La Redazione di State of Mind consiglia la lettura di questo contenuto:
Per ovviare alla difficoltà di screening delle persone che potrebbero sviluppare l’Alzheimer o altre forme di degenerazione cognitiva, Simon Lovestone, neuroscenziato presso University of Oxford, e Federoff, neurologo della Georgetown University Medical Center in Washington DC, hanno proposto di utilizzare un semplice esame del sangue.
Entrambi i ricercatori si sono occupati di indagare gli indici metabolici come i lipidi e i fosfolipidi trovando così che da questi elementi si può capire quali soggetti hanno, o avranno, sintomi di degenerazione cognitiva, rispetto a chi invece non ne svilupperà.
La differenza a livello di lipidi e fosfolipidi potrebbe indicare la presenza di una degenerazione a livello delle membrane delle cellule neurali e quindi confermare la capacità predittive di questi studi.
L’importanza di queste ricerche innovative è da attribuirsi all’utilizzo di strumenti semplici e reperibili per ottenere indici predittivi per un intervento efficace e ottimizzato per la prevenzione e la cura di malattie importanti come l’Alzheimer e la degenerazione cognitiva.
If you are to screen the population for those destined to get Alzheimer’s, and who may therefore benefit from any treatment that is developed,” she says, “then you need to use material you can access easily, like blood.
Biomarkers could predict Alzheimer\’s before it startsConsigliato dalla Redazione
Per continuare la lettura sarete reindirizzati all’articolo originale … Continua >>
Articoli di State of Mind sul Morbo di Alzheimer

Uno studio condotto da alcuni ricercatori della Corea del sud evidenzia come i cambiamenti di indice di massa corporea (BMI) in età avanzata, rappresentano un fattore di rischio per la comparsa di demenza. Fattori di rischio per la demenza La commissione di The Lancet, la prestigiosa rivista scientifica inglese,

L’anosognosia può essere vista come un deficit della conoscenza metacognitiva e dei processi di monitoraggio riguardo alla consapevolezza della propria condizione, con una carenza di riconoscimento a proposito della severità della propria sintomatologia. Nel 2015, l’Alzheimer Disease International evidenziò come 4.8 milioni di persone soffrono di demenza e come

Lo studio di Pongan et al. (2017) ha valutato l’efficacia dell’intervento musicale sul dolore cronico in pazienti con Alzheimer allo stadio di disturbo cognitivo minore o di disturbo cognitivo maggiore lieve. La malattia di Alzheimer colpisce principalmente gli adulti dai 65 anni in su. I pazienti con Alzheimer presentano

Una ricerca condotta dal team del Massachusetts General Hospital ha studiato come l’irisina, un ormone scoperto recentemente che viene prodotto dall’organismo durante l’esercizio fisico, abbia effetti benefici nel morbo di Alzheimer. Fin dall’antichità, come testimonia il motto “mens sana in corpore sano”, è nota la relazione esistente tra esercizio

L’Alzheimer, una delle forme più comuni di demenza, è una malattia ad esordio senile, cronica e degenerativa ed ha una prognosi sfavorevole. Lo psicologo ha un ruolo importante nella prevenzione della malattia, nella cura del malato e nel sostegno alla sua famiglia. Il morbo di Alzheimer è una delle

L’indagine longitudinale di Marchant et al. (2020) ha testato l’ipotesi del debito cognitivo, indagando la relazione tra stile di pensiero negativo ripetitivo, declino cognitivo e misure di neuroimaging. La demenza di Alzheimer (AD) è una patologia neurologica che nelle fasi iniziali si caratterizza per l’aggregazione di beta amiloide e

Il Memory Training è una metodologia riabilitativa utilizzabile con pazienti con deficit lievi o con smemoratezza benigna. Tale tecnica è composta da alcune prove per la memoria ed ha alla base la teoria della neuroplasticità secondo cui il cervello può subire delle modifiche in seguito a stimolazioni esterne o

