Neurobiologia della volontà (2022) di A. Benini – Recensione

L’uomo esercita la volontà con il libero arbitrio o la sua condotta dipende dai determinanti neurobiologici? Questo il tema di 'Neurobiologia della volontà'

ID Articolo: 194008 - Pubblicato il: 12 luglio 2022
Neurobiologia della volontà (2022) di A. Benini – Recensione
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Il volume Neurobiologia della volontà presenta due posizioni ideologiche, da un lato un paradigma che ha nel libero arbitrio il suo archetipo fondante e dall’altro lato un paradigma che vede nella genesi neurobiologica il punto di origine di ogni volontà umana.

 

L’uomo è da sempre stato considerato un’entità sociale, che trova l’attuazione di sé nell’ambito della dimensione sociale. Affinché questa contestualità possa divenire fonte di benessere interviene il supporto dell’etica sociale, ovvero quella branca della filosofia morale, che detta lo statuto per una relazionalità con l’alterità che sia connotata dall’attenersi ai fondamenti delle categorie morali classiche (bene e male, liceità e illiceità ecc.) e faccia in maniera che ognuno si prenda la responsabilità della propria vita, dirigendola verso un polo etico.

Tale analisi contiene un episteme di fondo, ossia l’uomo è in grado di esercitare la propria volontà attraverso il libero arbitrio o le sue condotte discendono dai determinanti neurobiologici, che diventano gli agenti motivanti delle sue azioni?

A questo riguardo si sono fronteggiate, nel corso degli ultimi tempi, soprattutto in seguito alle conquiste delle neuroscienze, due posizioni ideologiche, da un lato un paradigma che ha nel libero arbitrio il suo archetipo fondante e dall’altro lato un paradigma che vede nella genesi neurobiologica il punto di origine di ogni volontà umana.

In sostanza, ci sarebbe il primo assioma che vede nell’uomo abitare il libero arbitrio, che conferisce fondamento spirituale alla volontà e alla facoltà di scelta e, quindi, spinge l’essere umano a decidere quotidianamente e ad assumersi la responsabilità delle proprie progettualità di vita.

Messaggio pubblicitario La seconda affermazione assiomatica assegna un ruolo preponderante alla fisioneurobiologia, che in questa maniera condiziona pesantemente le scelte di vita e la psicobiologia della quotidianità antropologica.

Secondo quest’ultima prospettiva il comportamento umano e la volontà che è alla base di esso dipendono da una serie di variabili, ovvero aspetti genetici, fisico-chimici, ormonali, fattori legati alla sensorialità, allo sviluppo prenatale, alle esperienze di vita e ai contesti culturali, nei quali si è cresciuti.

In questa ottica:

l’uomo s’illude di decidere, mentre in realtà non fa ciò che vuole, ma vuole ciò che fa
(Benini, 2022, pp. 11).

A corroborare questa tesi intervengono diverse sperimentazioni compiute in ambito neurocognitivo.

Le neuroscienze cognitive, con gli studi su coscienza e autocoscienza, hanno dimostrato con una miriade di esperimenti che prima di ogni azione, meccanica o mentale, le aree cerebrali specifiche di quella attività sono attive prima che si sia coscienti di quel che succederà. Nel momento in cui le aree dell’autocoscienza nei lobi prefrontali ricevono l’informazione di ciò che le aree specifiche hanno deciso di fare, si diventa non solo consapevoli di quel che il cervello ha disposto, ma anche sicuri che la nostra volontà abbia compiuto quella scelta in modo totalmente libero dai meccanismi fisico-chimici delle aree del cervello. E ciò è un’illusione, perché noi siamo ciò che il cervello ci fa essere e niente di più
(Benini, 2022, pp. 117 – 118).

In conclusione, il libro del prof. Benini aiuta il lettore a sviluppare una visione personale dei costrutti sopra delineati, offrendo degli spunti riflessivi sulle tematiche dell’etica, del libero arbitrio, delle neuroscienze e della volontà antropologica.

 

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Bibliografia

  •  Benini, A. (2022). Neurobiologia della volontà. Milano: Cortina Editore.
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