Affrontare il tema dell’abuso infantile
Non esistono grandi scoperte né reale progresso finché sulla terra esiste un bambino infelice (Albert Einstein).
L’abuso infantile è un fenomeno sociale che va oltre la mera violazione dei diritti dei più piccoli e vulnerabili. Nella sua complessità, esso si configura come una profonda ferita nel tessuto sociale, minando le fondamenta del benessere dei bambini e delle comunità.
Nell’ambito di questo articolo, è fondamentale iniziare compiendo un passo indietro per definire chiaramente cosa si intende per abuso infantile e come questo fenomeno, spesso celato nell’ombra, si trasformi in una problematica di rilevanza sociale. Esploreremo inoltre i segnali di abuso e le ripercussioni a lungo termine che l’abuso infantile può generare, sottolineando il ruolo della società e degli operatori sanitari nella prevenzione e nel supporto alle vittime. Concludendo con un breve cenno alle leggi per la protezione dell’infanzia.
La definizione di abuso infantile
Secondo l’American Psychological Association l’abuso infantile è “un danno a un bambino causato da un genitore o da un’altra persona che se ne prende cura. Il danno può essere fisico (violenza), sessuale (violazione o sfruttamento), psicologico (causa di stress emotivo) o di negligenza (carenze nelle cure necessarie)”.
Il Ministero della Salute (2014), in accordo con l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e altre agenzie dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) identificano come maltrattamenti infantili gli abusi e l’incuria (detta neglect) che colpiscono gli individui al di sotto dei 18 anni di età. Vengono inclusi ogni genere di maltrattamento fisico e/o emotivo, abuso sessuale, abbandono, negligenza e sfruttamento a fini commerciali o di altra natura, che abbia come conseguenza un danno reale o potenziale per la salute, la sopravvivenza, lo sviluppo o la dignità del bambino nel contesto di un rapporto di responsabilità, fiducia o potere (Ministero della Salute, 2014). Anche l’esposizione alla violenza tra i partner è inclusa tra le forme di maltrattamento infantile (intesa come violenza assistita).
Il termine infantile viene utilizzato per indicare il periodo temporale che intercorre tra la nascita e i 18 anni, compatibilmente con l’ordinamento giuridico, gli individui sotto tale soglia di età vengono considerati minori; invece, nei termini della psicologia evolutiva questo range temporale include il periodo della prima infanzia, seconda infanzia, fanciullezza e adolescenza.
L’abuso infantile è quindi un evento in cui il minore viene minacciato o danneggiato da coloro che sarebbero incaricati delle sue cure o si trovino in una posizione di potere o autorità; perciò, possono essere ad esempio: familiari (come genitori, tutori legali, fratelli maggiori), insegnanti, allenatori sportivi, perfino leader religiosi, ufficiali di polizia e giudici. L’abuso di minori può verificarsi in vari contesti, quali case, scuole, chiese, affidamenti, sistemi giudiziari e luoghi di lavoro.
Tipologie di abuso infantile
Il Ministero della Salute (2014), in stretta collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e altre agenzie dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), ha delineato in modo esauriente le varie tipologie di abuso infantile, riconoscendo il loro impatto devastante sugli individui di età inferiore ai 18 anni.
Abuso fisico
Si tratta di un’aggressione deliberata che provochi o rischi di provocare lesioni nei confronti del minore; in particolare si fa riferimento ad azioni quali: picchiare, colpire e trattare brutalmente in modo da poter causare lesioni fisiche o danni.
Continua la lettura dell’articolo >>> CLICCA QUI