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Delirio

Nell'ambito delle psicosi è possibile riscontrare una perdita di contatto con la realtà che porta al manifestarsi di processi ideativi come il delirio

Sezione a cura di Anna Boccaccio

Aggiornato il 2 ott. 2024

Che cos’è il delirio?

Il delirio è una convinzione  errata non corrispondente alla realtà, che una persona mostra fermamente  e che non riesce a modificare, nonostante prove e argomentazioni contrastanti (APA, 2013). 

I deliri possono riferirsi a situazioni verosimili (es. convinzione di essere seguiti, traditi, spiati) o a eventi improbabili e assurdi (es. trovarsi senza organi interni). La differenza tra un delirio su situazioni verosimili e una convinzione falsa o errata è che nel primo caso la persona ne rimane rigidamente convinta indipendentemente dalle prove contrarie.

Il delirio può essere lucido, se si verifica in uno stato di coscienza lucido, o confuso, se si presenta durante uno stato di coscienza alterato. Il disturbo delirante è diagnosticabile in presenza di uno o più deliri che persistono per almeno un mese. 

Etimologia di delirio

Il termine delirio deriva dal latino delirare, che significa uscire dal solco, dal limite, ovvero andare al di là della percezione reale delle cose. Per quanti lo sperimentano, il delirio rappresenta un sintomo in grado di alterare il funzionamento dell’individuo in tutti gli ambiti di vita, condizionandone l’esistenza, l’esperienza quotidiana, spesso alienandolo dai rapporti sociali e dalla sua stessa identità.

Cause del delirio

Alcuni fattori sembrano correlare con un più alto rischio di sviluppare deliri:

  • fattori genetici, i deliri sono più probabili in persone che hanno una storia familiare di disturbi psicotici, come la schizofrenia (Smeets et al., 2015);
  • stress acuto ed esperienze traumatiche (Nygaard et al., 2017);
  • fattori culturali e/o religiosi, possono avere impatto su sviluppo, mantenimento dei deliri e capacità di ricerca di aiuto (Ghanem et al., 2023). Nella diagnosi del delirio, occorre sempre far riferimento al background culturale dell’individuo, in quanto i deliri non risultano comprensibili dai pari appartenenti alla stessa cultura del paziente (APA, 2013);
  • status socioeconomico basso, sembra associato a maggiori livelli di disagio psicologico e stress e maggiore rischio di insorgenza di deliri (Saha et al., 2013).

I deliri possono presentarsi all’interno di una sintomatologia più ampia, connessa ad alcune patologie mentali e neurovegetative, quali:

Contenuti dei deliri

Il delirio può assumere forme diverse a seconda dei contenuti presentati e sono generalmente determinati dal contesto socioculturale di provenienza della persona (Kiran, Chaudhury, 2009). Di seguito elenchiamo alcuni temi tra i più comuni nei deliri:

