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Psicosi: manifestazioni e trattamento dei disturbi psicotici

Il termine psicosi indica condizioni e patologie psichiche che compromettono l’esame di realtà e la capacità di interpretare correttamente la realtà

Di Redazione

Pubblicato il 15 Mar. 2024

Aggiornato il 21 Mar. 2024 15:28

Che cosa si intende per psicosi

Nell’ambito della psichiatria e psicopatologia con il termine psicosi si fa riferimento a un insieme di condizioni e patologie psichiche, la cui peculiarità è la presenza di sintomi che sono appunto definiti sintomi psicotici e che vanno a compromettere l’esame di realtà e la capacità di interpretare correttamente la realtà. 

Tra questi sintomi psicotici ritroviamo i deliri, le allucinazioni, il pensiero e il linguaggio disorganizzato, il comportamento motorio bizzarro e inadeguato.  Tra i sintomi psicotici si ritrova anche la categoria di sintomi negativi (DSM-5, 2013) che comportano ad esempio affettività appiattita, isolamento, catatonia, abulia. 

Nelle psicosi vi possono essere inoltre disfunzioni cognitive a carico della memoria, dell’attenzione e delle funzioni esecutive. In generale è possibile riscontrare uno scarso funzionamento nella quotidianità, nella vita sociale, scolastica o professionale. 

I pazienti con sintomi psicotici generalmente hanno scarso o assente insight della loro sintomatologia.

I sintomi psicotici

I disturbi psicotici sono molteplici e differenti, e sono caratterizzati da diverse articolazioni specifiche dei sintomi psicotici. Alcuni disturbi psicotici e sintomi psicotici possono essere indotti da sostanze/famaci e da condizioni mediche. I sintomi psicotici, come già sopra accennato, possono essere distinti in due categorie, i sintomi positivi e i sintomi negativi. 

Sintomi positivi e sintomi negativi delle psicosi

I sintomi positivi sono caratterizzati da elevata produttività percettivo-sensoriale-cognitiva, sembrano riflettere un eccesso e una distorsione di funzioni normali di pensiero, linguaggio e percezione. Tra i sintomi positivi ritroviamo le allucinazioni, i deliri, l’eloquio disorganizzato, il comportamento bizzarro e/o inadaeguato. Le allucinazioni sono sintomi che si riferiscono alla sensopercezione. Per allucinazione si intende una percezione che avviene in assenza di un elemento sensoriale esterno e reale (Pettorossi, 2008). Le allucinazioni più frequenti sono le allucinazioni uditive (ad esempio, “sentire le voci”), ma possono manifestarsi alluncinazioni relative alle altre modalità sensoriali (visive, olfattive, tattili e cinestesiche). I sintomi negativi, invece, fanno riferimento a una diminuzione o perdita delle funzioni normali e una modalità iporeattiva e passiva. Esempi di sintomi negativi sono, ad esempio, appiattimento dell’affettività, alogia, abulia, isolamento.

Disturbi di forma e contenuto del pensiero nelle psicosi

I sintomi relativi a disturbi di contenuto del pensiero fanno riferimento a contenuti illogici e incoerenti. In tal senso, il delirio è costituito da false credenze, convinzioni errate, non condivisibili e rigide (non modificabili) che una persona mostra su qualcosa o  qualcuno in assenza di prove adeguate ed evidenze a sostegno. Il delirio può avere diversi contenuti, alcuni esempi sono il delirio di persecuzione, il delirio di riferimento, il delirio erotomanico o il delirio di grandiosità. 

I sintomi psicotici sono caratterizzati da elevata disfunzionalità e disorganizzazione della forma del pensiero (disturbo di forma del pensiero), che si può accompagnare ad eloquio disorganizzato, con alterazioni del flusso ideico ed alterazione dei nessi associativi; ad esempio i nessi associativi possono divenire labili portando al fenomeno del deragliamento del pensiero e dell’eloquio, ove manca la connessione corretta tra frasi e idee: a livello verbale vengono espressi concetti e idee incoerenti o sconnesse, all’estremo si osserva un deragliamento totale del pensiero e dell’eloquio (“insalata di parole”). I nessi associativi del pensiero e dell’eloquio possono inoltre manifestarsi in un’altra alterazione definita “tangenzialità”: il paziente risponde solo in parte, indirettamente o in modo irrilevante alla domanda dell’interlocutore, come se “perdesse il filo del discorso”. Altre alterazioni formali del pensiero e del linguaggio possono essere la circostanzialità e la perseverazione, ove si osserva la ripetitività e persistente ridondanza di idee e parole, o una ridotta capacità di astrazione e concretismo. 

