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Barattolofono: un Selfie per l’Autismo – La Parole che non riesco a dire

Le parole che non riesco a dire

Rassegna di incontri dedicati al tema dell’autismo
a cura di Sara Boggio e Associazione Culturale Mondi Possibili

PRESENTA:

Un selfie per L’autismo

Campagna di comunicazione: #SelfieBarattolofono

 

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ASSOCIAZIONE MONDI POSSIBILI – Progetto Le Parole che non riesco a dire

ARTICOLI SUI DISTURBI DELLO SPETTRO AUTISTICO

Errori – Centro di Igiene Mentale – CIM Nr.03 – Storie dalla Psicoterapia Pubblica

– CIM CENTRO DI IGIENE MENTALE – #03

Errori

 

– Leggi l’introduzione –

CIM nr.3 Errori. - Immagine: © MacX - Fotolia.comSe un CIM segue con cura i pazienti è infrequente che ci siano emergenze di pazienti noti. Dunque, quando arriva una chiamata d’urgenza, si tratta spesso di situazioni nuove in acuzie che agitano l’animo degli operatori chiamati a partire verso l’ignoto e scarsamente desiderosi di avere un encomio alla memoria e magari una stanza intitolata a loro nome.

Insomma, un po’ di timore non dichiarato serpeggia soprattutto se, come in quella mattina gelida, piovosa e scura del 2 dicembre, sono i carabinieri stessi a chiamare, avvertendo che sono in attesa sul posto con due gazzelle e hanno già chiamato il 118 per ‘ambulanza.

Con una macchina del servizio e con quella privata di Biagioli partono lui stesso con Giò, che non lo lascia mai nelle situazioni difficili, Silvia Ciari, la dottoressa Mattiacci che per fare eventualmente il TSO servono i certificati di due medici e Gilda che non si perde mai un’occasione adrenalinica.

In un quarto d’ora sono nella frazione del Poggio.

I fatti stanno avvenendo in una casa isolata che si identifica per le auto dei carabinieri con le muffole accese ed una folla di curiosi smaniosi di spiegare come sono andate le cose e perchè ce lo si doveva aspettare. Nella casetta abitano Salvatore Misano, quarantenne contadino con tre ettari di proprietà nella zona del torrente e sua moglie Teresa, che gestisce un negozio di verdura sulla piazzetta della frazione dove vende i prodotti coltivati dal marito.

Non avendo figli vivono in ristrettezze ma con decoro.

Dagli astanti gli operatori apprendono subito la versione popolare della vicenda: Salvatore è impazzito e minaccia di uccidere la moglie, in preda ad un delirio di gelosia che lo tormenta da tempo. Del resto, la madre di Salvatore da trent’anni vive a Villa Serena per un delirio mistico e da tre anni è stata raggiunta dalla figlia 45enne Marisa che accusava i vicini di spiare le sue nudità attraverso gli apparecchi televisivi. Villa Serena è il posto giusto per tutta la famiglia…

Salvatore viene descritto come un uomo semplice, rozzo, brutto e poco curato che quando non sgobba nei campi è molestamente ubriaco e più di una volta è stato malmenato da uomini per vendicare le loro mogli, figlie, sorelle cui aveva prestato attenzioni non richieste.

Quando al negozio c’è anche lui le donne preferiscono non andarci, ma per fortuna non c’è quasi mai.

Teresa somiglia ad Anna Magnani con una folta chioma nera, occhi azzurri da perdercisi, fisico asciutto ma robusto da lavoratrice.

Sottraendolo alla folla, i carabinieri riassumono a Biagioli i fatti: Salvatore si è coricato con Teresa, la stringe per il collo e minaccia di strangolarla se non confessa di fronte a tutti il suo misfatto.

La poveretta è terrorizzata, piange e chiede aiuto. Secondo Salvatore, quando è rientrato inaspettamente presto dai campi  per il maltempo, ha trovato i due fedifraghi. La porta della casupola dà direttamente nell’unico locale che fa da cucina e soggiorno. Entrato all’improvviso, ha sorpreso Teresa china  sul tavolo con Liborio alle sue spalle che vibrava possenti colpi. Quest’ultimo, era riuscito a fuggire terrorizzato nonostante i pantaloni a mezz’asta intralciassero la corsa.

Teresa, trascinata nel letto matrimoniale, era prima stata posseduta per sfregio ed ora era in attesa di essere strangolata. Nessuno si era preoccupato di rintracciare Liborio,  vicedirettore della Cassa di Risparmio e presidente della Pro loco, perchè i precedenti familiari di Salvatore, il suo alcolismo, l’essere un violento ed aver sofferto di deliri di gelosia non lasciavano adito a dubbi.

Nella stanza da letto entrarono Giò e la dottoressa Lina, gli altri a calmare la folla. Salvatore con le mani al collo della moglie dettava ai due i movimenti consentiti e quelli proibiti. Ad ogni disobbedienza aumentava la stretta al collo. Teresa passava da un pallore cadaverico che lasciava immaginare come sarebbe potuta diventare di lì a poco ad un viola congestionato per via dell’ostacolo al deflusso delle giugulari che la stretta provocava.

Giovanni si mise a raccontare delle sue personali tristi vicende con le donne con ammiccanti segni di intesa per Salvatore sulla innata puttanaggine del sesso femminile. Gli ricordò come a pagare fossero sempre gli uomini che, per aver difeso il loro onore finivano per anni in carcere, come un suo zio di Milano (completamente inventato) mentre le troie, libere da ogni controllo, se la spassavano alle loro spalle. Lavoro, galera e corna, quello era il destino degli uomini onesti a meno che non riuscissero a provare effettivamente il tradimento e avere pubblica soddisfazione, come suo cugino Alberto (anch’esso inventato) che aveva costretto per la vergogna la moglie a confinarsi in un convento di suore.

Giovanni parlava con tono cantilenante che aveva un effetto ipnotico e nel frattempo si avvicinava lentamente.

Vedendo la difficoltà di Salvatore a rispondergli per la secchezza della bocca, aveva strillato per un’ora, si offrì di portargli un bicchiere d’acqua. Salvatore impose che prima ne bevesse metà lui per sincerarsi che non ci fossero farmaci o veleni. Mentre Giò beveva, d’improvviso gli gettò con forza l’acqua in faccia e, approfittando del momentaneo disorientamento di Salvatore, in un attimo gli fu sopra. Incravattandogli il collo gli fece mollare la presa su Teresa che in un istante fu in cucina nuda completamente e tremante per la paura.

Un carabiniere la coprì con la giacca dell’uniforme che lei, con un vezzo di femminilità, si abbottonò tutta con cura.

Un giornalista di una testata locale scattò col telefonino alcune foto.

La dottoressa Mattaccini, con l’aiuto di Gilda prontamente accorsa a dar man forte a Giò nell’immobilizzazione, cercava di praticare un’ iniezione al povero Salvatore, orientandosi tra gli arti aggrovigliati dei tre.

Mezz’ora dopo l’ambulanza partiva con a bordo Teresa per accertamenti e in stato di shock e Salvatore con l’auto del CIM con Giovanni e Silvia verso Villa Armonia per una terapia meno d’assalto.

Lasciati i paesani a commentare sui guasti della legge Basaglia e i carabinieri a predisporre il verbale sul famigerato tavolo della cucina  raccogliendo le voci sulla pericolosità del Salvatore, la specchiata onestà di Teresa e ancor più dell’incolpevole Liborio, gli operatori del CIM tornarono in sede con l’auto del capo.

Ora che l’emergenza era superata bisognava capirci qualcosa e predisporre un progetto.

