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Il paradigma della falsa credenza

Diversi esperimenti hanno coinvolto la falsa credenza cioè la capacità cognitiva di riflettere sul nostro vissuto interiore e di decodificare quello altrui

Di Manuel Trasatti

Pubblicato il 14 Lug. 2022

Il test di Sally-Anne rappresenta la versione più nota del test della falsa credenza: tale test valuta la comprensione della falsa credenza di primo ordine, che presuppone la capacità di pensare cosa gli altri pensano.

 

Nel 1978 gli psicologi americani David Premack e Guy Woodruff proposero il concetto di teoria della mente (ToM – theory of mind), cioè la capacità di pensare cosa gli altri pensano e di attribuire a sé e agli altri stati interni quali emozioni, sensazioni, pensieri, impressioni, desideri o conoscenze, mediante cui è possibile identificare e prevedere possibili comportamenti propri e altrui. La teoria della mente indica la conoscenza di processi psichici, sensoriali, percettivi, cognitivi e, in generale, mentali che non concernono solo il nostro Io ma anche l’altro e si configura come un atto intuitivo di forte connotazione emotiva tramite cui le persone tendono ad offrire plausibili spiegazioni degli stati affettivi ed emotivi e dei pattern comportamentali altrui.

Gli esperimenti sulla falsa credenza

Diversi esperimenti e ricerche hanno coinvolto direttamente questa nostra singolare capacità cognitiva di riflettere sul nostro vissuto interiore e di decodificare quello altrui. In particolar modo nel 1983 i ricercatori americani Wimmer e Perner, per verificare e valutare questa capacità proposero il paradigma della falsa credenza o “compito dello spostamento inaspettato”. Esistono principalmente due tipologie di compiti sperimentali della falsa credenza:

  • 1° ordine: presuppone la capacità di pensare cosa gli altri pensano (es. “cosa pensa Sally?) e, ai fini della sua risoluzione, pretende che il bambino disponga di un’età mentale di 3-4 anni.
  • 2° ordine: non implica unicamente l’abilità sopra menzionata, ma anche una capacità metacognitiva, cioè la comprensione delle credenze sulle credenze (es. “cosa Billy pensa che Sally pensi?”).

Il test di Sally-Anne rappresenta la versione più nota del test della falsa credenza: ispirato all’esempio originale di Billy e Sally, tale test valuta la comprensione della falsa credenza di primo ordine in bambini con sviluppo tipico. La struttura ricorda quella di un gioco, nel quale ai soggetti vengono presentate due bambole: una di nome Sally, che dispone di un cestino, e l’altra, Anne, che possiede una scatola. È prevista poi la realizzazione di un gioco di finzione, nel quale Sally, subito dopo aver posto una biglia nel proprio cestino, lo copre con un panno ed esce a passeggio; mentre Sally è assente, Anne prende la biglia dal cestino e la colloca nella propria scatola. Infine, quando Sally torna con l’intenzione di giocare con la biglia, l’esaminatore domanda al bambino sottoposto al compito sperimentale dove Sally credeva che la sua biglia si trovasse e, pertanto, dove avrebbe guardato.

In base alla definizione di teoria della mente, è possibile affermare che, se il bambino risponde affermando che effettivamente Sally avrebbe cercato la biglia nella scatola di Anne, il soggetto non è in grado di pensare il pensiero altrui, di assumerne il punto di vista, e quindi di formulare una falsa credenza. Al contrario, se il bambino è capace di comprendere e rappresentarsi i pensieri, le idee, le intuizioni e le conoscenze altrui, e quindi di formulare false credenze, allora risponderà secondo la prospettiva di Sally, e non la sua, dicendo che Sally avrebbe cercato la biglia nel cestino: tale risposta implica la capacità di distinguere la propria visione delle cose dalla credenza altrui e di prevedere il comportamento di un individuo differenziato.

Quando si sviluppano le capacità della falsa credenza

Le capacità individuali in termini di risoluzione del compito della falsa credenza di primo ordine migliorano gradualmente nel corso del tempo e in particolar modo nel periodo evolutivo compreso tra i 2 anni e mezzo e gli 8: se a 2 anni, l’80% dei bambini tende a fornire una risposta errata, già a 3 la percentuale di risposte corrette oscilla intorno al 50%; già a 4 anni di età, i bambini con sviluppo cognitivo tipico sono capaci di risolvere il compito della falsa credenza di primo ordine. Bambini con sviluppo atipico e in particolar modo i bambini con autismo sembrano invece manifestare un certo ritardo nel superamento di tale dilemma, ritardo facilmente riconducibile a difficoltà in termini di sviluppo della comprensione emotiva, elemento fondamentale della competenza emotiva, di abilità socio affettive e di lettura degli stati interni altrui: in tal caso la risoluzione del compito della falsa credenza non avviene generalmente prima dei 9-10 anni di età.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Baron-Cohen S. (1995). “Mindblindness. An Essay on Autism and Theory of Mind”. Bradford/MIT Press, Cambridge, MA.
  • Camaioni L., a cura di (1995). “La teoria della mente” Università Laterza – Psicologia, Bari.
  • Santrock J.W. (2017). Psicologia dello sviluppo, McGraw-Hill, Milano.
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