Esempi di disturbi psicotici

Alcuni esempi di disturbi psicotici possono essere i seguenti, seppure lo spettro della psicosi includa molti altri disturbi e condizioni. 

Disturbo psicotico breve

ll disturbo psicotico breve si caratterizza per la comparsa di alcuni sintomi psicotici, quali deliri, allucinazioni o altri sintomi psicotici che durano almeno un giorno ma meno di un mese, con rapida remissione e successivo ritorno al normale funzionamento premorboso.

Schizofrenia e disturbo schizofreniforme

La schizofrenia è un disturbo psichico cronico che implica sintomi psicotici sopra descritti. Secondo il DSM5 è possibile fare diagnosi di schizofrenia se sono soddisfatte due condizioni: 1) la presenza di almeno due o più sintomi psicotici (di cui almeno uno deve includere deliri, allucinazioni, eloquio disorganizzato) per un periodo temporale di almeno 6 mesi ; 2) segni prodromici o attenuati della patologia, con un marcato deficit nel funzionamento sociale, scolastico-lavorativo o nella cura del sé che perduri per almeno 6 mesi.

Il disturbo schizofreniforme presenta sintomi e criteri uguali a quelli della schizofrenia ma che si differenziano per la loro durata (durano più di un mese ma meno di sei mesi).

Disturbo schizoaffettivo

Il disturbo schizoaffettivo si caratterizza per la presenza di psicosi e di sintomi relativi al tono dell’umore, (è presente almeno uno o più episodi di depressione o mania durante l’arco della vita del paziente).

Folie à deux o psicosi condivisa

La psicosi condivisa è una forma particolare di psicosi, in precendenza denominata folie à deux, proprio perché insorge quando uno o più individui acquisiscono un delirio da qualcuno con cui hanno uno stretto rapporto personale. Generalmente la persona con il delirio primario ha una diagnosi di disturbo delirante o schizofrenia e convince il paziente con delirio secondario delle proprie convinzioni insolite. 

Esordio delle psicosi

disturbi psicotici presentano un quadro eziopatogenetico multifattoriale, caratterizzato da molteplici e complessi fattori genetici, biologici, psicologici e sociali che concorrono a maggiori profili di rischio e di esordio. 

L’esordio delle psicosi è un tema molto attenzionato nella letteratura scientifica e in ambito clinico, poiché i disturbi psicotici esordiscono generalmente in adolescenza e nella giovane età adulta. 

Pertanto, la prevenzione e la valutazione precoce di soggetti a rischio consente di identificare e trattare precocemente gli esordi dei disturbi psicotici. In tal senso, vanno attenzionati i cosiddetti sintomi prodromici che possono precedere la comparsa di franchi quadri psicotici. Di fatto, la diagnosi e l’intervento precoce migliorano la prognosi e il funzionamento a lungo termine.

Il trattamento delle psicosi

Intervento farmacologico: i farmaci antipsicotici

Il trattamento delle psicosi implica un livello di intervento multidisciplinare che includa la terapia farmacologica, la psicoterapia e interventi di riabilitazione psicosociale. E’ di centrale importanza la terapia farmacologica psichiatrica, generalmente con la somministrazione di farmaci antipsicotici, che possono dividersi in farmaci antipsicotici convenzionali e farmaci antipsicotici di seconda generazione. 

Interventi di psicoterapia e interventi psicosociali

Gli interventi psicoterapeutici sono efficaci in associazione al trattamento farmacologico delle psicosi. Gli interventi di psicoterapia per questi disturbi anzitutto hanno l’obiettivo di aumentare nel paziente la consapevolezza del proprio disturbo, imparare a riconoscere e gestire i sintomi e la disregolazione emotiva, diminuire la tendenza all’isolamento sociale e mantenere buoni livelli di aderenza al trattamento farmacologico. Parimenti, è importante strutturare interventi di skills training per l’appropriazione di abilità sociali e interventi di supporto e psicoeducazione per i familiari. 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Pettorossi, R. (2008). Psichiatria. Centro Scientifico Editore. 
  • Manuale MSD. Schizofrenia e disturbi correlati.
  • American Psychiatric Association (2013). Diagnostic and statistical manual of mental disorders (5th ed.). 
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