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Il criminal profiling: un po’ di chiarezza sulla profilazione dei criminali

Il Criminal Profiling è impiegato a sostegno dei processi investigativi che ruotano intorno alla commissione di un reato

Di Viviana Cesana

Pubblicato il 20 Lug. 2023

Aggiornato il 25 Lug. 2023 10:15

Introduzione

Sin dalla sua nascita, nel XIX secolo, il termine “Criminal Profiling” è stato spesso confuso con altre nomenclature che – ad un primo sguardo – sembrerebbero in effetti poter essere utilizzate con esso in modo intercambiabile. 

Capita, infatti, frequentemente di sentire utilizzare la terminologia “profilazione psicologica” come sinonimo di “profilazione criminale”, ma non sono affatto la stessa cosa!

Il presente articolo ha l’obiettivo di fare chiarezza sul tema, approfondendo l’evoluzione storica della tecnica del profiling, presentando la figura dei cosiddetti “mindhunters” ed accennando alle possibili prospettive future nell’ambito.

Cos’è il Criminal Profiling?

All’interno del libro “Criminal Profiling: Principles and Practice” (Richard N. Kocsis, 2010), il Criminal Profiling (CP) viene definito come:

Una tecnica forense che cerca di fornire alle agenzie investigative informazioni specifiche che aiuteranno a focalizzare l’attenzione su individui con tratti di personalità caratteristici anche di altri perpetratori che hanno commesso reati simili.

Esso permette quindi di elaborare un possibile profilo psico-comportamentale del criminale, risultando di conseguenza utilissimo per ridurre la lista degli indagati, aiutando così le Forze di Polizia a gestire in modo ottimale le loro risorse investigative.

Si definisce “mindhunter” (letteralmente, “cacciatore di menti”) o “criminal profiler” l’esperto che cerca di individuare e dare un volto al responsabile di un reato applicando tecniche specifiche di Criminal Profiling basate sul metodo induttivo, deduttivo, scientifico e geografico.

Quali sono gli step del Criminal Profiling?

Il presupposto su cui si fonda la profilazione è il fatto che, ogni volta che compie un reato, il criminale effettua delle scelte prima, durante e dopo quest’ultimo: pertanto, proprio analizzando ciò che vi sta attorno è possibile stilare un profilo verosimile del colpevole.

Uno dei padri fondatori del Criminal Profiling, l’agente dell’FBI Howard Teten, ha redatto sei passaggi fondamentali per l’analisi dei sospettati in uso ancora oggi:

  • Profiling input, ossia la raccolta di tutte le informazioni reperibili dalla scena del crimine, dai testimoni, dall’esame autoptico, dall’analisi vittimologica e dal verbale di Polizia;
  • Decision process models, in cui il profiler organizza i dati raccolti per cercare di rispondere ad alcune domande-chiave riguardanti la criminogenesi (sarebbe a dire l’origine del delitto), l’iter sequenziale degli atti compiuti, eccetera;
  • Crime assessment, cioè la ricostruzione del modus operandi del criminale, con particolare attenzione al legame vittima-aggressore;
  • Criminal profiling, ossia l’elaborazione della descrizione del sospettato (debriefing) con informazioni su sesso, età, etnia, stato civile e sociale, storia lavorativa, caratteristiche psicologiche, valori e credenze ed eventuali precedenti penali;
  • Investigation, cioè la stesura di un rapporto scritto che verrà poi usato dagli investigatori;
  • Apprehension: una volta arrestato il criminale, consiste nell’individuazione della strategia di interrogatorio più idonea e dell’eventuale presenza di una “signature”, ovvero una firma di qualsiasi tipo lasciata del reo. Va infatti precisato che i reati richiedenti più spesso la consulenza tecnica del criminal profiler sono accomunati dalla recidività, come omicidi e stupri seriali, delitti a sfondo sessuale, molestie su minori, crimini rituali e piromania.

Cosa distingue Criminal Profiling e Psychological Profiling?

La differenza sostanziale tra queste due pratiche è che la profilazione criminale, in un certo senso, include quella psicologica, che analizza la relazione tra variabili riguardanti le caratteristiche del soggetto e comportamentali incentrandosi su cinque aspetti (Canter, D.; 1999):

  • Coerenza interpersonale, basata sul presupposto che il modo in cui il criminale si relaziona con la vittima è lo stesso usato nel quotidiano;
  • Significato di tempo e luogo del crimine, che vengono scelti dal colpevole e quindi possono fornire informazioni sulle sue abitudini;
  • Caratteristiche criminali, quali modalità d’esecuzione del crimine e peculiarità della scena;
  • Carriera criminale, ossia la raccolta di informazioni relative ad eventuali precedenti penali;
  • Evidenze forensi, corrispondenti a tutti i documenti che possano suggerire una certa conoscenza delle tecniche investigative da parte del criminale.