  • delirio somatico: il paziente è convinto di essere affetto da una grave malattia o qualcosa di insolito che invade il corpo (ad esempio, parassiti che si annidano al di sotto della cute);
  • delirio religioso: può riguardare un dio, un potere superiore o un aspetto spirituale. È strettamente connesso al background sociale del paziente, ai suoi interessi e alle pratiche spirituali in cui è coinvolto.  Più ampiamente diffuso nel diciannovesimo secolo, ad oggi prevale nei Paesi in via di sviluppo (Kiran, Chaudhury, 2009);
  • delirio di influenzamento o delirio di riferimento: il paziente è convinto che oggetti o situazioni a lui vicini abbiano un riferimento esplicito o nascosto a se stesso. L’individuo può cercare connessioni nascoste e messaggi segreti nei cartelli pubblicitari, nella TV o in altri media;
  • delirio nichilista: convinzione che il mondo o parti di se stessi non esistano, che la vita non abbia significato o che la propria esistenza sia creata artificialmente, in modo analogo al film The Truman show. In alcuni casi, l’individuo può arrivare a pensare di essere già deceduto o che la propria anima abbia lasciato il corpo;
  • delirio di persecuzione: il paziente sente di essere perseguitato, preso di mira, maltrattato o spiato da qualcuno. In alcuni casi, potrebbe rivolgersi alle autorità legali per sporgere denuncia, temere di essere avvelenato o ucciso;
  • delirio bizzarro: il paziente mostra credenze totalmente non plausibili e non derivate da esperienze di vita quotidiana o dal suo background culturale. Alcuni esempi sono il cosiddetto furto del pensiero, ovvero la convinzione che i propri pensieri siano stati rimossi o rubati da soggetti o forze esterne, e l’inserzione del pensiero, in cui pensieri estranei sono stati introdotti nella propria mente (APA, 2013);
  • delirio erotomanico o erotomania: il paziente è convinto che una persona sia segretamente innamorato di lui. Può trattarsi di una persona nota o mai incontrata dal paziente, ad esempio una celebrità. Tale delirio può degenerare in comportamenti aggressivi o illegali, come stalking e molestie;
  • delirio di gelosia: il paziente è convinto di essere tradito dal proprio partner. Si associa ad alti tassi di aggressività fisica verso il partner e omicidio (Kiran, Chaudhury, 2009);
  • delirio di grandezza o megalomania: convinzione di essere estremamente importante e di possedere qualità, capacità, fama o ricchezza eccezionali;
  • delirio di colpa o di peccato: si riferisce spesso alla storia di vita del paziente, che ritiene di aver commesso atti gravi o errori nel suo passato. Talvolta, la persona teme una punizione divina per tali colpe o ritenere di non meritare benevolenza.

Differenza tra delirio e delirium

Delirio e delirium sono termini spesso confusi ma non sovrapponibili, in quanto riferiti a due condizioni nettamente differenti.

Il delirio  è un disturbo del contenuto del pensiero caratterizzato da un’idea o un insieme di idee prive di nessi con la realtà, ritenute vere dalla persona che ne è affetta, nonostante prove ed evidenze contrarie.

Il delirium è un disturbo neurocognitivo caratterizzato da uno stato confusionale acuto e temporaneo (può durare da poche ore a mesi), conseguente a una particolare condizione clinica, come la disfunzione di un organo, un’infezione o una reazione a farmaco o sostanza, per intossicazione o astinenza (APA, 2013). Una persona affetta da delirium presenta una ridotta consapevolezza di sé, un’attenzione diminuita o fluttuante, ulteriori deficit cognitivi a carico di memoria, percezione visuo-spaziale o linguaggio, disorientamento spazio-temporale, e può manifestare  anche deliri e allucinazioni.

Concettualizzazioni del delirio

Il delirio secondo Jaspers

Jaspers (1968) ha classificato i deliri in primari e secondari: i deliri primari, o veri deliri o deliri propri, non possono essere spiegati, si manifestano improvvisamente e mostrano un contenuto incomprensibile, mentre i deliri secondari o simil-deliranti derivano da una situazione sociale o soggettiva in cui versa la persona, stati d’animo vissuti, umore, convinzioni del gruppo di pari frequentato e personalità del paziente (Kiran, Chaudhury, 2009). Per Jaspers, dunque, il delirio è un’esperienza originaria e inderivabile, che nasce da un’alterazione del rapporto con la realtà, in grado di coinvolgere tutta la personalità. La perdita del rapporto con la realtà è essenziale nella genesi del delirio.

Il delirio secondo Schneider

Secondo la concettualizzazione di Schneider (1949), la genesi del delirio avverrebbe secondo due modalità: percezione delirante e intuizione delirante. Nella percezione delirante, la persona attribuisce alla realtà percepita un significato abnorme, spesso bizzarro e distorto. L’intuizione delirante, invece, per l’autore è simile a una vocazione religiosa o a un’ispirazione che compare all’improvviso, e in cui a un concetto il paziente abbina una convinzione delirante slegata da motivazioni razionali. 

Diagnosi del delirio

Sebbene non esistano test di laboratorio per diagnosticare il delirio, è possibile che il medico di base li prescriva per escludere eventuali patologie fisiche che potrebbero causare deliri. 

