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Burnout

Il burnout, parola che sta per esaurimento o surriscaldamento, indica lo stress provato a lavoro che determina un logorio psicofisico ed emotivo

Sezione a cura di Marina Morgese

Aggiornato il 24 ott. 2023

Cos’è il burnout?

Lavorare ci pone delle sfide pratiche e relazionali che, se per certi versi percepiamo come stimolanti a livello personale e professionale, per altri possono trasformarsi in importanti fonti di stress.

In quest’ultimo caso può diventare logorante affrontare le giornate lavorative, che si fanno così sempre più connotate da ansia, frustrazione, rabbia e preoccupazioni. In questo caso si può parlare di burnout.

Il termine burnout è un termine di origine anglosassone che letteralmente significa esaurimento, crollo o surriscaldamento e che dà chiaramente l’idea di ciò che contraddistingue chi vive tale condizione.

Con burnout si fa quindi riferimento allo stress sperimentato nel contesto lavorativo e/o derivante da esso, che determina un malessere psicofisico ed emotivo, accompagnato da vissuti di demotivazione, di delusione e di disinteresse con concrete conseguenze per l’individuo, non solo sul piano lavorativo, ma anche personale e sociale (Scaramagli, 2016).

Come si manifesta il burnout?

Il burnout non si manifesta all’improvviso. La sua natura è molto più insidiosa, si fa strada in noi nel tempo, un po’ alla volta, rendendolo così molto più difficile da riconoscere (Bourg Carter, 2013). 

Il burnout si può manifestare a diversi livelli (Scaramagli, 2016):

  • Livello Cognitivo/Emotivo: distacco emotivo, trascuratezza degli affetti e delle relazioni sociali, importanza eccessiva data al lavoro, demotivazione al lavoro, difficoltà di concentrazione, irritabilità e senso di colpa.
  • Livello Comportamentale: aggressività, abuso di alcool e sostanze, mancanza di iniziativa, assenteismo.
  • Livello Fisico: emicrania, sintomi respiratori, insonnia, inappetenza, disturbi intestinali, senso di debolezza. 

Segni e sintomi del burnout

L’OMS, basandosi sulla descrizione del burnout di Maslach e Jackson (1981), ad oggi la più riconosciuta in ambito clinico e accademico da professionisti e studiosi, ha elencato le tre dimensioni che caratterizzano il burnout. Secondo alcuni autori (i.e.Bourg Carter, 2013), a ciascuna delle tre, potrebbero ricondursi determinati segni (condizioni oggettivamente osservabili) e/o sintomi (ciò che viene percepito soggettivamente dal paziente). 

Le tre dimensioni sono le seguenti.

Esaurimento fisico ed emotivo

Svegliarsi la mattina diventa difficile, i compiti prima semplici sono ora svolti con grande difficoltà, il weekend non basta a recuperare energie (il vissuto è simile a quello depressivo e per questo motivo risulta importante non fare autodiagnosi ma rivolgersi sempre ad un professionista). 

Segni e sintomi legati all’esaurimento fisico ed emotivo:

  • Fatica cronica
  • Insonnia 
  • Problemi di memoria, difficoltà di concentrazione e attenzione
  • Sintomi fisici (dolore toracico, palpitazioni cardiache, mancanza di respiro, dolore gastrointestinale, vertigini, svenimenti e/o mal di testa)
  • Sistema immunitario indebolito
  • Alterazione dell’appetito
  • Ansia, tensione e nervosismo
  • Tristezza e depressione, accompagnate da sentimenti di colpa e inutilità. Nel peggiore dei casi, si potrebbero avere pensieri suicidari (in questo caso è fondamentale cercare immediatamente un aiuto professionale.)
  • Rabbia

Depersonalizzazione e cinismo

Si diventa particolarmente insofferenti verso gli altri (colleghi, superiori, clienti, pazienti, ecc), diminuiscono l’empatia e gli atteggiamenti compassionevoli. Le persone con cui si interagisce nella propria professione smettono di essere persone. Si diventa particolarmente cinici e si può iniziare a trattare male gli altri. Si entra in una spirale di negatività.

