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Il diavolo prenda l’ultimo. La fuga del narcisista (2021) di Giancarlo Dimaggio – Recensione

"Il diavolo prenda l'ultimo. La fuga del narcisista" è un testo dedicato al narcisismo e alla psicoterapia con questi pazienti

Di Guido Conti

Pubblicato il 17 Apr. 2024

Con “Il diavolo prenda l’ultimo” il clinico e ricercatore Giancarlo Dimaggio, del filone TMI (Terapia Metacognitiva Interpersonale) ci conduce in un viaggio sconfinato verso l’universo interno del Disturbo Narcisistico di Personalità

Nel testo narrato di oltre 500 pagine a metà tra il romanzo ed il saggio, l’autore ci permette di esplorare i livelli più profondi della persona affetta da tale disturbo. Un viaggio dettagliato, tra immagini, metafore e canzoni, alla scoperta dell’evoluzione dei paradigmi teorici mutati nel tempo, riprendendo autori importanti come Otto Kernberg, Heinz Kohut, Arnold H. Modell, Alexander Lowen e altri. Il dono di scrittura di Dimaggio risulta avvincente mentre conduce il personaggio a scostarsi dalle classiche definizioni coniate a partire dai rigidi criteri diagnostici del DSM, più orientati verso il Narcisismo Overt secondo l’approccio teorico introdotto da Kernberg.

La trama si articola attraverso la vita di Lorenzo Sartori, giovane psicoterapeuta e ricercatore di circa trent’anni, il quale si appresta a ricevere in studio persone che giungono con differenti sintomatologie, celando strutture di personalità narcisistiche. Sono gli anni in cui la conoscenza di tale disturbo, del funzionamento e del trattamento non sono ancora ben definiti, se non da primi tentativi di spiegazione teorica e comprensione piuttosto embrionali.

Lorenzo, immerso nella passione della ricerca, pressato dal suo professore più interessato alle tematiche dell’attaccamento, si scopre clinico e terapeuta alle prime armi, apprestandosi frettolosamente a studiare, capire, confrontarsi con colleghe e supervisora, sfogliando testi suggeriti e tentando nuovi approcci metodologici di trattamento. Il sentiero narrativo si fonde con la storia personale di Lorenzo: una relazione sentimentale che lo intrappola, un percorso di vita in cui vorrebbe spingersi verso la ricerca all’estero, bloccato tuttavia da un senso di responsabilità e colpa, mentre la terra gli frana sotto i piedi.

Già nelle relazioni terapeutiche con i primi pazienti, si trova di fronte persone molto difese, complesse e distaccate dal proprio mondo emotivo interno, un muro distanziante che li protegge dai temi nucleari profondi e che allo stesso tempo allontana il terapeuta ingenuo nell’esplorazione. Lorenzo si confronta con la propria supervisora, la quale consiglia nuove letture, approcci immaginativi e corporei per muoversi nel delicato processo di conoscenza. Tale processo viene arricchito dalla maggiore conoscenza di sé e dei propri meccanismi, analizzando la propria storia di vita affrontata grazie alla psicoterapia personale. 

Con ingenuità e curiosità affronta i primi fallimenti terapeutici, migliorando ed imparando, esplorando come il Tenente Colombo e portandoci a scoprire nuove emozioni insite nei luoghi più profondi dei propri pazienti: Aurora, bulimica e arrogante; Adamo, ossessionato dalla perfezione, colmo di vergogna per l’impossibilità di salvare le donne presenti nella sua vita, infine Richard, musicista perfezionista perseguitato dall’umiliazione e dal blocco di vita degli ultimi anni.

Lorenzo comprende presto che con i narcisisti è poco saggio affannarsi a mostrarsi competenti, adottando piuttosto un approccio curioso e cooperativo, muovendosi delicatamente mentre cammina sui cristalli, ricercando la domanda perfetta, tanto studiata e ricercata, osservando le reazioni dei pazienti che si trova di fronte. Si accorge inoltre dell’importanza della colpa e della vergogna, che si discostano dalla focalizzazione teorica sulla rabbia dei narcisisti, apprendendo nuove spiegazioni dagli autori psicoanalisti Heinz Kohut ed Arnold H. Modell. Approfondisce le matrici di stampo differente dalla sua formazione cognitiva, legge persino Alexander Lowen ed il suo approccio psico-corporeo, scartando Beck e i pilastri della terapia cognitivo-comportamentale internazionale, per lui troppo scheletrici nella comprensione di disturbi complessi come quelli che si trova di fronte nella stanza di terapia. Vira verso l’importanza della cura della relazione terapeutica, permettendo alle persone di concedergli lentamente un varco nella storia di vita e nella sofferenza sperimentata nel corso dello sviluppo, tanto sudata dal giovane Lorenzo.

Nel testo l’autore illustra anche le caratteristiche del Narcisismo Vulnerabile (covert), arduo da scovare, che si discosta dalle caratteristiche dei narcisisti overt arroganti e inscalfibili con reazioni emotive e comportamentali intense se bloccato nell’esplorazione dalla colpa. Comprende quindi i meccanismi della fuga nella torre d’avorio, il ritiro, gli stati depressivi e di vuoto, il blocco nelle sabbie mobili, ancora inspiegabili dai pazienti stessi, sognanti ma attanagliati da una figura infernale che li rincorre, prendendoli e trascinandoli qualora arrivassero ultimi alla corsa verso la gloria.

Il “Diavolo prenda l’ultimo” è un testo importante per comprendere la complessità del disturbo narcisistico; seppur lungo, ma di facile lettura, è consigliato ai colleghi terapeuti e al tempo stesso ai non addetti ai lavori per il suo taglio divulgativo.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Dimaggio, G. (2021). Il diavolo prenda l’ultimo. La fuga del narcisista. Milano: Baldini&Castoldi.
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