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Abuso infantile

L'abuso infantile si configura come una profonda ferita nel tessuto sociale, minando le fondamenta del benessere dei bambini e delle comunità

Sezione a cura di Gloria Angelini

Aggiornato il 3 lug. 2024

Affrontare il tema dell’abuso infantile

Non esistono grandi scoperte né reale progresso finché sulla terra esiste un bambino infelice (Albert Einstein).

L’abuso infantile è un fenomeno sociale che va oltre la mera violazione dei diritti dei più piccoli e vulnerabili. Nella sua complessità, esso si configura come una profonda ferita nel tessuto sociale, minando le fondamenta del benessere dei bambini e delle comunità. 

Nell’ambito di questo articolo, è fondamentale iniziare compiendo un passo indietro per definire chiaramente cosa si intende per abuso infantile e come questo fenomeno, spesso celato nell’ombra, si trasformi in una problematica di rilevanza sociale. Esploreremo inoltre i segnali di abuso e le ripercussioni a lungo termine che l’abuso infantile può generare, sottolineando il ruolo della società e degli operatori sanitari nella prevenzione e nel supporto alle vittime. Concludendo con un breve cenno alle leggi per la protezione dell’infanzia.

La definizione di abuso infantile

Secondo l’American Psychological Association l’abuso infantile è “un danno a un bambino causato da un genitore o da un’altra persona che se ne prende cura. Il danno può essere fisico (violenza), sessuale (violazione o sfruttamento), psicologico (causa di stress emotivo) o di negligenza (carenze nelle cure necessarie)”.

Il Ministero della Salute (2014), in accordo con l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e altre agenzie dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) identificano come maltrattamenti infantili gli abusi e l’incuria (detta neglect) che colpiscono gli individui al di sotto dei 18 anni di età. Vengono inclusi ogni genere di maltrattamento fisico e/o emotivo, abuso sessuale, abbandono, negligenza e sfruttamento a fini commerciali o di altra natura, che abbia come conseguenza un danno reale o potenziale per la salute, la sopravvivenza, lo sviluppo o la dignità del bambino nel contesto di un rapporto di responsabilità, fiducia o potere (Ministero della Salute, 2014). Anche l’esposizione alla violenza tra i partner è inclusa tra le forme di maltrattamento infantile (intesa come violenza assistita). 

Il termine infantile viene utilizzato per indicare il periodo temporale che intercorre tra la nascita e i 18 anni, compatibilmente con l’ordinamento giuridico, gli individui sotto tale soglia di età vengono considerati minori; invece, nei termini della psicologia evolutiva questo range temporale include il periodo della prima infanzia, seconda infanzia, fanciullezza e adolescenza. 

L’abuso infantile è quindi un evento in cui il minore viene minacciato o danneggiato da coloro che sarebbero incaricati delle sue cure o si trovino in una posizione di potere o autorità; perciò, possono essere ad esempio: familiari (come genitori, tutori legali, fratelli maggiori), insegnanti, allenatori sportivi, perfino leader religiosi, ufficiali di polizia e giudici. L’abuso di minori può verificarsi in vari contesti, quali case, scuole, chiese, affidamenti, sistemi giudiziari e luoghi di lavoro.

Tipologie di abuso infantile

Il Ministero della Salute (2014), in stretta collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e altre agenzie dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), ha delineato in modo esauriente le varie tipologie di abuso infantile, riconoscendo il loro impatto devastante sugli individui di età inferiore ai 18 anni.

Abuso fisico

Si tratta di un’aggressione deliberata che provochi o rischi di provocare lesioni nei confronti del minore; in particolare si fa riferimento ad azioni quali: picchiare, colpire e trattare brutalmente in modo da poter causare lesioni fisiche o danni. Le conseguenze dell’abuso fisico comprendono lividi, graffi, ustioni, ossa rotte, lacerazioni e perdita di coscienza.
La differenza tra particolari metodi educativi e abuso fisico differisce da Paese a Paese; tuttavia, il Comitato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite (ONU, 1992) ha dichiarato che la punizione corporale sia un trattamento degradante per il minore; perciò, è stata vietata dal 1992.