Segni e sintomi legati alla depersonalizzazione:

  • Perdita di piacere e mancanza di divertimento (che possono estendersi a tutti gli ambiti della vita, compreso il tempo trascorso con famiglia e amici)
  • Pessimismo: può presentarsi sotto forma di dialogo interiore negativo o di pensieri catastrofici, fino a sfociare in problemi di fiducia con colleghi e familiari e nella sensazione di non poter contare su nessuno
  • Isolamento e resistenza alla socializzazione 
  • Distacco dagli altri, dal proprio ambiente e dalle proprie responsabilità
  • Atteggiamento poco empatico e poco compassionevole

Ridotta percezione dell’efficacia personale

Sentirsi esausti porta a peggiori performance lavorative. Ciò porta le persone in burnout a sentirsi ansiose per la qualità delle loro prestazioni e a perdere fiducia nelle proprie capacità.  Maslach e Jackson descrivono questo terzo segno distintivo del burnout:I lavoratori si sentono insoddisfatti di se stessi e insoddisfatti dei risultati ottenuti sul lavoro”.

Segni e sintomi legati alla ridotta percezione dell’efficacia personale :

  • Sentimenti di apatia e disperazione
  • Maggiore irritabilità
  • Mancanza di produttività e scarse prestazioni

Quali professioni sono più a rischio burnout?

Secondo un sondaggio del 2022 dell’American Psychological Association, oltre il 50% dei lavoratori ha riferito di soffrire attualmente di burnout. Esaurimento e burnout sono oggi ai massimi storici. 

Tra le professioni più colpite si segnalano le professioni di aiuto, ovvero medici, infermieri, educatori, psicologi, ecc. 

Gli operatori sanitari più a rischio sono coloro che si occupano di oncologia, AIDS e pazienti sieropositivi. Anche gli insegnanti possono subire il burnout, nella difficoltà a rapportarsi agli alunni, nell’insensibilità verso i loro problemi, nella percezione di inefficacia del loro insegnamento; gli insegnanti di sostegno hanno maggiore probabilità di subire il burnout per via delle più ore di lavoro, dello stress e del grado di disturbo dell’allievo (La Gona, 2021). 

Tuttavia la sindrome del burnout è stata inizialmente associata alle professioni sanitarie e assistenziali, per poi essere riconosciuta come associata a qualsiasi contesto lavorativo con alte condizioni stressanti e pressanti come ad esempio posizioni di grande responsabilità lavorativa. 

Il burnout non colpisce solo i professionisti: il Caregiver burden 

Pur non trattandosi di una professione, anche il caregiver può essere soggetto a burnout. Con il termine caregiver si fa riferimento a chi si occupa di assistere persone malate, generalmente familiari. Esempi di caregiver possono essere i figli che si dedicano all’assistenza di un genitore con demenza oppure i genitori che si occupano dell’assistenza di un figlio disabile. Quando il burnout colpisce i caregiver, si parla di caregiver burden. 

Il caregiver burden è caratterizzato da un’ampia sintomatologia che comprende stati di ansia, umore depresso, disturbi del sonno ed un generale malessere emotivo che si ripercuote su più ambiti di vita del caregiver, incidendo negativamente sulla sua qualità di vita globale (Recanatini, 2021).

Cause e conseguenze del burnout

Cause: cosa ci porta a sviluppare burnout? 

​Ognuno di noi, chi più chi meno, in alcuni periodi della propria vita, si ritrova ad affrontare giornate lavorative particolarmente stressanti. Il burnout tuttavia non è semplicemente il risultato di lunghe ore di lavoro o di troppi compiti da gestire, sebbene entrambi questi aspetti possono avere comunque un ruolo importante. 

Il burnout si verifica molto spesso quando una persona ha la sensazione di avere poco controllo sul proprio lavoro, in ufficio o a casa, o gli viene chiesto di completare compiti che sono in conflitto con i propri valori. 

Secondo la massima esperta nel campo del burnout, la Dott.ssa Christina Maslach, il burnout può essere dovuto a sei tipologie di problematiche:

  1. Carico di lavoro
  2. Sensazione di mancanza di controllo
  3. Ricompense assenti
  4. Scarsa equità nell’ambiente di lavoro 
  5. Mancanza di sostegno e di relazioni positive tra colleghi e/o tra sottoposti e superiori  
  6. Lavorare contro i propri valori

Conseguenze: perché il burnout è così dannoso

È chiaro che il burnout, da quanto detto finora, sia differente dal “semplice” stress. È il risultato di uno stress cronico prolungato che la persona non riesce a gestire perché non dispone delle strategie di coping di cui ha bisogno. E come altre forme di stress cronico, può avere notevoli effetti sulla salute. Tra queste, come abbiamo visto, troviamo: difficoltà del sonno, pensieri suicidari, cambiamenti nelle abitudini alimentari, tensione muscolare e dolori fisici, uso e abuso di sostanze (Young, 2022). 

