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Che relazioni ci sono tra criminalità, uso di sostanze e depressione?

Lo studio di Kim et al. (2019) ha indagato le relazioni che intercorrono tra criminalità, abuso di sostanze e depressione in adolescenza e in età adulta

Di Francesca Andrei Mitroi

Pubblicato il 02 Dic. 2022

Gli studi hanno dimostrato che la delinquenza e i crimini spesso si accompagnano a problemi di salute mentale e all’uso di sostanze sia nell’adolescenza che in età adulta (Abram et al., 2003; Huizinga et al., 2000; Snowden, 2001). 

 

Criminalità e disturbi psichiatrici

I tassi di dipendenza da uso di sostanze e di disturbi riguardanti la salute mentale nelle popolazioni carcerarie, sono molto più elevati rispetto a quelli della popolazione generale (The Council of State Governments, 2002; Zweig et al., 2004), andando dal 56% al 64% di detenuti nelle carceri statali e locali che soffrono di un problema di salute mentale e con un tasso del 49% di detenuti che soffrono sia di problemi mentali che di problemi di abuso di sostanze (James & Glaze, 2006); le donne detenute riportano tassi ancora più elevati (73-75%) rispetto ai maschi (55-63%). Inoltre, nel sistema di giustizia minorile, circa due terzi dei giovani presentano un disturbo mentale, con il 61% dei giovani che presentano sia disturbi mentali che disturbi da abuso di sostanze (Shufelt et al., 2007).

Relazione tra criminalità, abuso di sostanze e depressione: tre ipotesi

Lo studio condotto nel 2019 (Kim et al., 2019) ha indagato lo sviluppo delle relazioni che intercorrono tra criminalità, abuso di sostanze e comportamento internalizzante/depressione nell’adolescenza e nell’età adulta; altri studi recenti (D’Amico et al., 2008; Mason & Windle, 2002; Merrin et al., 2016) ne hanno indagato la reciproca relazione, ma i risultati si sono dimostrati essere contrastanti. Per questo motivo, lo studio condotto nel 2019 ha indagato tre ipotesi elencate di seguito.

1. Comportamenti criminali e problemi in altri ambiti di vita

La prima ipotesi sostiene la relazione tra i comportamenti criminali e una serie di problemi in altri ambiti della vita, quali l’insorgenza di sintomi depressivi, l’insuccesso scolastico, il coinvolgimento con coetanei antisociali e l’abuso di sostanze (Capaldi & Stoolmiller, 1999; Patterson & Stoolmiller, 1991). Ne sono un esempio i giovani che presentano comportamenti antisociali, per via dei quali, spesso subiscono un allontanamento dai coetanei; questo determina la ricerca di coinvolgimento da parte di gruppi di coetanei che condividono la stessa mentalità e che intraprendono comportamenti offensivi. Man mano che i giovani vengono coinvolti in comportamenti criminali non riescono a raggiungere le tappe fondamentali dello sviluppo (come il diploma) e continuano a intraprendere la strada della criminalità (Moffitt et al., 1996). I fallimenti accumulati aumentano la probabilità di commettere reati, di abusare di sostanze e aumentano il rischio di insorgenza di problemi di salute mentale. Questo studio verifica in che modo l’impegno alla delinquenza determina l’uso di sostanze e l’insorgenza di una diagnosi depressiva.

2. Sostanze e criminalità come meccanismo di automedicazione

La seconda ipotesi sostiene l’esistenza di un meccanismo di automedicazione per il quale l’uso di sostanze e i comportamenti delinquenti sono dei meccanismi per fronteggiare i problemi di salute mentale come l’ansia e la depressione (Wieder & Kaplan, 1969). Tuttavia, il supporto empirico a questa ipotesi è misto e per questo lo studio ne ha esaminato le caratteristiche.

3. Uso di sostanze e ridotto impegno in attività lavorative e sociali

La terza ipotesi indaga la relazione tra abuso di sostanze e ridotta capacità di impegnarsi in attività normative, che si esprimono come perdite a livello sociale e personale e come problemi di salute mentale (Johnson & Kaplan, 1990); ne sono un esempio la disoccupazione lavorativa, il disimpegno sociale e l’abbandono scolastico. Inoltre, conseguenze come l’isolamento sociale risultano incrementare i sintomi depressivi e i comportamenti delinquenti. Alcuni studi (Pihl & Lemarquand, 1998; Snowden, 2001) hanno infatti dimostrato una correlazione tra abuso di sostanze e aggressività, suggerendo l’ipotesi per cui chi ha un disturbo da abuso di sostanze ha maggiori probabilità di mostrare comportamenti aggressivi. Un’ulteriore ipotesi potrebbe essere rappresentata dalla necessità di delinquere per sostenere l’utilizzo di sostanze (Anglin & Perrochet, 1998). Secondo uno studio condotto nel 2006 (Dorsey et al., 2006) circa il 17/18% di detenuti riferisce di aver commesso dei reati per procurarsi denaro per la droga. In questo caso, lo studio ha esaminato se l’uso di sostanze determini un aumento di comportamenti devianti e l’insorgenza di sintomi depressivi (Johnson & Kaplan, 1990).

I primi risultati, in accordo con le ricerche precedenti (Coie et al., 1993; Institute of Medicine (U.S.) et al., 2009), confermano una forte continuità nel tempo dei problemi mentali, emozionali e comportamentali dall’adolescenza all’età adulta, sia nei maschi che nelle femmine. Inoltre, è stata riscontrata una forte correlazione tra l’uso/la dipendenza da sostanze e la criminalità, che conferma l’alta comorbidità tra questi problemi (Loeber et al., 2000).

Criminalità, uso di sostanze e depressione: differenze di genere

Sono state individuate differenze tra maschi e femmine (Kim et al., 2019). Per le donne i risultati suggeriscono che sia l’uso di sostanze, che i comportamenti delinquenti, portano a un incremento di sintomi depressivi. Di fatto, contrariamente all’ipotesi popolare per cui i problemi internalizzanti (sintomi depressivi) portano a comportamenti esternalizzanti (crimini/abuso di sostanze), sono stati riscontrati essere i comportamenti esternalizzanti la causa dell’aumento di sintomi internalizzanti. Per gli uomini, invece, l’intraprendere comportamenti criminali può predire depressione e uso di sostanze. Ancora una volta l’ipotesi dell’automedicazione non è risultata dai dati, ma piuttosto, si è rilevato che i comportamenti esternalizzanti, in particolare quelli offensivi, predicono un aumento di uso di sostanze e di sintomi depressivi.

Date le conseguenze a lungo termine dettate dal coinvolgimento in questi comportamenti problematici, la prevenzione e gli interventi psicoeducativi dovrebbero essere ottimizzati per raggiungere tutti i giovani, ancora prima che essi mostrino comportamenti problematici (Kim et al., 2019).

 

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