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Come nasce il concetto di ferita morale

La ferita morale comprende una costellazione di segni e sintomi, dovuti alla violanzione delle leggi morali, che vanno oltre il senso di colpa e di vergogna

Di Micol Agradi

Pubblicato il 09 Giu. 2023

Con “moral injury” (ferita morale) si intende il perpetrare, il non prevenire, il testimoniare o l’apprendere atti che trasgrediscono le credenze morali personali, e la sofferenza legata alla violazione delle norme morali. I suoi effetti duraturi possono compromettere la qualità di vita delle persone.

 

 Fare un incidente d’auto perché si stava inviando un messaggio, lavorare in un’organizzazione corrotta, tradire il proprio partner e offendere qualcuno per essere accettati dal proprio gruppo di amici. Cos’hanno in comune tutte queste situazioni? Chi commette queste azioni può incorrere in una ferita morale, ossia di un fenomeno che riconosce i fondamenti etici come essenziali per la definizione di sé, per gli altri e per la società e che, dunque, è strettamente legato al modo in cui gli esseri umani danno significato alla violenza che hanno subito o inflitto.

Inizialmente, il termine fu introdotto dallo psichiatra Shay (1999) per descrivere lo sgomento riscontrato nei veterani della guerra del Vietnam, che riportavano di aver ricevuto dai superiori l’ordine di agire secondo modi contrari al loro codice morale e di aver sofferto per questo. Dai loro resoconti, lo psichiatra capì che la condizione di ferita morale poteva essere definita come “un senso di tradimento di ciò che è giusto da parte di qualcuno che detiene l’autorità legittima in una situazione ad alto rischio”.

Sebbene la ricerca sulla ferita morale sia partita con le esperienze sui veterani o sui militari in servizio, negli anni alcuni studiosi hanno iniziato a trovare la definizione di Shay troppo riduttiva. Litz nel 2009 ha proposto una definizione più trasversale del fenomeno, descrivendolo come la condizione di sofferenza psichica legata al “non prevenire, il perpetrare, il testimoniare o l’apprendere atti che trasgrediscono norme morali personali profondamente radicate”.

Come si presenta la ferita morale: il confine sottile con il PTSD

Ma, di fatto, di cosa si tratta? La ferita morale comprende una costellazione di segni e sintomi che vanno oltre il senso di colpa e di vergogna e che possono essere così gravi da far smarrire alle persone il proprio senso di bontà, affidabilità e valore personale, compromettendone il funzionamento e la qualità di vita.

Nonostante la sua diffusione, il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5) non ne fa una diagnosi ufficiale: tutt’oggi ricercatori e medici non hanno chiari i criteri per determinare se qualcuno presenta o meno sintomi da moral injury.

Nel tentativo di convergere verso una definizione univoca del fenomeno, uno studio del 2019 ha scoperto che, di fronte a un elenco di potenziali esperienze moralmente dannose per la popolazione (come gli esempi riportati all’inizio), non tutti reagiscono allo stesso modo. In altre parole, non tutti coloro che sperimentano un particolare evento stressante subiscono una ferita morale: ciò che fa la differenza è la struttura morale delle persone e la valutazione che esse fanno delle loro azioni o inazioni.

Per distinguere lo stress morale normale dal patologico, Litz e Kerig hanno avanzato l’idea di un continuum morale in cui:

  • Un estremo si identifica con la frustrazione morale che si potrebbe provare in risposta a eventi non immediatamente personali (ad esempio, un’elezione locale o nazionale);
  • Nel mezzo si collocano le trasgressioni morali personali in risposta a eventi più angoscianti (come offendere o tradire qualcuno che amiamo), anche se le conseguenze per la persona non sono debilitanti e l’individuo non si riconosce nel danno;
  • Un estremo in cui si classifica una ferita morale debilitante che consuma la persona attraverso intensi sensi di colpa e di vergogna (con frasi del tipo “Sono disgustato da quello che è successo” o “Ho perso la stima di me stesso”).

Gli individui dell’ultimo estremo sono quelli che, trovando molto stressante una condizione immorale, possono vivere il tutto in modo traumatico. A questo proposito, i clinici si sono chiesti quali gradi di sovrapposizione sintomatologica e diagnostica possano esserci fra soggetti che manifestano ferita morale e soggetti con disturbo da stress post-traumatico (PTSD). Anche se alcuni sintomi ed eventi scatenanti sono comuni, molti esperti li considerano due condizioni distinte:

  • Il PTSD è caratterizzato da intense reazioni che si sviluppano in seguito a eventi traumatici, che però non necessariamente sono moralmente dannose (ad esempio, un disastro naturale);
  • Il danno morale è scatenato sempre da un evento moralmente pregiudizievole.

Entrambe le condizioni possono comportare ricordi intrusivi dell’evento trigger, l’evitamento o mancanza di interesse per attività piacevoli, ma è più probabile che la ferita morale porti più ad altri sintomi, come alterazioni nella percezione di sé e svalutazioni di sé.

Una nuova sfida terapeutica

 Visto che la diagnosi di PTSD non rappresenta al meglio la condizione di ferita morale, anche dal punto di vista trattamentale è necessaria una riflessione: Litz e colleghi (2009) hanno avanzato la proposta di una “divulgazione adattiva”, ossia di una forma di terapia che aiuti il paziente a venire a patti con la sua ferita morale cambiando la sua prospettiva su quanto vissuto. Egli, in particolare, verrebbe incoraggiato a:

  • assumersi la responsabilità dell’atto, e non la colpa;
  • considerare la possibilità di perdonarsi;
  • impegnarsi in azioni che hanno un valore riparativo reale o simbolico;
  • riconoscere che condannarsi non può cancellare quanto successo, bensì può impedire loro di fare del bene nel mondo nel futuro.

Dopotutto, si tratta di aiutare il paziente a riflettere su ciò che è accaduto da una prospettiva più ampia che colloca l’evento nel contesto dell’intera vita della persona.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Galletti, E. (2020). Comportamento immorale e auto-disumanizzazione. State of Mind.
  • Litz BT, Stein N, Delaney E, Lebowitz L, Nash WP, Silva C, Maguen S. Moral injury and moral repair in war veterans: a preliminary model and intervention strategy. Clin Psychol Rev. 2009 Dec;29(8):695-706. doi: 10.1016/j.cpr.2009.07.003.
  • Petrova, G. (2019). Il ruolo dell’empatia nella risoluzione di un dilemma morale. State of Mind.
  • Ripamonti, A. C. (2015). Manuale di psicologia della salute. Prospettive cliniche, dinamiche e relazionali. Il Mulino.
  • Shay, J., Munroe, J. (1999). “Group and Milieu Therapy for Veterans with Complex Posttraumatic Stress Disorder,” in Posttraumatic Stress Disorder: A Comprehensive Text, Edited by Saigh, Philip A. and Bremner, J. Douglas. Boston: Allyn & Bacon imprint of Simon & Schuster.
  • Sommer, C. (2022). The lasting anguish of moral injury. Knowable Magazine.
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