Cos’è il maladaptive daydreaming?
Il maladaptive daydreaming, in italiano anche definito come “Disturbo da fantasia compulsiva” è una condizione psicopatologica evidenziata solo recentemente da Eli Somer, che la definisce come “ampia attività di fantasia che sostituisce l’interazione umana e/o interferisce con il funzionamento accademico, interpersonale o professionale” (Somer, 2002).
Dunque, chi ne soffre può trovarsi a fantasticare per ore e con sistematicità, e interrompere una trama mentale per poi riprenderla poco dopo tanto da assumere una vera e propria storyline mentale. Tutto ciò è mantenuto da un obbligo interno a chi ne soffre, che lo spinge a continuare a fantasticare, configurando una forma di dipendenza molto simile a quella che ci spinge a vedere il prossimo episodio della nostra serie Tv preferita.
La sofferenza psicologica derivante da questa condizione si riferisce per lo più a tre punti (Bigelsen & Schupak, 2011):
- Alla difficoltà nel controllo del desiderio di fantasticare;
- Al disagio legato alla possibilità che le eccessive fantasie possano aver interferito con le proprie relazioni personali e con gli obiettivi reali;
- Alla vergogna legata all’uso delle fantasie, e ai conseguenti sforzi per tenerle nascoste.
Relazione tra le fantasie e il narcisismo
Narcisismo e fantasie sono correlate da tempo, difatti, già dalla terza edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM) uno dei criteri diagnostici per il Disturbo Narcisistico di Personalità è proprio una elevata produzione di fantasie grandiose, che garantirebbero l’appagamento narcisistico desiderato attraverso una immagine di sé idealizzata.
Nel 1991 Raskin e Novacek hanno dato supporto empirico a questa relazione, nel loro paper intitolato “Narcissism and the use of fantasy” evidenziando come, in un campione di soggetti narcisistici, a maggiori livelli di stress quotidiano, corrispondesse una effettiva maggiore produzione di fantasie di vendetta e potere, di auto-ammirazione e di sofferenza.
Il ruolo della vergogna
Come evidenziato precedentemente, il sentimento di vergogna è un tema molto presente nel maladaptive daydreaming. Allo stesso modo alti livelli di vergogna sono stati evidenziati da Ritter e colleghi (2014) nelle personalità narcisistiche, nella fattispecie in quella comunemente definita ipersensibile o vulnerabile. Com’è possibile allora trovare il punto di congiunzione tra queste due condizioni? Ghinassi e colleghi (2023), in un recentissimo contributo, hanno sottolineato come questa tendenza alla fantasia, tipicamente narcisistica, possa sfociare nel disfunzionale, e quindi nel disturbo da fantasia compulsiva, all’aumentare proprio del sentimento di vergogna. Questo si è posto, nel loro lavoro, come forte mediatore tra le due condizioni, che registrano modesti livelli di correlazione diretta, che diventano intensi quando la relazione viene mediata dalla vergogna caratteriale.
Prospettive future
Queste evidenze restituiscono un ruolo difensivo alle fantasie, in grado di alleviare i sentimenti di angoscia in narcisisti vulnerabili che hanno a che fare con un forte tema di vergogna. Visti quindi i risvolti che può apportare, e visto che siamo solo all’inizio del percorso che, iniziato nel 2002, si occupa di svelare le sfumature di questa recente condizione psicopatologica, si può affermare come questa relazione necessiti di essere maggiormente approfondita, nella speranza che intraprendere questo filone di ricerca, e concentrarsi in terapia su temi quali empatia e vergogna, possa migliorare la vita di chi ha che fare con un disturbo da fantasia compulsiva.