La LIBET è una procedura di formulazione della sofferenza psicologica in termini di vulnerabilità appresa che si esprime in stati mentali dolorosi (temi) e rigide strategie di prevenzione degli stessi (piani). Analizzeremo le vite dei personaggi più amati della narrativa (e non solo) attraverso il modello della LIBET
La LIBET è una procedura di formulazione della sofferenza psicologica in termini di vulnerabilità appresa che si esprime in stati mentali dolorosi (temi) e rigide strategie di prevenzione degli stessi (piani).
I temi sono reazioni automatiche complesse, caratterizzate da pensieri, emozioni e sensazioni corporee che sono valutati implicitamente come intollerabili, pericolosi e condizionanti l’intero funzionamento psicologico dell’individuo. Il contenuto di questi temi può essere di 1) minaccia, ovvero una sensazione di pericolo e mancanza di protezione, 2) disamore e inadeguatezza, ovvero una sensazione di perdita di senso, inutilità, esclusione, assenza di valore, 3) indegnità, ovvero una sensazione di inferiorità, tossicità, disprezzo verso di sé.
In quasi tutte le storie che leggiamo o nella quasi totalità dei film che vediamo, i protagonisti sono portatori di un tema doloroso dal quale cercano di allontanarsi in una moltitudine di modi, attraverso quelle condotte che in ottica LIBET si definiscono “piani”.
I piani semifunzionali corrispondono a condotte rigide il cui fine non è di gestione dei problemi concreti della vita ma di prevenzione dei temi al fine di attutirli e/o tenersene lontani garantendo costantemente certe condizioni di sicurezza. Si tratta quindi di condotte che offrono sollievi temporanei vissuti all’ombra di una minaccia intollerabile pronta ad emergere. Non lasciano quindi spazio a selezionare e perseguire scopi diversi dal mantenimento di certe condizioni di sicurezza. I piani esprimono queste operazioni attraverso tre possibili funzioni 1) prudenziale, ovvero tenersi lontano da stimoli che potrebbero evocare l’esperienza del tema, 2) prescrittivo, ovvero esercitare uno sforzo per controllare gli stimoli in modo da mantenere condizioni di sicurezza, 3) immunizzante, che consiste nell’esercitare strategie che generino stati interni opposti e incompatibili con quelli del tema (es. effetti di sostanze, ricerca di situazioni ad alta emotività o anestetizzanti).
Ripensate all’ultimo libro letto, all’ultimo film o documentario seguito, vi risulterà facile notare come i personaggi raccontati abbiano spesso delle storie fatte di temi e piani. Ma quando questi ultimi hanno una certa rilevanza clinica?
I temi e i piani assumono maggior valenza clinica quando sono rigidi. Nel modello LIBET la rigidità della relazione dinamica tra temi e piani viene attribuita a processi di meta-controllo, ovvero quei processi metacognitivi che (1) selezionano scopi da perseguire, (2) selezionano stimoli salienti da monitorare, (3) selezionano strategia autoregolatorie da attivare, (4) selezionano criteri di riferimento per interrompere o sospendere il perseguimento di uno scopo. In termini sintetici, i processi di meta-controllo irrigidiscono il funzionamento psicologico dell’individuo quando valutano i temi come intollerabili, lo scopo di reprimerli come prioritario (condizionamento), i piani come necessari e inevitabili (‘è più forte di me’) per regolare il proprio funzionamento.
Piani e temi vanno poi accertati in classiche procedure ABC di analisi delle situazioni (A), pensieri (B) ed emozioni (C) che riguardano i problemi presenti e quelli passati di apprendimento sia dei temi dolorosi che dei piani semifunzionali. Un ABC particolare è poi quello di invalidazione, la situazione in cui i piani sono stati invalidati dalla realtà, ovvero resi improvvisamente e drammaticamente poco utili e quindi smentiti.
Nel modello LIBET il processo di invalidazione è spesso origine di un esordio sintomatico, o un momento di incremento dell’acuzie sintomatica, quando l’individuo anziché usare l’invalidazione come occasione di cambiamento, crescita e flessibilizzazione tende a reagire con ancor maggior rigidità, ritenendo che il fallimento dei piani dipendesse non dalla loro disfunzionalità almeno episodica ma da una loro insufficiente applicazione.
Lo schema qui presentato di “processi di apprendimento – tema – processi di meta-controllo – piano – processi di invalidazione – incremento sintomatico acuto” può essere dunque una lente attraverso cui osservare la sofferenza psicologica così come emerge dalle narrazioni di film, serie tv, romanzi, videogiochi e fumetti che analizzeremo nei prossimi articoli.