Certamente sarebbe stata necessaria una terapia farmacologica ma, dato il contesto relazionale in cui la crisi delirante allucinatoria si era manifestata, sembrò opportuno proporre una psicoterapia di coppia di cui si sarebbe dovuto far carico il dottor Irati che, nel suo studio, trattava tutti i pruriti affettivo-sessuali delle coppie abbienti del paese.

Questa volta lo avrebbe fatto, con non minor passione e competenza, gratis per un contadino ubriacone e la sua povera moglie.

Salvatore fu dimesso una settimana più tardi, con una terapia di 20 gocce per tre volte al dì di Serenase.

Più sedato e tranquillo si scusava per il disturbo che aveva provocato e voleva riprendere al più presto la sua vita normale. Disposto a perdonare la moglie, che ribadiva invece non avesse nulla da farsi perdonare, mostrava estrema collaborazione ma ribadiva con fermezza che la scena che gli era apparsa entrando in casa non era stata un’ allucinazione.

Si rendeva conto della sua esagerata gelosia e insieme ne ricostruirono la storia.

La sua famiglia d’origine aveva visto continue liti tra un padre alcolista ed una madre chiacchierata al punto che ricordava le prese in giro già dei compagnucci delle medie che gli facevano notare come la sorella più grande fosse il ritratto del medico condotto. Lui, piccolo ma muscoloso, difendeva l’onorabilità della famiglia a furia di cazzotti. A 13 anni in una rissa perse un testicolo per una ginocchiata. Smise di battersi quando, tornato prima da scuola per una sospensione, aveva trovato la madre a letto con il medico. Lì doveva aver iniziato a pensare che delle donne non ci si può fidare.

Il dr. Irati gioiva per le acute considerazioni che non si aspettava dal contadino.

Quando aveva vent’anni la madre era finita a Villa Serena dopo una crisi mistica in cui aveva smesso di mangiare e riteneva di essere Santa Caterina da Siena. Il padre era morto dopo poco di cirrosi e la sorella rimasta incinta senza essere fidanzata si convinse di essere la vergine Maria e raggiunse la madre. Di temi sessuali e di tradimenti era intessuta la sua esistenza, si può dire che avesse scelto Teresa non tanto per la sua bellezza ma per l’onestà di tutta la sua famiglia, imparentata con il vescovo di Vontano. Gli accertamenti, dopo i primi anni di matrimonio senza figli, stabilirono che Salvatore, anche a motivo del testicolo unico, era sterile. In paese la differenza tra sterile e finocchio sfuggiva ai più e Salvatore divenne oggetto di pesanti prese in giro che gli ricordarono le umiliazioni infantili così iniziò a bere, ripercorrendo la strada del padre. Come spesso accade l’alcolismo provoca impotenza e questa, a sua volta, gelosia. Salvatore si rendeva conto di tutto ciò, ma al termine di ogni seduta ci teneva a ribadire che lui quel giorno aveva visto lucidamente il coito della moglie con il signor Liborio.

Di settimana in settimana la terapia farmacologica, ancora inefficace veniva aumentata. Gli effetti secondari extrapiramidali erano solo una modesta rigidità che rendeva l’incedere un po’ robotico ma nulla più. Finalmente giunti al dosaggio di 70 gocce per tre volte al dì Salvatore iniziò ad ammettere la possibilità di essersi confuso: forse aveva scambiato la sua immaginazione per realtà. In quei giorni era ossessionato dalla gelosia e infuriato per il rifiuto da parte della cassa di risparmio dove lavorava Liborio di un piccolo prestito indispensabile per l’acquisto delle sementi.

Si era certamente sbagliato e anche di questo chiedeva scusa. Stabilizzatosi il pensiero critico al vissuto allucinatorio e delirante, la farmacoterapia iniziò ad essere gradatamente ridotta e la psicoterapia si incentrò sul futuro della coppia.

Alla venticinquesima seduta, mentre si parava del vissuto di Teresa circa la mancata maternità, questa scoppiò improvvisamente a piangere. Confusamente, tra i singhiozzi, disse che invece era tutto vero e che la relazione con Liborio durava da tre anni. Salvatore non si meravigliò, ne era sempre stato convinto. Aveva ritrattato la sua versione negando persino la certezza percettiva dei suoi occhi perchè temeva che il progressivo aumento della terapia farmacologica lo avrebbe ammazzato. Salvatore e Teresa non si separarono e il loro matrimonio divenne per lei un ergastolo: lui era punitivo e violento e lei si vendicava dandosi apertamente con grande generosità a giovani e vecchi.

Molti sembrano gli errori commessi dai curanti ma la storia e, forse, gli errori non si fermano qui.

Dieci anni dopo Salvatore fu accusato di molestie sessuali nella scuola elementare dove faceva da bidello ma ne uscì completamente scagionato. Dopo tre mesi restò illeso in un incidente dove morì il bambino di otto anni che si era offerto di portare a casa, essendo i genitori in ritardo all’uscita di scuola.

Qualche tempo dopo, il medico legale che fece l’autopsia sul corpo di Salvatore, trovato malamente seppellito nel suo orto, dichiarò che il colpo con la doppietta era stato sparato dopo che la canna di quest’ultima era stata infilata per oltre trenta centimetri nell’orifizio anale di Salvatore e forse lo sfondamento intestinale era stata la causa della morte.

Teresa, anziana e senza più un reddito, liberatasi dal suo carceriere, trasformò in attività a fini di lucro la sua vocazione.

 

 

ARGOMENTI CORRELATI:

PSICOLOGIA & PSICHIATRIA PUBBLICHE – CENTRO DI IGIENE MENTALE – CIM

AMORE E RELAZIONI SENTIMENTALI  – VIOLENZA – TERAPIA DI COPPIA

LEGGI LA RUBRICA STORIE DI TERAPIE DI ROBERTO LORENZINI

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Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale: intervista a Francesco Rovetto

 

LE INTERVISTE AI GRANDI CLINICI ITALIANI

State of Mind intervista:

Francesco Rovetto

Psicologo, Psichiatra e Psicoterapeuta.

Professore di Psicologia Clinica presso l’Università di Pavia

 

State of Mind intervista Francesco Rovetto: Psicologo, Psichiatra e Psicoterapeuta. Professore di Psicologia Clinica presso l’Università di Pavia. Questa intervista fa parte di un ciclo di interviste ai grandi clinici italiani, che ha lo scopo di realizzare una panoramica dello stato dell’arte della psicoterapia (ricerca e clinica) in Italia.

I GRANDI CLINICI ITALIANI

TUTTE LE INTERVISTE DI STATE OF MIND

TUTTI GLI ARTICOLI SU: PSICOTERAPIA COGNITIVO-COMPORTAMENTALE – VEDI IL PROFILO DI FRANCESCO ROVETTO

Le motivazioni alla base dei comportamenti altruistici – Neuroscienze

 

La Redazione di State of Mind consiglia la lettura di questo contenuto:

 

Uno studio condotto da Takamitsu e colleghi presso l’università di Tokio ha indagato, tramite tecniche di imaging cerebrale, le motivazioni che stanno alla base di comportamenti altruistici.

Ne è emerso che quando aiutiamo gli altri lo facciamo per ricavarne un riconoscimento sociale, in termini di generosità; il secondo motivo che sta alla base dei nostri comportamenti altruistici riguarda la ricompensa emotiva che ne deriva, in termini, per esempio, di manifestazione di gratitudine da parte degli altri.

