Per tutti quei narcisisti troppo presi ad ammirare se stessi ad uno specchio per leggere gli articoli scientifici degli ultimi trent’anni, arrivano delle novità, ops… delle conferme!
Secondo un recente studio pubblicato dall’ American Psychological Association, l’utilizzo smisurato di pronomi come io e me e, dunque, l’eccessivo ricorso alla prima persona durante i discorsi, non sarebbe indice di un interlocutore dalla personalità narcisista.
Fa parte del senso comune, infatti, pensare che chi fa un alto ricorso ai pronomi io e me nei propri discorsi sia una persona evidentemente egoista e con una tendenza al sentirsi superiore agli altri. Già dal lontano 1988, all’University of California Berkeley, si sono svolte ricerche volte a confermare tale ipotesi, ottenendo però risultati in direzione contraria.
Uno studio simile è stato condotto anche da James W. Pennebaker, i risultati hanno confermato ancora una volta la correlazione negativa tra l’uso eccessivo della prima persona e una personalità narcisista sottolineando, anzi, una correlazione positiva tra insicurezza e autoreferenzialità nei discorsi.
Più recente è l’articolo pubblicato dall’ American Psychological Association di cui sopra, condotto dalla dottoranda in Psicologia Angela Carey. I risultati? Come già anticipato si sono rivelati una conferma delle precedenti ricerche. Il merito che spetta alla Carey è l’aver studiato tale correlazione su un campione molto ampio di soggetti, prevalentemente donne e in età universitaria.
Se dunque vi troverete a scambiar chiacchiere con qualcuno che esagera con Io…io…io, non prendetelo per un narcisista, forse il suo ego è più piccolo di quanto si pensi.
Per vederci chiaro Carey e Mehl hanno collaborato con ricercatori di altre quattro università negli Stati Uniti e due in Germania, reclutando oltre 4.800 persone per il loro studio. I partecipanti sono stati invitati a impegnarsi in una serie di test rivelatori, scritti e orali. I ricercatori hanno valutato anche il narcisismo dei volontari sulla base di cinque diverse scale, confrontando poi i punteggi ottenuti con l’uso della prima persona singolare nei ‘compiti’
L’ esser pieni di sé non equivale all’esser pieni di ‘me’Consigliato dalla Redazione
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