Abuso sessuale

Si verifica nel momento in cui il bambino venga coinvolto in un comportamento sessuale da parte di un adulto o una persona più grande di lui, che abbia potere, autorità o che sia addetto alle sue cure. Lo scopo del coinvolgimento del minore è a beneficio dell’adulto, per piacere o per profitto economico. Può includere carezze, penetrazione, esposizione alla pornografia o qualsiasi altro atto sessuale. Dacché questo tipo di trauma comporta spesso lo sfruttamento della fiducia del bambino, a volte viene definito “betrayal trauma” (“trauma del tradimento”). 

Abuso emotivo

Comprende una serie di azioni, non accidentali, che generino paura o che intendano ledere la dignità e l’integrità psicologica del bambino. Gli esempi includono: minacce di abbandono, minacce di causare un danno al minore o a persone o cose a cui lo stesso tiene, rimproveri, denigrazioni o intimidazioni. Inoltre, rientrano in questa definizione azioni quali confinare un bambino —in un armadio o legato a una sedia—, umiliazioni fisiche —stare nudo tra altre persone— o costringere il minore a infliggere dolore a se stesso.  

Neglect

Il neglect indica l’omissione di cure che minacciano la sopravvivenza del bambino quali, l’incapacità da parte dei caregiver di fornire cibo, indumenti e/o alloggio necessari, lasciandolo solo per lunghi periodi di tempo e non fornendogli assistenza medica qualora fosse necessario. Può provocare danni fisici, emotivi o allo sviluppo. 

Abuso organizzato

Pattern di abusi che riguarda comportamenti sadici e coercitivi perpetrati da gruppi organizzati —quindi coinvolge più autori— volti alla vittimizzazione del minore attraverso il controllo estremo dell’ambiente infantile, solitamente si protrae nel tempo (International Society for the Study of Trauma and Dissociation, [ISSTD] 2011). In tali attività possono essere coinvolti network di pedofili, di pornografia minorile, gruppi o culti “religiosi”, traffico di esseri umani e lenocinio oppure sistemi familiari multigenerazionali; spesso implicano attività sessualmente perverse, orrifiche e sadiche che possono comportare la costrizione a essere testimone e/o partecipare all’abuso altrui. 

Abuso online

Implica l’uso della tecnologia per danneggiare, sfruttare o manipolare un bambino. Può includere il cyberbullismo, il grooming o lo sfruttamento sessuale online. 

Queste tipologie, fittamente intrecciate nel tessuto sociale, rappresentano una sfida cruciale che richiede l’attenzione collettiva per garantire il benessere delle generazioni future.

Fattori di rischio e cause dell’abuso infantile

L’abuso infantile non emerge isolato, bensì è spesso radicato in complesse dinamiche familiari e sociali che creano un terreno fertile per il manifestarsi di comportamenti dannosi. 

Le dinamiche familiari disfunzionali rappresentano uno dei principali precursori dell’abuso infantile. In contesti dove la comunicazione è compromessa e la coesione familiare è indebolita, i minori possono trovarsi a fronteggiare un rischio significativamente più elevato. 

La presenza di problemi di salute mentale tra i genitori può costituire un ulteriore elemento di vulnerabilità, in quanto condizioni come abuso di alcol e sostanze, depressione, ansia o altri disturbi psicologici possono compromettere la capacità genitoriale e minare la stabilità emotiva dell’ambiente domestico.

Lo stress economico e sociale agisce come un catalizzatore, intensificando le tensioni intrafamiliari e aumentando la probabilità di comportamenti abusivi. Quando le risorse sono scarse e la pressione finanziaria diventa opprimente, i genitori possono trovare difficile gestire il peso delle responsabilità parentali, aprendo la strada a dinamiche che hanno un effetto negativo per la salute mentale e lo sviluppo. Altri fattori di rischio includono l’isolamento sociale, la povertà e la mancanza di sostegno sociale.