Quando aiutiamo un estraneo da cui non possono arrivarci vantaggi diretti, nel cervello si attivano aree cerebrali diverse a seconda di ciò che aspettiamo dal nostro gesto. Se speriamo che la nostra generosità sia riconosciuta socialmente, si attiva una regione che sovrintende ai processi cognitivi di ordine superiore. Se invece siamo convinti che saremo ripagati da una terza persona, in una sorta di catena di Sant’Antonio della cooperazione, si attiva una regione cerebrale che implementa i processi emotivi.

 

Riconoscimento o gratitudine, le due ricompense dell’altruista – Le ScienzeConsigliato dalla Redazione

Flash News - stateofmind
Quando aiutiamo un estraneo da cui non possono arrivarci vantaggi diretti, nel cervello si attivano aree cerebrali diverse a seconda di ciò che aspettiamo dal nostro gesto. Se speriamo che la nostra generosità sia riconosciuta socialmente, si attiva una regione che sovrintende ai processi cognitivi di ordine superiore. Se invece siamo convinti che saremo ripagati da una terza persona, in una sorta di catena di Sant’Antonio della cooperazione, si attiva una regione cerebrale che implementa i processi emotivi. (…)

Tratto da: Le Scienze

 

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Richiedenti asilo e differenze individuali nello sviluppo di disturbi psichiatrici – Psicopatologia & Migrazioni


SOPSI 2014 

18° Congresso della Società Italiana di Psicopatologia

La Psicopatologia e le età della vita – Torino 12-15 Febbraio 2014

Richiedenti asilo e differenze individuali

nello sviluppo di disturbi psichiatrici: dati preliminari

M. Pascucci 1, F. Padalino 2, A. D’Onghia 2, M. Nardini 3, M. Altamura 2, A. Bellomo 2, G. Pozzi 1, L. Janiri 1

1- Istituto di Psichiatria e Psicologia, Facoltà di Medicina e Chirurgia “A. Gemelli”. Università Cattolica del Sacro Cuore – Roma
2- Dipartimento di Scienze Cliniche e Sperimentali, Sezione di Psichiatria e Psicologia Clinica, Università degli Studi di Foggia
3- Dipartimento di Scienze Neurologiche e Psichiatriche, Università degli Studi “Aldo Moro” di Bari  

 

ARGOMENTI CORRELATI: 

PSICOLOGIA CROSSCULTURALE PSICOPATOLOGIA DELLE MIGRAZIONI

PTSDSTRESS

TUTTI I POSTER DEL CONGRESSO SOPSI 2014
I REPORTAGES DAL CONGRESSO SOPSI 2014

Pensieri depressivi: non solo parole ma anche percezioni – Psicologia

 

 

– FLASH NEWS-

Rassegna Stampa - State of Mind - Il Giornale delle Scienze Psicologiche

Il 57% degli intervistati ha riportato che in alcune occasioni i pensieri depressivi negativi sono accompagnati anche da proprietà sensoriali. Più frequentemente i pazienti hanno riportato (40%) sensazioni corporee, meno frequentemente sensazioni uditive e visive. Il dato interessante è anche che coloro che hanno riferito sensazioni sensoriali associate ai pensieri depressivi erano pazienti con episodi depressivi ricorrenti e con una maggiore quota di ricoveri per disturbi dell’umore.

L’assessment e il trattamento della depressione generalmente ha a che fare con format di pensieri verbali negativi. Un nuovo studio condotto presso l’università di Amburgo pone in evidenza come i pensieri negativi dei depressi – oltre che caratteristiche verbali – presentino anche qualità sensoriali che sono risultate direttamente proporzionali alla gravità dei sintomi depressivi. 

Un campione di 356 pazienti con diagnosi di disturbi dell’umore (Con esclusione di psicosi e disturbi bipolari) sono stati intervistati indagando se i loro pensieri depressivi fossero associati  anche ad alcune sensazioni sensoriali, ad esempio se i pensieri autocriticisti fossero associati ad una voce, oppure pensando a un esito catastrofico temuto se lo visualizzassero sotto forma di immagini mentali.

Il 57% degli intervistati ha riportato come in alcune occasioni i pensieri depressivi negativi sono accompagnati anche da proprietà sensoriali. Più frequentemente i pazienti hanno riportato (40%) sensazioni corporee, meno frequentemente sensazioni uditive e visive. Il dato interessante è anche che coloro che hanno riferito sensazioni sensoriali associate ai pensieri depressivi erano pazienti con episodi depressivi ricorrenti e con una maggiore quota di ricoveri per disturbi dell’umore.

Future ricerche sono necessarie per replicare tali risultati e approfondire in che modo le sensazioni sensoriali nei depressi possono essere predittive e utili per comprendere la gravità del quadro psicopatologico e nell’arricchire i protocolli di trattamento.

ARGOMENTI CORRELATI:

DEPRESSIONE DISTURBI DEL’UMORE 

 

 

BIBLIOGRAFIA:

 

Un esame del sangue per una diagnosi precoce dell’Alzheimer

 

La Redazione di State of Mind consiglia la lettura di questo contenuto:

 

Per ovviare alla difficoltà di screening delle persone che potrebbero sviluppare l’Alzheimer o altre forme di degenerazione cognitiva, Simon Lovestone, neuroscenziato presso University of Oxford, e Federoff, neurologo della Georgetown University Medical Center in Washington DC, hanno proposto di utilizzare un semplice esame del sangue.

Entrambi i ricercatori si sono occupati di indagare gli indici metabolici come i lipidi e i fosfolipidi trovando così che da questi elementi si può capire quali soggetti hanno, o avranno, sintomi di degenerazione cognitiva, rispetto a chi invece non ne svilupperà.

La differenza a livello di lipidi e fosfolipidi potrebbe indicare la presenza di una degenerazione a livello delle membrane delle cellule neurali e quindi confermare la capacità predittive di questi studi.

L’importanza di queste ricerche innovative è da attribuirsi all’utilizzo di strumenti semplici e reperibili per ottenere indici predittivi per un intervento efficace e ottimizzato per la prevenzione e la cura di malattie importanti come l’Alzheimer e la degenerazione cognitiva.

If you are to screen the population for those destined to get Alzheimer’s, and who may therefore benefit from any treatment that is developed,” she says, “then you need to use material you can access easily, like blood.

 

Biomarkers could predict Alzheimer\’s before it startsConsigliato dalla Redazione

Study identifies potential blood test for cognitive decline. (…)

 

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Articoli di State of Mind sul Morbo di Alzheimer
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"Sostenere chi sostiene" presenta i principali disturbi neurocognitivi, il profilo del caregiver di una persona con demenza e le conseguenze di tale impegno
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Patologie neurovegetative un progetto di sostegno per malati e caregiver
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Non perdere il ciclo di incontri "Sostegno per malati, famiglie e caregiver di patologie neurovegetative" da martedì 7 luglio online.
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Tachicardia: è sempre ansia? Differenze tra attacchi di panico e patologie cardiache

Tachicardia: è sempre ansia? Differenze tra attacchi di panico e patologie cardiache. -Immagine: © Sonja Calovini - Fotolia.com

E’ possibile distinguere la tachicardia esclusivamente cardiologica dalla tachicardia dello stato d’ansia e dell’attacco di panico prendendo in considerazione quattro caratteristiche fondamentali del battito cardiaco: frequenza del battito cardiaco; ritmicità o aritmicità; modalità di insorgenza e remissione; sintomi di accompagnamento.

Il momento della diagnosi è un momento molto importante e delicato sia in medicina che in psicologia.

Un errore di valutazione iniziale dei sintomi, può portare alla scelta di un intervento terapeutico inadeguato, con conseguenze anche gravi per il paziente.

