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Il ruolo della religione e del senso di colpa nel dolore sessuale tra le ragazze adolescenti

Alcuni studi si sono concentrati sull’influenza della religione nell'esperienza di dolore durante i rapporti sessuali nei disturbi sessuali femminili

Di Carlotta D`Acquarone

Pubblicato il 21 Feb. 2022

La famiglia, il gruppo di coetanei, le organizzazioni religiose e l’educazione ricevuta possono influenzare le aspettative e le esperienze sessuali delle giovani donne? 

 

La famiglia, il gruppo di coetanei, le organizzazioni religiose e l’educazione ricevuta possono influenzare le aspettative e le esperienze sessuali delle giovani donne. Spesso, infatti, non vengono fornite abbastanza informazioni sulla sessualità dal punto di vista biologico, sulle figure professionali a cui chiedere aiuto in caso di difficoltà, e su cosa effettivamente sia un’attività sessuale ‘normale’ e priva di dolore (Happel-Parkins et al., 2020). Solitamente le prime esperienze sessuali che ogni ragazza vive in adolescenza condizionano l’attività sessuale in età adulta: è possibile, quindi, che gli effetti negativi di un’esperienza modifichino la percezione del funzionamento sessuale che viene vissuto come doloroso per un lungo periodo di tempo.

Una variabile che può condizionare la percezione della sessualità sembra essere la religione: alcune religioni esplicitano in maniera piuttosto rigida cosa è lecito fare e cosa no riguardo alla sessualità; tali indicazioni talvolta suscitano sentimenti di colpa e paura di aver trasgredito la morale. Il senso di colpa sessuale è stato concettualizzato da Mosher e Cross nel 1971 come l’aspettativa generalizzata di una punizione per aver violato o anticipato gli standard di una corretta condotta sessuale (p. 27). È stato dimostrato, infatti, che il senso di colpa derivante dalla religiosità abbia un impatto su alcune funzioni sessuali come il dolore e il disagio e provochi conseguenti disturbi (Woo et al., 2012).

Dolore sessuale e disturbo da dolore genito-pelvico e della penetrazione

Un disturbo sessuale molto frequente è il disturbo da dolore genito-pelvico e della penetrazione (GPPPD) che, nel DSM 5, è caratterizzato da marcato dolore vulvare, vestibolare e vaginale prima, dopo o durante il tentativo di penetrazione; difficoltà nei rapporti sessuali, paura o ansia del dolore o della penetrazione vaginale, e tensione o stringimento del pavimento pelvico (APA, 2013). Questi sintomi si verificano anche a causa dell’utilizzo di tamponi vaginali, di visite ginecologiche o inserimento di dita o altri oggetti (Hartmann & Sarton, 2014). La frequenza dei rapporti dolorosi varia tra il 14 e il 27% nelle donne adulte, mentre nelle ragazze adolescenti la percentuale si aggira intorno al 20-26% (Landry & Bergeron, 2009). Sebbene le donne che soffrono del GPPPD abbiano una sintomatologia piuttosto simile l’una con l’altra, l’eziologia può variare molto: spesso è multifattoriale e può essere legata a traumi o infezioni, effetti collaterali di farmaci o condizioni ginecologiche; è necessario quindi fare una valutazione psicosociale (Conforti, 2017). Alcuni studi in letteratura hanno scoperto che spesso il dolore durante i rapporti sessuali causa ansia generalizzata, depressione, evitamento del contatto intimo, difficoltà nel raggiungimento dell’orgasmo e astinenza dalla masturbazione. Inoltre, nelle donne che ne soffrono, spesso si verificano una diminuzione del desiderio e dell’interesse sessuale e un’incapacità nel raggiungimento dell’orgasmo. Questi fattori sono frequentemente seguiti da sentimenti di inadeguatezza e conflittualità con il partner (Pazmany et al., 2013).

