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Aspettative genitoriali: il caso Franco Percoco – Recensione del film

"Percoco. Il primo mostro d'Italia" racconta la strage familiare compiuta da Franco Percoco, ricostruendone la storia e le esperienze di vita

Di Concetta Papapicco

Pubblicato il 23 Mag. 2023

A partire da Lunedì 17 Aprile 2023 è stato proiettato il film “Percoco – Il primo mostro d’Italia”, un crime psicologico italiano, distribuito da Altre Storie e diretto da Pierluigi Ferrandini. Il film si basa sulla vera storia di Franco Percoco, interpretato da Gianluca Vicari.

 

 Conosciuto come “Il mostro di Bari” o “la Belva di via Celentano”, Franco Percoco è considerato il primo stragista familiare. Il film, con un evidente intento introspettivo, supera l’evento focale della vicenda per svelare l’identità di un uomo come tanti. Un assassino non stereotipizzato all’interno della pellicola, in netto contrasto con il titolo.

Sebbene il tema principale sia quello di mostrare l’umanità di un killer, l’attenzione posta sulla cornice è capace di parlare direttamente alla pancia dello spettatore. In una narrazione coinvolgente e sensoriale, ciò che viene fortemente messo in discussione è l’intero sistema familiare. Non si tratta, quindi, della rappresentazione di vittima e carnefice, ma di una profonda riflessione sulla costruzione dell’equilibrio familiare, basato sulla continua brama di un perfezionismo disfunzionale.

All’interno della trama, infatti, attraverso la storia del personaggio, dal momento della strage in poi, si gettano velati indizi sul contesto di una famiglia anni Cinquanta. In contrapposizione alla lucida freddezza del protagonista, emergono momenti di autorivelazione, nei quali si percepisce la difficoltà di Franco nel vestire le aspettative della famiglia. Dalla scelta del percorso universitario allo stile di vita condotto, la famiglia diventa un ostacolo all’autorealizzazione. Invero, l’omicidio dei genitori e del fratello più piccolo viene quasi vissuto come una liberazione dalla necessità di aderire alle aspettative di perfezione.

 In altre parole, portando lo spettatore in medias res, a primo impatto, si ha l’impressione che il pluriomicidio familiare non abbia, almeno apparentemente, una causa scatenante. Piano piano, invece, questa consapevolezza nello spettatore cambia e si acquisiscono informazioni sulla relazione dell’uomo con il suo contesto familiare. Ed è proprio questa interazione che aiuta a comprendere il peso delle aspettative genitoriali sulla costruzione dell’identità.

A questo proposito, alcuni autori hanno considerato l’ambiente familiare e le esperienze genitoriali come fattori particolarmente incidenti sul processo di formazione del perfezionismo disadattivo (Enns et al., 2002). In tal senso, secondo Missildine (1963), i figli esposti ad uno stile genitoriale più critico e ad aspettative più elevate, sviluppano maggiori livelli di perfezionismo, ansia, preoccupazione per le proprie prestazioni e paura di non essere accettati (Alecci, 2020).

Molto importante risulta il modello delle aspettative sociali (Flett et al., 2002), secondo cui i figli si reputano meritevoli d’amore solo se aderiscono alle aspettative genitoriali.

Questa apertura teorica sulle aspettative spinge a riflettere, in senso più ampio, sulla dinamica della co-percezione (Capra, 1972; Arciero et al., 2003) nella costruzione della relazione genitori-figli. Le aspettative genitoriali, infatti, diventano un modo attraverso cui il figlio si dà il senso di essere “bravo”, all’“altezza”, uno “studente modello”. Questa co-percezione, però, non tiene conto dell’unicità del Sé, costringendo il figlio a vivere la vita che il genitore ha immaginato per lui. È proprio questo che, in sottofondo, “Percoco – Il primo mostro d’Italia” vuole mettere delicatamente in crisi, fornendo un nuovo accesso e significato all’essere “mostro” o “belva”.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Alecci, G. (2020) Perfezionismo: dall’origine alle tecniche di risoluzione. Perfectionism: from the origin to the resolution techniques. QUALE psicologia. Disponibile qui.
  • Arciero, G., Gaetano, P., Maselli, P., & Gentili, N. (2003). Identity, personality and emotional regulation. Constructivism in the Human Sciences, 8(1), 7.
  • Capra, S. (1972). Il problema del linguaggio in Maurice Merleau-Ponty. Rivista di Filosofia Neo-Scolastica, 64(3), 446-470.
  • Enns, M.W., Cox, B. J., Clara, I. (2002). Adaptive and maladaptive perfectionism: developmental origins and associations with depression proneness. Personality and Individual Differences, 33, 921-935.
  • Flett, G. L, Besser, A., Davis, R. A., Hewitt, P.L. (2003). Dimensions of perfectionism, Unconditional self-acceptance, and depression. Journal of Rational-Emotive & Cognitive-Behavior Therapy, 21(2), 119-138.
  • Missildine, W. H. (1963). Your inner child of the past. New York; Simon & Schster. Trad. it. a cura di Nobili M. Il bambino che sei stato: un metodo per la conoscenza di sé. Trento: Erickson, 1996.
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