Quali sono le origini del Criminal Profiling?

Sin dagli albori l’uomo ha cercato di dare una spiegazione ai motivi sottostanti le azioni umane, soprattutto se negative e delittuose.

La prima metodologia utilizzata allo scopo è stata la fisiognomica, una disciplina nata intorno al V sec. a.C. avente l’obiettivo di carpire il carattere di un individuo analizzandone la fisionomia.

Da qui si è poi passati alla frenologia di Joseph Gall (1758-1828), secondo la quale – a partire dalla conformazione del cranio – si riuscirebbe a risalire allo sviluppo delle zone del cervello adibite a determinate funzioni psichiche.

In seguito, Cesare Lombroso (1835-1909) ha avanzato l’ipotesi che certe persone fossero “criminali nati”, poiché predisposte dalla loro anatomia cerebrale. I suoi studi hanno portato – nel XIX secolo – alla nascita dell’Antropologia criminale, che seguiva un metodo sperimentale configurato in tre momenti principali:

  • Osservazione delle anomalie fisiopatologiche per mezzo di esperimenti
  • Studio accurato delle sperimentazioni effettuate tramite la raccolta dei risultati
  • Formulazione delle conclusioni

Una delle novità introdotte da questa scienza è stata la fotografia, elemento imprescindibile per l’identificazione dei malviventi; con essa nascerà poi – tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo – l’antropometria segnaletica, il cui esponente è stato il criminologo Alphonse Bertillon (1853-1914).

È in questo periodo che si è iniziato a parlare di Criminal Profiling: capostipite di questa nuova tecnica investigativa è stato il chirurgo Thomas Bond – che si occupò della profilazione di Jack Lo Squartatore – seguito a ruota dallo psicanalista Walter C. Langer, che si occupò di Adolf Hitler.

Questo filone è stato ripreso e approfondito negli anni Settanta da agenti dell’FBI come Howard Teten e Douglas Kelly, fondatori del programma “Criminal Profiling” e dell’Unità di Scienza Comportamentale (una squadra di mindhunters con lo scopo di studiare gli assassini seriali servendosi di interviste costruite ad hoc per analizzarne gli atteggiamenti e le personalità).

Negli ultimi decenni, grazie ai continui progressi della scienza, il Criminal Profiling ha fatto passi da gigante in ambito psicologico-investigativo, iniziando a sfruttare anche le tecniche di neuroimmagine per studiare gli eventuali correlati neurali sottostanti ai comportamenti antisociali dei criminali indagati e alle loro spesso latenti psicopatologie.

Il Criminal Profiling oggi: a che punto siamo?

Nonostante le continue ricerche nel campo e la comprovata importanza che assume in ambito investigativo, in Italia la scientificità del Criminal Profiling non è ancora conclamata.

Facendo una rassegna degli articoli della letteratura scientifica dell’ultimo secolo, emergono infatti diversi dibattiti riguardanti due problematiche principali relative alla validità ed utilità del Criminal Profiling: in primis, la tecnica sembrerebbe imperfetta e riduttiva (Wilson, Lincoln, & Kocsis, 1997); in secondo luogo, non contemplerebbero prove empiriche sul suo effettivo funzionamento (Chifflet, 2015; Snook et al., 2008). A tal proposito, alcuni studiosi ribadiscono che il metodo del profiling non dovrebbe essere utilizzato finché non saranno raccolte ulteriori prove scientifiche a sostegno della sua validità.

In contrasto con tali affermazioni, recenti indagini sostengono che siano stati fatti molti progressi da questo punto di vista, tanto che gli agenti di polizia sono sempre più soddisfatti dei risultati ottenuti dal Criminal Profiling e ne richiedono spesso l’ausilio.

Conclusioni

Il Criminal Profiling ha suscitato sin dall’antichità un forte interesse collettivo, e si può dire che ai nostri giorni – anche grazie a pellicole, serie tv e documentari dedicati ai più efferati criminali – esso è ancora più forte.

Come si è visto, il Criminal Profiling è impiegato a sostegno dei processi investigativi che ruotano intorno alla commissione di un reato – soprattutto se seriale – in diversi Paesi del mondo. La dottrina si fonda sulla consapevolezza che la condotta di un individuo riflette in qualche modo non solo la sua personalità, ma anche il suo status emotivo e psichico, che influiscono pesantemente sulle modalità con cui commette un delitto. Al fine di costruire un profilo criminale dettagliato e completo è pertanto necessario analizzare tutto ciò che circonda il reo, ponendo poi in relazione tra loro i dati raccolti.

Infine, per quanto riguarda lo Stato italiano, nonostante i diversi vantaggi recati dal CP, la strada da percorrere per certificare la figura del profiler è ancora lunga: essa, infatti, ricopre ancora un ruolo di nicchia, venendo spesso sostituita da altri esperti in materia psichiatrica o psicologica.

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