In questo articolo voglio evidenziare alcuni criteri utili per una corretta differenza tra ansia e attacchi di panico e alcune patologie cardiache di origine esclusivamente organica.

L’ansia e il cuore sono strettamente correlati: non c’è stato d’ansia che non si rispecchi nel cuore modificandone la frequenza e il ritmo del battito cardiaco; questo perché esiste uno stretto legame tra anima e corpo, tra le esperienze psichiche e le esperienze del corpo.

Tra le sofferenze psichiche i disturbi d’ansia sono certamente la patologia più frequente e più diffusa.

La parola ansia ( dal latino angere ossia “stringere”) per derivazione della parola è associata con l’idea di strettezza, costrizione, imbarazzo; e nell’uso primitivo la parola ansia era collocata nel petto e associata in modo preminente con l’angina pectoris.

L’ansia è uno stato caratterizzato da sentimenti di paura e di preoccupazione non connessi ad alcuno stimolo specifico, diversamente dalla paura che presuppone un reale pericolo. Nella sua forma più acuta parliamo di attacchi di panico.

Il termine “panico” nasce dalla mitologia greca in cui si narra del dio Pan, metà uomo e metà caprone, che spaventava i viandanti e i pastori comparendo all’improvviso sul loro cammino e scomparendo poi velocemente, lasciando le proprie vittime sorprese, sbigottite e disorientate, nell’incapacità di spiegarsi quanto fosse accaduto.

Similmente a quanto si racconta in tale mito, un attacco di panico è un episodio breve ed intenso in cui si sperimenta ansia acuta e che comporta intensi sintomi somatici accompagnati da vissuti psicologici di terrore, catastrofe imminente e impulso a fuggire.

Insieme ai sintomi psichici e cognitivi, la maggior parte dei pazienti con A.P. manifesta sintomi organici che si riferiscono al sistema cardiovascolare tachicardia, aritmie nel battito cardiaco, sensazione di svenimento), al sistema gastrointestinale (dolori al fegato e altri disturbi intestinali), al sistema nervoso (cefalea, vertigine, stordimento, addormentamento degli arti) e al sistema respiratorio ( senso di soffocamento, sensazione di fame d’aria, difficoltà di respirazione).

Il DSM IV- TR descrive l’attacco di panico come un periodo preciso di paura o disagio intensi, in assenza di reale pericolo, accompagnati da almeno quattro dei seguenti sintomi:

• palpitazioni, cardiopalmo, o tachicardia;

• sudorazione;

• tremori fini o a grandi scosse;

• dispnea o sensazione di soffocamento;

• sensazione di asfissia;

• dolore o fastidio al petto;

• nausea o disturbi addominali;

• sensazione di sbandamento, di instabilità, di testa leggera o di svenimento;

• derealizzazione (sensazione di irrealtà) o depersonalizzazione (sensazione di essere distaccati da se stessi);

• paura di perdere il controllo o di impazzire;

• paura di morire;

• parestesie (sensazione di torpore o di formicolio);

• brividi o vampate di calore.

La combinazione dei sintomi è molto varia e in alcuni casi i sintomi sono maggiormente di tipo organico. Ogni crisi di panico rappresenta un circolo vizioso in cui i sintomi fisici alimentano quelli mentali e viceversa. L’attacco ha un inizio improvviso e raggiunge rapidamente l’apice, di solito in dieci minuti o anche meno.

L’ansia che caratterizza un A.P. viene differenziata dall’ansia generalizzata per la sua precisa, quasi improvvisa natura e per la sua gravità tipicamente maggiore.

 

Tachicardia

Il sintomo somatico più frequente presente in chi sperimenta un attacco di panico e vissuto con angoscia è la tachicardia.

La tachicardia rappresenta generalmente un aumento della frequenza del battito cardiaco al di sopra del valore limite considerato normale per un cuore a riposo, per convenzione, a 100 battiti al minuto, mentre si definisce bradicardia una frequenza inferiore a 60 battiti al minuto.

La tachicardia in genere  provoca la percezione soggettiva del battito cardiaco (che normalmente non avviene) spesso descritta come “sensazione del cuore in gola”.

E’ possibile distinguere la tachicardia esclusivamente cardiologica dalla tachicardia dello stato d’ansia e dell’attacco di panico prendendo in considerazione quattro caratteristiche fondamentali del battito cardiaco:

frequenza del battito cardiaco; se la tachicardia si mantiene entro i 130 battiti al minuto ci troviamo quasi certamente, di fronte a una tachicardia su base ansiosa di pertinenza psicoterapeutica e/o psichiatrica, mentre le tachicardie che superano i 150/ 200 battiti al minuto sono da considerare, quasi sicuramente, di natura cardiologica.

ritmicità o aritmicità; nell’A.P. è presente  l’aumento del battito cardiaco che conserva regolarità del ritmo, l’aumento della frequenza del battito cardiaco con irregolarità del ritmo, è tipico di condizioni cardiologiche.

modalità di insorgenza e remissione; l’A.P. raggiunge l’apice in 10 minuti, mentre la sua scomparsa è più graduale. Nelle aritmie si passa bruscamente da un ritmo normale a un ritmo di 150 battiti al minuto e oltre e così come improvvisamente esordisce altrettanto repentinamente viene a cessare;

sintomi di accompagnamento; molti sintomi delle aritmie sono simili ai sintomi dell’A.P., ma alcuni sintomi, tipici dell’A.P., non sono presenti nelle aritmie: palpitazioni/tachicardia, sudorazione,brividi o vampate di calore, tremori fini o grandi scosse, parestesie, nausea o disturbi addominali, senso di asfissia, derealizzazione/ depersonalizzazione. La sintomatologia che si ritrova nell’aritmia e difficilmente nell’A.P. riguarda dolori o fastidi al petto.

Sarebbe auspicabile,una buona collaborazione tra medico e psicologo, in quei quadri clinici la cui sintomatologia può soddisfare contemporaneamente i criteri di diverse e contrastanti  diagnosi, non solo per ridurre fortemente il rischio di errore ma, soprattutto per consentire di raggiungere con successo il comune obiettivo del benessere psicofisico del paziente.

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BIBLIOGRAFIA:

Il Piccolo Principe, un magico trattato di Psicologia umana – Raccontare un narcisista Pt.3

 

 

Il Piccolo Principe

Un magico trattato di Psicologia umana

Pt. 3: Raccontare un narcisista

 

 

LEGGI LA PRIMA PARTE: Il Piccolo Principe, un magico trattato di Psicologia umana – I Pensieri dei Grandi Pt.1 

LEGGI LA SECONDA PARTE:  Il Piccolo Principe, un magico trattato di Psicologia umana – Sulla relazione Pt.2

Il Piccolo Principe

Che dire, un narcisista da manuale…La difficoltà a entrare empaticamente in relazione, a sintonizzarsi con le intenzioni e i bisogni dell’altro, la ricerca spasmodica di un’approvazione che compensi la percezione di un Sé fragile: questi concetti ampiamente elaborati dal sapere psicologico, dal linguaggio dei grandi, trovano nella favola di Saint-Exupéry un tocco che dona loro una dimensione più leggera ma non meno penetrante.

“Il Piccolo Principe” è una galleria di personaggi buffi ed emblematici, calati nel registro descrittivo della favola per rappresentare i diversi caratteri umani. Incontriamo un re, un geografo, un ubriacone, e ancora il lampionaio, l’uomo d’affari… E il vanitoso!

Il secondo pianeta era abitato da un vanitoso.

