Quando ho la fortuna di avere davanti a me una ragazza o un ragazzo che si apre con onestà e curiosità, posso anche io godermi una discussione animata, aprirmi, raccontare meglio e in modo creativo il percorso personale e sociale che mi ha portato lì, a stare seduta davanti a lei o lui, a raccontarle questo progetto. Se una persona mi piace, lotto perché si iscriva. Ci tengo, glielo faccio capire.
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Nella nostra scuola di terapia sono spesso io a occuparmi di selezionare gli allievi. Selezione? Non diciamoci baggianate. Si chiama selezione, e tuttavia con molti di essi parlo anche di motivazione. Gli aspetti di selezione sono presenti ovviamente; capita di incontrare ragazzi e ragazze molto sofferenti, o francamente bizzarri.
Più spesso però gli psicologi che vengono a trovarci vogliono capire, capire che tipo di scuola hanno davanti, se è conveniente iscriversi, se è il posto giusto per la loro personalità o i loro gusti.
E noi vogliamo motivarli a iscriversi, vogliamo -se posso dirlo- “vendere” il progetto didattico in cui crediamo e per il quale così tanto ci siamo spesi.
Recentemente un ragazzo mi dice: “a me piace girare per scuole diverse, per sentire che aria tira”. Certo per chi è dall’altra parte del tavolo tutto questo rappresenta una grande fatica. E spesso una frustrazione.
I ragazzi arrivano ansiosi, spesso timorosi del giudizio, chiusi come ricci, o timorosi di essere esclusi o malgiudicati. Si portano dietro i loro problemi, le difficoltà economiche, le paure di non riuscire, i timori di essere giudicati. A volte la preoccupazione del giudizio impedisce loro di aprirsi e farsi conoscere.
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È naturale allora ragionare insieme su alcuni aspetti di questi incontri che potrebbero renderli più soddisfacenti per chi chiede di iscriversi e per chi incontra per la prima volta un giovane che non conosce.
Per le scuole di terapia:
Fate una presentazione della vostra scuola che sia chiara, esplicitate con onestà i punti di forza e i punti di debolezza della vostra proposta didattica e le aree di sviluppo futuro più interessanti. Non siate trionfalistici o manipolativi, ma nemmeno troppo dediti all’understatement.
Ragionate anche su alcune caratteristiche della scuola che la rendono più adatta a determinati tipi di studenti e meno adatta ad altri tipi di studenti.
Non usate eccessivamente la seduzione: rischiate di attrarre i più suggestionabili, i più fragili fra gli studenti.
Per gli studenti:
Siate aperti e dite con chiarezza e senza timori le vostre esigenze. Spiegate le difficoltà che avete, le perplessità sulla scelta, il desiderio di capire meglio il tipo di approccio clinico e il tipo di scuola in cui siete arrivati a fare il colloquio; dichiarate senza timori le vostre preoccupazioni, i vostri percorsi personali e esistenziali che vi hanno portato a essere seduti davanti a quella persona.
Fate anche domande personali, per esempio: “che cosa le piace del suo approccio, cosa le piace di meno?”; oppure: “Se dovesse dire un punto di forza della sua scuola, quale sarebbe?”
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Siate propositivi, non siate impauriti di fare domande anche dure ed esplicite. Quando ho la fortuna di avere davanti a me una ragazza o un ragazzo che si apre con onestà e curiosità, posso anche io godermi una discussione anche animata, aprirmi, raccontare meglio e in modo creativo il percorso personale e sociale che mi ha portato lì, a stare seduta davanti a lei o lui, a raccontarle questo progetto. Se una persona mi piace, lotto perché si iscriva. Ci tengo, glielo faccio capire.
Andate alle presentazioni ufficiali della scuola e cercate di comprendere lo stile didattico, lo spirito che si respira, le relazioni tra gli organizzatori e chi si presenta a voi.
Chiedete se c’è una open school, uno spazio in cui si ospitano persone non iscritte alla scuola per gettare uno sguardo sulla didattica, sul clima del gruppo, sul tipo d’insegnamento e su come esso è fornito.
È chiaro che chi si occupa di una scuola di terapia ha interesse ad avere allievi per sopravvivere e svilupparsi. Ed è altrettanto chiaro che per fare questo è necessario che l’incontro tra quel determinato tipo di scuola e quel tipo di allievo funzioni, sia di soddisfazione per tutti.
Guardando gli allievi delle nostre scuole mi commuove sempre quando vedo ragazzi e ragazze che si muovono all’interno del percorso didattico con consapevolezza soddisfazione e allegria, e mi spiace sempre molto quando invece questo incontro non è felice e utile come speravo.
Non tutto si può prevedere prima, ma molto possiamo fare per aumentare l’onestà delle proposte didattiche e l’armonia degli incontri tra scuole e allievi.
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Sandra Sassaroli ha fondato e dirige il network di scuole di Psicoterapia Cognitiva e Cognitivo-Comportamentale Studi Cognitivi