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Mind Wandering

Perché si verifica il fenomeno del mind wandering, cioè il vagabondaggio della nostra mente? Quali sono vantaggi e svantaggi?

Aggiornato il 1 set. 2023

Introduzione

Il fenomeno del mind wandering, in italiano “il vagabondare della mente”, è un’esperienza che consiste nell’avere dei pensieri che vagano in diverse direzioni, senza una meta precisa, è la tendenza a distrarsi da ciò che si sta facendo allontanandosi dalla realtà presente.

Si tratta di spostare l’attenzione da ciò che ci circonda, dal qui e ora, su qualcosa che avviene nella nostra mente, pur non essendoci l’intenzione di farlo; ciò consiste in una caratteristica tipicamente umana, che riflette l’oscillazione del focus attentivo tra mondo esterno e mondo interno.

I costi del mind wandering

Il fatto di concentrare le risorse attentive sulla propria attività mentale rischia di avere degli effetti negativi, poiché allontana del mondo circostante e dalle sue richieste.

Alcuni dei costi del mind wandering, si concretizzano in difficoltà nelle seguenti aree:

Mind wandering e tono dell’umore

Sembra esistere una relazione tra mind wandering e tono dell’umore, tale per cui all’aumento del mind wandering corrisponde un abbassamento del tono dell’umore, che a sua volta conduce ad un aumento del mind wandering, portando ad un processo circolare di mantenimento.

Questo fenomeno potrebbe essere coinvolto in circoli viziosi tipici di ansia e depressione.

I benefici del mind wandering

Il fenomeno del mind wandering può portare con sé anche effetti positivi, funzionali ed adattivi.

E’ infatti legato alla pianificazione del futuro sulla base dei propri obiettivi e valori, sembra favorire le capacità di problem solving e le abilità creative. Il mind wandering potrebbe aiutare a muoversi tra i diversi flussi di pensiero permettendo di processare informazioni diverse, provenienti sia dall’ambiente esterno che da quello interno, avendo a disposizione più dati per prendere decisioni e affrontare le situazioni.

Infine il mind wandering può aiutare ad alleviare la sensazione di noia, in compiti particolarmente lunghi e/o poco interessanti, dando poi la sensazione soggettiva che il tempo sia passato più velocemente.

Mind wandering e neuroscienze

Il mind wandering è stato oggetto di numerosi studi condotti nell’ambito delle neuroscienze cognitive che hanno tentato di risalire alle aree cerebrali coinvolte.

La Default Mode Network (DMN) comprende una serie di aree quali la corteccia cingolata posteriore e la corteccia prefrontale mediale, il precuneo ed entrambe le circonvoluzioni angolari (Mason, 2007; Raichle, 2001); Alcune di queste aree cerebrali sono anche coinvolte in alcuni processi mentali associati al pensiero creativo (Wiggins, 2014).

La DMN, inoltre, è strettamente legata ai processi di rievocazione della memoria episodica, al pensiero autobiografico rivolto al futuro e alla mentalizzazione (Mittner et al., 2016; Christoff, 2016; Beaty, 2015).

Anche il lobo temporale, e in particolare l’ippocampo, sembra avere un ruolo fondamentale nel mind wandering. Infatti, sembra che la sua attivazione sia associata all’immaginazione di nuovi scenari o possibili esperienze future (Schacter, 2008).

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