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“La mia vita con un padre DOC” (2018) di Rossella Sardi – Recensione del libro

La mia vita con un padre DOC è un testo-testimonianza in cui l'autrice Rossella Sardi racconta la sua storia e la sua relazione con un padre affetto da DOC.

Di Elena Mannelli

Pubblicato il 04 Apr. 2019

La mia vita con un padre DOC è un libro che racconta la prigione della psicopatologia del Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC) dalla voce addolorata della figlia di un padre malato.

 

La scrittrice Rossella Sardi si espone in prima persona nella stesura del testo-testimonianza La mia vita con un padre DOC rispetto a quella che è stata la sua vita e la sua esperienza, sin troppo vicina, con il Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC).

La voce narrante è lei, ma il protagonista della storia è il padre, o forse proprio il Disturbo Ossessivo di cui lui è affetto (in realtà il quadro clinico non è così pulito, vi sono più patologie in comorbidità che vengono raccontate pagina dopo pagina).

L’intento è quello di sensibilizzare, di informare, e forse anche di aiutare tutte le persone che hanno a che fare con una sofferenza che non riceve le giuste attenzioni.

Infatti, secondo il Global Burden Disease condotto dalla Banca Mondiale in collaborazione con l’organizzazione mondiale della sanità il DOC è una delle dieci condizioni più disabilitanti nel mondo. Il DOC ha una prevalenza del 2-3% con un decorso che tende ad essere cronico e delle serie complicazioni sul piano funzionale della persona che ne soffre, ma tuttavia resta ancora un disturbo di cui si parla troppo poco.

L’autrice parte proprio da questa premessa. L’aver capito solo con il tempo, quindi un po’ troppo tardi, che il padre soffriva di una forma molto grave di Disturbo Ossessivo e per il quale non ha mai ricevuto alcuna cura.

La trama

Il libro La mia vita con un padre DOC racconta di una donna che ha sofferto di ansia e di panico per i quali ha chiesto e ricevuto aiuto, ma soprattutto parla di una ragazzina costantemente criticata e sotto la lente di ingradimento del padre che viene descritto come un uomo perennemente insoddisfatto, pignolo, prepotente e critico, incapace a delegare, egoista ed egocentrico.

L’anamnesi famiiare del padre sicuramente lascia spazio alla possibilità di un ruolo dell’ambiente invalidante nello sviluppo della patologia. Ultimo di sei fratelli (di cui uno morto giovane in guerra e uno alla nascita) cresciuti in un contesto dove l’affetto aveva lasciato totalmente il posto per un clima freddo e controllato, scarsamente empatico. Suo padre debole e vulnerabile e una mamma che definiremmo dismissing e descritta come depressa. Solo l’unica figlia femmina (la zia) riesce a uscirne con autonomia e indipendenza restando l’unica persona della famiglia paterna a essere (abbastanza) vicina all’autrice.

Il DOC è descritto piuttosto bene e vengono elencati i numerosi rituali compulsivi che il padre si trova a dover mettere in atto, ma ciò che più emerge è l’atmosfera di terrore che aleggia nella casa dove tutti i componenti restano sotto scacco ad un sistema ossessivo dedito alla perfezione, alla pulizia e al bisogno di una ritualità cristallizzata.

L’autrice, ormai più che consapevole, riconosce il sistema colludente che ha fatto da palco ad anni di ossessioni e compulsioni, scrive con dolore, coltivando la possibilità di riflessione rispetto al bisogno che tali patologie vengano riconosciute e trattate, proprio all’interno del sistema familiare, primo luogo dove solitamente il DOC tende a regnare spesso indisturbato.

Il Disturbo Ossessivo Compulsivo del padre è pertanto legato alla pulizia (di qualsiasi cosa) e alla simmetria nonché al bisogno “che le cose siano apposto” come essere sempre vestito in uno stesso modo, con barba rasata, unghie corte e nessuna possibilità di trasgredire a tali regole. La descrizione dei rituali è dettagliata e lascia emergere sia le difficoltà del padre di star dietro ad un corollario sintomatologico veramente esteso, sia quelle di una figlia in balia di una padre temibile.

La madre è definita la “garante”, figura centrale anche per il suo ruolo inconsapevolmente colludente con la psicopatologia. Tale madre è succube di un uomo difficile, tuttavia è lui a dipendere totalmente da lei proprio per la figura di garante che lei ha rivestito fino alla fine, e sarà la parte in cui arriva la malattia di lei che lascerà la diade padre e figlia da sola a gestirsi un difficilissimo momento con vissuti emotivi di rabbia (ormai di una donna matura) e di rassegnazione che concluderanno il libro molto amaro.

Accanto a tutti i dettagliati rituali vi sono altre patologie che emergono e contirbuiscono a rendere il quadro più grave. Una forma di ipocondria molto grave e un disturbo narcisistico di personalità si aggiugno al DOC. Entrambi concorrono a gran voce a essere i responsabili di tanta sofferenza che emerge dalle parole della scrittrice. Atteggiamenti screditanti, distruttivi, un egocentrismo che non prevede la presenza dell’altro (figuriamoci della sua mente), che si traducono in modi bruschi di enfatizzare gli errori e gli sbagli di chiunque.

Il lettore di La mia vita con un padre DOC si troverà facilmente ad empatizzare con la figlia che viene riconosciuta solo nelle sue vittorie e mai vista (o denigrata) nelle sue sconfitte. Lei, ingiustamente colpevolizzata, trattata da inadeguata, riesce a riprendere in mano la sua vita sciogliendo tutti questi nodi anche grazie ad una terapia alla quale si fa solo un breve accenno e allo sport che l’ha sempre accompagnata.

In conclusione

Il libro La mia vita con un padre DOC lancia un grido amaro di una vita trascorsa sotto la tirannia di una compulsività molto grave, ma che allo stesso tempo vuole essere di riflessione e di speranza per chi come lei possa trovarsi a dover fronteggiare un familiare con questa patologia.

È la voce di una figlia che ha sofferto e che resta con tutto il suo bagaglio emotivo, fatto di rabbia e di rancore, ma che tuttavia resta accanto a questa figura complessa fino alla fine.

La mia vita con un padre DOC è un testo triste che sottolinea come una diagnosi e un trattamento, di conseguenza, possano non solo salvare una persona ma tutto il contesto familiare relativo.

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SCRITTO DA
Elena Mannelli
Elena Mannelli

Psicologa Cognitivo-Comportamentale

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Sardi, R. (2018). La mia vita con un “padre DOC”. Una testimonianza e un caso per riflettere. Edizioni Psiconline
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