Ah! Ah! ecco la visita di un ammiratore“, gridò da lontano il vanitoso appena scorse il piccolo principe.

Per i vanitosi tutti gli altri uomini sono degli ammiratori.

Buon giorno“, disse il piccolo principe, “che buffo cappello avete!

E’ per salutare“, gli rispose il vanitoso. “E’ per salutare quando mi acclamano, ma sfortunatamente non passa mai nessuno da queste parti“.

Ah sì?” disse il piccolo principe che non capiva.

Batti le mani l’una contro l’altra“, consigliò perciò il vanitoso.

Il piccolo principe batté le mani l’una contro l’altra e il vanitoso salutò con modestia sollevando il cappello.

E’ più divertente che la visita al re“, si disse il piccolo principe, e ricominciò a battere le mani l’una contro l’altra. Il vanitoso ricominciò a salutare sollevando il cappello.

Dopo cinque minuti di questo esercizio il piccolo principe si stancò della monotonia del gioco: “E che cosa bisogna fare“, domandò, “perché il cappello caschi?

Ma il vanitoso non l’intese. I vanitosi non sentono altro che le lodi.

Mi ammiri molto, veramente?” domandò al piccolo principe.

Che cosa vuol dire ammirare?

Ammirare vuol dire riconoscere che io sono l’uomo più bello, più elegante, più ricco e più intelligente di tutto il pianeta“.

Ma tu sei solo sul tuo pianeta!

Fammi questo piacere. Ammirami lo stesso!

Ti ammiro“, disse il piccolo principe, alzando un poco le spalle, “ma tu che te ne fai?

E il piccolo principe se ne andò.

Decisamente i grandi sono ben bizzarri, diceva con semplicità a se stesso, durante il suo viaggio.

Che dire, un narcisista da manuale…La difficoltà a entrare empaticamente in relazione, a sintonizzarsi con le intenzioni e i bisogni dell’altro, la ricerca spasmodica di un’approvazione che compensi la percezione di un Sé fragile: questi concetti ampiamente elaborati dal sapere psicologico, dal linguaggio dei grandi, trovano nella favola di Saint-Exupéry un tocco che dona loro una dimensione più leggera ma non meno penetrante.

Attraverso un minimalismo poetico che percorre le immagini e i dialoghi, ogni incontro della creatura venuta dall’asteroide B612 affronta un archetipo, un modo di essere degli uomini o più semplicemente una sfumatura dell’universo adulto incompresa dagli adulti. “Il Piccolo Principe” ha la semplicità del pensiero infantile e insieme la sua profondità, la capacità spiazzante di raccontare la realtà umana senza sovrastrutture; per questo motivo è considerato un testo illuminante per chiunque voglia conoscere qualcosa di sé rinunciando agli inganni della ragione.

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BIBLIOGRAFIA:

Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla 15 marzo 2014 – Disturbi Alimentari

Sofia Priolo 

 

 

15marzo2014_fiocco_lilla

 

Sabato 15 marzo si svolgerà la terza edizione della Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla contro i Disturbi Alimentari.

La Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla è nata con l’intento di sensibilizzare l’opinione pubblica sui Disturbi del Comportamento Alimentare, anche attraverso la testimonianza di coloro che hanno sofferto e soffrono di DCA e dei loro familiari.

L’evento è nato in memoria di Giulia, figlia di Stefano Tavilla, promotore della Giornata e Presidente dell’Associazione “Mi nutro di vita” di Genova.

Si svolgerà il 15 marzo in 40 città italiane. Particolare rilevanza avranno gli eventi di Milano, Roma e Genova dove verrà presentato il film – documentario “Ciò che mi nutre mi distrugge”. Il film – documentario sarà proiettato lo stesso giorno anche a Pordenone, Cagliari, Massa Carrara e Cesena. Nel film si raccontano, esclusivamente attraverso riprese effettuate durante gli incontri di psicoterapia, le storie di 4 pazienti seguite nell’arco di un anno nel Centro per i Disturbi Alimentari della Asl di Roma E.

 

Due milioni di adolescenti in Italia soffrono di disturbi alimentari. L’età in cui questo disagio compare si è abbassata, nel 40% dei casi si manifesta infatti tra i 15 e i 19 anni ma si può palesare anche già a 8-12 anni. A soffrire di bulimia sono circa 1,45 milioni e di anoressia 750mila. Solo 880mila (il 40%) ammettono l’esistenza del problema e soltanto 130mila prendono parte a un percorso terapeutico.

I disturbi alimentari sono la seconda causa di morte tra gli adolescenti, e sono in particolare le ragazze a soffrirne, anche se è in aumento tra i ragazzi. 

Un progetto creato per aiutare i ragazzi a fronteggiare queste problematiche, per fornire informazioni di prevenzione e per dare sostegno online è il Progetto ProYouth.

Questo progetto europeo è nato con l’intenzione di fornire informazioni che possono essere utili per la prevenzione dei disturbi alimentare e per dare un sostegno a ragazzi e ragazze di un’età compresa fra i 15 e 25 anni. All’interno del sito sono presenti diversi strumenti come ad esempio forum, chat di gruppo o chat individuali che i ragazzi possono usare per sostenersi tra loro e ricevere il supporto di psicologi.

I principali obiettivi del progetto ProYouth sono:

1. Garantire informazioni e educare gli utenti circa la salute mentale, la promozione della salute e i disturbi alimentari.

2. Aiutare i giovani utenti a identificare precocemente i loro atteggiamenti problematici e comportamenti a rischio.

3. Fornire consigli e suggerimenti rispetto a quello che i ragazzi possono fare per aiutare loro stessi e gli altri.

4. Offrire un supporto professionale e tra pari tramite Internet, ostacolando così l’ulteriore evoluzione dei disturbi alimentari e dei relativi problemi.

5. Facilitare l’accesso ai regolari sistemi di cura da parte dei giovani (per es., consulenza e trattamento), limitando così il tempo tra l’esordio del disagio e la possibilità di fruire di un aiuto professionale.

La piattaforma ProYouth è consultabile all’URL www.proyouth.eu e si possono richiedere maggiori informazioni scrivendo a [email protected].

Per restare sempre aggiornati sul ProYouth e su temi che riguardano una corretta alimentazione e i giovani, seguite la pagina ProYouth su Facebook (www.facebook.com/proyouth.italia) e Twitter (@ProYouth_Italia).

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Giudicare gli altri in base al volto già da bambini – Psicologia

– FLASH NEWS-

Rassegna Stampa - State of Mind - Il Giornale delle Scienze Psicologiche

Secondo la ricerca condotta da Emily Cogsdill della Harvard University, la nostra tendenza a giudicare gli altri sulla base di caratteristiche fisiche, soprattutto del volto, inizia già nella prima infanzia e non richiede anni di esperienza sociale.

Lo studio dimostra infatti che proprio come gli adulti, anche i bambini (a partire dai 3 anni) tenderebbero a creare delle inferenze sui tratti caratteriali altrui, come l’affidabilità e la competenza, semplicemente osservando il volto dell’altra persona.

Già precedenti indagini hanno mostrato che gli adulti usano regolarmente l’osservazione dei volti per fare delle inferenze sui tratti caratteriali altrui, ma non risulta ancora chiaro se questa tendenza si costruisca lentamente a seguito di esperienze di vita o se invece sia un impulso più istintuale che tende a emerge primi anni di vita.

Se l’accordo adulto-bambino sulle inferenze caratteriali detotte dai tratti facciali emerge gradualmente durante lo sviluppo, si potrebbe dedurre che queste inferenze richiedono un certa quantita di esperienze sociali per essere sviluppate“, scrivono Cogsdill e colleghi. “Se, al contrario, le inferenze generate dai bambini risultano simili a quelle degli adulti, si potrebbe ipotizzare che tali processi di giudizio possono essere considerati una capacità cognitiva sociale fondamentale che emerge precocemente.

