Nel seguente articolo si parlerà di burnout e mindfulness, due concetti che ad alcuni possono sembrare distanti o addirittura uno all’opposto dell’altro, ma tra i quali in realtà è possibile identificare un filo conduttore o persino un legame.
Luca Scaramagli – OPEN SCHOOL, Studi Cognitivi Modena
Cos’è il burnout
Ma partiamo dal primo dei due concetti, il burnout, parola di origine anglosassone che letteralmente significa esaurimento, crollo o surriscaldamento, che dà chiaramente l’idea di ciò di cui si sta parlando, ovvero una condizione di stress. Stress quindi inserito in un contesto lavorativo e/o derivante da esso, che determina un logorio psicofisico ed emotivo, con vissuti di demotivazione, di delusione e disinteresse con concrete conseguenze nella realtà lavorativa, personale e sociale dell’individuo. La sindrome del burnout venne inizialmente associata alle professioni sanitarie e assistenziali, per poi essere riconosciuta come associata a qualsiasi contesto lavorativo con alte condizioni stressanti e pressanti come ad esempio posizioni di grande responsabilità lavorativa.
Lo stress provoca conseguenze a livello globale del funzionamento dell’organismo, ed è facilmente intuibile a quanti e quali livelli possa manifestarsi il burnout:
- Livello Cognitivo/Emotivo: distacco emotivo, trascuratezza degli affetti e delle relazioni sociali, importanza eccessiva data al lavoro, demotivazione a lavoro, difficoltà di concentrazione, irritabilità e senso di colpa.
- Livello Comportamentale: aggressività, abuso di alcool e sostanze, mancanza di iniziativa, assenteismo.
- Livello Fisico: emicrania, sintomi respiratori, insonnia, inappetenza, disturbi intestinali, senso di debolezza.
Ma cosa causa il burnout? Le cause possono essere individuate sia a livello individuale, come un eccessivo bisogno di affermazione lavorativa a discapito della propria vita privata e personale, che a livello organizzativo, quali ad esempio eccessive richieste a livello lavorativo o lavoro monotono e scarsamente ricompensato nonché conflitti con colleghi e/o superiori.
Ciò che è anche importante considerare è il danno collaterale che il burnout provoca, infatti chi è a contatto con un operatore o lavoratore eccessivamente stressato ne subisce certamente le conseguenze. Basti pensare a chi svolge ruoli assistenziali e di supporto in ambito sanitario ed è a contatto con pazienti con patologie gravi come i malati oncologici, ai quali è richiesta una particolare attenzione e cura. Le conseguenze possono quindi essere molto serie e, se il problema non viene affrontato, è facile che si incorra in soluzioni risolutorie più facilmente accessibili, come l’abuso di sostanze o attività poco salutari come il gioco d’azzardo, che potrebbero aggravare maggiormente la situazione.
Burnout e Mindfulness: gestire lo stress lavorativo con la meditazione
Come è quindi possibile affrontare il burnout? È qui che entra in gioco il secondo protagonista di questo articolo, la Mindfulness. Una pratica derivante dal pensiero buddista, è una forma di meditazione non concettuale, universalmente accessibile e non dipende da alcun sistema di credenze. Questa tecnica meditativa si fonda sulla presa di coscienza, cioè sulla consapevolezza, di sensazioni ed emozioni presenti sia positive che negative, con lo scopo di accettarli senza giudizi e valutazioni. Nella pratica, dal punto di vista dei processi mentali, si concretizza nel prestare attenzione nel momento presente ai seguenti elementi:
- il proprio corpo
- le proprie percezioni sensoriali fisiologiche, fisiche e psicologiche
- le formazioni mentali quali, ad esempio, la rabbia o il dolore
- gli oggetti della mente
L’obiettivo della mindfulness è l’osservazione di questi elementi appartenenti alla propria esperienza soggettiva in uno stato di calma non reattiva, nella quale si accetta quello che si osserva per ciò che è, senza provarlo ad ostacolare o promuovere in un’ottica non giudicante e non resistente.
Lo scopo finale della mindfulness sarà poi quello di riuscire a generalizzare ed estendere questa “modalità attentiva” alle situazioni e ai contesti della vita quotidiana. Si tratterà di coltivare la consapevolezza in ogni momento della propria vita dalle situazioni facili a quelle difficili e dalle azioni semplici a quelle complesse.
La pratica costante della mindfulness ha quindi l’obiettivo di raggiungere un livello maggiore di benessere psicofisico, essa si è dimostrata infatti efficace nella riduzione dello stress e delle patologie ad esso correlate, nella riduzione dei sintomi fisici legati a malattie organiche, e più in generale nel promuovere cambiamenti nella propria percezione, nel comportamento e nell’atteggiamento con il quale si affrontano le situazioni della vita quotidiana.
Come si legano tra loro i concetti di burnout e mindfulness? La mindfulness è risultata infatti efficace nella cura di vari sintomi o disturbi correlati al burnout (Gilbert, 2005) quali cefalee, disturbi del sonno, ansia, depressione, paura del fallimento e dolori muscolari. Un esempio di questa efficacia è riportato da uno studio condotto da Cohen-Katz e colleghi (2005), nel quale è stato applicato il protocollo MBSR, ovvero Mindfulness Based Stress Reduction. Questo protocollo è stato sviluppato dal professor Jon Kabat-Zinn alla fine degli anni ’70 ed è risultato efficace verso una serie di patologie correlate o fonti di stress, trovando applicazione anche nelle problematiche psicologiche.
Ritornando allo studio, l’MBSR è stato utilizzato nell’ospedale di Lehigh Valley Hospital & Health Network coinvolgendo gli infermieri professionisti che vi prestano servizio, confermando l’ipotesi che il programma di intervento può essere considerato una strategia efficace per la riduzione del burnout. Negli infermieri che hanno beneficiato del trattamento si è registrata una riduzione significativa delle dimensioni di esaurimento emotivo e depersonalizzazione e un trend di miglioramento nel senso di realizzazione personale. I risultati hanno inoltre mostrato un significativo miglioramento in attenzione e consapevolezza alla mindfulness. Come sottolineano anche gli autori, è importante notare che questa tipologia di intervento andrebbe visto come solo una parte di una strategia più ampia d’azione. Ma burnout e mindfulness da soli non bastano: i ricercatori (Leiter e Maslach, 1988) hanno infatti notato che il burnout è largamente correlato a fattori interni all’organizzazione piuttosto che individuali, ogni intervento condotto individualmente sul lavoratore andrebbe quindi accompagnato da interventi sull’organizzazione a più ampio spettro.
Tenendo in considerazione questi dati e l’idea che burnout e stress non siano esclusivamente caratteristici di professioni sanitarie, come dimostrano infatti ricerche e studi condotti nell’ultimo decennio (Maslach et al., 2001; Schaufeli e Bakker, 2004; Roeser et al., 2013), potrebbe essere interessante estendere questa connessione tra burnout e mindfulness con l’utilizzo di protocolli a differenti contesti lavorativi cercando di aumentare in un primo momento la consapevolezza di cos’è e come affrontare il burnout, e in seguito proporre un adeguato modello di intervento basato su questa pratica di consapevolezza, con il fine di prevenire situazioni di stress eccessive e di promuovere il benessere sul luogo di lavoro.