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Per quali motivi la corruzione è così diffusa e difficile da estirpare?

Un recente studio ha indagato quali sono le ragioni nascoste sotto la corruzione e cosa spinge le persone ad accettare le “mazzette”.

Di Giovanni Molinari

Pubblicato il 26 Feb. 2019

Aggiornato il 18 Apr. 2019 13:21

La corruzione è un fenomeno tristemente noto e che accompagna la storia dell’uomo da tempi molto antichi. Qualcuno dà e qualcuno prende, in cambio di qualche favore. Nonostante possa sembrare un processo molto semplice, il fenomeno è in realtà più complesso di quanto si pensi.

 

La portata dell’ammontare monetario che finisce per essere utilizzato ogni anno in operazioni di corruzione di qualsiasi natura è enorme, secondo la World Bank tale cifra si aggira intorno al miliardo di dollari.

Ma quali sono le cause e i motivi che spingono le persone ad accettare di essere corrotte?

Se si riuscisse a rispondere a questa domanda forse potremmo finalmente mettere in atto interventi in grado di modificare e ridurre tale fenomeno.

Lo studio

Alcuni ricercatori della Carnegie Mellon University (Gneezy, Saccardo & van Veldhuizen, 2019) hanno cercato di individuare qual è il motivo principale che si nasconde sotto i fenomeni di corruzione e spinge gli individui ad accettare di essere corrotti.

Nell’esperimento condotto dai ricercatori, veniva chiesto a due partecipanti di inventare delle barzellette da sottoporre poi al giudizio di un terzo soggetto sperimentale che avrebbe svolto il ruolo di giudice in questa gara. I partecipanti avevano inoltre la possibilità di cercare di corrompere sottobanco il giudice, offrendogli fino a 5 dollari.

I risultati di questo esperimento mostrano che, nel momento in cui il giudice poteva accettare solo una delle due mazzette avanzate dai partecipanti, nella valutazione di quale barzelletta premiare, la qualità della stessa veniva praticamente ignorata. Quasi tutti i giudici infatti preferivano prendere i soldi che gli venivano offerti piuttosto che valutare onestamente la qualità della barzelletta scritta dai partecipanti.

Quando invece ai giudici veniva offerta la possibilità di prendere entrambe le mazzette succedeva qualcosa di ben diverso: nell’84% dei casi veniva premiata la barzelletta più divertente anche se la persona che l’aveva scritta aveva presentato una mazzetta di un ammontare inferiore rispetto all’altro partecipante. In tale situazione la qualità della barzelletta tornava dunque ad essere importante.

Nella terza ed ultima situazione sperimentale, ai partecipanti è stato chiesto di aspettare due minuti prima di cercare di corrompere il giudice. Questo ha dato modo al giudice stesso di leggere e valutare le barzellette senza la pressione di un tentativo di corruzione. In questo caso lo scenario cambiava totalmente in quanto per i giudici era più difficile giustificare la propria disonestà ed accettare una mazzetta a fronte di una decisione, almeno mentalmente, già presa. Aumentando pertanto il costo morale della presa di decisione e trovando più difficile il giustificare una decisione presa solamente sulla base del denaro, i giudici hanno scelto la barzelletta migliore nel 81% dei casi.

In conclusione

Sulla base dei risultati appena riportati, secondo gli autori dello studio gli interventi miranti a ridurre l’incidenza della corruzione dovrebbero dunque puntare proprio sul cercare di rendere più salienti i costi morali dell’accettare una mazzetta; ad esempio si potrebbe esplicitamente chiedere alle persone che compiono una valutazione di qualsiasi genere di prenderla seguendo dei criteri oggettivi.

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