In assenza di condizioni mediche in grado di spiegare la presenza di delirio, una valutazione specialistica basata su osservazione e colloquio clinico col paziente permette di effettuare una diagnosi. Diversi questionari vengono adottati in Italia e all’estero per valutare la presenza di delirio. Tra questi ricordiamo la Simple Delusional Syndrome Scale (SDSS), la Delusion Assessment Scale (DAS) – utilizzata nella depressione maggiore con sintomi psicotici – e la Brown Assessment of Beliefs Scale. Anche la Structured Clinical Interview (SCID) è utilizzata per la diagnosi del delirio, poiché include i moduli B e C dedicati a patologie legate alla sfera del pensiero.

Trattamento del delirio

Per definizione, una persona affetta da delirio non considera le proprie convinzioni un problema e crede che i suoi pensieri siano un dato di fatto. Sono i familiari, di solito, a richiedere un aiuto professionale. Il trattamento del delirio può prevedere un approccio integrato basato su farmaci e psicoterapia. Una valutazione specialistica di tipo psichiatrico consente di individuare il trattamento farmacologico più adeguato, in relazione anche all’eventuale quadro sintomatologico presentato dal paziente oltre al delirio.

Tra i farmaci comunemente utilizzati, vi sono gli antipsicotici di prima e seconda generazione e gli antidepressivi. 

La psicoterapia cognitivo comportamentale può rivelarsi utile a supportare il paziente nel comprendere e dare significato alla sua esperienza soggettiva di delirio, nel gestire stress ed emozioni connessi ai deliri, nel rilevare evidenze fattuali che supportano o contrastano i suoi pensieri e nel facilitare esperimenti comportamentali che consentano all’individuo di compiere deduzioni (inferenze), elaborare spiegazioni alternative e pensieri più funzionali, sani ed equilibrati. 

La psicoterapia può aiutare a contenere l’impatto negativo dei deliri nella vita di chi li sperimenta. 

Bibliografia

  • American Psychiatric Association. (2013). Diagnostic and statistical manual of mental disorders (5th ed.). 
  • Ghanem, M., Evangeli-Dawson, C., & Georgiades, A. (2023). The role of culture on the phenomenology of hallucinations and delusions, explanatory models, and help-seeking attitudes: A narrative review. Early Intervention in Psychiatry, 17(9), 843–863. 
  • Jaspers K. Delusion and awareness of reality. Int J Psychiatry. 1968 Jul;6(1):25-38. PMID: 5663539.
  • Kiran C, Chaudhury S. (2009). Understanding delusions. Ind Psychiatry J. 2009 Jan;18(1):3-18. doi: 10.4103/0972-6748.57851. PMID: 21234155; PMCID: PMC3016695.
  • Nygaard, M., Sonne, C., & Carlsson, J. (2017). Secondary psychotic features in refugees diagnosed with post-traumatic stress disorder: a retrospective cohort study. BMC psychiatry17(1), 5.
  • Saha, S., Scott, J. G., Varghese, D., & McGrath, J. J. (2013). Socio-economic disadvantage and delusional-like experiences: a nationwide population-based study. European psychiatry : the journal of the Association of European Psychiatrists28(1), 59–63.
  • Schneider, K. (1949) The concept of delusion. In Themes and Variations in European Psychiatry (eds S. Hirsch & M. Shepherd), pp. 33-39. Bristol: Wright. SIMS. A. (1988) Symptoms in the Mind. An Introduc
  • Smeets, F., Lataster, T., Viechtbauer, W., Delespaul, P., & G.R.O.U.P (2015). Evidence that environmental and genetic risks for psychotic disorder may operate by impacting on connections between core symptoms of perceptual alteration and delusional ideation. Schizophrenia bulletin41(3), 687–697.
  • Wesseloo R, Kamperman AM, Munk-Olsen T, Pop VJ, Kushner SA, Bergink V. (2016). Risk of postpartum relapse in bipolar disorder and postpartum psychosis: A systematic review and meta-analysis. Am J Psychiatry. 2016;173(2):117-127. doi:10.1176/appi.ajp.2015.15010124

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