Francesco Mancini offre ai partecipanti della Conferenza di Padova tante nozioni, informazioni e spiegazioni utili sia per gli addetti ai lavori, che per persone che soffrono del disturbo ossessivo compulsivo e loro familiari.
Si è appena concluso un interessante evento aperto all’intera comunità, tenutosi lo scorso 19 ottobre 2019 a Padova e promosso dal Centro di Terapia Cognitivo Comportamentale di Padova, in collaborazione con le scuole di Psicoterapia SPC e APC, dal titolo “Avrò chiuso il rubinetto del gas?” Disturbo ossessivo-compulsivo (DOC). Comprendere ed intervenire che ha visto come relatore il Prof. Francesco Mancini, massimo esperto in tema di DOC.
Al di là del titolo, nella mattinata si è magistralmente spaziato ed approfondito il tema del disturbo ossessivo compulsivo in maniera più ampia, le caratteristiche salienti di una mente ossessiva, forme di manifestazioni, fattori di rischio, età di esordio, prognosi, prospettive di guarigione e ulteriori curiosità e domande mosse dai partecipanti.
La conferenza si è aperta con la visione di un estratto video tratto dal celebre film Qualcosa è cambiato, in cui Jack Nicholson recita i panni di una persona con un severo disturbo ossessivo-compulsivo. Da lì in poi, si sono andati ad analizzare alcuni importanti elementi nella genesi e responsabili anche del mantenimento del disturbo come il dubbio, un dubbio che, come spiega il Prof. Francesco Mancini, avvia in una mente ossessiva un film catastrofico che genera inevitabilmente un senso di colpa. Anche su questo ultimo aspetto, un interessante contributo del Professore riguarda proprio la distinzione e la specificazione del tipo di colpa. Secondo lo stesso infanti, è importante distinguere una colpa di tipo deontologica, da una colpa di tipo altruistica. Il senso di colpa avrebbe che fare con la sensazione di essere responsabili di possibili danni dove non necessariamente è presente una vittima. Il senso di colpa dentologico deriverebbe dall’assunzione d’aver violato una propria regola morale, comportando una sensazione di essere indegni, una sensazione di sporco e disgusto. Nel senso di colpa altruistico invece si assisterebbe alla compromissione di scopi altruistici. Nelle persone che soffrono di disturbo ossessivo-compulsivo, la colpa sperimentata ed esasperata, sarebbe di tipo deontologico dove l’iper-responsabilità accompagnata ad una sovrastima del pericolo, renderebbe impossibile tollerare il dubbio di potere in qualche modo sentirsi responsabile di un danno e non aver fatto nulla per poterlo prevenire.
Immagine 1 – Immagine dalla Conferenza di Padova “Avrò chiuso il rubinetto del gas?” Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC).
Altri elementi importanti diventano il disgusto, distinguendo il disgusto fisico, attivato ad esempio da sostanze contaminate/contaminanti, da un disgusto morale legato ai comportamenti. Questi aspetti si ritroverebbero indistintamente nelle varie forme di disturbo ossessivo compulsivo, sia che si tratta del tipo controllo, pulizia, ordine e simmetria o riferiti a pensieri proibiti. Un ulteriore variabile interessa sarebbe la sensazione che qualcosa non è per come dovrebbe essere (nothing just the right experience- NJRE).
Dopo un’ampia trattazione, il Prof. Mancini ha sottolineato dunque, l’elemento sul quale lavorare in terapia, ossia l’ accettazione dell’incertezza e attraverso una serie di esempi anche di casi trattati personalmente in studio dallo stesso, i partecipanti hanno avuto la possibilità di riconoscere l’esasperazione di quegli aspetti sopra descritti accompagnati a processi mentali che potrebbero riguardare ognuno di noi, ma l’aspetto quantitativo e la ricorsività ne determinano la differenza. Come faccio ad essere certo che ciò che temo non si realizzerà? Ed ecco che le compulsioni, siano esse comportamentali, che mentali, attraverso un’attività di tipo ruminante, avrebbero come scopo quello di neutralizzare l’angoscia del dubbio di sentirsi responsabili in qualche modo.
Per entrare sempre di più su meccanismi e scopi di un pensiero di tipo ossessivo, il Prof. Mancini ha citato la scommessa di B. Pascal, dove in riferimento al dubbio sull’esistenza di Dio e relativo tentativo di volerne dimostrare l’esistenza attraverso leggi matematiche, lo stesso alla fine conviene che la scommessa sarebbe stata troppo rischiosa pertanto conveniva accettare la sua assistenza al di là delle prove, pena la dannazione eterna. Nel paziente ossessivo avverrebbe un meccanismo analogo in cui, visto il senso di iper-responsabilità del soggetto e la sovrastima del pericolo di cui parlavamo prima, non si può correre il rischio.
Agli interventi del Professore si sono alternate diverse curiosità e domande da parte dei partecipanti, come ad esempio età di esordio, prognosi, terapie farmacologiche. Ciò che oggi ricerche scientifiche dimostrano è che l’età di esordio del disturbo nella maggioranza dei casi sarebbe in adolescenza e che la tempestività dell’intervento può giocare a favore sulla prognosi del disturbo stesso. Rispetto alla terapia farmacologica il Professor Mancini ha ricordato quali farmaci vengono principalmente utilizzati per il trattamento di disturbi ossessivi compulsivi (come ad esempio gli SSRI), ma ricordando i dati delle ricerche in merito ai pro e contro di un trattamento farmacologico e, soprattutto, come questo da solo non risulta essere risolutivo del problema, essendo anche associato ad un maggior rischio di cronicizzazione e ricadute. Con la psicoterapia, e soprattutto la terapia cognitivo comportamentale, di cui anche le Linee Guida Internazionali ne riconoscono validità scientifica ed efficacia nel trattamento del disturbo, le percentuali di riduzione della sintomatologia e guarigione aumentano notevolmente, soprattutto grazie all’intervento di Esposizione e Prevenzione della Risposta (EPR). L’associazione psicoterapia e farmaco, invece, sarebbe consigliabile utilizzarla per i casi cui il farmaco diventa un ausilio alla psicoterapia stessa.
Anche se solo mezza mattinata, il Professore ha offerto ai partecipanti tante nozioni, informazioni e spiegazioni utili sia per gli addetti ai lavori, che per persone che soffrono di tale disturbo e loro familiari. Spero di essere riuscita, all’interno di questo report, a sintetizzare quanto detto e mettere in luce gli elementi più importanti per avvicinarsi ad una mente ossessiva, per conoscerla, comprenderla, accettarla e per noi professionisti, aiutarla.