“Moral grandstanding” e “Virtue signaling”: cosa sono?
Negli ultimi anni, abbiamo assistito a un aumento significativo di un comportamento che alcuni studiosi hanno definito “moral grandstanding” e “virtue signaling”. Questi termini si riferiscono al fenomeno in cui le persone usano il linguaggio morale e politico non tanto per promuovere il bene comune, ma piuttosto per promuovere se stessi e il proprio status sociale (Lippitt, 2023). Ma cosa si nasconde dietro queste espressioni e come influenzano il nostro comportamento e le nostre interazioni sociali?
Il moral grandstanding è stato descritto come l’atto di utilizzare il discorso morale per impressionare gli altri con le proprie virtù morali, senza realmente cercare di fare del bene (Tosi & Warmke, 2016). Questo comportamento, spesso evidente sui social media e in contesti pubblici (Wallace et al., 2020), riflette un desiderio di auto-promozione e di acquisizione di status sociale piuttosto che un vero impegno per la giustizia o l’etica.
Ad esempio, una persona che decide di non mangiare prodotti di origine animale potrebbe affermare “Sono vegano per ragioni ambientali e perché ho a cuore i diritti degli animali”.
Il moral grandstanding invece si ha quando la stessa persona dice “Sono vegano, perché solo chi ha un animo davvero sensibile riesce a capire che se hai a cuore il futuro del pianeta, non puoi mangiare prodotti animali”. In questo caso lo scopo dell’affermazione è mettere in risalto il proprio essere sensibili, piuttosto che l’essere vegano (Grubbs, 2020)
Allo stesso modo, il virtue signaling si riferisce alla tendenza di comunicare pubblicamente le proprie virtù morali o politiche al fine di guadagnare approvazione sociale o di appartenere a determinati gruppi sociali. Questo comportamento può manifestarsi attraverso dichiarazioni pubbliche, azioni o simboli che riflettono i valori socialmente accettati all’interno di un determinato contesto (Ok et al., 2020).
Esempi di virtue signaling sono quei post contenenti pensieri e preghiere per ricordare le vittime di recenti tragedie, alla cui pubblicazione non segue nulla di concreto per partecipare a un reale cambiamento. Scrivere “pensieri e preghiere” in risposta a qualcosa di terribile che accade nel mondo non richiede tempo, compassione o denaro. Permette semplicemente di associare il proprio nome, in uno spazio pubblico, all’atto di preoccuparsi per gli altri, ma tale “preoccupazione per gli altri” svanisce quando poi è richiesto di partecipare a manifestazioni, contribuire economicamente alla causa, con delle donazioni o con atti più concreti (Stemmle, 2020).
Ma cosa spinge le persone a impegnarsi in questo tipo di comportamento? La psicologia ci offre diverse spiegazioni. Una ragione potrebbe essere la ricerca di validazione sociale e l’aumento dell’autostima. Le persone tendono ad essere attratte dalla gratificazione immediata che deriva dall’essere considerate virtuose o morali agli occhi degli altri (Grubbs et al., 2019). Inoltre, il desiderio di appartenere a gruppi sociali influenti può spingere le persone a conformarsi ai valori e alle credenze predominanti all’interno di tali gruppi (ibidem).
Tuttavia, il moral grandstanding e il virtue signaling possono avere effetti negativi sul benessere individuale e sulla coesione sociale. Questi comportamenti possono alimentare la polarizzazione e la divisione all’interno della società, creando un clima di sfiducia tra individui e gruppi con opinioni diverse (Tuckwell, 2022).
Un risvolto “positivo” del virtue signaling e del moral grandstanding
Contrariamente a quanto detto fino ad ora, può esserci un rovescio della medaglia nei fenomeni del virtue signaling e del moral grandstanding? Magari un risvolto positivo?
Da una parte questo fenomeno può essere visto come a vantaggio di chi lo mette in pratica, ma può anche produrre degli effetti positivi come mostrare l’esistenza di situazioni di vittimizzazione in corso. Aumentare la consapevolezza sulle condizioni che hanno portato ad essere vittima può rivelarsi un fattore positivo, fornendo potenziali aiuti, anche economici da parte di chi usufruisce di tali contenuti (Ok et al., 2020).
Questo suggerisce un’interessante interazione tra la psicologia individuale e il contesto sociale più ampio, dove il virtue signaling e il moral grandstanding possono servire sia come strumenti supportivi che come meccanismi di manipolazione. Esplorare il valore di tali processi nella psicologia moderna apre nuove porte alla comprensione dei comportamenti umani e delle dinamiche sociali, rivelando le intricate connessioni tra vittimizzazione, virtù e comportamento etico.
In conclusione, i fenomeni di moral grandstanding e virtue signaling possono rappresentare una sfida significativa per il benessere di una comunità e la sua coesione sociale. Tuttavia, una comprensione approfondita dei motivi e delle conseguenze di tali comportamenti possono rendere possibile allo stesso tempo un lavoro sinergico nella direzione di promuovere un dialogo più autentico, inclusivo e costruttivo all’interno della società.