuale infantile riportano un’eccitazione sessuale significativamente inferiore, riferendo maggiore paura, rabbia e disgusto durante l’eccitazione sessuale con un partner rispetto a donne non maltrattate (Rellini e Meston, 2011). In letteratura, diverse correnti di pensiero hanno tentato di fornire una spiegazione a questa associazione.

Da un punto di vista fisiologico, è stato dimostrato che, le donne con storia di abuso sessuale infantile, hanno livelli più bassi di cortisolo, i quali sono stati associati ad un’iperattivazione del Sistema Nervoso Simpatico (SNS) che aumenta naturalmente durante l’eccitazione sessuale (Rellini e Meston, 2006). Per le donne con storie di abuso sessuale infantile, quindi, l’eccitazione del Sistema Nervoso Simpatico potrebbe già essere così elevata che un ulteriore aumento, che si verifica naturalmente con l’eccitazione sessuale, potrebbe spingere la loro attivazione del SNS oltre l’intervallo ottimale, portando a una funzione sessuale compromessa. Questa compromissione causa una risposta inferiore nelle donne con esperienza di abuso sessuale infantile, ai trattamenti che migliorano direttamente l’eccitazione sessuale genitale rispetto alle donne non abusate (Pulverman et al., 2018).

Le cognizioni sulla sessualità in seguito all’abuso sessuale infantile

Da un punto di vista cognitivo-comportamentale, invece, l’evidenza empirica e teorica supporta l’esistenza di una relazione clinicamente significativa tra schemi del sé sessuale e disfunzione e insoddisfazione sessuale (Heiman, 2002). Gli schemi sono definiti come filtri attraverso i quali le persone percepiscono, organizzano e comprendono le informazioni rilevanti per il sé. In particolare, è possibile che gli schemi sessuali svolgano un ruolo fondamentale nella funzione di eccitazione sessuale delle donne che hanno sperimentato abuso sessuale infantile, (Rellini e Meston, 2011). Barlow (1986) spiega questa relazione attraverso un modello che pone l’ansia anticipatoria come aspetto centrale dei problemi di eccitazione sessuale. Questo stato di ansia è il prodotto di aspettative negative che facilita il calo dell’attenzione verso segnali non sessualmente rilevanti. Lo spostamento dell’attenzione lontano da segnali sessualmente rilevanti riduce la stimolazione sessuale necessaria per attivare l’eccitazione sessuale. Quando ciò si verifica, gli schemi del sé sessuale dell’individuo possono essere modificati in modo da mantenere la disfunzione sessuale, poiché il problema verrebbe percepito come un aspetto essenziale del sé. Questo circolo vizioso è facilmente osservabile nelle donne con una storia di abuso sessuale infantile: i traumi sessuali precoci possono influenzare la loro percezione del sesso e di conseguenza possono essere a rischio di sperimentare aspettative negative prima delle attività sessuali, distraendole dall’elaborazione di segnali sessualmente rilevanti necessari per l’eccitazione sessuale. Questo supporta l’ipotesi secondo cui gli schemi del sé sessuale prima degli stimoli sessuali spiegano in parte la minore funzione di eccitazione sessuale delle donne che hanno sperimentato CSA rispetto alle donne senza storia di abuso (Rellini e Meston, 2011).

 Un’altra ipotesi, avanzata da una prospettiva cognitivo-comportamentale, è che le donne che hanno esperito un abuso sessuale infantile provano un senso di colpa per aver provato desiderio o eccitazione sessuale (Davis e Petretic-Jackson, 2000); questo le porta a evitare le esperienze emotive negative e di conseguenza a ignorare l’aspetto appetitivo dell’esperienza sessuale, avendo così maggiore probabilità di sviluppare difficoltà a eccitarsi sessualmente (Barlow, 1986). Infatti, seppur l’evitamento sia una forza istintuale di base, che può essere funzionale nel breve periodo risolvendo il problema imminente del soggetto, il suo uso protratto nel tempo può portare a risultati negativi, poiché rinforza le convinzioni di paura che potrebbero portare ad altri problemi con effetti negativi a lungo termine (Elliot, 2006; Holtforth, 2008). Nel tempo, l’evitamento potrebbe rinforzare l’associazione tra l’affettività negativa e la stimolazione sessuale e questo porterebbe a disfunzioni sessuali, inclusi problemi di eccitazione sessuale. Questo è ancora più vero per le donne con forme più gravi di abuso sessuale infantile: l’evitamento porta a evitare esperienze sessuali potenzialmente correttive e ciò si traduce nel mantenimento e rafforzamento di ricordi di esperienze sessuali negative vissute durante l’infanzia. Bisogna anche evidenziare che quando si parla di evitamento di esperienze sessuali correttive, non ci si riferisce solo all’astinenza dalle attività sessuali, ma anche all’uso di distrazioni, dissociazioni e sostanze per alterare la consapevolezza durante le attività sessuali per evitare la connessione interpersonale (Staples et al., 2012).

La mindfulness based sex therapy

Un trattamento che ad oggi sembra avere una buona efficacia nella cura delle difficoltà nell’eccitazione sessuale in donne con storia di abuso sessuale infantile è la mindfulness-based sex therapy, che non punta a migliorare direttamente l’eccitazione sessuale genitale, ma orienta alla consapevolezza del trattamento, consentendo alle donne di disconnettersi da cognizioni negative, come i ricordi dell’abuso, e di partecipare pienamente allo stimolo sessuale nel momento presente (Brotto et al., 2012). Anche i trattamenti di scrittura espressiva sembrano essere particolarmente appropriati per le donne con storia di abuso sessuale infantile, in quanto mirano a migliorare la salute mentale attraverso i meccanismi di esposizione e assuefazione dei ricordi traumatici, diminuzione del desiderio di nascondere ricordi traumatici, espressione emotiva e rivalutazione cognitiva (Pennebaker e Chung, 2011).

In conclusione, nonostante vi siano evidenze secondo cui donne con storia di abuso sessuale infantile riportano conseguenze negative nel funzionamento sessuale, in particolare rispetto alla sfera dell’eccitazione, gran parte delle donne con una storia di abuso è comunque in grado di avere esperienze sessuali funzionali e soddisfacenti (Staples et al., 2012).

Si parla di:
Categorie
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
CONSIGLIATO DALLA REDAZIONE
NAZIONALE - 201204 - The Journal Club 7di9 - Banner7
L’applicazione della CBT nelle disfunzioni sessuali femminili – Il settimo episodio di The Journal Club

The Journal Club è la nuova webserie per discutere e approfondire le novità dal panorama scientifico internazionale - Su State of Mind il settimo episodio

ARTICOLI CORRELATI
Che cosa si intende per rape culture e perché il fenomeno del victim blaming è così diffuso?

L’articolo ha come obiettivo quello di spiegare i fenomeni di victim blaming e rape culture, soffermandosi sulle spiegazioni sottostanti

Giulia e le altre: una riflessione su alcune cause dei femminicidi

Ennesima uccisione di una giovane ragazza per mano del suo ex. Molto si può dire guardando le concause che portano a questi femminicidi

WordPress Ads
cancel