La mia vita con un “PADRE DOC” è una testimonianza in prima persona delle vicende dell’autrice, una donna di 52 anni intenta a ripercorrere i passaggi generazionali della sua storia di vita, passando dal ruolo di bambina e figlia, a quello di studentessa, moglie, madre e lavoratrice, con la costante presenza del difficile e sofferente rapporto con un padre affetto da Disturbo Ossessivo Compulsivo
Secondo l’autrice il DOC del padre sarebbe in comorbidità con Ipocondria e tratti narcisistici della personalità. Costantemente altamente insoddisfatto di tutto e di tutti, pignolo, pedante e pretenzioso perfezionista, di una perfezione che di fatto non esiste, quest’uomo è un padre che persegue la continua, angosciosa e frustrante ricerca di una perfezione che non raggiunge mai, perché spinta e mantenuta soltanto dal suo implacabile bisogno di gestire l’ansia.
La mia vita con un “padre DOC”: il ritratto di una famiglia sofferente
L’autrice esprime attraverso le esperienze della sua vita, la tortura psicologica ed il disagio derivanti dalla pretesa di suo padre affetto da DOC, che è sostanzialmente sempre quella di richiedere alle persone a lui vicine di adeguarsi e soddisfare le sue urgenze, che sono sempre vissute come assolute. Tutto deve essere fatto nel modo assurdo stabilito dal padre, visto che non concepisce altri modi, che pretende un ordine ferreo e una pulizia illogici e che, in sostanza, esigendo senza contraddizioni che tutti i suoi rituali siano appoggiati, impone un modo di essere e agire che appare palesemente senza senso ai suoi familiari, i quali ciononostante tendono ad avallarlo, per evitare i suoi insostenibili momenti di nervosismo, lamentosità e aggressività. Spessissimo era svalutante e denigrante coi suoi familiari.
La mia vita con un “padre DOC”.. e ipocondriaco
Ad aggravare maggiormente questa situazione, la costante preoccupazione di questo padre per le malattie, che lo costringevano ad una costante attenzione sulle proprie sensazioni fisiche: si fissava sui sintomi più disparati, che non venivano mai confermati dai medici. Ignorando il suo medico di base, consultava sempre tanti specialisti, che presto venivano considerati degli incapaci, che non riuscivano a capire i suoi sospetti. Per tutta la sua vita assunse medicine in grande quantità, ma nonostante tutto si lamentava in continuazione dei suoi disturbi con tutti, anche extrafamiliari, come in una cantilena senza fine.
Stanchezza, rabbia, senso di impotenza, frustrazione, mancanza di speranza, paura, vergogna, senso di colpa, i familiari di una persona affetta da DOC navigano in queste acque emotive. I figli cominciano fin da bambini a fare esperienza di questa sofferenza. I familiari di un’ossessivo si ritrovano in casa
…come una statua di De Chirico in quelle piazze immobili, fisse, imbalsamate. Una statua che si innalza ferma e morta. Una morte contemporanea dell’uomo e del mondo. (V. Andreoli).