Inoltre, fattori sociali, come le norme culturali e gli atteggiamenti nei confronti della educazione, possono influenzare la pratica di abusi sui minori (Ministero della Salute, 2014). 

Segnali di abuso infantile

Riconoscere i segnali di abuso infantile è essenziale per agire tempestivamente e proteggere i bambini da situazioni pericolose. 

I cambiamenti nel comportamento del bambino possono rappresentare il primo campanello d’allarme. Un improvviso mutamento nell’atteggiamento, manifestato attraverso isolamento, aggressività eccessiva o regressione comportamentale, potrebbe essere indicativo di un disagio profondo. 

I segni fisici evidenti sono spesso una testimonianza tangibile dell’abuso, che può manifestarsi attraverso lividi, ustioni, fratture ossee o altri traumi fisici visibili. Oltre agli indicatori fisici, è fondamentale prestare attenzione alle difficoltà nelle relazioni interpersonali. 

I bambini esposti ad abuso possono mostrare resistenza nel formare legami significativi, evitando il contatto fisico o manifestando una notevole difficoltà nell’esprimere emozioni. Un’analisi attenta di questi segnali permette di individuare situazioni di pericolo e di garantire una risposta appropriata, promuovendo la sicurezza e il benessere dei bambini colpiti. 

È importante sottolineare che i segni di abuso su minori non sono solo fisici: malnutrizione, scarsa igiene, frequenti assenze da scuola, comportamenti di elemosina o furto di cibo possono indicare neglect da parte dei genitori. Ritiro emotivo, bassa autostima, paura o ansia eccessive, autolesionismo o tendenze suicidarie e ritardi nello sviluppo possono essere conseguenze di maltrattamento psicologico

Difficoltà a camminare o sedersi, cambiamenti improvvisi nel comportamento o nella personalità, comportamenti sessuali inappropriati, incubi o enuresi notturna sono segnali che il bambino può aver vissuto abusi sessuali.

È importante notare che questi segnali potrebbero non essere sempre indicativi di abusi sui minori, ma dovrebbero essere presi in considerazione e segnalati alle autorità competenti per ulteriori indagini.

Conseguenze a lungo termine dell’abuso infantile

Le conseguenze a lungo termine dell’abuso infantile si estendono ben oltre l’evento traumatico iniziale, lasciando un’impronta profonda sulla vita dei sopravvissuti. 

L’impatto sulla salute mentale è una delle sfere più colpite, poiché i bambini che hanno subito abusi possono manifestare disturbi come depressione, ansia, disturbo da stress post-traumatico (PTSD) e tendenze autodistruttive. Queste sfide possono persistere nell’età adulta, influenzando significativamente la qualità della vita. 

I problemi di adattamento sociale costituiscono un’altra conseguenza rilevante, con i sopravvissuti che spesso sperimentano difficoltà nelle relazioni interpersonali, nella fiducia verso gli altri e nell’integrazione nella società.

La formazione del cosiddetto “ciclo dell’abuso” rappresenta un rischio significativo, in quanto coloro che hanno subito abusi durante l’infanzia possono, in alcuni casi, replicare schemi comportamentali simili nelle proprie relazioni o nella genitorialità. Gli adulti che hanno subito abusi in età infantile corrono un rischio maggiore di sviluppare problemi di salute fisica e mentale. Le conseguenze fisiche possono includere ritardo nella crescita e nello sviluppo e aumento del rischio di malattie e dolore cronico. Riguardo la salute mentale spesso si riscontrano abuso di alcol e droghe, problematiche sociali ed economiche, che impattano anche sullo sviluppo e sul benessere complessivi di un Paese. Inoltre, lo stress causato dagli abusi in età infantile può portare a ritardi nello sviluppo del cervello e compromettere lo sviluppo del sistema nervoso e immunitario.

