expand_lessAPRI WIDGET

Eleanor Oliphant sta benissimo – La LIBET nelle narrazioni

Eleanor Oliphant è una ragazza di quasi trent’anni che vive da sola. Eleanor sta bene, anzi, benissimo. O almeno, questo è quello che si ripete da anni.

Di Chiara Maroso, Cristina Nardoni

Pubblicato il 01 Lug. 2021

Aggiornato il 07 Lug. 2021 11:31

Dalla lettura del romanzo bestseller Eleanor Oliphant sta benissimo di Gail Honeyman edito nel 2018, si ipotizza la concettualizzazione in termini LIBET della protagonista Eleanor.

La LIBET nelle narrazioni – (Nr. 17) Eleanor Oliphant

Attenzione: l’articolo contiene spoiler (ndr)

 

 Eleanor sta bene, anzi: benissimo. O almeno, questo è quello che si ripete da anni. In realtà, Eleanor non sta bene con la sua grossa cicatrice sul volto, con la sola compagnia della sua piantina Polly e costretta nei suoi rigidissimi piani semi-adattivi.

Il personaggio principale è Eleanor Oliphant, una ragazza di quasi trent’anni che vive da sola in un piccolo appartamento a Glasgow assegnatole da tempo dal servizio sociale; ha una laurea triennale in lettere classiche, ma lavora da nove anni come impiegata contabile in uno studio di graphic design della stessa città.

La vita della protagonista, come ci racconta lei stessa sin dall’inizio del romanzo, è scandita da una imperturbabile routine che si ripete nel suo quotidiano: dal lunedì al venerdì arriva in ufficio alle 8.30; durante la pausa pranzo di un’ora si siede nella saletta per i dipendenti dove, mangiando il suo solito sandwich, legge “da cima a fondo” il Daily Telegraph che compra però esclusivamente per fare le parole crociate crittografate riportate alla fine del giornale; lavora ancora fino alle 17.30 e poi prende l’autobus per tornare diretta a casa, tranne il venerdì, “la serata della pizza” giorno in cui Eleanor si ferma al “Tesco” per comprarsi “una pizza margherita, del Chianti e due bottiglie grandi di vodka Glen’s” che poi berrà durante il fine settimana aspettando l’arrivo del lunedì.

La vita routinaria di Eleanor è caratterizzata da pochissime interazioni con i suoi colleghi, con i quali sente di non aver quasi niente in comune se non il fatto di appartenere alla stessa specie: i meccanismi sociali convenzionali non le appartengono e fatica a comprenderli, preferendo la compagnia della sua pianta Polly. Eleanor va fiera della sua capacità di sapersela cavare da sola e ritiene di non aver bisogno di nessun altro, di essere totalmente completa e autosufficiente. Ogni mercoledì, però, la madre chiama dalla prigione in cui è detenuta per ricordarle quanto sia miserabile la sua esistenza.

Già dalle prime righe del libro possiamo iniziare a ipotizzare i piani semi-adattivi della protagonista: di tipo prescrittivo per la tendenza a controllare ogni aspetto della sua vita, dalle relazioni sociali alla routine giornaliera, dall’abbigliamento al taglio di capelli sempre uguali per arrivare al controllo emotivo; infatti lei, dice: “sta benissimo”. Il fine settimana, invece, quando rimane sola con i suoi pensieri e le sue emozioni impossibili da tollerare, emerge il piano immunizzante: Eleanor passa quei due giorni bevendo vodka in modo da sentirsi costantemente stordita e assopita.

 Una serie di eventi arrivano a turbare l’equilibrio di Eleanor: una sera, in un pub, assiste al concerto di un gruppo emergente e s’innamora a prima vista del frontman della band. Cominciando a fantasticare sull’idea di passare il resto della sua vita con lui, Eleanor programma con cura il giorno in cui si sarebbero nuovamente incontrati, certa che lui si sarebbe reso conto di non poter fare a meno di stare insieme a lei. Decide così di acquistare un computer, crearsi un account Twitter e aggiungerlo tra gli amici in modo da essere sempre aggiornata sulle date e i luoghi di esibizione della band. La lunga programmazione prevede, inoltre, il sopralluogo nel locale in cui avrebbe suonato il gruppo, un nuovo taglio di capelli, dei nuovi abiti e un pomeriggio in un centro estetico. Emergono ancora una volta i piani semi-adattivi della protagonista: il bisogno di idealizzare e fantasticare su una storia d’amore perfetta (piano immunizzante) e lo sforzo di agire in sicurezza controllando tutte le variabili (piano prescrittivo).

Un altro uomo entra nella vita di Eleanor, il collega di lavoro Raymond. I due si trovano casualmente a soccorrere un uomo anziano svenuto per strada e questo li porta ad approfondire il loro rapporto. Raymond, con i suoi modi di relazionarsi semplici ma gentili, nel tempo diventa un punto di riferimento per la protagonista e le offrirà diverse occasioni che, in chiave psicoterapeutica, possono essere viste come esperienze emotive correttive.

Dopo settimane di preparativi, finalmente Eleanor si sente pronta per incontrare il frontman, ma la serata non va come sperato e diventa lo sfondo del processo di invalidazione dei suoi piani semi-adattivi: resasi conto di aver solamente idealizzato il cantante e di aver visto in lui una persona completamente diversa da come l’aveva costruita nel suo immaginario, entra in contatto con il suo tema di indegnità e mette in atto una strategia immunizzante per allontanarsi dal dolore. Per giorni rimane chiusa in casa a bere alcolici. In quei momenti Eleanor si sente così come la mamma le ha sempre ricordato di essere: una persona senza un briciolo di valore, sbagliata, incapace di occuparsi di se stessa e degli altri, inetta, meschina e non meritevole di essere amata.

Da questa spirale di disperazione viene tirata fuori da Raymond, che entra dalla porta e comincia a prendersi cura di lei: le prepara dei pasti freschi, l’aiuta a lavarsi e a riordinare casa. È questo il momento in cui Eleanor si rende conto quanto sia necessario e piacevole affidarsi a qualcuno: dopo molti ripensamenti decide di intraprendere un percorso psicoterapeutico. Durante la terapia Eleanor prende consapevolezza di alcuni eventi traumatici del suo passato e riuscirà a dire addio a sua madre, questa volta per sempre. Circa diciannove anni prima, dopo ripetuti abusi psicologici e fisici, la madre aveva dato fuoco alla loro casa uccidendo se stessa e la figlia minore. Solo Eleanor era sopravvissuta e con lei i giudizi forti e fondanti della madre che avevano preso la forma delle chiamate del mercoledì.

 

Si parla di:
Categorie
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Honeyman, G. (2018). Eleanor Oliphant sta benissimo. Garzanti
CONSIGLIATO DALLA REDAZIONE
Rocketman: analisi in chiave LIBET della storia di vita di Elton John
Rocketman – Storia di una psicoterapia in chiave LIBET

Rocketman mostra il processo psicoterapeutico di conoscenza, elaborazione e accettazione della propria storia e delle proprie sofferenze.

ARTICOLI CORRELATI
La formulazione del caso secondo una prospettiva evoluzionista (2023) – Recensione del libro

Recensione del libro di Álvaro Quiñones Bergeret, “La formulazione del caso secondo una prospettiva evoluzionista”

Valori ACT e concettualizzazione LIBET: la costruzione di nuovi piani di vita
L’importanza dei valori nella costruzione di nuovi piani di vita in ottica LIBET

La creazione di nuovi piani di vita può essere considerata un punto centrale nella terapia e trova in modelli come l’ACT una risorsa estremamente funzionale

WordPress Ads
cancel