Dolore sessuale e religione

Altri studi si sono concentrati invece sull’influenza della religione nei disturbi sessuali delle donne, evidenziando che, anche laddove i risultati non risultano significativi, le donne che hanno riferito di attribuire un’elevata importanza ad alcuni insegnamenti religiosi avevano rapporti sessuali più dolorosi (Sutton et al., 2012). In aggiunta uno studio di Borg e colleghi (2011) ha esaminato l’influenza di valori morali conservatori e liberali in un contesto non esplicitamente religioso, trovando che le donne con vaginismo avevano punteggi più elevati nei valori conservatori. In generale gli studi presenti sono abbastanza concordi nel ritenere che la religiosità e gli ambienti conservatori tra cui famiglia, ambiente sociale e comunità religiosa, possono avere un impatto negativo sulle esperienze sessuali e sulla capacità di mantenere rapporti sessuali sani e senza dolore. Spesso, infatti, vengono trasmessi messaggi che il piacere sessuale sia un tabù, che la verginità debba essere protetta e che i rapporti sessuali possano avvenire solo a scopo riproduttivo; tali messaggi causano sentimenti di vergogna e di colpa che, se esacerbati, possono sfociare in un GPPPD (Happel-Parkins et al., 2020).

Nel 2021, Azim e colleghi hanno condotto uno studio per esaminare i predittori dei rapporti sessuali dolorosi nelle ragazze universitarie sessualmente attive degli Stati Uniti. Nello specifico gli autori volevano indagare la relazione tra GPPPD e le concettualizzazioni sessuali, l’autoidentificazione religiosa, la credenza e l’esposizione agli insegnamenti religiosi, le esperienze di colpa sessuale e altri fattori psicosociali. 974 ragazze hanno completato il Female Sexual Function Index (FSFI; Rosen et al., 2000), per misurare la funzione sessuale auto-riferita dalle donne; la Female Sexual Distress Scale (FSDS; Derogatis et al., 2002) che valuta l’angoscia associata alla funzione sessuale nelle donne, i sentimenti di inadeguatezza sessuale, l’insoddisfazione e l’imbarazzo; il Revised Mosher Sex Guilt Scale (Janda & Bazemore, 2011) per misurare il senso di colpa sessuale; l’Abbreviated Santa Clara Strength of Religious Faith Questionnaire (Plante et al., 2002), che misura l’impatto della fede religiosa sul processo decisionale e sullo scopo e il significato della vita; il Gender Role Beliefs Scale (Brown & Gladstone, 2012), che indaga l’ideologia del ruolo di genere, cioè quelli che secondo le persone sono caratteristiche, differenze e atteggiamenti appropriati per donne e uomini. Infine sono state rilevate alcune misure sul benessere e la pratica sessuale e le esperienze di educazione sessuale.

Successivamente le donne sono state suddivise in base a quanto sentissero dolore durante un rapporto sessuale (dolore frequente, dolore occasionale e nessun dolore). I risultati mostrano che le ragazze universitarie sperimentano dolori frequenti (24,1%) o occasionali (56,8%) durante i rapporti sessuali. Questi valori dipendono dalla frequenza del sesso, dalla capacità di raggiungere l’orgasmo, dalle sensazioni durante il rapporto, dalla presenza di un partner sessuale fisso, dalle aspettative di sesso doloroso, dal senso di colpa per il sesso e dal disagio sessuale. Il senso di colpa è risultato essere mediatore tra religiosità e dolore sessuale. In conclusione dai risultati si può affermare che la religiosità, sebbene non abbia un impatto diretto sul GPPPD nelle ragazze, quando provoca senso di colpa può portare ad avere rapporti dolorosi. Siccome un numero elevato di donne prova dolore, sarebbe importante permettere loro di riconoscere e cercare un trattamento per il dolore vaginale. Per consentire che ciò avvenga è fondamentale che il dolore non sia mai normalizzato, ma vengano fornite informazioni scientifiche di esperienze sessuali non dolorose e non accompagnate dal senso di colpa (Azim et al., 2021).

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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