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Meglio essere buoni o essere cattivi? I bambini sanno già da che parte stare! – Neuroscienze

Neuroscienze: Un nuovo studio sui fattori biologici e ambientali, ha messo in luce che già dai 12 mesi si possono capire le inclinazioni morali dei bambini

Di Marina Morgese

Pubblicato il 08 Set. 2015

Secondo una nuova ricerca, svolta presso l’Università di Chicago da Jason M. Cowell e Jean Decety, già a partire dai 12 mesi di vita è possibile individuare le inclinazioni morali dei bambini.

No! Questo non si fa!… quante volte abbiamo detto ai più piccoli cosa è giusto e cosa è sbagliato? Parecchie, se il nostro intento è stato quello di educare i bambini a comportamenti rispettosi verso gli altri. Ma a quale età i bambini sono in grado di riconoscere il modo migliore di comportarsi con i propri simili e preferirlo a una condotta scorretta?

Secondo una nuova ricerca, svolta presso l’Università di Chicago da Jason M. Cowell e Jean Decety, già a partire dai 12 mesi di vita è possibile individuare le inclinazioni morali dei bambini.

In realtà numerose altre ricerche erano giunte alla conclusione che bambini molto piccoli sapessero già cosa sia giusto e cosa no, il merito che spetta alla ricerca di Cowell e Decety è però aver studiato il senso di moralità nei bambini prendendo in considerazione sia i fattori biologici che quelli ambientali.

I due ricercatori hanno infatti studiato, su un campione di bambini tra i 12 e i 24 mesi, il peso che diversi parametri hanno sulla valutazione socio-morale dei più piccoli. E’ stato così analizzato l’elettroencefalogramma (EEG) registrato in continuo e i suoi potenziali evento correlati (ERP- picchi di potenziale dell’attività elettrica neuronale che si ottengono in risposta ad uno stimolo) durante la visione di alcuni cartoon rappresentati scene di comportamenti prosociali e antisociali. Ma non è tutto: è stato misurato il tempo di fissazione dei più piccoli (indice di attenzione e interesse) su alcuni personaggi di scenette coinvolti in attività moralmente giuste o moralmente scorrette. Contemporaneamente, ai genitori è stata somministrata una batteria di test per indagare il loro atteggiamento morale.

Dall’analisi dei tracciati è emerso che vi sono differenti modelli di attività neurale coinvolti rispettivamente nella visione di cartoni animati con scene prosociali e nella visione di cartoni animati con scene antisociali. I ricercatori hanno poi presentato ai bambini delle situazioni analoghe con personaggi reali: cosa è emerso? i bambini con maggiore attività cerebrale in risposta al cartone con comportamenti prosociali, fissavano più a lungo l’attore ‘buono’; mentre i bambini con una maggiore attività cerebrale durante la visione del cartone animato antisociale, fissavano per più tempo l’attore ‘cattivo’. L’atteggiamento dei bambini nel preferire e mostrare più interesse verso l’uno o l’altro modo di comportarsi è stato poi messo in relazione ai risultati dei test dei genitori e…indovinate un po’…la preferenza dei bambini verso i comportamenti prosociali è risultata positivamente correlata all’atteggiamento morale dei genitori!

Per saperne di più sullo studio, come ad esempio quale sia il ruolo del temperamento, vi rimando alla lettura dell’articolo scientifico: nel frattempo, se dovete rimproverare vostro figlio o il vostro nipotino per un comportamento poco corretto, assicuratevi che oltre alla ramanzina segua anche un vostro buon esempio…il messaggio sarà sicuramente più efficace!

 

ABSTRACT:
The nature and underpinnings of infants’ seemingly complex, third-party, social evaluations remain highly contentious. Theoretical perspectives oscillate between rich and lean interpretations of the same expressed preferences. Although some argue that infants and toddlers possess a “moral sense” based on core knowledge of the social world, others suggest that social evaluations are hierarchical in nature and the product of an integration of rudimentary general processes such as attention allocation and approach and avoidance. Moreover, these biologically prepared minds interact in social environments that include significant variation, which are likely to impact early social evaluations and behavior. The present study examined the neural underpinnings of and precursors to moral sensitivity in infants and toddlers (n = 73, ages 12–24 mo) through a series of interwoven measures, combining multiple levels of analysis including electrophysiological, eye-tracking, behavioral, and socioenvironmental. Continuous EEG and time-locked event-related potentials (ERPs) and gaze fixation were recorded while children watched characters engaging in prosocial and antisocial actions in two different tasks. All children demonstrated a neural differentiation in both spectral EEG power density modulations and time-locked ERPs when perceiving prosocial or antisocial agents. Time-locked neural differences predicted children’s preference for prosocial characters and were influenced by parental values regarding justice and fairness. Overall, this investigation casts light on the fundamental nature of moral cognition, including its underpinnings in general processes such as attention and approach–withdrawal, providing plausible mechanisms of early change and a foundation for forward movement in the field of developmental social neuroscience.

 

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Marina Morgese
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Caporedattrice di State of Mind

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