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Sognare compulsivamente ad occhi aperti: il maladaptive daydreaming, un disturbo poco conosciuto – PARTECIPA ALLA RICERCA

Il maladaptive daydreaming porta gli individui a creare fantasie complesse che arrivano a interferire con la vita della persona - PARTECIPA ALLA RICERCA

Di Valeria Franco

Pubblicato il 13 Giu. 2023

Aggiornato il 23 Giu. 2023 17:47

Gli individui che sperimentano episodi di maladaptive daydreaming possono passare anche più della metà delle ore di veglia immersi in dimensioni parallele difficili da controllare.

Il mind wandering

 L’abilità di distaccarsi dal qui ed ora grazie all’immaginazione è una capacità propriamente umana. Questa capacità è necessaria per pianificare il nostro futuro o re-immergersi nei propri ricordi e in tal senso sembra funzionale per adattarsi e rispondere efficacemente a molte esigenze della nostra vita. Al contrario, non essere concentrato sul qui ed ora, un fenomeno denominato nella letteratura scientifica mind wandering (vagabondaggio della mente), può avere delle conseguenze negative in altre situazioni che domandano di essere in presa diretta con quello che accade. Pensiamo solo a come la prenderebbe un nostro amico/a se mentre ci fa una confidenza scoprisse che in realtà invece di ascoltarlo/a stessimo pensando a tutt’altro.

Mentre il mind wandering è descritto come una forma di pensiero spontaneo transitorio, i sogni ad occhi aperti sono delle fantasie più complesse che possono avere degli scenari estremamente articolati. La tendenza a lasciarsi andare a queste fantasie diurne (daydreaming) è molto variabile, con una piccola percentuale di persone che può passare circa il 50% della propria giornata immerso in queste fantasie (Schupak & Rosenthal, 2009).

Il maladaptive daydreaming

Recentemente è stata descritta una condizione, il maladaptive daydreaming, anche noto come disturbo da fantasia compulsiva, che porta gli individui a creare fantasie dettagliate e complesse che arrivano in certi casi a sostituire o interferire con tutti i lati della vita delle persone, dalla sfera privata a quella interpersonale, sociale o lavorativa/scolastica. Si tratta di una volontaria immersione in storie o scenari paralleli a cui le persone accedono volontariamente e costruendo dettagliatamente episodi di vario genere, associati a reazioni emotive intense e da cui scaturiscono sensazioni di intenso piacere e comfort. Gli individui che sperimentano episodi di maladaptive daydreaming possono passare anche più della metà delle ore di veglia immersi in dimensioni parallele difficili da controllare. Il fenomeno avrebbe una prevalenza del 2,5% nella popolazione generale, accentuata nei giovani (Bigelsen et al., 2016).

Questa condizione è ancora poco studiata e non è per il momento riconosciuta come un vero e proprio disturbo nei manuali diagnostici e viene quindi spesso erroneamente confusa con altre patologie. Questa situazione ha quindi anche un impatto negativo sugli interventi psicoterapeutici che possono risultare inadeguati. Negli ultimi anni però l’interesse verso questo fenomeno è crescente da un punto di vista non solo scientifico, ma anche sociale. Infatti, diverse comunità online si sono costituite spontaneamente a livello internazionale e nazionale per permettere un confronto tra chi ne soffre. In Italia, nel 2020, si è costituita la prima vera associazione, Maladaptive Daydreaming Italia, al fine di supportare chi si riconosce nel maladaptive daydreaming e fornire informazioni corrette sull’argomento.

Ad oggi, però, non se ne conoscono ancora le cause, i meccanismi regolatori, le sue possibili modulazioni. In modo interessante, la musica fa parte degli stimoli solitamente descritti come in grado di innescare episodi di maladaptive daydreaming. Ciononostante, le ragioni per cui la musica sia un potente stimolo per i sogni ad occhi aperti, non è ancora chiaro.

Maladaptive daydreaming e musica

Presente da sempre nella storia dell’essere umano, la musica è uno stimolo emotivo con un forte potere evocativo in grado di modificare facilmente gli stati mentali e indurre fenomeni di assorbimento o trascendenza. Nella vita quotidiana, ascoltiamo di solito la musica come mezzo efficace per modulare le emozioni e gli stati mentali: rilassarsi, attivarsi, estraniarsi, ricordare.

 Oggi, una ricerca collaborativa tra l’Università degli Studi di Pavia, l’Università Paris Cité e l’Università La Sapienza di Roma, con il supporto dell’associazione Maladaptive Daydreaming Italia, sta cercando di fare luce sulla capacità della musica di modulare gli stati mentali e di assorbimento. L’obiettivo dello studio è capire se e come la musica possa favorire degli episodi di daydreaming (o sognare ad occhi aperti), anche nella loro forma patologica, come accade nel maladaptive daydreaming.

Lo studio ha quindi come obiettivo quello di approfondire le conoscenze sul ruolo della musica come possibile trigger dei sogni ad occhi aperti. Per farlo, ai volontari verrà richiesto di compilare un questionario online per una durata di circa 40 minuti. Le domande investigheranno non solo le esperienze di daydreaming, ma anche il rapporto degli individui con la musica e con il proprio corpo.

I risultati di questo progetto interuniversitario coordinato da Laura Ferreri (Università di Pavia) e Marco Sperduti (Université de Paris Cité) saranno fondamentali per comprendere il fenomeno del maladaptive daydreaming. Tali risultati porranno le basi per lo studio, attraverso i metodi delle neuroscienze cognitive, delle cause del maladaptive daydreaming e, in prospettiva, per interventi mirati a ridurne l’impatto sul benessere psicologico. Gli obiettivi dello studio e i suoi risultati principali saranno discussi attraverso incontri con i ricercatori organizzati dall’associazione Maladaptive Daydreaming Italia.

Vuoi aiutare nella ricerca?

Che tu soffra o no di maladaptive daydreaming, aiutaci a diffondere il questionario e partecipa alla ricerca:

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 Articolo a cura di: Laura Ferreri, Marco Sperduti, Ilaria Bufalari, Maria Barone.

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