Gli effetti del burnout si estendono anche ben oltre l’individuo, soprattutto quando il burnout colpisce un caregiver o una persona che svolge una professione di assistenza. Gli effetti del burnout sugli altri includono:

  • Errori professionali pericolosi, come prescrivere o somministrare farmaci sbagliati
  • Errori finanziari e contabili che possono colpire un’intera azienda
  • Problemi relazionali, ad esempio l’aumento dei conflitti in famiglia

Il burnout è dunque un legittimo problema di salute mentale, con implicazioni di vasta portata per le imprese, gli operatori sanitari e le famiglie. Il burnout che viene ignorato può portare a diagnosi di ulteriori disturbi mentali, peggioramento della salute fisica, conflitti familiari e scarse prestazioni lavorative (ibidem).  

Quindi come riconoscere il burnout?

La Dott.ssa Kaytee Gillis (2022), psicoterapeuta e autrice, ha elencato i 15 segnali che potrebbero indicare la possibile presenza di burnout: 

  1. Sentirsi più stanchi del solito
  2. Sentirsi più critici nei confronti delle attività e dell’ambiente di lavoro, tutto diventa fastidioso (mail, telefonate, sentire qualcuno che bussa alla porta dell’ufficio) 
  3. Sentirsi annoiati 
  4. Le solite attività richiedono più tempo e più impegno di prima
  5. Saltare il ​​pranzo o le pause
  6. Prendersi più tempo libero dal lavoro o arrivare tardi in ufficio
  7. Ammalarsi più spesso
  8. Fantasticare su altre carriere o lavorare in modo meno responsabile
  9. Provare risentimento per i clienti o i pazienti 
  10. Sentire che il proprio lavoro non ha importanza o che non sta facendo la differenza
  11. Ricorrere ad alcol, fumo o cibo spazzatura per gestire la sensazione di stress
  12. Avere disturbi del sonno 
  13. Difficoltà di concentrazione
  14. Peggioramento della salute fisica (es. pressione sanguigna elevata)
  15. Leggere questo elenco. Chiedersi se si è in burnout potrebbe essere uno dei primi segnali che ci fanno capire che forse dentro di noi sta succedendo qualcosa, anche se solo parzialmente o a uno stadio iniziale

Come uscire dal burnout?

Il burnout è un problema rilevante di salute mentale, che è sempre bene affrontare con l’aiuto di un esperto. Vi sono comunque alcune strategie che possono aiutare a vivere meglio (Hendriksen, 2021):

  • Prendersi del tempo libero dal lavoro
  • Confrontarsi con gli altri, ad esempio con il partner o un collega
  • Dedicarsi alla cura di sé (dormire a sufficienza e fare esercizio fisico)
  • Concentrarsi sul momento presente: quando ci si sente sopraffatti, è utile interrompere per pochi secondi ciò che si sta facendo e respirare profondamente 
  • Non sentirsi sbagliati: può capitare a tutti di vivere un periodo difficile, non c’è nulla che non va in chi si sente sopraffatto dal lavoro
  • Concedersi di poter delegare qualche attività, combattendo la sensazione di essere l’unico in grado di gestire le cose

Il Trattamento per il burnout

Il burnout è spesso un segno di disfunzione organizzativa o sociale, e non solo un problema individuale. Ciò significa che sarebbe necessario un approccio multilivello per garantire un intervento efficace. Tale tipo di intervento dovrebbe avvalersi di: 

  • Strumenti per organizzare mirati aggiornamenti di sviluppo professionale (es. aiutare gli operatori a ricorrere a meccanismi di controllo e di feedback, garantire più supervisione e formazione per incrementare l’efficienza del ruolo; organizzare dei check-up periodici o dei gruppi di sostegno)
  • Flessibilità nelle mansioni, nei ruoli e nelle strutture, in funzione delle diverse soggettività e delle diverse motivazioni lavorative
  • Pianificazione della gestione, come ad esempio controllare i livelli di conflitto e di tensione ed intervenire se diventano eccessivi
  • Strategie di problem solving: si può intervenire per sostenere il burnout rendendo chiari e compatibili gli obiettivi, sviluppando un adeguato modello gestionale, investendo in formazione (La Gona 2021)

Da un punto di vista individuale, la psicoterapia può risultare di grande aiuto soprattutto quando il burnout porta allo sviluppo di altri problemi come depressione e ansia. La terapia può anche essere utile per identificare la causa principale del burnout e in che misura è possibile controllarlo. La ricerca suggerisce che la terapia cognitivo comportamentale e le strategie basate sulla consapevolezza, come la mindfulness, possono rivelarsi particolarmente utili nei casi di burnout

Bibliografia

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