Il ruolo della società e degli operatori sanitari

Affrontare l’abuso infantile richiede un impegno congiunto da parte della società e degli operatori sanitari, fondamentali attori nella protezione dei più vulnerabili. 

La prevenzione primaria e la sensibilizzazione sono pilastri essenziali per rompere il ciclo dell’abuso: per esempio, incrementando la consapevolezza, educando le comunità sui segnali di abuso, promuovendo ambienti sicuri e incoraggiando il dialogo aperto sulle sfide legate alla genitorialità. Gli operatori sanitari, in particolare, giocano un ruolo cruciale nella rilevazione precoce e nella sensibilizzazione, collaborando con le comunità per identificare i casi di abuso e offrire supporto adeguato.

Gli interventi di emergenza e il supporto psicologico sono fondamentali per mitigare gli effetti immediati e a lungo termine dell’abuso. Gli operatori sanitari specializzati sono preparati a fornire assistenza immediata alle vittime, garantendo un ambiente sicuro e accogliente. Il supporto psicologico, in particolare, svolge un ruolo chiave nel favorire la guarigione e la resilienza dei sopravvissuti, offrendo loro le risorse necessarie per affrontare il trauma.

La collaborazione tra governo, organizzazioni non governative e servizi sociali è fondamentale per creare un sistema integrato di protezione dell’infanzia.

Protezione dell’infanzia

A livello internazionale, la legislazione ha assunto un ruolo chiave nel plasmare gli standard etici e legali che devono essere rispettati da tutte le Nazioni. Trattati e convenzioni come la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza dell’ONU forniscono linee guida fondamentali, invitando gli Stati ad adottare misure atte a proteggere i minori da ogni forma di abuso.

A livello nazionale, la legislazione assume il compito di tradurre questi principi internazionali in norme giuridiche concrete. Leggi e regolamenti specifici stabiliscono cosa costituisce abuso infantile, delineando procedure per segnalare casi sospetti e definire le conseguenze legali per i perpetratori. È anche vero che l’efficacia di queste leggi dipende dal loro rigoroso rispetto e applicazione.

Il ruolo delle autorità competenti è fondamentale per garantire l’efficacia di queste misure. Alle forze dell’ordine, ai servizi sociali e ad altre agenzie governative viene chiesto di collaborare nella gestione dei casi di abuso infantile, garantendo indagini tempestive e azioni legali appropriate. Un coordinamento efficiente tra queste autorità è cruciale per garantire che i minori siano protetti, i perpetratori siano puniti e che le famiglie coinvolte ricevano il supporto necessario per superare le conseguenze dell’abuso

Dalla definizione delle tipologie di abuso all’esplorazione dei fattori di rischio, dalle conseguenze a lungo termine all’importanza delle leggi a protezione dell’infanzia, l’analisi di questa dolorosa realtà ci ricorda quanto sia cruciale agire tempestivamente e responsabilmente. La consapevolezza, la prevenzione e la tutela delle vittime emergono come pilastri fondamentali per rompere il ciclo dell’abuso.

In quest’ottica, la lotta contro l’abuso infantile richiede un impegno diffuso e deciso per proteggere il fondamento stesso della società in cui viviamo: i bambini.

Bibliografia

  • Save the Children. Maltrattamento infantile: quali sono le forme di violenza. Disponibile qui.
  • Save the Children. Maltrattamenti sui minori: i segnali per capire se un bambino subisce abusi. Disponibile qui.
  • McCoy, M. L., & Keen, S. M. (2022). Child abuse and neglect. Routledge.
  • Ministero della Salute. Informativa OMS: maltrattamenti infantili. Disponibile qui.
  • CNOP. Maltrattamento e Abuso all’infanzia Indicazioni e Raccomandazioni. Disponibile qui.
  • International Society for Traumatic Stress Studies (n.d). Childhood Trauma. Disponibile qui. 
  • ONU, 1992. Comitato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite. Disponibile qui.
  • Ministero della Salute (2021). Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia. Disponibile qui.

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