Per esplorare queste ipotesi, i ricercatori hanno chiesto a 99 adulti e 141 bambini (età 3-10) di giudicare delle coppie di volti computer-generated che potevano differire per tre tratti: affidabilità (buono/cattivo), dominanza (forte/debole), competenza (intelligente/non intelligente). Dopo l’osservazione di un paio di volti, ai partecipanti venivano rivolte alcune domande mirate a indagare i loro giudizi (“questa persona è buona o cattiva?“).

Come previsto, sia gli adulti che i bambini hanno mostrato accordo sui tratti attribuiti ai volti, e sebbene i bambini di 3/4 anni mostravano livelli di coerenza di poco inferiori rispetto ai bambini di 7 anni, questi ultimi apparivano più in accordo con i giudizi degli adulti, indicando così la presenza di una possibile evoluzione nella tendenza al giudizio a partire dai volti. I bambini inoltre apparivano più coerenti nel giudicare il tratto “affidabilità” rispetto agli altri due, suggerendo così una tendenza a prestare particolare attenzione a questa specifica caratteristica.

È importante sottolineare che i risultati della ricerca non affrontano la questione in merito alla veridicità dei giudizi espressi dai soggetti relativamente al carattere dei volti osservati, ma mirano semplicemente a dimostrare che adulti e bambini appaiono coerenti nei tratti che attribuiscono alle facce, a prescindere dalla validità di tali giudizi.

Infine, concludono i ricercatori, non essendo ancora chiaro quando questa tendenza al giudizio apparirebbe primariamente, potrebbe essere interessante creare un nuovo gruppo di bambini con età inferiore ai 3 anni.

 

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BIBLIOGRAFIA:

 

Fiocchetto Lilla: FIDA per la prevenzione dei Disturbi Alimentari

COMUNICATO STAMPA

 

FIDA con Fiocchetto lilla

aderisce alla giornata contro i disturbi alimentari:

consulenze gratuite ed eventi in tutta Italia

TERZA GIORNATA NAZIONALE DEL FIOCCHETTO LILLA - PREVENZIONE DEI DISTURBI ALIMENTARI

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After Lucia, di Michael Franco (2012) – PFF – Psicologia Film Festival Torino

 

5° PSICOLOGIA FILM FESTIVAL – PFF

Presenta: 

After Lucia

di Michael Franco (2012)

Presentano Silvia Tedone, Genny Pascolini e Marco Chiapparino

PFF PROGRAMMA 2013-2014

 

Il Film

Sono trascorsi sei mesi da quando Lucia è morta in un incidente d’auto e il marito Roberto e la figlia Alejandra non sono ancora riusciti a superare il dolore. Per dare nuovo senso alle loro esistenze, decidono di trasferirsi in Messico e ricominciare da capo. Nella nuova scuola che frequenta, però, Alejandra non riesce a integrarsi con gli altri compagni e, ritenuta troppo bella e luminosa, diviene oggetto di feroce invidia e gelosie. Vivendo tutto in silenzio, senza confessare al padre il proprio disagio, Alejandra finisce col divenire una vittima, un capro espiatorio su cui chiunque finisce per sfogare le proprie frustrazioni.

After Lucia è un racconto teso, implacabile e sgradevole: la violenza si fa strada nelle vite di Roberto e Ale in una spirale devastante che finisce per coinvolgere tutti e che non lascia più scampo a nessuno. I compagni di classe diventano aguzzini, coperti dall’omertà del branco. Franco dipinge un quadro inquietante, in cui nessuno è più innocente e dove la violenza ha perso qualsiasi argine sociale e culturale, facendosi risposta necessaria e sproporzionata, di fronte alla debolezza incomprensibile delle autorità. Dietro le facce da bravi ragazzi si nasconde un disprezzo che prende di mira sempre l’estraneo, il più debole. Nessuno sembra accorgersi di nulla. Gli insegnanti latitano, ombre silenziose in un racconto che si impone per forza di messa in scena e rigore.

 

Il regista

Nato a Città del Messico nel 1979, Michel Franco ha iniziato a girare alcuni cortometraggi subito dopo i suoi studi. Nel 2001 dirige Cuando Mare Grande, per una campagna anti-corruzione. Nel 2003, con Entre Dos, ha vinto il Gran Premio del Festival di Huesca. Il lavoro ha inoltre  ricevuto il premio per il miglior cortometraggio al festival di Dresda. Durante lo stesso periodo, Michel Franco produce con la sua società Pop Films spot pubblicitari. Nel 2009 Daniel e ANA, il suo primo lungometraggio, è stato selezionato per la Quinzaine des Réalisateurs di Cannes. Il film, molto apprezzato dalla critica, ha inoltre partecipato ad una serie di festival internazionali ed è stato distribuito in molti paesi fuori dal Messico. After Lucia ha vinto nel 2012 il premo Un Certain Regard al Festival di Cannes.

 

Silvia Tedone, Genny Pascolini, Marco Chiapparino

Dottori in psicologia clinica, hanno svolto un anno di tirocinio presso il Centro Adolescenti del Dipartimento di NPI dell’A.S.L. TO1. Genny Pascolini e Marco Chiapparino hanno sviluppato inoltre una tesi di laurea su tale argomento.

 

Vi aspettiamo numerosi

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Programma 2013-2014 del PFF

ARTICOLI SU CINEMA & PSICOLOGIA

RUBRICA CINEMA & PSICOTERAPIA

 

Psychiatry, Subjectivity, Community. Franco Basaglia and Biopolitics – Recensione

 

 

 

Psychiatry, Subjectivity, Community.

Franco Basaglia and Biopolitics

(2013) di Alvise Sforza Tarabochia

 

 LEGGI TUTTE LE RECENSIONI DI STATE OF MIND

Psychiatry, Subjectivity, Community. Franco Basaglia and BiopoliticsAlvise Sforza Tarabochia nel suo “Psychiatry, Subjectivity, Community. Franco Basaglia and Biopolitics” offre un racconto appassionante e complesso, in cui accanto alla rIcchezza di dati storici c’è anche la complessità della riflessione filosofica, proprio in termini di biopolitica.

Biopolitica è una di quelle parole che sembrano pensate apposta per spaventare chi non è addentro ai gerghi tecnici e per allontanare il lettore. Cerchiamo di superare questo ostacolo. Di “biopolitica” se ne parla molto in filosofia da alcuni anni. Ma cos’ è la biopolitica? Diranno i nostri lettori desiderosi di chiarimenti. Affidiamoci umilmente a wikipedia e scopriamo che si tratta di un termine tecnico usato in filosofia e in politologia che indica lo studio dei modi usati dal potere politico per indirizzare gli aspetti della vita umana e sociale legati al corpo umano, alla sua utilitizzazione e al suo controllo. La politica usa i saperi della biologia, della genetica, della statistica, della psicologia, della criminologia e della sociologia per stabilire il confine della “normalità” e a fornire a se stessa gli strumenti per la gestione delle attività biologiche.

Per la biopolitica, i concetti di normalità e “follia” sono strumenti politici e non conoscitivi o scientifici, mediante i quali il potere usa la scienza medica per gestire i sistemi di previdenza e assicurativi, la promozione dell’igiene pubblica e perfino l’eugenetica (Foucault, 1978-2005).