Allo stato attuale, i farmaci impiegati per attenuare le manifestazioni cliniche nel AD di stadio lieve-moderato sono gli inibitori dell’acetilcolinesterasi (Guaita & Vitali, 2004). Il DSM-5 (APA, 2013) con Disturbi Neurocognitivi (DNC) fa riferimento a un’ampia categoria di disturbi acquisiti che rappresentano un declino rispetto al precedente livello di

Un recente studio (Isella et al., 2020) ha esplorato i correlati metabolici specifici degli errori semantici, fonemici e formali prodotti da pazienti con malattia di Alzheimer in un compito di denominazione di figure. Maria Gazzotti – OPEN SCHOOL Psicoterapia Cognitiva e Ricerca, Milano La malattia di Alzheimer (Alzheimer’s disease,

Nel caso della demenza il pasto è, inoltre, un’attività complessa che se non adeguatamente supportata può far sperimentare all’anziano un senso di fallimento e inadeguatezza (Berg, 2013). Esso richiede riconoscimento, memoria procedurale e pianificazione. Il Disturbo Neurocognitivo Maggiore (DNC) è una patologia acquisita, progressiva e irreversibile che aggravandosi porta

Comunicato Stampa Un nuovo studio sull’Alzheimer, oltre a far progredire le conoscenze sulla malattia e sul ruolo della prevenzione dello stress ossidativo, come forma di resistenza alla neurodegenerazione provocata dalla patologia, può gettare le basi per nuovi approcci terapeutici alla malattia. Roma, 11 dicembre I soggetti Non-Demented with Alzheimer

La stigmatizzazione delle persone con demenza ha importanti conseguenze su credenze, emozioni e comportamenti delle famiglie e dei loro cari, in particolare nei primi stadi della malattia. Il termine ‘demente’ deriva dal latino e significa privo di mente, pazzo, folle, insensato, irragionevole. Il termine ha un valore semantico dal

Un nuovo studio tedesco rileva che la percezione personale della propria cognizione potrebbe essere un indicatore importante per la diagnosi precoce della malattia di Alzheimer. Uno studio condotto da un gruppo di ricerca guidato dal Centro tedesco per le malattie neurodegenerative (DZNE), ha preso in esame 449 anziani, scoprendo

L’obbiettivo di un recente studio è quello di comprendere quali cellule siano colpite nelle fasi iniziali della malattia di Alzheimer, così da sviluppare in seguito terapie che ne rallentino il decorso. I neuroscienziati specializzati in cellule staminali dell’Università di Lund in Svezia hanno sviluppato un modello di ricerca che

Comunicato stampa Un progetto sociale propone una vasta quantità di video-pillole online che contengono informazioni utili, consigli pratici, supporto e orientamento dedicati non solo alle persone affette da patologie neurovegetative, ma soprattutto a chi si occupa di loro. Firenze, 1 Luglio 2020 La Società Ricreativa L’Affratellamento di Ricorboli, in

L’anosognosia è stata da sempre riconosciuta come uno dei sintomi tipici della malattia di Alzheimer. Recentemente è anche considerata un indicatore dell’evoluzione della demenza. I pazienti non consapevoli dei propri limiti tendono a sopravvalutare le proprie capacità e creano maggiori difficoltà a chi deve assisterli e monitorali. La mancanza

L’Alzheimer è considerata una malattia del sistema nervoso centrale. Si tratta di una condizione clinica che ad oggi non conosce cura: è possibile rallentarne il decorso, ma non è ancora raggiungibile una completa guarigione. Quali sono le nuove scoperte riguardanti le terapie farmacologiche? Ai pazienti con malattia di Alzheimer

La malattia di Alzheimer, conosciuta anche come morbo di Alzheimer, è la forma più comune di demenza degenerativa invalidante. L’età di esordio è mediamente intorno ai 65 anni, l’incidenza raddoppia ogni 5 anni da dopo i 60 anni; si tratta di una demenza primaria, ciò significa che i fattori

La crescita esponenziale del tasso di demenza nella popolazione ha delle profonde implicazioni nei costi sociali ed economici di gestione della patologia. Si rivela dunque prioritario da parte della ricerca scientifica identificare nuovi scenari di prevenzione e di trattamento del progressivo deterioramento cognitivo. Merve Ulku Kulaksiz – OPEN SCHOOL Studi