Il timore della contaminazione mentale, presente in quasi la metà degli individui con disturbo ossessivo compulsivo (DOC) (A. E. Coughtrey et al., 2012), rimanda alla paura di venir contaminati in assenza di contatto diretto con il contaminante, che viene affrontata con operazioni di lavaggio continuo.
Queste compulsioni, non ne riducono l’intensità, ed essendo le fonti di contaminazione non oggetti ma persone, dunque diffuse, l’individuo continuerà a sentire su di sé la sensazione di sporco (S. Rachman, 2004).
Secondo la teoria cognitiva, i sentimenti di contaminazione consistono in pensieri, ricordi o immagini percepiti come inappropriati o immorali (Elliott & Radomsky, 2009) che risalgono a insulti e aggressioni sessuali. Inoltre, tale violazione viene interpretata come segnale di assenza di valore e debolezza, che mina la fiducia in sé (Stanley Rachman et al., 2015).
La ricerca ha testato la relazione tra contaminazione mentale e sentimenti di violazione; inducendo il ricordo dell’abuso in vittime di traumi sessuali che, oltre a provare ansia, disgusto e senso di sporco (ovvero sentimenti di contaminazione), avevano attuato comportamenti di lavaggio ripetuto (Fairbrother & Rachman, 2004; Stanley Rachman et al., 2015).
Tali sensazioni venivano sperimentate anche in individui sani, che ascoltando registrazioni di scenari di violazione sessuale, si immaginavano vittime o autori di un bacio non consensuale (ad es. Fairbrother et al., 2005).
Utilizzando il paradigma del “bacio sporco”, Radomsky & Elliott (2009) avevano riscontrato un legame tra il grado di contaminazione mentale segnalata e fattori cognitivi, ovvero la percezione di responsabilità personale per il bacio e la percezione dello stesso come violazione.
La percezione di responsabilità inflazionata (Salkovskis, 1985) caratteristica del DOC, rimanda al sentirsi responsabili delle potenziali conseguenze negative legate alla contaminazione. Questa è stata manipolata in diversi studi, generando una maggiore sintomatologia compulsiva, come rituali di lavaggio, controllo comportamentale (Lopatka & Rachman, 1995) e ricerca di rassicurazione.
Senza considerare livelli così estremi di violazione sessuale, come un bacio non consensuale, anche le molestie sessuali possono compromettere la salute mentale delle vittime, danneggiare l’autostima, incrementare il rischio di autolesionismo, alimentazione scorretta e uso di sostanze (Chiodo et al., 2009).
Tali molestie sono comportamenti sessuali deliberati o ripetuti, sgraditi dal destinatario, volte a creare un ambiente ostile, offensivo o degradante.
Lo studio di Krause & Radomsky (2021), ha cercato di identificare in un campione di studenti universitari, se la manipolazione della percezione di responsabilità individuale può essere un fattore chiave nell’indurre elevati livelli di contaminazione mentale, e dunque compulsioni di pulizia tipiche del DOC, come rituali di lavaggio.
Questi fattori sono stati esaminati dopo l’esposizione ad una registrazione che descriveva un caso di molestia sessuale sul posto di lavoro. I partecipanti sono stati randomizzati in tre condizioni (HR: alta responsabilità, LR: bassa responsabilità, NR: assenza di responsabilità).
Nelle condizioni HR e LR veniva chiesto di immaginarsi come vittime delle molestie sessuali. Mentre nella prima, dopo che l’evento era stato divulgato ad un amico, egli suggerisce che i comportamenti della vittima avevano contribuito alle molestie, nella seconda, l’amico suggerisce che la vittima non ha fatto nulla per cercarsele.
I partecipanti nella condizione NR dovevano immaginarsi mentre guardavano uno spettacolo televisivo in cui un personaggio femminile era vittima della molestia sessuale.
I partecipanti di tutte le condizioni avevano riportato livelli più elevati di disgusto, sporcizia e ansia, dimostrando come un paradigma di immagini di molestie sessuali, nonostante sia una delle forme meno estreme di violenza era sufficiente a provocare sentimenti di contaminazione mentale in assenza di preoccupazioni di contaminazione da contatto fisico.
Coloro che dovevano immaginare un episodio di molestie sessuali durante uno spettacolo (NR), avevano riferito un minore senso di responsabilità per l’evento, e minori livelli di contaminazione mentale rispetto alle altre condizioni.
Immedesimandosi nella vittima, la percezione di responsabilità non variava tra coloro ai quali veniva detto che il comportamento adottato invitava (HR) o no (LR) alla violenza. Infatti, tra i due gruppi non c’erano differenze di sporcizia e ansia percepita; che venivano riportate maggiormente dal gruppo LR rispetto alla condizione NR (in cui il partecipante non si immedesimava nella vittima e non avveniva l’induzione di responsabilità).
Il verificarsi delle molestie su di sé, o rivolte ad un altro personaggio, non solo manipola l’attribuzione di responsabilità delle stesse, ma soprattutto il livello di violazione percepito, che sembra giocare un ruolo maggiore nell’insorgenza e mantenimento della contaminazione mentale (Ishikawa et al., 2015).
Probabilmente non sono emerse differenze di responsabilità percepita tra chi era indotto ad averla (HR) e chi no (LR), poiché tutti gli studenti avevano frequentato un corso di formazione sulla violenza sessuale, e si trattava di un campione giovane.
Replicare l’indagine in diverse popolazioni, come anziani o abitanti in luoghi rurali, in cui le questioni relative alla colpa della vittima sono meno salienti, potrebbe fornirebbe spunti interessanti.
Il gruppo a cui era stato detto che la violenza non era giustificata dal comportamento della vittima (LR), aveva anche riportato maggiori livelli di ambiguità verso la responsabilità, rispecchiando da vicino la natura della sintomatologia del DOC (A. Coughtrey et al., 2018). Tale angoscia per una propria ipotetica responsabilità, potrebbe aver contribuito ad incrementare i livelli di contaminazione mentale.
Nello studio non sono emerse differenze nelle condizioni rispetto all’urgenza percepita dei partecipanti a lavarsi le mani o al tempo trascorso a lavarle. Tale impatto nullo viene ricondotto all’impiego di una violazione sessuale meno estrema rispetto alle indagini precedenti e non sufficiente a suscitare una compulsione legata al lavaggio. Dunque, non è emerso un aumento della sintomatologia legata al DOC all’aumentare della responsabilità percepita.
Sebbene non sia emerso il ruolo decisivo della percezione di responsabilità, viene rafforzato il ruolo della percezione di violazione, nei sintomi di contaminazione mentale. In altre parole, più ci si sente personalmente vicini alla violazione, maggiore è la sintomatologia negativa (cioè ansia, disgusto e sporcizia) che viene sperimentata.
La consapevolezza che la contaminazione mentale può essere indotta attraverso un’attività di immaginazione di molestie sessuali, sottolinea l’importanza da parte dei clinici di prendere sul serio tutte le forme di violazione sessuale, anche quelle “minori”, che possono impattare notevolmente sulla salute psichica.