Per chi si occupa di psicologia e di psichiatria il legame tra gli studi filosofici di biopolitica e gli avvenimenti che hanno portato alla chiusura dei manicomi è evidente. Anche a chi non condivide gli eccessi di un uso solo politico dei concetti di “normalità” e “follia” è chiaro che in passato la reclusione manicomiale era anche uno strumento per mantenere l’ordine e la stabilità sociale. Naturale quindi che la lotta di Basaglia per il superamento dei manicomi non potesse essere solo medica e scientifica, ma anche politica.

Di questa storia Alvise Sforza Tarabochia nel suo “Psychiatry, Subjectivity, Community. Franco Basaglia and Biopolitics” offre un racconto appassionante e complesso, in cui accanto alla rIcchezza di dati storici c’è anche la complessità della riflessione filosofica, proprio in termini di biopolitica.

Dopo la legge 180, il sistema manicomiale fu smantellato in Italia, per essere sostituito dai centri comunitari. Questo riemergere di una dimensione comunitaria è alla base di una psichiatria alternativa che Tarabochia chiama “Affirmative Biopolitical Psychiatry”, una psichiatria che tenti di coniugare libertà individuale e senso comunitario combattendo sia la prevaricazione del potere tradizionalista e conservatore sia l’atomizzazione dell’iper-individualismo moderno.

Il libro sostiene che Franco Basaglia aveva previsto questo cambiamento nel paradigma del potere, e che è possibile rintracciare la sua concezione embrionale nei suoi scritti.

Questo renderebbe Basaglia un precursore della cosidetta “Italian Theory”, una corrente di filosofia politica di crescente importanza nata nel nostro paese che afferma la possibilità di superare la dicotomia tra conservatorimo comuntario e indvidualismo moderno.

Per una rassegna esaustiva della Italian Theory raccomandiamo le antologie di Borradori (1988); Hardt e Virno (1996); Chiesa e Toscano (2009) e un recente libro di Esposito (2010, 2012).

 

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L’AUTORE DEL LIBRO E’ EDITOR DELL’ EUROPEAN JOURNAL OF PSYCHOANALYSIS:

The European Journal of Psychoanalysis – Presentation

CyberSexual Addiction: quando il Sesso online da Dipendenza – Psicologia & CyberSex

 

 

 

Sesso nel cyberspazio- quando diventa cybersexual addiction!. -Immagine: © Amy Walters - Fotolia.comCybersexual addiction:  Il soggetto si dedica in modo sempre più compulsivo all’uso di internet per trovare un partner o materiale erotico, fino a considerare l’eccitazione che ne deriva come forma primaria di gratificazione sessuale, e fino a ridurre l’investimento sul partner reale. Inoltre il disagio scaturito dalla dipendenza porta il soggetto a  nascondere le proprie relazioni virtuali agli altri, provando sentimenti di colpa o vergogna.

Nella definizione di cybersesso rientrano tutte le modalità di utilizzo di internet che possono determinare eccitazione e gratificazione sessuale. Si tratta di attività fra loro differenti, che comprendono la scrittura e la lettura di storie a contenuto erotico, la frequentazione di chat rooms a contenuto sessuale, la visione di filmati pornografici, l’ uso di web-cam per attività erotiche a distanza e la ricerca di incontri con persone che si prostituiscono. 

Riassumendo, c’è il sesso vissuto e poi mostrato su internet, c’è il sesso procurato tramite internet, ma c’è anche il sesso vissuto esclusivamente in maniera virtuale.

La cybersexual addiction è la dipendenza da queste attività sessuali virtuali e rientra nelle categorie della dipenza da internet.

Kimberly S. Young, docente di Psicologia presso l’Università di Pittsburgh e direttrice del Center for Online Addiction, ha tracciato un profilo del cybersexual addicted : “ Il soggetto si dedica in modo sempre più compulsivo all’uso di internet per trovare un partner o materiale erotico, fino a considerare l’eccitazione che ne deriva come forma primaria di gratificazione sessuale, e fino a ridurre l’investimento sul partner reale. Inoltre il disagio scaturito dalla dipendenza porta il soggetto a  nascondere le proprie relazioni virtuali agli altri, provando sentimenti di colpa o vergogna.

Secondo dati emersi di recente, questa dipendenza riguarda in Italia prevalentemente i maschi eterosessuali, dai 33 ai 55 anni, sposati nel 60% dei casi e separati nel 13%, capaci di passare da 11 a 35 ore settimanali davanti al computer, spesso in orario lavorativo. Per capire come si è arrivati alla diffusione di questo fenomeno bisogna ripercorrere, brevemente, come l’incremento esponenziale dell’uso di internet abbia modificato la pornografia e la prostituzione.  Il settore hard, da evento pubblico nei cinema a luci rosse, è diventato gradualmente un fenomeno privato con l’avvento del vhs, del dvd e infine di internet.

In Italia ci sono 35.000 siti pornografici per adulti; il 72% dei “porn users” è uomo ed il 28% donne.

Siti come youporn rappresentano l’evoluzione della filosofia dei pornoconsumatori, che  producono e condividono gratuitamente le proprie prestazioni sessuali. Quando l’interazione con altri utenti (attraverso webcam, telefono o chat) è soggetta a pagamento si entra nel campo della prostituzione online. Il fenomeno, pure così diffuso, rimane sconosciuto, sommerso e  impunito, nonostante la presenza di quattro sentenze della Corte di Cassazione in materia.

Le n. 25464 e n.25465 del 2004 stabiliscono, infatti, che anche vendere “sesso virtuale” è sfruttamento della prostituzione. La n. 36157 dello stesso anno precisa che per esserci prostituzione non occorre un contatto fisico tra chi richiede e chi offre una prestazione sessuale a pagamento.

Hanno fatto molto scalpore, negli ultimi anni, le inchieste giornalistiche sulle pornostudentesse, ossia sulle giovani donne che offrono sesso virtuale (e in alcuni casi reale) per “mantenersi agli studi”. Il giornalista Calderoni, che ha intervistato e conosciuto alcune di queste ragazze, definisce l’incontro erotico mediato dalla rete come un concentrato di emozioni, sessualità e relazione sociale gestito secondo i principi dello scambio economico e della velocizzazione dei tempi.

E’ il mercato, dunque, a creare il luogo dei bisogni e insieme della loro soddisfazione, in cambio di denaro, ma forse non solo. Bisognerebbe conoscere quali siano i costi delle conseguenze psicologiche nella vita di chi vende il proprio corpo, anche solo nella sua immagine, e di chi lo acquista.

L’anonimato del web consente di osare, mostrandosi come più prestanti e più sicuri di ciò che si è; l’uso seduttivo e narcisistico del corpo porta a una facile soddisfazione dell’autostima, all’esercizio di una libertà e di un controllo maggiore di quello che è possibile esercitare nella vita reale;  il piacere, vissuto in modo così dissociato e onnipotente, esime da qualsiasi conseguenza sul piano sociale e relazionale.

Appunto: e la relazione? La relazione virtuale non può avere le stesse caratteristiche di una relazione reale,  che prevede un incontro e un confronto con l’altro, con il suo corpo e la sua storia, nutrendosi di fantasie e desideri valorizzati dall’attesa. Il sesso on-line, invece, costringe direttamente a giochi stereotipati e a dettagli pornografici, il tutto proiettato su uno schermo in cui io guardo il mio stesso piacere senza mai incontrare quello altrui, pur avendone bisogno per eccitarmi.  Non è l’uso di internet, naturalmente, ad essere incolpato, quanto il suo abuso, che comporta numerosi rischi psicopatologici, tanto gravi quanto più precoce è l’età in cui compare  la condotta di dipendenza.

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La paura del giudizio degli altri: il circolo vizioso dell’ Ansia Sociale

 

 

– FLASH NEWS-

Rassegna Stampa - State of Mind - Il Giornale delle Scienze PsicologicheUn nuovo studio pubblicato su Cognition and Emotion ha osservato, in un campione di soggetti sani, come la tendenza verso una maggiore consapevolezza introcettiva  – e cioè la capacità di identificare i segnali corporei interni- avrebbe effetti peggiorativi  proprio sul timore del giudizio degli altri.

E’ risaputo che i fobici sociali tendono a focalizzare l’attenzione in modo selettivo sui segnali propriocettivi relativi all’attivazione fisiologica dell’ansia – nel momento in cui si espongono alla situazione sociale temuta, innescando in questo modo a livello emotivo circoli viziosi disfunzionali.

Un nuovo studio pubblicato su Cognition and Emotion ha dimostrato in un campione di soggetti sani che la tendenza verso una maggiore consapevolezza introcettiva  – e cioè la capacità di identificare i segnali corporei interni- avrebbe effetti peggiorativi  proprio sul timore del giudizio degli altri.

In particolare lo studio ha esaminato la consapevolezza introcettiva non come un tratto stabile ma come una variabile di stato, cioè a dire potenzialmente variabile in funzione delle situazioni.

In particolare la consapevolezza introcettiva è stata misurata in termini di accuratezza di rilevazione propriocettiva del proprio battito cardiaco. I partecipanti sono stati suddivisi in due gruppi: nella condizione sperimentale i soggetti dovevano immaginarsi di tenere un discorso davanti ad una platea di persone.

Dai dati è emerso che i partecipanti che si immaginavano l’esperienza di public-speaking presentavano un aumento significativo della consapevolezza introcettiva rispetto alla condizione di controllo.

Non soltanto, l’incremento della consapevolezza introcettiva è positivamente correlato con il timore di giudizi negativi da parte della platea immaginaria.

Dunque la relazione tra preoccupazione per i giudizi negativi e l’aumento di consapevolezza propriocettiva dell’arousal emotivo non è un fenomeno esclusivamente psicopatologico, ma in un’ottica di continuum anche riscontrabile in chi fobico sociale non è, ma che presenta una adeguata ansia prestazionale in un contesto di public speaking.

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Il Giudizio degli altri - State of Mind 624

 

 

BIBLIOGRAFIA:

 

Utilizzo di Cannabis come fattore di rischio nei Disturbi Psicotici – SOPSI 2014


SOPSI 2014 

18° Congresso della Società Italiana di Psicopatologia

La Psicopatologia e le età della vita – Torino 12-15 Febbraio 2014

 

Uso attuale e/o life-time di Cannabis

come fattore di vulnerabilità ai disturbi psicotici

La Cascia C. 1,2, Seminerio F. 2, Sartorio C. 1, Mulè A. 2, Marinaro A. 2, La Barbera D. 1,2

1 Dipartimento di Biomedicina Sperimentale e Neuroscienze Cliniche, Sez. di Psichiatria, Università di Palermo
2 U.O. Psichiatria, A.o.u.p. Paolo Giaccone, Palermo 

 

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TUTTI I POSTER DEL CONGRESSO SOPSI 2014
I REPORTAGES DAL CONGRESSO SOPSI 2014

Adolescenti e Stress: il report 2013 della American Psychological Association

 

La Redazione di State of Mind consiglia la lettura di questo contenuto:

 

Il sondaggio annuale Stress in America™ svolto dalla American Psychological Association (APA) ha spostato quest’anno il focus dell’attenzione sullo stress negli adolescenti.

dai risultati della ricerca 2013, emerge chiaramente come il livello di stress percepito dagli adolescenti americani sia superiore a quello che è considerato da loro stessi come una “soglia salutare di stress”. Risposte e strategie di coping sembrano insufficienti e si delinea un quadro in cui i comportamenti disfunzionali di adattamento a situazioni di stress si instaurino già durante l’adolescenza e non solo nell’età adulta.

American Teens Stress Report 2013 - American Psychological Association

 

Despite our understanding that stress takes a toll on our physical and mental health, this year’s Stress in America™ survey reveals a portrait of American stress that is high and often managed in ineffective ways, ultimately affecting our health and well-being.

But the most concerning news is not what’s happening to adults.

Survey findings suggest that the patterns of unhealthy stress behaviors we see in adults may begin developing earlier in our lives. Many American teens report experiencing stress at unhealthy levels, appear uncertain in their stress management techniques and experience symptoms of stress in numbers that mirror adults’ experiences.1 These findings are especially sobering when paired with research that suggests physical activity, nutrition and lifestyle — all wellness factors the survey revealed to be affected by stress in teens and adults — not only contribute to adolescents’ health now, but also to habits that can be sustained into adulthood.2

 

Are Teens Adopting Adults’€™ Stress Habits?Consigliato dalla Redazione

American Teens Stress Report 2013 - American Psychological Association - Featured
The 2013 Stress in America ™ survey reveals that many American teens report experiencing stress at unhealthy levels, appear uncertain in their stress management techniques and experience symptoms of stress in numbers that mirror adults’ experiences. (…)

 

Per continuare la lettura sarete reindirizzati all’articolo originale … Continua  >>

 


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Nell'aspettare in coda numerosi fattori possono generare stress, tra questi la percezione soggettiva ricopre un ruolo fondamentale
Minority Stress Model: salute e benessere delle minoranze sessuali e di genere
Qual è l'impatto della discriminazione sulla salute mentale degli individui LGBTQIA+? A questa domanda risponde il Minority Stress Model
PNEI: un giovane paradigma scientifico per risolvere una secolare questione filosofica
La PNEI è un modello scientifico emergente che concepisce l’essere umano nella sua totalità, rifiutando qualsiasi tipo di compartimentazione riduzionistica
Lo stress fa venire “i capelli bianchi”?
A partire da una recente ricerca, esploriamo la possibile connessione tra stress, invecchiamento ed epigenetica
Cinque consigli per gestire lo stress
L’American Psychological Association propone 5 pratiche semplici, basate sulla ricerca scientifica, per gestire lo stress
Stress e burnout: dalla prevenzione all’intervento
Il crescente problema dello stress e del burnout richiede una maggiore attenzione e consapevolezza nella gestione a partire dalla prevenzione
Il biofeedback: tra parametri fisiologici e consapevolezza corporea
Il biofeedback è un intervento trasversale utile ad alleviare sintomi comuni a molti disturbi e a migliorare il benessere generale
Stress accademico e atteggiamenti mindful – PARTECIPA ALLA RICERCA
Una ricerca volta a indagare lo stress percepito dagli studenti universitari e gli atteggiamenti mindful messi in atto nel quotidiano
Take it easy: stress e rischi
Lo stress può avere molteplici ripercussioni profonde sull’organismo dal punto di vista fisico e mentale, soprattutto se diventa cronico
Sano come un pesce: benessere a misura d’acquario
Gli acquari, soprattutto se ricchi di biodiversità, sembrano innescare risposte psicofisiche indicative di effetti calmanti e riduzione dello stress
MindMe: un progetto per la riduzione dello stress in contesti accademici
Nella frenetica vita degli studenti universitari, lo stress può diventare un compagno costante, mettendo a dura prova il benessere mentale
Stress e depressione possono essere trasmessi epigeneticamente dalla coppia genitoriale?
L'epigenetica sta mettendo in luce come le alterazioni biologiche e comportamentali post traumatiche possono essere trasmesse alla prole
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